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Grigio
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 14/04/2020, 17:41 
MaxpoweR ha scritto:
Talmente una bufala che è cominciata la sperimentazione :)

Cita:
› CORONAVIRUS
Covid-19, la speranza si chiama eparina: Aifa autorizza studio avanzato in 14 centri italiani


fonte: https://www.ilmessaggero.it/salute/ricerca/eparina_coronavirus_covid_19_cosa_e_sperimentazione_farmaco_14_aprile_2020-5170154.html


Potevano prendersela con più calma, abbiamo contato solo 900 - 700 - 600 morti al giorno...

Sapendo cosa andare a cercare, si risale ad articoli di febbraio. Questo per il mondo dei profani.
Sarebbe ingenuo non ipotizzare che per gli addetti ai lavori, scienziati, ricercatori e medici, esistano canali informativi ben più efficaci.

Cita:
21-02-2020
Nuovo coronavirus: anomalie coagulazione associate a prognosi negativa
Nel contesto del recente focolaio epidemico della nuova infezione da coronavirus a Wuhan, in Cina, le significative anomalie dei parametri della coagulazione sono state causa di preoccupazione nei casi che hanno portato allo sviluppo di polmoniti gravi.

E’ stato dunque effettuato uno studio allo scopo di descrivere le caratteristiche della coagulazione dei pazienti con polmonite da nuovo coronavirus (NCP).

La mortalità complessiva è stata dell’1,5% in tutta la popolazione contagiata, e i non sopravvissuti presentavano un elevato livello di D-dimero e di prodotti della degradazione della fibrina (FDP), nonché tempi di protrombina e tromboplastina parziale attivata più prolungati rispetto ai sopravvissuti secondo quanto riscontrato all’atto del ricovero.

Il 71,4% dei non sopravvissuti e lo 0,6% dei sopravvissuti corrispondeva ai criteri diagnostici della coagulazione intravascolare disseminata (CID) nel corso della degenza ospedaliera.

Il presente studio dimostra dunque che le anomalie della coagulazione, e in particolare livelli elevati di D-dimero ed FDP, sono comuni nei soggetti deceduti per NCP.

Fonte: J Thromb Haemost online 2020

https://www.msdsalute.it/notizie-detail ... 92-1127655


Cita:
Mar 23, 2020
ALTERAZIONI COAGULATIVE E COVID-19

Molti articoli stanno segnalando la presenza di alterazioni coagulative nei pazienti affetti da COVID-19, peraltro correlate alla prognosi, risultando più rilevanti nei pazienti che non sopravvivono.
Ciò riguarda in particolare il PT e, soprattutto il D-dimero, il cui incremento è risultato il parametro predittivo di mortalità più significativo tra quelli valutati, anche rispetto a indici tipicamente molto importanti, come il SOFA score (Sequential Organ Failure Assessment Zhou et al, The Lancet 2020). Ciò sembra correlabile allo stato di iperattivazione infiammatoria in risposta all’infezione da Coronavirus, che si riflette in un’abnorme attivazione coagulativa, paragonabile ad una coagulazione intravascolare disseminata (CID) acuta-subacuta.
Un recente brief report pubblicato dal Journal of Thrombosis and Haemostasis (Tang et al, 2020) sottolinea questi dati, evidenziando come, applicando lo score derivante dai criteri diagnostici di CID dell’ISTH, il 71,4% degli affetti da COVID-19 che non sopravvivevano presentava uno score compatibile con CID (>=5) entro una mediana di 4 giorni dal ricovero. Ciò si verificava invece solo in meno dell’1% dei pazienti che superavano la malattia.
Le valutazioni di questo studio si riferiscono ad una casisitica piuttosto limitata (183 pazienti, 21 dei quali deceduti), ma studi più ampi confermano, come su accennato, il disturbo coagulativo secondario a questa patologia, che andrà approfondito e considerato alla ricerca delle strategie ottimali per la gestione clinica.

https://aiceonline.org/?p=13271


L' élite scientifica teme forse di ostacolare piani diversi trovando una cura ?

Stavo pensando che potrebbe essere... CO ( COagulazione ) V ID ( Intravascolare Disseminata )...



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 14/04/2020, 17:54 
wildwind ha scritto:
L'avvocato tedesco contro la quarantena internata in manicomio,a quanto pare.


https://lacrunadellago.net/2020/04/14/l ... manicomio/


Questa è di una gravità unica !!! :-? :-? :-?

Se è tutto vero, io mi rifiuto di essere rappresentata da un organismi che consentono la violazione dei diritti umani.



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 14/04/2020, 18:30 
e copio un commento dal link [;)]

https://friedliche-loesungen.org/feeds/ ... e-gebracht B
iN svizzera è successo a un medico.

sentiamo poi Wolf [:291]

ciao
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 14/04/2020, 20:20 
argla ha scritto:
wildwind ha scritto:
L'avvocato tedesco contro la quarantena internata in manicomio,a quanto pare.


https://lacrunadellago.net/2020/04/14/l ... manicomio/


Questa è di una gravità unica !!! :-? :-? :-?

Se è tutto vero, io mi rifiuto di essere rappresentata da un organismi che consentono la violazione dei diritti umani.

Io no, farei lo stesso con Burioni :D



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 14/04/2020, 21:32 
mauro ha scritto:
e copio un commento dal link [;)]

https://friedliche-loesungen.org/feeds/ ... e-gebracht B
iN svizzera è successo a un medico.

sentiamo poi Wolf [:291]

ciao
mauro


Quel medico si puo dire che è come parecchi di noi, argomenti che spaziano dall' 11 settembre, charlie hebdo, collegamento 5G+pandemia,antivax, eccetera.
Secondo la polizia è stato arrestato perchè proferiva minacce dirette ai famigliari ed autorità ed è stato segnalato come armato, ma non lo era.
https://www.20min.ch/schweiz/news/story ... g-11080581

I casi sono due, o dava fastidio all'agenda 5G oppure è davvero scoppiato. Credo non si saprà mai.



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 01:15 
Ecuador, coronavirus e barbarie




L’odore acre della morte è nelle case, nei quartieri, nelle strade, soffocando Guayaquil. La “perla del pacifico”, per i commerci internazionali e gli scambi portuari, è la città dell’oligarchia politico-bancaria, la più popolosa e soprattutto la più disuguale del paese, con interi quartieri senza acqua potabile e servizi igienici minimi. Non è per nulla strano quindi quello che succede oggi, anzi possiamo affermare che questa è la regola. Cruda, soffocante, indignante che sia, l’immagine dei cadaveri abbandonati, ammassati o bruciati, come nei terribili racconti medievali sulla peste, non rappresenta solo l’eccezionalità o l’emergenza della pandemia Covid-19, ma la dura regola della disuguaglianza e del razzismo, delle tragedie concrete che attraversano e strutturano il potere politico ed economico dell’Ecuador fin dai tempi coloniali. Nella citta moderna, modello del successo tutto “cemento e speculazione” portato avanti per quasi tre decenni dalla destra “Cristiana Sociale” e dai conglomerati mediatici e finanziari, non si riesce neppure a stabilire il numero dei morti. Le uniche cifre che possono farci capire l’entità della tragedia sono quelle del Registro Civile Provinciale di Guayas, dove in soli due giorni – dal 30 al 31 marzo- ne sono stati registrati 722, un numero addirittura superiore al totale del mese di marzo del 2019, con un aumento del 103 per cento. Ed in questa settimana la curva continua a crescere.



