Manovra, Imu-Ici dalla Chiesa: ecco come il M5S vuole recuperare 5 miliardi
Settanta senatori del Movimento presentano un disegno di legge per chiedere indietro le imposte non pagate tra il 2006 e il 2011. Pronto un emendamento alla manovra. Monsignor Bregantini: «Solita minestra riscaldata: così si penalizza chi fa del bene»

«Anche la Chiesa paghi l’Imu. Anzi, pure l’Ici arretrata». È il leit motiv della stragrande maggioranza dei senatori del M5S, sostenitori di un disegno di legge che punta a recuperare ed incassare 5 miliardi di euro, cioè l’ammontare del mancato pagamento dell’imposta tra il 2006 e il 2011. L’obiettivo dei pentastellati è far pagare anche gli enti no profit e far pagare l’Imu per sugli immobili sfruttati commercialmente dagli enti religiosi, ma che «eludono l’imposta».
Il disegno di legge presentato al Senato potrebbe essere rimodulato sotto forma di emendamento alla legge di Bilancio, a breve attesa in Parlamento. Tutti gli immobili della Chiesa cattolica, delle congregazioni o anche di associazioni o società che siano legate alla religione cattolica, e che prevedano strutture commerciali come ristoranti, caffetterie o hotel sono tenuti a pagare l’Imu, sostiene il testo a prima firma Elio Lannutti, sottoscritto da una settantina di senatori pentastellati. E lo stesso vale per ospedali e strutture sanitarie a pagamento in percentuale pari o superiore al 30% rispetto al budget complessivo dell’azienda. Non solo: si chiede anche di recuperare l’Ici non pagato dalla Chiesa cattolica tra il 2006 e il 2011.
Un arretrato che, secondo le stime dell’associazione che riunisce i Comuni italiani (Anci), vale 5 miliardi di euro. La proposta parte da una sentenza della Corte di Giustizia europea che, partendo dal ricorso presentato da una scuola e da un B&b, ha stabilito che lo Stato italiano dovrà riscuotere l’Imu non versata dalla Chiesa cattolica tra il 2006 ed il 2011 in virtù di una deroga concessa dal governo Berlusconi, successivamente giudicata irregolare.
Per l’Ue quel sistema di esenzioni era incompatibile con le norme sugli aiuti di Stato, perché dava un vantaggio selettivo alle attività commerciali svolte negli immobili di proprietà della Chiesa rispetto a quelle portate avanti da altri operatori. Con il governo Monti e il passaggio da Ici a Imu vennero esentati solo quegli immobili della Chiesa dove non venivano svolte attività economiche.
Secondo i dati del 2018 la Chiesa cattolica è proprietaria di 140 università, 6.228 scuole materne, 1.280 scuole primarie, 1.136 scuole secondarie, 399 nidi d’infanzia, 354 consultori familiari, 1.669 centri di difesa della vita e della famiglia, 111 ospedali di medie dimensioni, 10 grandi ospedali, 1.853 ospedali e case di cura, 136 ambulatori. Tutte queste strutture, viene fatto notare, portano alle casse della Chiesa 620 milioni di euro all’anno dall’Imu non pagata. Quindi, i punti all’oggetto del ddl sono due: il primo, recuperare i cinque anni di Ici non versata, per cui si propone di introdurre autocertificazioni sull’uso degli immobili da parte della Chiesa nel periodo compreso tra il 2006 e il 2011. Secondo, far pagare l’Imu agli immobili sfruttati commercialmente e che riescono a eluderlo. Come? La proposta prevede l’obbligatorietà della convalida dei bilanci da parte di un certificatore esterno.
È un tema che «torna come una minestra riscaldata che non è più buona; è stato più volte ribadito di avere uno sguardo ampio che tenga conto che questi immobili sono di sostegno ad una pastorale che è al servizio della gente e quindi sarebbe un penalizzare chi apre le strade per iniziative di bene». Così monsignor Giancarlo Bregantini commenta la proposta dei senatori M5s. Il vescovo di Campobasso stigmatizza invece che «la manovra non affronta le vere emergenze come la denatalità e il contrasto al gioco d’azzardo».
Sarebbe quasi ora, non vedo perchè il baraccone di sti tizi lo dobbiamo reggere tutti noi, che se li paghino e mantengano i catto-bovini i loro pifferai magici.