13/05/2020, 20:31
17/05/2020, 11:30
Il Sindaco che stampa banconote per aiutare i suoi cittadini: “io non aspetto l’Europa”
https://www.jedanews.com/il-sindaco-che ... blWW3Wv6Wg
17/05/2020, 14:25
25/05/2020, 13:18
I paesi BRICS dicono "no" al dollaro
L'uso sfrenato della macchina da stampa in dollari statunitensi porterà a un'imminente svalutazione della valuta americana, avverte l'analista Maxim Rúbchenko. Per ridurre il rischio, sempre più paesi stanno cercando di sostituire il dollaro nel commercio estero con altre valute e i paesi del gruppo BRICS sono in prima linea in questo processo
Secondo il Servizio doganale federale, la quota del dollaro nelle transazioni della Russia con India e Cina è diminuita dal 73% al 49% in un trimestre dell'anno scorso, mentre le valute nazionali sono aumentate dal 19% nel 2018 al 28% in 2019. Il rublo rappresenta il 14% degli scambi della Russia con i paesi BRICS - Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica - sei punti percentuali in più rispetto al 2018.
Gli analisti affermano che la partecipazione delle valute nazionali, basate sulle vaste riserve auree delle banche centrali, crescerà rapidamente nel commercio internazionale. Non è un caso che l'anno scorso i maggiori acquirenti del metallo prezioso siano stati la Russia , la Cina e l'India.
Secondo il World Gold Council (WGC), Mosca ha acquistato 186,1 tonnellate di oro dal 2019. Pechino ha aumentato le riserve d'oro di 105,9 tonnellate durante lo stesso periodo, Delhi —in 41,4— . In totale, secondo il WGC , lo scorso anno le banche centrali del mondo hanno ottenuto 651 tonnellate di metallo prezioso. È un record negli ultimi 49 anni.
Questa settimana, l'oro è stato scambiato al prezzo più alto dal 2012: oltre $ 1.750 l'oncia. Gli analisti ritengono che questo non sia il suo limite, poiché il metallo prezioso è lo strumento di investimento più affidabile in tempi di crisi.
Gli esperti sottolineano che l'aumento delle riserve auree indica che i paesi continueranno a ridurre i loro investimenti in buoni del tesoro statunitensi, nonché l'uso del dollaro nel commercio internazionale.
Secondo Rúbchenko, la fiducia degli investitori nel tradizionale patrimonio protettivo - titoli del Tesoro USA - sta diminuendo rapidamente. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, a marzo, i luogotenenti stranieri hanno venduto obbligazioni per quasi $ 300 miliardi.
Pertanto, l'Arabia Saudita si è sbarazzata delle obbligazioni statunitensi, valutate a $ 25,3 miliardi, il Brasile a $ 21,5 miliardi, l'India a $ 21 miliardi, la Tailandia a $ 9,5 miliardi.
La Banca di Russia, che nel 2018 aveva venduto quasi tutte le sue partecipazioni in titoli del Tesoro USA, ha tagliato il resto tre volte da $ 12,58 miliardi a $ 3,85 miliardi, costituendo meno dell'1% delle riserve internazionali del paese.
Secondo la banca di investimento JP Morgan ?has?, il motore della crescita economica si sta spostando in Asia. Nei prossimi decenni, il dominio degli Stati Uniti e del dollaro nell'economia mondiale sarà sostituito da un sistema dominato dall'Asia.
Questo significa che il dollaro diventerà più economico rispetto ad altre valute e oro. Le statistiche mostrano che Russia, Cina e India sono completamente preparate per questo nuovo scenario, conclude Maxim Rúbchenko.