La zona zero, il quartiere dei bianchi criolli e dell’oligarchia, Samborodom. Circa venti giorni fa, una festa di matrimonio, con centinaia di invitati. Contagiati “illustri”, tra cui sette sindaci, parlamentari, rappresentanti della politica regionale e dell’alta finanza. Ma le élite di Samborodom, ancora oggi si specchiano nei social network, continuando a giocare a golf, come se il virus non gli appartenesse. Abituati a vivere in una bolla, lontani dalla realtà del paese, sostenuti dalle palesi differenze di classe e di razza. Dal giorno del famoso matrimonio, a Samborodom i servizi di salute sono efficientissimi, realizzano il test Covid-19 porta a porta e le strade vengono disinfettate continuamente. Il virus, però, ha varcato velocemente il muro dei lussuosi condomini privati, stravolgendo la citta, concentrando in pochissimo tempo quasi tutti i casi che si registrano a livello nazionale. Gli ospedali pubblici sono abbandonati al loro tragico destino, senza medicinali e dispositivi minimi per la sicurezza del personale sanitario, con i cadaveri che riempiono le sale di attesa, oramai ridotte a camere mortuarie.



In un recente report durante gli inizi dell’epidemia, Amnesty International metteva in guardia riguardo la censura, la discriminazione del diritto alla salute e gli arresti arbitrari che si sarebbero potuti verificare in diverse nazioni durante la lotta al virus. L’Ecuador è senza ombra di dubbio una fra queste nazioni, con il governo di Moreno che sembra entrato in uno stato di mitomania acuta. Cerca in tutti i modi di nascondere le proprie responsabilità, occultando i dati del genocidio in corso, adottando protocolli sanitari che non prevedono il test del tampone per la maggior parte di queste morti, che in questo modo non vengono contabilizzate nelle statistiche ufficiali. In un primo momento, mentre si comunicava ufficialmente che il numero di defunti per Covid-19 a Guayaquil erano “solo” 42, la ministra degli interni Maria Paula Romo proponeva nientemeno che varo delle fosse comuni, un modo sbrigativo di sbarazzarsi dei corpi, ricordo delle dittature militari degli anni settanta. Non male come inizio per una ministra che solo tre mesi prima era segnalata dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani come principale responsabile degli omicidi e delle gravi violazioni dei diritti umani durante le proteste dell’ottobre scorso.



Nel frattempo il presidente Moreno che come da abitudine nei momenti difficili scappa via, si è rifugiato addirittura nelle isole Galapagos da dove, sei giorni fa, a causa della pressione e della commozione popolare, si è rivolto alla nazione promettendo sepoltura degna, ammettendo frettolosamente la non attendibilità dei dati ufficiali, ed invitando -in modo a dir poco tragicomico- il suo stesso governo ad essere “più trasparente”. Naturalmente Moreno mentiva, prima di tutto sulla sepoltura degna: si è passati rapidamente dalla strategia delle fosse comuni al modello delle bare di cartone. Proprio così, bare di cartone!

E come se non bastasse, continua a mentire sui dati. Ancora oggi, infatti, mentre il numero di 191 decessi fornito dal governo continua ad essere inverosimile, il Difensore del Popolo e le associazioni dei diritti umani raccolgono centinaia di denunce di medici, infermieri e familiari delle vittime, che testimoniano le pressioni del governo nell’insabbiare il genocidio e censurare le informazioni sulle condizioni disastrose in cui verte il sistema di salute nazionale.



Cesar Paz-y-Miño, medico e Direttore del Centro di Ricerca in Genetica e Genomica dell’Università Tecnologica Equinoziale di Quito, è molto chiaro a riguardo. Prima di tutto si scaglia contro il sistema statistico del ministero della salute, assolutamente inadeguato, con un numero irrisorio di test effettuati che non riescono a rendere la situazione minimamente apprezzabile da un punto di vista scientifico. Denuncia le gravi carenze del sistema, che al giorno d’oggi è sprovvisto di reagenti chimici per sviluppare i test e di medicinali adeguati ai protocolli di cura pertinenti, in linea con le raccomandazioni della OMS. D’altronde, afferma Paz-y-Miño, il sistema di salute e di ricerca che era stato potenziato dal governo socialista di Rafael Correa, negli ultimi tre anni “è stato letteralmente asfissiato” per favorire gli interessi dei centri di salute privati. Non stupisce quindi che si conti con solo 200 posti di terapia intensiva a livello nazionale. Gli investimenti pubblici sono stati praticamente congelati, la spesa ridotta del 36 per cento, con licenziamenti di massa per medici e personale sanitario. La ricerca nel campo medico è stata azzerata ed è per questo che non ci sono neppure le risorse umane per stabilire un piano di monitoraggio nazionale. Si consuma in questo modo “una discriminazione razziale e classista del diritto alla salute, quando le élite si rifugiano negli ospedali privati, con servizi efficienti e abbondanza di medicinali, mentre il popolo è costretto in un sistema pubblico che non ha le risorse per fare assolutamente nulla, neppure per proteggere la salute del personale sanitario stesso”. E non solo, conclude Paz-y-Miño che denuncia un amento di casi di “malattie infettive gravi, come il dengue, la malaria e la chikungunya che, non essendo più monitorate da un sistema oramai collassato, stanno mietendo un numero crescente di vittime”.



Intanto il decreto presidenziale per imporre il distanziamento sociale, entrato in vigore il 12 marzo, sembra non reggere più. Se la quarantena e l'isolamento sono la prima misura precauzionale, allora dovremmo pur domandarci sulle condizioni delle famiglie numerose, vulnerabili, che vivono in pochi metri quadrati in forma precaria. Dobbiamo considerare che oltre il 60 per cento della popolazione economicamente attiva dell'Ecuador - circa 5 milioni di persone - è disoccupata o sottoimpiegata, mentre la vulnerabilità sociale e la povertà hanno ripreso a crescere per la prima volta negli ultimi 10 anni.

A questa situazione disastrosa, il governo ci ha aggiunto un carico da novanta, approvando nuove misure di austerità e facendo fronte al pagamento di 324 milioni di dollari al Fondo Monetario Internazionale, capitali che potevano essere utilizzati per combattere l’emergenza sanitaria e sociale. Riassumendo, gli interessi dei creditori sulle vite dei cittadini.



In questo modo, mentre Moreno continua il processo di negazione della realtà ed i possessori del debito ecuadoriano si arricchiscono, a Guayaquil l’orrore è nelle strade, nelle case, negli occhi di un popolo a cui non rimangono neppure lacrime da versare, ferito ancora una vota dall’infamia delle élite al potere. Come Joaquín Gallegos Lara che nella novella Le croci sull’acqua denunciò il massacro dei lavoratori di Guayaquil durante lo sciopero del 15 novembre 1922 perpetrato dall'esercito ecuadoriano, anche noi oggi abbiamo l’obbligo di denunciare le barbarie che le élite in Ecuador continuano ad infliggere al proprio popolo. Perché il crimine è abituarsi all’orrore.


https://www.lantidiplomatico.it/dettnew ... 694_34217/


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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 01:30 
Trump sospende finanziamenti all'Oms



0.50 "Ho dato ordine alla mia amministrazione di sospendere il finanziamento in attesa di chiarire il ruolo dell'Organizzazione mondiale della Sanità nella cattiva gestione e nell'insabbiamento della diffusione del coronavirus". L'ha annunciato il presidente Trump durante il briefing sulla pandemia di coronavirus. "L'Oms non ha rispettato un suo dovere fondamentale e deve pagare", ha aggiunto. Giorni fa Trump accusò l'Oms di essere intervenuta troppo tardi nel dichiarare la pandemia perché "troppo vicina alla Cina",


http://www.televideo.rai.it/televideo/p ... =527&p=101


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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 01:46 
Dal blog di Blondet :


Allegati:
IMG_20200415_014454.jpg


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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 01:50 
vimana131 ha scritto:
0.50 "Ho dato ordine alla mia amministrazione di sospendere il finanziamento in attesa di chiarire il ruolo dell'Organizzazione mondiale della Sanità nella cattiva gestione e nell'insabbiamento della diffusione del coronavirus".


Piano piano saltano fuori gli altarini...

