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Rettiloide
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 Oggetto del messaggio: Primo censimento dei buchi neri
MessaggioInviato: 08/09/2009, 13:52 
Li ha scovati studio italiano, sono nascosti da polveri e gas

(ANSA) - PARIGI, 8 SET - Uno studio italiano ha fatto luce sui buchi neri, evidenziando che uno su quattro e' un gigante nascosto da un anello di polveri e gas. Finora era impossibile calcolare quanti fossero i buchi neri 'invisibili', ma i ricercatori italiani dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) hanno risolto il mistero grazie ad una ricerca, in via di pubblicazione sulla rivista Monthly Notices, basata sui dati del satellite per l'astronomia a raggi gamma Integral.


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Marziano
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MessaggioInviato: 08/09/2009, 14:10 
Non capisco.... ma i buchi NERI non sono TUTTI nascosti? [:D]



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MessaggioInviato: 08/09/2009, 14:28 
Certo, ma si evidenziano con le emissioni ai raggi "X"... E' l'ultimo "grido" della materia che viene inghiottita attraverso l'"Orizzonte degli Eventi"...
Ora, a quanto leggo, pare che si possa anche osservare il "rimasuglio" della materia inghiottita.



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 09/09/2009, 16:54 
A proposito di buchi neri....

Turbolenza e buchi neri

Benchè gli ammassi di galassie siano di gran lunga le più grandi strutture esistenti nell'universo, si sa ancora molto poco dei meccanismi che li regolano. Grazie agli osservatori orbitanti per la radiazione X, però, si è potuto scoprire che la componente più importante di questi ammassi non sono le centinaia di galassie che li compongono, ma un'incredibile quantità di gas a elevata temperatura.

Studiando questo gas gli astronomi hanno notato che è possibile distinguere gli ammassi in due grandi categorie: quelli a nucleo freddo e quelli a nucleo non-freddo e ciò che li distingue è proprio la temperatura della componente gassosa. Non facciamoci comunque fuorviare dal termine "freddo" impiegato dagli astronomi: il fatto che si osservi questo gas nel dominio X la dice lunga sulla sua temperatura reale! Si sa inoltre che nel cuore di ognuno di questi ammassi si annida un buco nero supermassiccio - miliardi di volte la massa del Sole - che con regolarità dà segni della sua presenza espellendo imponenti getti di materia.

Da quando hanno fatto queste scoperte, però, gli astronomi hanno dovuto affrontare un paio di grossi problemi. Anzitutto spiegare come mai, nonostante la presenza di gas che si va rapidamente raffreddando, non si assista nel cuore degli ammassi alla formazione di nuove stelle. E poi spiegare quali meccanismi riescano ad assicurare la regolarità osservata ai getti emessi dai buchi neri.

Ci hanno provato anche con simulazioni computerizzate, ma con risultati non proprio soddisfacenti. Anche Evan Scannapieco (Arizona State University) e Marcus Brüggen (Jacobs University di Brema) hanno intrapreso la strada della simulazione, ma nel codice di programmazione hanno aggiunto un ingrediente in più: la turbolenza. E hanno fatto centro. I risultati, di prossima pubblicazione su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, rivelano che la turbolenza non solo impedisce l'ulteriore raffreddamento che porterebbe alla formazione delle stelle, ma induce anche una sorta di rigoroso controllo sulla produzione dei getti di materia tanto da rendere regolare il fenomeno.

Ogni volta che una certa quantità di gas freddo precipita verso il buco nero, si innesca la produzione di un getto di materia. La turbolenza che viene generata rimescola il gas più freddo con quello caldo impedendo non solo che ci sia gas freddo pronto a precipitarsi verso il buco nero, ma anche che il gas sia sufficientemente freddo da consentire la formazione di stelle. A quel punto, non più alimentato, il getto del buco nero si affievolisce e con esso cessa il rimescolamento dovuto alla turbolenza. Il gas si può nuovamente raffreddare e iniziare la sua caduta verso il buco nero. E la storia ricomincia. "I tempi di smorzamento della turbolenza - sottolinea Scannapieco - sono esattamente gli stessi che intercorrono tra gli outburst osservati."
Insomma, il meccanismo sembra proprio funzionare.