Notizia del: 24/05/2020
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-i_paesi_brics_dicono_no_al_dollaro/82_35176/
29/05/2020, 16:54
30/05/2020, 13:12
Raffica di sanzioni, Trump punisce Pechino e chiude con l’Oms, mentre l’Europa tedesca si smarca
DI FEDERICO PUNZI
atlanticoquotidiano.it
Innanzitutto, bisogna premettere che qui non si tratta solo dell’autonomia e delle libertà di Hong Kong. Si tratta di Taiwan, del Mar Cinese meridionale, degli altri Paesi del Sud-Est asiatico, delle ambizioni di leadership globale della Cina comunista. Sono tutte tessere dello stesso domino. Hong Kong è la prima, ma è anche un test. Pechino ha scelto questo momento per porre fine all’autonomia della ex colonia britannica non solo perché gli ultimi mesi hanno dimostrato che sta perdendo la sua presa su di essa e l’autorità della governatrice Lam è ormai compromessa, non appare in grado di ristabilire l’ordine e un nuovo rovescio alle elezioni legislative di settembre è più che probabile. È anche perché i suoi avversari appaiono in difficoltà, indeboliti economicamente e politicamente, i governi e le opinioni pubbliche distratti dalla pandemia e concentrati sulla risposta alla crisi economica e sociale. Da come risponderanno su Hong Kong, però, dipenderanno le prossime mosse della leadership cinese.
Le dichiarazioni su Taiwan del generale Li Zuocheng, membro della Commissione militare centrale, sono eloquenti in tal senso:
“Se la possibilità di una riunificazione pacifica sarà persa, le forze armate, con tutta la nazione compresa la popolazione di Taiwan, prenderanno tutte le misure necessarie per distruggere in modo risoluto ogni complotto o azione separatista. Non promettiamo di abbandonare l’uso della forza e ci riserviamo l’opzione di intraprendere tutti i passi necessari per stabilizzare e controllare la situazione nello Stretto di Taiwan”.
Il prossimo obiettivo è già nel mirino… Se non si coglie appieno il rischio di un vero e proprio effetto domino, in grado nell’arco di un periodo di tempo relativamente breve di aumentare in modo esponenziale la potenza della Repubblica Popolare Cinese, non si può comprendere nemmeno il motivo, e il timing, di una risposta degli Stati Uniti di tale portata. Washington infatti ha giocato d’anticipo, senza aspettare che la legge sulla sicurezza nazionale, dopo il primo via libera del Congresso Nazionale del Popolo, fosse implementata e introdotta nell’ordinamento di Hong Kong, processo che presumibilmente durerà qualche settimana. Quasi uno strike preventivo quello messo a segno dall’amministrazione Trump in questi giorni.
“Ripetutamente la Cina ha infranto le promesse fatte a noi e ad altre nazioni. Vogliamo una relazione costruttiva con la Cina, ma l’interesse nazionale dell’America viene prima”, ha esordito il presidente Trump ieri sera parlando alla stampa per una decina di minuti dal Rose Garden della Casa Bianca. È tornato ad attaccare duramente Pechino per il cover-up sull’origine del virus, per non aver impedito la diffusione del contagio nel mondo, provocando molti morti e ingenti danni economici, ma anche per le sue politiche commerciali scorrette.
Riguardo Hong Kong, “la Cina ha sostituito la formula promessa, un Paese, due sistemi, con un Paese, un sistema“, una “palese violazione” dei suoi obblighi previsti dalla dichiarazione sino-britannica del 1984. E ha quindi annunciato una serie di misure:
ha ordinato di iniziare il processo per la revoca del trattamento speciale riconosciuto a Hong Kong rispetto al resto della Cina e l’aggiornamento degli avvisi di viaggio tenendo conto “dell’aumentato pericolo di sorveglianza e punizioni da parte degli apparati di sicurezza del regime cinese”. Mercoledì scorso, il segretario di Stato Pompeo aveva già certificato al Congresso che Hong Kong non gode più di “un alto grado di autonomia” dalla Cina, requisito indispensabile perché lo status privilegiato previsto dall’Hong Kong Policy Act del 1992 venga mantenuto;
ha ordinato di compiere i passi necessari per sanzionare i funzionari di Pechino e di Hong Kong “direttamente o indirettamente coinvolti nell’erosione dell’autonomia di Hong Kong”;
ha annunciato la fine delle relazioni con l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Poiché non sono riusciti a realizzare le riforme richieste e fortemente necessarie, oggi porremo fine alle nostre relazioni con l’Oms e reindirizzeremo tali fondi ad altre urgenti esigenze di salute pubblica globale. (…) I funzionari cinesi hanno ignorato i loro obblighi di comunicazione all’Oms e l’hanno spinta a indurre in errore il mondo quando il virus è stato scoperto”, ha spiegato il presidente.