E noi qua, manco a dirlo, abbiamo un governo che esegue pedissequamente gli ordini dell'Oms (oltre a quelli dei camorristi UE).



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 10:20 
Stamattina in fila alle poste,davanti a me un infermiere dell'ospedale di Macerata (metà covid-H) .Ebbene,sentirsi dire in prima persona che anche loro curano le trombosi polmonari e di non dare retta al "BURINO" ,e che se tutti portassimo una mascherina chirurgica saremmo a posto, ti fa sentire bene perché lo sapevi da sempre ma ti fa pure incazzare come una iena perché ci tengono rinchiusi (e soprattutto tengono chiuso chi deve LAVORARE) senza motivo!!!!

aggiungo questo post copiato da fb da una mia amica a Milano:

Tutti si chiedono il perché dei numeri in Lombardia, e me lo chiedo anch'io mentre parenti e amici attentissimi si ammalano.
È vero. La Lombardia ha avuto la sfiga di avere i primi casi, di averli trovati quando già dispersi in più di un focolaio, ma anche la fortuna di avere un'anestesista che ha sfidato i protocolli (non solo dell'istituto superiore di sanità, ma anche dell'Oms), facendo il tampone al paziente uno anche se non aveva avuto contatti con la Cina.
Ok. Questo succedeva quasi due mesi fa. Nel frattempo, che cosa ha fatto la differenza rispetto alle altre regioni? La densità di popolazione, certamente, che ha portato subito alle stelle il numero dei casi, travolgendo gli ospedali e portando tutta l'attenzione sulle terapie intensive. Giusto.
Ma il problema è che nel frattempo nessuno si è preoccupato di dare protezioni ai medici di famiglia (quante se ne potevano acquistare con i soldi dei tre posti in fiera?), di potenziare i call center, di dare linee guida sui trattamenti a domicilio. "Prenda la Tachipirina e se fa fatica a respirare chiami il 112" è l'unica indicazione che si riceve.
Nel frattempo, i pazienti che vivono soli, tantissimi a Milano, debolissimi e magari con la febbre alta, restano completamente abbandonati a se stessi. Probabilmente non mangiano. Forse non bevono a sufficienza. Si disidratano. Si indeboliscono, e quando finalmente ricevono soccorso magari è troppo tardi.
Chi ha la "fortuna" di vivere con qualcun altro, invece, ha chi gli dà da mangiare. Ma i familiari escono a fare la spesa, col rischio di portare fuori l'infezione, e inevitabilmente si ammalano anche loro.
A quasi ogni caso a domicilio segue il resto della famiglia, anche perché la maggior parte della gente, soprattutto a Milano, non ha una stanza solo per sé in cui rinchiudersi, né un secondo bagno da riservarsi.
I più gravi arrivano in pronto soccorso. Se il tampone è negativo, anche se stanno male, sono rimandati a casa, ignorando che il 30% dei casi sono falsi negativi.
Ma anche se sono positivi, se appena non sembrano in pericolo, possono essere rimandati a casa, con l'indicazione ai familiari di restare in quarantena per due settimane.
A parte che il virus può durare più di due settimane, chi provvede alle necessità di queste famiglie isolate? Nei paesi forse si crea qualche rete, a Milano i più anziani rientrano negli elenchi del comune, qualche associazione si è mossa per qualcuno, ma gli altri, per mangiare, devono necessariamente uscire, e mettersi in coda ai supermercati, perché i servizi online non funzionano più. Trovare uno slot libero è meglio che vincere al lotto.
Ecco perché in Lombardia la situazione non migliora e non può migliorare fino a quando:
- non si potenzieranno i servizi di spesa online o almeno di prenotazione della fascia oraria in cui andare
- non si organizzeranno squadre di giovani volontari addestrati e protetti per eventuali necessità da portare la spesa o, in alcuni casi, far da mangiare a chi è solo in isolamento, fino a portargli fuori il cane
- non si organizzeranno alberghi per ospitare in isolamento i positivi che stanno bene (no, due a Milano non bastano. Lo so che costano, ma costa di più la terapia intensiva). Quando si parla di Cina o Corea, la differenza non la fanno solo mascherine o test, ma soprattutto l'isolamento dei positivi
- non si sottoporranno a tampone anche tutti i pazienti a domicilio, anche con sintomi lievi, anche su richiesta e a pagamento (come in Germania), eventualmente con drive-in o test "sulla porta di casa" (per poi isolarli e assisterli, però, il tampone da solo non cura)
- per potenziare la capacità di test non si accetterà l'offerta dei maggiori centri di ricerca, sicuramente in grado di svolgerli in maniera affidabile
- non si potenzieranno (non solo di numero!) le pochissime unità di cura a domicilio
- non si forniranno di protezioni ADEGUATE i medici
- non si stabilirà un protocollo di trattamento anche a domicilio che vada al di là del paracetamolo, senza lasciare che ciascuno si arrangi secondo la voce dell'ultimo messaggio ricevuto su WhatsApp.
Finché non si faranno ALMENO queste cose, è inutile parlare di fase 2 a Milano, o pensare di risolvere la situazione pattugliando con i carri armati le strade.
Inutile. Finiamola di perdere tempo in chiacchiere. Anche oggi, sirene su sirene nelle strade deserte. Bisogna fare qualcosa, non basta aspettare. Il lockdown era indispensabile per prendere tempo e abbassare la curva, ma sappiamo benissimo che non può azzerare io problema. Se non ci si organizza su tutti i fronti, questo enorme sacrificio umano, sociale ed economico sarà completamente inutile



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 13:18 
Cita:
Harvard Business Review. L'"eccellenza lombarda" diventa un esempio di inefficienza studiato a livello internazionale

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Da Marx21.it

da https://m.facebook.com

Harward Businnes rewiev

traduzione redazione comunistbrescia.org


Un interessante articolo pubblicata dalla Harward Businnes Review che mette in risalto, al netto delle difficoltà e insidie insite nella gestione di un'epidemia, come il "modello italiano" di reazione e risposta sia stato, in generale ma particolarmente in Lombardia, inefficace e lento a causa di appesantimenti burocratici ma soprattutto di pregiudizi cognitivi, leggerezze, incapacità di ammettere gli errori e rimediare agli stessi e calcoli politici degli amministratori chiamati a prendere decisioni in materia di salute pubblica.



Da leggere con attenzione.

È sempre più chiaro che Fontana e la sua giunta si devono dimettere e la regione commissariata (e farsi giudicare da un tribunale #innomedelpopoloitaliano).

LEZIONI DALLA RISPOSTA DELL'ITALIA AL CORONAVIRUS

Mentre i politici di tutto il mondo lottano per combattere la rapida pandemia di Covid-19, si trovano in un territorio inesplorato. Molto è stato scritto sulle pratiche e le politiche utilizzate in paesi come Cina, Corea del Sud, Singapore e Taiwan per reprimere la pandemia. Sfortunatamente, in gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti, è già troppo tardi per contenere il Covid-19 nella sue prime fasi, e i politici stanno lottando per tenere il passo con la pandemia in espansione. Nel fare ciò, tuttavia, stanno ripetendo molti degli errori commessi all'inizio in Italia, dove la pandemia si è trasformata in un disastro. Lo scopo di questo articolo è di aiutare i politici statunitensi ed europei a tutti i livelli a imparare dagli errori dell'Italia in modo che possano riconoscere e affrontare le sfide senza precedenti presentate dalla crisi in rapida espansione.

Nel giro di poche settimane (dal 21 febbraio al 22 marzo), l'Italia è passata dalla scoperta del primo caso ufficiale Covid-19 a un decreto del governo che essenzialmente vietava tutti i movimenti di persone all'interno dell'intero territorio e la chiusura di tutti le attività commerciali non essenziali. In questo brevissimo periodo, il paese è stato colpito da niente meno che uno tsunami di una forza senza precedenti, punteggiato da un flusso incessante di morti. È senza dubbio la più grande crisi italiana dalla seconda guerra mondiale.