Fonte: coelum.com


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MessaggioInviato: 10/09/2009, 11:20 
Così si nascondono i buchi neri giganti

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO INAF - ASI
8 settembre 2009


Una ricerca italiana, in corso di pubblicazione su Monthly Notices, risolve un problema dibattuto da almeno due decenni: quanti sono, sul totale dei buchi neri supermassicci, quelli oscurati da nubi di polvere? Utilizzando i dati del satellite INTEGRAL, gli scienziati hanno scoperto che sono circa 1 su 4, e che la discrepanza fra osservazioni in diverse bande è dovuta alla maggiore o minore distanza di queste sorgenti dalla nostra galassia.

Gli astronomi li chiamano «AGN fortemente oscurati»: sono galassie che hanno al centro un buco nero supermassiccio, oscurato però da materiale talmente denso da assorbire le pur potentissime emissioni ad alta energia. Ma quanti sono, rispetto al totale degli AGN? Su questo punto, che ha implicazioni fondamentali per l’astrofisica, c’è parecchio disaccordo. Alcune osservazioni ad alta energia (nei raggi X e gamma), infatti, sembrano indicare che siano appena 1 su 10, mentre quelle nella banda ottica ne individuano una percentuale assai più cospicua. Ora, uno studio guidato da astrofisici dell’INAF potrebbe aver chiarito il mistero: i buchi neri supermassicci avvolti da un pesante toro di polvere (AGN Compton-thick, questo il loro nome esatto), osservati nei raggi gamma, sono una frazione rilevante della popolazione totale di AGN, ma più sono distanti e più è difficile individuarli.

Per calcolarne correttamente la distribuzione, dunque, occorre valutare non solo quanta polvere li avvolge, ma anche a che distanza si trovano. È ciò che ha fatto il gruppo di astrofisici guidato da Angela Malizia, dell’INAF-IASF Bologna, basandosi sui dati raccolti dal telescopio spaziale INTEGRAL dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), finanziato per l’Italia dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana). «Abbiamo preso in esame il campione completo degli 88 AGN con l’emissione più intensa», spiega Malizia, «e li abbiamo analizzati uno a uno, con infinita pazienza, ricostruendone il flusso, l’oscuramento e la distanza. E ci siamo accorti che quelli fortemente oscurati diminuivano mano a mano che la distanza aumentava. Così, per calcolare in modo affidabile la distribuzione, abbiamo pensato di selezionare un sotto-campione che comprendesse solo le sorgenti più vicine. Il risultato? Gli AGN fortemente oscurati sono superiori al 24% del totale, dunque circa 1 su 4».

L’importante risultato è in corso di pubblicazione sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Ed è già stato selezionato come Picture of the Month del mese di agosto, il riconoscimento che il team internazionale di INTEGRAL assegna, di mese in mese, al miglior lavoro scientifico realizzato grazie ai dati raccolti dal satellite. Oltre ad Angela Malizia, alla ricerca hanno preso parte John Stephen e Loredana Bassani dell’INAF-IASF Bologna, Anthony Bird della University of Southampton (UK), Francesca Panessa e Pietro Ubertini dell’INAF-IASF Roma.

Immagine
Rappresentazione artistica di un buco nero supermassiccio circondato da un "toro" di polvere. Il grafico sovrapposto all'immagine mostra come la percentuale di tali sorgenti assorbite, nel campione considerato dall'articolo in pubblicazione su Monthly Notices, scenda, al crescere della distanza, da circa l'80% fino al 20-30%. Questa immagine è stata scelta dal team internazionale del satellite INTEGRAL come "Picture of the Month" per l'agosto 2009

Fonte: inaf.it


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