Altre misure annunciate ieri sera da Trump sono più strettamente legate alla sicurezza nazionale e hanno lo scopo di contrastare lo spionaggio e il furto di proprietà intellettuale e di tecnologia da parte cinese ai danni delle istituzioni accademiche e di ricerca americane: “Per anni, il governo cinese ha condotto spionaggio illecito per rubare i nostri segreti industriali”.
previsto il blocco dei visti agli studenti cinesi che “rappresentano un rischio per la sicurezza”, perché legati a entità in Cina che implementano o sostengono la strategia Military-Civil Fusion.
ordinata una revisione del gruppo di lavoro presidenziale sui mercati finanziari sulle “pratiche divergenti” delle compagnie cinesi quotate a Wall Street: “Gli investitori americani non devono essere sottoposti ai rischi nascosti e indebiti associati al finanziamento di società cinesi che non rispettano le stesse regole”, ha spiegato il presidente.
E nella serata di ieri la Casa Bianca ha reso nota anche una telefonata tra il presidente Trump e il primo ministro britannico Boris Johnson, nella quale i due hanno concordato di cooperare nel rispondere a qualsiasi azione di Pechino contro l’autonomia e la volontà del popolo di Hong Kong e hanno discusso una serie di dossier, dalla risposta globale al coronavirus all’accordo di libero scambio Usa-Uk, convenendo sull’importanza che il prossimo meeting dei leader del G7 avvenga “di persona”.
E l’Europa, come ha risposto alle mosse di Pechino?
L’Unione europea ha deciso deliberatamente di non associarsi alla dichiarazione congiunta Usa-Uk-Canada-Australia su Hong Kong, impedendo così che l’Occidente si esprimesse in modo compatto sul tentativo di Pechino di cancellare l’autonomia e le libertà della ex colonia britannica. Una fonte ha riferito al corrispondente del Wall Street Journal a Bruxelles che l’Ue era stata informata in anticipo della dichiarazione, messa al corrente del messaggio, e che il testo era aperto alla sua firma.
Ma i ministri degli esteri dei 27 dovevano ancora riunirsi e, come ha spiegato ieri l’Alto rappresentante Josep Borrell, rispondendo ad una domanda sul perché l’Ue non abbia aderito, “noi abbiamo una nostra dichiarazione. Non abbiamo bisogno di unirci alle dichiarazioni altrui”.
La differenza tra le due prese di posizione è netta: Usa, Regno Unito, Australia e Canada hanno espresso “profonda preoccupazione”, definendo la decisione di Pechino di imporre una legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong “in diretto contrasto con gli obblighi internazionali” assunti dalla Repubblica Popolare Cinese con la dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984, “legalmente vincolante e registrata all’Onu”. Quindi, il richiamo a Pechino a “lavorare insieme al governo e al popolo di Hong Kong” per giungere ad un “compromesso accettabile a entrambe le parti che rispetti gli obblighi internazionali della Cina”.
Dai 27 Paesi Ue è uscita come al solito una dichiarazione fiacca: innanzitutto, molto più stringata, senza riferimenti alla stabilità, alla prosperità e alle libertà di Hong Kong minacciate dalle intenzioni di Pechino. Anche l’Ue si dice “seriamente preoccupata” per le misure adottate dalla Cina il 28 maggio, che “non sono conformi” ai suoi impegni internazionali (più morbido rispetto a “in diretto contrasto”) e rischiano di “minare seriamente il principio un Paese, due sistemi e l’alto grado di autonomia di Hong Kong”. “Solleveremo la questione nel nostro dialogo continuo con la Cina”, conclude la nota. Nessun passaggio che possa apparire agli occhi di Pechino come una “ingerenza” nei suoi affari interni, come invece i numerosi riferimenti dell’altra dichiarazione al popolo di Hong Kong come controparte con la quale raggiungere un compromesso.