Alcuni aspetti di questa crisi - a cominciare dai suoi esordi - possono senza dubbio essere attribuiti alla semplice e semplice sfortuna ( in italiano nel testo) che chiaramente non era sotto il pieno controllo dei politici. Altri aspetti, tuttavia, sono emblematici dei profondi ostacoli che i leader in Italia hanno affrontato nel riconoscere l'entità della minaccia rappresentata da Covid-19, nell'organizzare una risposta sistematica ad essa e nell'apprendere dai primi successi nell'implementazione - e, soprattutto, dai fallimenti.

Vale la pena sottolineare che questi ostacoli sono emersi anche dopo che Covid-19 aveva già avuto un impatto completo in Cina e alcuni modelli alternativi per il contenimento del virus (in Cina e altrove) erano già stati implementati con successo. Ciò che si evidenzia è un fallimento sistematico nell'apprendere e agire sulle informazioni esistenti rapidamente ed efficacemente piuttosto che una completa mancanza di conoscenza di ciò che dovrebbe essere fatto.

Ecco le spiegazioni per quel fallimento - che si riferiscono alle difficoltà di prendere decisioni in tempo reale, quando si sta verificando una crisi - e ai modi per superarla.

Riconosci i tuoi pregiudizi cognitivi.

Nelle sue fasi iniziali, la crisi di Covid-19 in Italia non assomigliava affatto a una crisi. Le dichiarazioni iniziali sullo stato di emergenza sono state accolte dallo scetticismo sia da parte del pubblico che da molti membri nei circoli politici, anche se diversi scienziati hanno avvertito della potenziale catastrofe per settimane. In effetti, alla fine di febbraio alcuni importanti politici italiani si sono impegnati in strette di mano pubbliche a Milano per sottolineare che l'economia non dovrebbe andare nel panico e fermarsi a causa del virus. (Una settimana dopo, a uno di questi politici fu diagnosticato Covid-19.)

Reazioni simili sono state ripetute in molti altri paesi oltre all'Italia ed esemplificano ciò che gli scienziati comportamentali chiamano pregiudizio di conferma - una tendenza a cogliere informazioni che confermano la nostra posizione preferita o ipotesi iniziale. Minacce come le pandemie che si evolvono in modo non lineare (ad esempio, iniziano in piccolo ma si intensificano in modo esponenziale) sono particolarmente difficili da affrontare a causa delle sfide dell'interpretazione rapida di ciò che sta accadendo in tempo reale. Il momento più efficace per agire con forza è estremamente precoce, quando la minaccia sembra essere piccola, o anche prima che ci siano casi. Ma se l'intervento funziona davvero, sembrerà a posteriori come se le azioni forti fossero una reazione eccessiva. Questo è un rischio che molti politici non vogliono correre .

L'incapacità sistematica di ascoltare gli esperti evidenzia che i leader - e le persone in generale - non hanno capito come comportarsi in situazioni terribili e altamente complesse in cui non esiste una soluzione facile. Il desiderio di agire fa sì che i leader facciano affidamento solo su loro stessi o sulle opinioni della loro cerchia interna. Ma in un momento di incertezza, è essenziale resistere a quella tentazione e invece impiegare il tempo per scoprire, organizzare e assorbire la conoscenza parziale che è dispersa in diverse aree di competenza.

Evita soluzioni parziali.

Una seconda lezione che si può trarre dall'esperienza italiana è l'importanza degli approcci sistematici e dei pericoli delle soluzioni parziali. Il governo italiano ha affrontato la pandemia di Covid-19 emanando una serie di decreti che aumentavano gradualmente le restrizioni all'interno delle aree di blocco ("zone rosse"), che venivano poi espanse fino a quando non si applicavano infine all'intero paese.

In tempi normali, questo approccio sarebbe probabilmente considerato prudente e forse anche saggio. In questa situazione, ha fallito per due motivi. Innanzitutto, non era coerente con la rapida diffusione esponenziale del virus. I "fatti sul campo" in qualsiasi momento non erano semplicemente predittivi di quale sarebbe stata la situazione pochi giorni dopo. Di conseguenza, l'Italia ha seguito la diffusione del virus piuttosto che prevenirlo . In secondo luogo, l'approccio selettivo potrebbe aver involontariamente facilitato la diffusione del virus. Considerate la decisione di bloccare inizialmente alcune regioni ma non altre. Quando il decreto che annunciava la chiusura dell'Italia settentrionale è diventato pubblico, ha fatto esplodere un massiccio esodo nell'Italia meridionale, senza dubbio diffondendo il virus in regioni in cui non era presente.

Ciò dimostra ciò che è ormai chiaro a molti osservatori: una risposta efficace al virus deve essere orchestrata come un sistema coerente di azioni intraprese contemporaneamente. I risultati degli approcci adottati in Cina e Corea del Sudsottolinea questo punto. Mentre la discussione pubblica sulle politiche seguite in questi paesi spesso si concentra su singoli elementi dei loro modelli (come test approfonditi), ciò che caratterizza veramente le loro risposte efficaci è la moltitudine di azioni che sono state intraprese contemporaneamente. Il test è efficace quando è combinato con una traccia di contatto rigorosa e la traccia è efficace fintanto che è combinata con un sistema di comunicazione efficace che raccoglie e diffonde informazioni sui movimenti di persone potenzialmente infette e così via.

Queste regole si applicano anche all'organizzazione del sistema sanitario stesso. Sono necessarie riorganizzazioni all'interno degli ospedali (ad esempio, la separazione dei flussi di cure Covid-19 e non Covid-19). Inoltre, è urgentemente necessario un passaggio dai modelli di assistenza incentrati sul paziente a un approccio basato sul sistema comunitario che offre soluzioni pandemiche per l'intera popolazione (con un'enfasi specifica sull'assistenza domiciliare). La necessità di azioni coordinate è particolarmente acuta in questo momento negli Stati Uniti.

L'apprendimento è fondamentale.

Trovare il giusto approccio di implementazione richiede la capacità di apprendere rapidamente sia dai successi che dai fallimenti e la volontà di cambiare le azioni di conseguenza. Certamente, ci sono preziose lezioni da trarre dagli approcci di Cina, Corea del Sud, Taiwan e Singapore, che sono stati in grado di contenere il contagio abbastanza presto. Ma a volte le migliori pratiche possono essere trovate vicino. Poiché il sistema sanitario italiano è altamente decentralizzato, diverse regioni hanno provato diverse risposte politiche. L'esempio più evidente è il contrasto tra gli approcci adottati dalla Lombardia e dal Veneto, due regioni limitrofe con profili socioeconomici simili.

La Lombardia, una delle aree più ricche e produttive d'Europa, è stata colpita in modo sproporzionato da Covid-19. Al 26 marzo, detiene il triste record di quasi 35.000 nuovi casi di coronavirus e 5.000 morti in una popolazione di 10 milioni. Il Veneto, al contrario, è andato molto meglio, con 7000 casi e 287 decessi in una popolazione di 5 milioni, nonostante si sia assistito a una diffusione sostenuta della comunità all'inizio.

Le traiettorie di queste due regioni sono state modellate da una moltitudine di fattori al di fuori del controllo dei responsabili politici, tra cui la maggiore densità di popolazione della Lombardia e il maggior numero di casi quando è scoppiata la crisi. Ma sta diventando sempre più evidente che anche le diverse scelte di salute pubblica fatte all'inizio del ciclo della pandemia hanno avuto un impatto.

In particolare, mentre la Lombardia e il Veneto hanno applicato approcci simili al distanziamento sociale e alle chiusure al dettaglio, il Veneto ha adottato un approccio molto più proattivo al contenimento del virus. La strategia veneta è stata articolata su più fronti:

Test approfonditi su casi sintomatici e asintomatici precoci.

Tracciamento proattivo di potenziali positivi. Se qualcuno è risultato positivo, sono stati testati tutti nella casa di quel paziente e anche i suoi vicini. Se i kit di test non erano disponibili, erano auto-messi in quarantena.

Una forte enfasi sulla diagnosi e l'assistenza domiciliare. Ove possibile, i campioni sono stati raccolti direttamente dalla casa di un paziente e quindi elaborati nei laboratori universitari regionali e locali.

Sforzi specifici per monitorare e proteggere l'assistenza sanitaria e altri lavoratori essenziali. Includevano professionisti del settore medico, quelli in contatto con popolazioni a rischio (ad es. Operatori sanitari nelle case di cura) e lavoratori esposti al pubblico (ad es. Cassieri di supermercati, farmacisti e personale dei servizi di protezione).

Seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie del governo centrale, la Lombardia ha optato invece per un approccio più conservativo ai test. Su base pro capite, finora ha condotto la metà dei test condotti in Veneto e si è concentrato molto più solo sui casi sintomatici - e finora ha fatto investimenti limitati in tracciabilità proattiva, assistenza domiciliare e monitoraggio e protezione dell'assistenza sanitaria lavoratori.

Si ritiene che l'insieme delle politiche attuate in Veneto abbia notevolmente ridotto l'onere per gli ospedali e ridotto al minimo il rischio di diffusione di Covid-19 nelle strutture mediche, un problema che ha avuto un forte impatto sugli ospedali lombardi . Il fatto che politiche diverse abbiano prodotto risultati diversi in regioni altrimenti simili avrebbe dovuto essere riconosciuto fin dall'inizio come una potente opportunità di apprendimento. I risultati emersi dal Veneto avrebbero potuto essere utilizzati per rivedere presto le politiche regionali e centrali. Tuttavia, è solo nei giorni scorsi, un mese intero dopo lo scoppio in Italia, che la Lombardia e altre regioni stanno prendendo provvedimenti per emulare alcuni degli aspetti dell '"approccio veneto", che includono la pressione del governo centrale per aiutarli a rafforzare la loro capacità diagnostica.

La difficoltà nel diffondere le nuove conoscenze acquisite è un fenomeno ben noto sia nelle organizzazioni del settore privato che in quelle del settore pubblico. Ma, a nostro avviso, l'accelerazione della diffusione della conoscenza che sta emergendo da diverse scelte politiche (in Italia e altrove) dovrebbe essere considerata una priorità assoluta in un momento in cui "ogni paese sta reinventando la ruota", come ci hanno detto diversi scienziati. Perché ciò accada, specialmente in questo momento di maggiore incertezza, è essenziale considerare diverse politiche come se fossero "esperimenti", piuttosto che battaglie personali o politiche, e adottare una mentalità (così come sistemi e processi) che faciliti l'imparare dalle esperienze passate e attuali nel trattare con il Covid-19 nel modo più efficace e rapido possibile.

È particolarmente importante capire cosa non funziona.

Mentre i successi emergono facilmente grazie ai leader desiderosi di pubblicizzare i progressi, spesso i problemi vengono nascosti a causa della paura della punizione o, quando emergono, vengono interpretati come fallimenti individuali - piuttosto che sistemici. Ad esempio, è emerso che all'inizio della pandemia in Italia (25 febbraio), il contagio in un'area specifica della Lombardia avrebbe potuto essere accelerato attraverso un ospedale locale, dove un paziente Covid-19 non era stato diagnosticato correttamente e isolato. Nel parlare ai media, il primo ministro italiano ha fatto riferimento a questo incidente come prova di inadeguatezza gestionale presso l'ospedale specifico. Tuttavia, un mese dopo è diventato più chiaro che l'episodio avrebbe potuto essere emblematico di un problema molto più profondo: che gli ospedali tradizionalmente organizzati per fornire cure incentrate sui pazienti sono mal equipaggiati per fornire il tipo di assistenza focalizzata sulla comunità necessaria durante una pandemia.

La raccolta e la diffusione di dati è importante.

L'Italia sembra aver sofferto di due problemi relativi ai dati. All'inizio della pandemia, il problema era la scarsità di dati . Più specificamente, è stato suggerito che la diffusione diffusa e inosservata del virus nei primi mesi del 2020 potrebbe essere stata facilitata dalla mancanza di capacità epidemiologiche e dall'incapacità di registrare sistematicamente picchi di infezione anomala in alcuni ospedali.

Più recentemente, il problema sembra essere di precisione dei dati . In particolare, nonostante il notevole sforzo che il governo italiano ha dimostrato nell'aggiornamento periodico delle statistiche relative alla pandemia su un sito Web accessibile al pubblico, alcuni commentatori hanno avanzato l'ipotesi che la notevole discrepanza nei tassi di mortalità tra l'Italia e altri paesi e all'interno dell'italiano le regioni possono (almeno in parte) essere guidate da diversi approcci di prova. Queste discrepanze complicano la gestione della pandemia in modi significativi, perché in assenza di dati realmente comparabili (all'interno e tra i paesi) è più difficile allocare risorse e capire cosa sta funzionando dove (ad esempio, cosa inibisce la tracciabilità efficace della popolazione).

In uno scenario ideale, i dati che documentano la diffusione e gli effetti del virus dovrebbero essere il più possibile standardizzati tra le regioni e i paesi e seguire la progressione del virus e il suo contenimento a livello sia macro (statale) che micro (ospedaliero). La necessità di dati a livello micro non può essere sottovalutata. Mentre la discussione sulla qualità dell'assistenza sanitaria viene spesso svolta in termini di macroentità (paesi o stati), è noto che le strutture sanitarie variano notevolmente in termini di qualità e quantità dei servizi offerti e delle loro capacità manageriali, anche all'interno degli stessi stati e regioni. Invece di nascondere queste differenze di fondo, dovremmo esserne pienamente consapevoli e pianificare di conseguenza l'allocazione delle nostre risorse limitate. Solo disponendo di buoni dati al giusto livello di analisi, i politici e gli operatori sanitari possono trarre le giuste conclusioni su quali approcci stanno funzionando e quali no.

Un approccio decisionale diverso

C'è ancora un'enorme incertezza su cosa debba essere fatto esattamente per fermare il virus. Diversi aspetti chiave del virus sono ancora sconosciuti e oggetto di accesi dibattiti e probabilmente rimarranno tali per un considerevole periodo di tempo. Inoltre, si verificano ritardi significativi tra il tempo di azione (o, in molti casi, l'inazione) e gli esiti (sia infezioni che mortalità). Dobbiamo accettare che una comprensione inequivocabile di quali soluzioni funzioneranno probabilmente richiederà diversi mesi, se non anni.

Tuttavia, due aspetti di questa crisi sembrano essere chiari dall'esperienza italiana. Innanzitutto, non c'è tempo da perdere, vista la progressione esponenziale del virus. È il capo della Protezione Civile italiana (l'equivalente italiano della FEMA statunitense) ad ammetterlo , “Il virus è più veloce la nostra burocrazia.” In secondo luogo, un approccio efficace nei confronti di Covid-19 richiederà una mobilitazione simile alla guerra - sia in termini di entità delle risorse umane che economiche che dovranno essere impiegate, nonché l'estremo coordinamento che sarà richiesto in diverse parti del sistema di assistenza (strutture di prova, ospedali, medici di base, ecc.), tra entità diverse sia nel settore pubblico che privato, e la società in generale.

Insieme, la necessità di un'azione immediata e di una massiccia mobilitazione implicano che una risposta efficace a questa crisi richiederà un approccio decisionale che è tutt'altro che normale. Se i politici vogliono vincere la guerra contro Covid-19, è essenziale adottarne uno che sia sistemico, dia la priorità all'apprendimento ed è in grado di ridimensionare rapidamente gli esperimenti di successo e identificare e chiudere quelli inefficaci. Sì, questo è un ordine elevato, soprattutto nel mezzo di una crisi così enorme. Ma data la posta in gioco, deve essere fatto.

Gary P. Pisano è Harry E. Figgie Jr. Professore di Economia aziendale e decano associato senior dello sviluppo della facoltà presso la Harvard Business School. È autore di Creative Construction: The DNA of Sustained Innovation .

Raffaella Sadun è professore di economia aziendale presso la Harvard Business School. La sua ricerca si concentra sull'economia della produttività, della gestione e del cambiamento organizzativo nel settore privato e pubblico. È docente di ricerca presso il National Bureau of Economic Research e ricercatrice associata all'Ariadne Labs Program presso la Harvard TH Chan School of Public Health.

Michele Zanini è l'amministratore delegato del Management Lab. È coautore di Humanocracy: Creazione di organizzazioni straordinarie come le persone al loro interno (Harvard Business Review Press, di prossima pubblicazione).

Notizia del: 14/04/2020

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-harvard_business_review_leccellenza_lombarda_diventa_un_esempio_di_inefficienza_studiato_a_livello_internazionale/82_34247/



che in regione Lombardia abbiano gestito a cavolo di cane penso che ormai sia assodato..



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 14:15 
"Dopo la “spagnola” del 1918 chiesero al Rudolf Steiner il perchè di questa pandemia. Lui rispose che questa “febbre” erano semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata: i virus sono parte di DNA o RNA o di qualche proteina che vengono espulsi dalla cellula e si formano quando questa è avvelenata ma non sono la causa di nessuna infezione, bensì la conseguenza di un avvelenamento! E ci sono perchè abbiamo l’aria, l’acqua e la terra sempre più avvelenate!"

A quanto pare questa teoria è MOLTO antica! Addirittura Steiner!

https://www.agribionotizie.it/elettroma ... o-e-virus/



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 14:37 
MaxpoweR ha scritto:
Cita:
Harvard Business Review. L'"eccellenza lombarda" diventa un esempio di inefficienza studiato a livello internazionale

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Da Marx21.it

da https://m.facebook.com

Harward Businnes rewiev

traduzione redazione comunistbrescia.org


Un interessante articolo pubblicata dalla Harward Businnes Review che mette in risalto, al netto delle difficoltà e insidie insite nella gestione di un'epidemia, come il "modello italiano" di reazione e risposta sia stato, in generale ma particolarmente in Lombardia, inefficace e lento a causa di appesantimenti burocratici ma soprattutto di pregiudizi cognitivi, leggerezze, incapacità di ammettere gli errori e rimediare agli stessi e calcoli politici degli amministratori chiamati a prendere decisioni in materia di salute pubblica.



Da leggere con attenzione.

È sempre più chiaro che Fontana e la sua giunta si devono dimettere e la regione commissariata (e farsi giudicare da un tribunale #innomedelpopoloitaliano).

LEZIONI DALLA RISPOSTA DELL'ITALIA AL CORONAVIRUS

Mentre i politici di tutto il mondo lottano per combattere la rapida pandemia di Covid-19, si trovano in un territorio inesplorato. Molto è stato scritto sulle pratiche e le politiche utilizzate in paesi come Cina, Corea del Sud, Singapore e Taiwan per reprimere la pandemia. Sfortunatamente, in gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti, è già troppo tardi per contenere il Covid-19 nella sue prime fasi, e i politici stanno lottando per tenere il passo con la pandemia in espansione. Nel fare ciò, tuttavia, stanno ripetendo molti degli errori commessi all'inizio in Italia, dove la pandemia si è trasformata in un disastro. Lo scopo di questo articolo è di aiutare i politici statunitensi ed europei a tutti i livelli a imparare dagli errori dell'Italia in modo che possano riconoscere e affrontare le sfide senza precedenti presentate dalla crisi in rapida espansione.

Nel giro di poche settimane (dal 21 febbraio al 22 marzo), l'Italia è passata dalla scoperta del primo caso ufficiale Covid-19 a un decreto del governo che essenzialmente vietava tutti i movimenti di persone all'interno dell'intero territorio e la chiusura di tutti le attività commerciali non essenziali. In questo brevissimo periodo, il paese è stato colpito da niente meno che uno tsunami di una forza senza precedenti, punteggiato da un flusso incessante di morti. È senza dubbio la più grande crisi italiana dalla seconda guerra mondiale.

Alcuni aspetti di questa crisi - a cominciare dai suoi esordi - possono senza dubbio essere attribuiti alla semplice e semplice sfortuna ( in italiano nel testo) che chiaramente non era sotto il pieno controllo dei politici. Altri aspetti, tuttavia, sono emblematici dei profondi ostacoli che i leader in Italia hanno affrontato nel riconoscere l'entità della minaccia rappresentata da Covid-19, nell'organizzare una risposta sistematica ad essa e nell'apprendere dai primi successi nell'implementazione - e, soprattutto, dai fallimenti.

Vale la pena sottolineare che questi ostacoli sono emersi anche dopo che Covid-19 aveva già avuto un impatto completo in Cina e alcuni modelli alternativi per il contenimento del virus (in Cina e altrove) erano già stati implementati con successo. Ciò che si evidenzia è un fallimento sistematico nell'apprendere e agire sulle informazioni esistenti rapidamente ed efficacemente piuttosto che una completa mancanza di conoscenza di ciò che dovrebbe essere fatto.

Ecco le spiegazioni per quel fallimento - che si riferiscono alle difficoltà di prendere decisioni in tempo reale, quando si sta verificando una crisi - e ai modi per superarla.

Riconosci i tuoi pregiudizi cognitivi.

Nelle sue fasi iniziali, la crisi di Covid-19 in Italia non assomigliava affatto a una crisi. Le dichiarazioni iniziali sullo stato di emergenza sono state accolte dallo scetticismo sia da parte del pubblico che da molti membri nei circoli politici, anche se diversi scienziati hanno avvertito della potenziale catastrofe per settimane. In effetti, alla fine di febbraio alcuni importanti politici italiani si sono impegnati in strette di mano pubbliche a Milano per sottolineare che l'economia non dovrebbe andare nel panico e fermarsi a causa del virus. (Una settimana dopo, a uno di questi politici fu diagnosticato Covid-19.)

Reazioni simili sono state ripetute in molti altri paesi oltre all'Italia ed esemplificano ciò che gli scienziati comportamentali chiamano pregiudizio di conferma - una tendenza a cogliere informazioni che confermano la nostra posizione preferita o ipotesi iniziale. Minacce come le pandemie che si evolvono in modo non lineare (ad esempio, iniziano in piccolo ma si intensificano in modo esponenziale) sono particolarmente difficili da affrontare a causa delle sfide dell'interpretazione rapida di ciò che sta accadendo in tempo reale. Il momento più efficace per agire con forza è estremamente precoce, quando la minaccia sembra essere piccola, o anche prima che ci siano casi. Ma se l'intervento funziona davvero, sembrerà a posteriori come se le azioni forti fossero una reazione eccessiva. Questo è un rischio che molti politici non vogliono correre .

L'incapacità sistematica di ascoltare gli esperti evidenzia che i leader - e le persone in generale - non hanno capito come comportarsi in situazioni terribili e altamente complesse in cui non esiste una soluzione facile. Il desiderio di agire fa sì che i leader facciano affidamento solo su loro stessi o sulle opinioni della loro cerchia interna. Ma in un momento di incertezza, è essenziale resistere a quella tentazione e invece impiegare il tempo per scoprire, organizzare e assorbire la conoscenza parziale che è dispersa in diverse aree di competenza.

Evita soluzioni parziali.

Una seconda lezione che si può trarre dall'esperienza italiana è l'importanza degli approcci sistematici e dei pericoli delle soluzioni parziali. Il governo italiano ha affrontato la pandemia di Covid-19 emanando una serie di decreti che aumentavano gradualmente le restrizioni all'interno delle aree di blocco ("zone rosse"), che venivano poi espanse fino a quando non si applicavano infine all'intero paese.

In tempi normali, questo approccio sarebbe probabilmente considerato prudente e forse anche saggio. In questa situazione, ha fallito per due motivi. Innanzitutto, non era coerente con la rapida diffusione esponenziale del virus. I "fatti sul campo" in qualsiasi momento non erano semplicemente predittivi di quale sarebbe stata la situazione pochi giorni dopo. Di conseguenza, l'Italia ha seguito la diffusione del virus piuttosto che prevenirlo . In secondo luogo, l'approccio selettivo potrebbe aver involontariamente facilitato la diffusione del virus. Considerate la decisione di bloccare inizialmente alcune regioni ma non altre. Quando il decreto che annunciava la chiusura dell'Italia settentrionale è diventato pubblico, ha fatto esplodere un massiccio esodo nell'Italia meridionale, senza dubbio diffondendo il virus in regioni in cui non era presente.

Ciò dimostra ciò che è ormai chiaro a molti osservatori: una risposta efficace al virus deve essere orchestrata come un sistema coerente di azioni intraprese contemporaneamente. I risultati degli approcci adottati in Cina e Corea del Sudsottolinea questo punto. Mentre la discussione pubblica sulle politiche seguite in questi paesi spesso si concentra su singoli elementi dei loro modelli (come test approfonditi), ciò che caratterizza veramente le loro risposte efficaci è la moltitudine di azioni che sono state intraprese contemporaneamente. Il test è efficace quando è combinato con una traccia di contatto rigorosa e la traccia è efficace fintanto che è combinata con un sistema di comunicazione efficace che raccoglie e diffonde informazioni sui movimenti di persone potenzialmente infette e così via.

Queste regole si applicano anche all'organizzazione del sistema sanitario stesso. Sono necessarie riorganizzazioni all'interno degli ospedali (ad esempio, la separazione dei flussi di cure Covid-19 e non Covid-19). Inoltre, è urgentemente necessario un passaggio dai modelli di assistenza incentrati sul paziente a un approccio basato sul sistema comunitario che offre soluzioni pandemiche per l'intera popolazione (con un'enfasi specifica sull'assistenza domiciliare). La necessità di azioni coordinate è particolarmente acuta in questo momento negli Stati Uniti.

L'apprendimento è fondamentale.

Trovare il giusto approccio di implementazione richiede la capacità di apprendere rapidamente sia dai successi che dai fallimenti e la volontà di cambiare le azioni di conseguenza. Certamente, ci sono preziose lezioni da trarre dagli approcci di Cina, Corea del Sud, Taiwan e Singapore, che sono stati in grado di contenere il contagio abbastanza presto. Ma a volte le migliori pratiche possono essere trovate vicino. Poiché il sistema sanitario italiano è altamente decentralizzato, diverse regioni hanno provato diverse risposte politiche. L'esempio più evidente è il contrasto tra gli approcci adottati dalla Lombardia e dal Veneto, due regioni limitrofe con profili socioeconomici simili.

La Lombardia, una delle aree più ricche e produttive d'Europa, è stata colpita in modo sproporzionato da Covid-19. Al 26 marzo, detiene il triste record di quasi 35.000 nuovi casi di coronavirus e 5.000 morti in una popolazione di 10 milioni. Il Veneto, al contrario, è andato molto meglio, con 7000 casi e 287 decessi in una popolazione di 5 milioni, nonostante si sia assistito a una diffusione sostenuta della comunità all'inizio.

Le traiettorie di queste due regioni sono state modellate da una moltitudine di fattori al di fuori del controllo dei responsabili politici, tra cui la maggiore densità di popolazione della Lombardia e il maggior numero di casi quando è scoppiata la crisi. Ma sta diventando sempre più evidente che anche le diverse scelte di salute pubblica fatte all'inizio del ciclo della pandemia hanno avuto un impatto.

In particolare, mentre la Lombardia e il Veneto hanno applicato approcci simili al distanziamento sociale e alle chiusure al dettaglio, il Veneto ha adottato un approccio molto più proattivo al contenimento del virus. La strategia veneta è stata articolata su più fronti:

Test approfonditi su casi sintomatici e asintomatici precoci.

Tracciamento proattivo di potenziali positivi. Se qualcuno è risultato positivo, sono stati testati tutti nella casa di quel paziente e anche i suoi vicini. Se i kit di test non erano disponibili, erano auto-messi in quarantena.

Una forte enfasi sulla diagnosi e l'assistenza domiciliare. Ove possibile, i campioni sono stati raccolti direttamente dalla casa di un paziente e quindi elaborati nei laboratori universitari regionali e locali.

Sforzi specifici per monitorare e proteggere l'assistenza sanitaria e altri lavoratori essenziali. Includevano professionisti del settore medico, quelli in contatto con popolazioni a rischio (ad es. Operatori sanitari nelle case di cura) e lavoratori esposti al pubblico (ad es. Cassieri di supermercati, farmacisti e personale dei servizi di protezione).

Seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie del governo centrale, la Lombardia ha optato invece per un approccio più conservativo ai test. Su base pro capite, finora ha condotto la metà dei test condotti in Veneto e si è concentrato molto più solo sui casi sintomatici - e finora ha fatto investimenti limitati in tracciabilità proattiva, assistenza domiciliare e monitoraggio e protezione dell'assistenza sanitaria lavoratori.

Si ritiene che l'insieme delle politiche attuate in Veneto abbia notevolmente ridotto l'onere per gli ospedali e ridotto al minimo il rischio di diffusione di Covid-19 nelle strutture mediche, un problema che ha avuto un forte impatto sugli ospedali lombardi . Il fatto che politiche diverse abbiano prodotto risultati diversi in regioni altrimenti simili avrebbe dovuto essere riconosciuto fin dall'inizio come una potente opportunità di apprendimento. I risultati emersi dal Veneto avrebbero potuto essere utilizzati per rivedere presto le politiche regionali e centrali. Tuttavia, è solo nei giorni scorsi, un mese intero dopo lo scoppio in Italia, che la Lombardia e altre regioni stanno prendendo provvedimenti per emulare alcuni degli aspetti dell '"approccio veneto", che includono la pressione del governo centrale per aiutarli a rafforzare la loro capacità diagnostica.

La difficoltà nel diffondere le nuove conoscenze acquisite è un fenomeno ben noto sia nelle organizzazioni del settore privato che in quelle del settore pubblico. Ma, a nostro avviso, l'accelerazione della diffusione della conoscenza che sta emergendo da diverse scelte politiche (in Italia e altrove) dovrebbe essere considerata una priorità assoluta in un momento in cui "ogni paese sta reinventando la ruota", come ci hanno detto diversi scienziati. Perché ciò accada, specialmente in questo momento di maggiore incertezza, è essenziale considerare diverse politiche come se fossero "esperimenti", piuttosto che battaglie personali o politiche, e adottare una mentalità (così come sistemi e processi) che faciliti l'imparare dalle esperienze passate e attuali nel trattare con il Covid-19 nel modo più efficace e rapido possibile.

È particolarmente importante capire cosa non funziona.

Mentre i successi emergono facilmente grazie ai leader desiderosi di pubblicizzare i progressi, spesso i problemi vengono nascosti a causa della paura della punizione o, quando emergono, vengono interpretati come fallimenti individuali - piuttosto che sistemici. Ad esempio, è emerso che all'inizio della pandemia in Italia (25 febbraio), il contagio in un'area specifica della Lombardia avrebbe potuto essere accelerato attraverso un ospedale locale, dove un paziente Covid-19 non era stato diagnosticato correttamente e isolato. Nel parlare ai media, il primo ministro italiano ha fatto riferimento a questo incidente come prova di inadeguatezza gestionale presso l'ospedale specifico. Tuttavia, un mese dopo è diventato più chiaro che l'episodio avrebbe potuto essere emblematico di un problema molto più profondo: che gli ospedali tradizionalmente organizzati per fornire cure incentrate sui pazienti sono mal equipaggiati per fornire il tipo di assistenza focalizzata sulla comunità necessaria durante una pandemia.

La raccolta e la diffusione di dati è importante.

L'Italia sembra aver sofferto di due problemi relativi ai dati. All'inizio della pandemia, il problema era la scarsità di dati . Più specificamente, è stato suggerito che la diffusione diffusa e inosservata del virus nei primi mesi del 2020 potrebbe essere stata facilitata dalla mancanza di capacità epidemiologiche e dall'incapacità di registrare sistematicamente picchi di infezione anomala in alcuni ospedali.

Più recentemente, il problema sembra essere di precisione dei dati . In particolare, nonostante il notevole sforzo che il governo italiano ha dimostrato nell'aggiornamento periodico delle statistiche relative alla pandemia su un sito Web accessibile al pubblico, alcuni commentatori hanno avanzato l'ipotesi che la notevole discrepanza nei tassi di mortalità tra l'Italia e altri paesi e all'interno dell'italiano le regioni possono (almeno in parte) essere guidate da diversi approcci di prova. Queste discrepanze complicano la gestione della pandemia in modi significativi, perché in assenza di dati realmente comparabili (all'interno e tra i paesi) è più difficile allocare risorse e capire cosa sta funzionando dove (ad esempio, cosa inibisce la tracciabilità efficace della popolazione).

In uno scenario ideale, i dati che documentano la diffusione e gli effetti del virus dovrebbero essere il più possibile standardizzati tra le regioni e i paesi e seguire la progressione del virus e il suo contenimento a livello sia macro (statale) che micro (ospedaliero). La necessità di dati a livello micro non può essere sottovalutata. Mentre la discussione sulla qualità dell'assistenza sanitaria viene spesso svolta in termini di macroentità (paesi o stati), è noto che le strutture sanitarie variano notevolmente in termini di qualità e quantità dei servizi offerti e delle loro capacità manageriali, anche all'interno degli stessi stati e regioni. Invece di nascondere queste differenze di fondo, dovremmo esserne pienamente consapevoli e pianificare di conseguenza l'allocazione delle nostre risorse limitate. Solo disponendo di buoni dati al giusto livello di analisi, i politici e gli operatori sanitari possono trarre le giuste conclusioni su quali approcci stanno funzionando e quali no.

Un approccio decisionale diverso

C'è ancora un'enorme incertezza su cosa debba essere fatto esattamente per fermare il virus. Diversi aspetti chiave del virus sono ancora sconosciuti e oggetto di accesi dibattiti e probabilmente rimarranno tali per un considerevole periodo di tempo. Inoltre, si verificano ritardi significativi tra il tempo di azione (o, in molti casi, l'inazione) e gli esiti (sia infezioni che mortalità). Dobbiamo accettare che una comprensione inequivocabile di quali soluzioni funzioneranno probabilmente richiederà diversi mesi, se non anni.

Tuttavia, due aspetti di questa crisi sembrano essere chiari dall'esperienza italiana. Innanzitutto, non c'è tempo da perdere, vista la progressione esponenziale del virus. È il capo della Protezione Civile italiana (l'equivalente italiano della FEMA statunitense) ad ammetterlo , “Il virus è più veloce la nostra burocrazia.” In secondo luogo, un approccio efficace nei confronti di Covid-19 richiederà una mobilitazione simile alla guerra - sia in termini di entità delle risorse umane che economiche che dovranno essere impiegate, nonché l'estremo coordinamento che sarà richiesto in diverse parti del sistema di assistenza (strutture di prova, ospedali, medici di base, ecc.), tra entità diverse sia nel settore pubblico che privato, e la società in generale.

Insieme, la necessità di un'azione immediata e di una massiccia mobilitazione implicano che una risposta efficace a questa crisi richiederà un approccio decisionale che è tutt'altro che normale. Se i politici vogliono vincere la guerra contro Covid-19, è essenziale adottarne uno che sia sistemico, dia la priorità all'apprendimento ed è in grado di ridimensionare rapidamente gli esperimenti di successo e identificare e chiudere quelli inefficaci. Sì, questo è un ordine elevato, soprattutto nel mezzo di una crisi così enorme. Ma data la posta in gioco, deve essere fatto.

Gary P. Pisano è Harry E. Figgie Jr. Professore di Economia aziendale e decano associato senior dello sviluppo della facoltà presso la Harvard Business School. È autore di Creative Construction: The DNA of Sustained Innovation .

Raffaella Sadun è professore di economia aziendale presso la Harvard Business School. La sua ricerca si concentra sull'economia della produttività, della gestione e del cambiamento organizzativo nel settore privato e pubblico. È docente di ricerca presso il National Bureau of Economic Research e ricercatrice associata all'Ariadne Labs Program presso la Harvard TH Chan School of Public Health.

Michele Zanini è l'amministratore delegato del Management Lab. È coautore di Humanocracy: Creazione di organizzazioni straordinarie come le persone al loro interno (Harvard Business Review Press, di prossima pubblicazione).

Notizia del: 14/04/2020

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-harvard_business_review_leccellenza_lombarda_diventa_un_esempio_di_inefficienza_studiato_a_livello_internazionale/82_34247/



che in regione Lombardia abbiano gestito a cavolo di cane penso che ormai sia assodato..


Da Lombardo e Milanese, devo ammettere che alla luce di quanto emerso fino ad oggi, la gestione della mia regione che all'inizio pensavo fosse stata ottimale, cosi non é stata ed è un dispiacere immenso constatarlo.



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 14:37 
La maggior parte di questo genere di teoria nasce assieme a quelle più accreditate poi per motivi politici\industriali\etici\sociologici si segue una via invece di un 'altra studiando in una direzione e finché non si sbatte con la testa la muro si va avanti per quella direzione perchè ormai le infrastrutture sociali ed economiche sono radicate e permeate da quei principi.

e' lo stesso discorso che vale pr la teoria evoluzionistica di Darwin che per i sapiens non funziona. Sono 150 anni che si studia ma ancora non se ne viene a capo e si preferisce dire: NON LO SAPREMO MAI invece di abbandonare e provare a percorrere l'altra via che parallelamente al darwinismo (su proposta dal CO AUTORE del libro di Darwin eh non da pippo baudo) si poteva sviluppare. Quanto meno per vedere dove porta, se poi è un vicolo cieo amen, se ne aprirà una terza.

Robiwankenobi ha scritto:
Da Lombardo e Milanese, devo ammettere che alla luce di quanto emerso fino ad oggi, la gestione della mia regione che all'inizio pensavo fosse stata ottimale, cosi non é stata ed è un dispiacere immenso constatarlo.


guarda non voglio fare polemica, lo dico davvero senza alcuna volontà di critica personale, ma se avessi letto gli articoli che ho\abbiamo postato in molti in queste settimane sulla gestione della sanità lombarda, soprattutto agli albori della pandemia, ormai 20\25 pagine fa, senza sugli occhi la benda del campanilismo, ti saresti reso conto che le critiche erano nei fatti e non ideologiche.

Cerca di farlo capire anche ai tuoi concittadini di diffidare dalle pajet e pretendere più fatti e meno pugnet...



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 15/04/2020, 14:50 
Che Zaia, e ci aggiungo pure il "mio" Fedriga (uno dei primi a chiudere le scuole, nonostante i casi fossero ancora a zero) abbiano gestito meglio l'emergenza, senza troppe fanfare e polemiche, mi sembra che sia fuori da ogni dubbio...



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