Definendo la Cina “un partner strategico, un rivale ma anche un alleato per le strategie che l’Ue intende perseguire nei prossimi anni”, Borrell mostra tutta la confusione che regna tra i 27. Ma al dunque, alla domanda esplicita se le azioni della Cina a Hong Kong potrebbero condizionare gli investimenti europei, risponde con un secco “no”, così come sulla possibilità di sanzioni: “Non sono il modo di risolvere i nostri problemi con la Cina”.
Anche se a Bruxelles spiegano che l’approccio europeo con la Cina è cambiato, ora sarebbe percepita come un rivale sistemico in continua crescita, in realtà cambiamenti concreti non se ne vedono. L’Ue è indispettita soprattutto per la mancanza di reciprocità in campo commerciale. Il tentativo degli ultimi mesi è di negoziare più duramente, ma Pechino continua a rimandare e ad aggirare le questioni di fondo e nulla è cambiato. Nel frattempo, sono arrivate la pandemia e le decisioni su Hong Kong, l’approccio della diplomazia cinese è diventato molto più aggressivo, la propaganda più intensa e le pressioni nei confronti di alcuni Paesi europei più spudorate, umilianti. Ma fondamentalmente l’approccio Ue è rimasto lo stesso: “Solleveremo la questione nel nostro dialogo continuo con la Cina”. Senza crearle imbarazzi.
Nessuna sorpresa. D’altra parte, Berlino e Parigi teorizzano da tempo una equidistanza strategica dell’Europa tra Washington e Pechino. Pensare che la dichiarazione Ue su Hong Kong sia stata ammorbidita per effetto delle pressioni del governo filo-cinese italiano è semplicemente ridicolo.
Basti pensare che lo stesso giorno, mercoledì scorso, in cui il segretario di Stato Usa Pompeo dichiarava Hong Kong “non più autonoma dalla Cina”, e nell’imminenza del primo via libera di Pechino alla legge sulla sicurezza nazionale, in un discorso sul prossimo semestre di presidenza tedesca dell’Ue la cancelliera Merkel affermava che l’Europa ha un “grande interesse strategico” nel mantenere la cooperazione con la Cina, nonostante una crescente lista di rimostranze.
Le relazioni Ue-Cina, annunciava la cancelliera, saranno la top priority del semestre di presidenza di Berlino, che punterà a mantenere con Pechino un dialogo “cruciale e costruttivo”: “Noi europei dovremo riconoscere la determinazione con cui la Cina rivendicherà una posizione di leader nelle strutture esistenti dell’architettura internazionale”. Ecco, è esattamente ciò a cui – giustamente – si oppone Washington, temendo che Pechino finisca per riuscire a rimodellare l’ordine internazionale secondo il proprio sistema di potere e i propri interessi.
La cancelliera Merkel ha ribadito anche il suo obiettivo di completare un accordo sugli investimenti con la Cina, nonché di trovare un terreno comune nella lotta ai cambiamenti climatici e alle sfide sanitarie globali. Sembra che l’Ue a guida tedesca sia già completamente inserita nell’ottica di quella “comunità umana dal futuro condiviso” che rappresenta la parola d’ordine delle ambizioni egemoniche del PCC.
Berlino non ha alcuna intenzione di cancellare il prossimo vertice Ue-Cina in programma a settembre a Lipsia, nonostante tutto quello che è accaduto in questi mesi, dal cover-up di Pechino sul virus alle tensioni su Hong Kong. Una dichiarazione non si nega, ma la sostanza non può certo cambiare per questi fastidiosi dettagli – una pandemia e l’aggressione all’autonomia dell’ex colonia britannica…
Sembra molto difficile però che l’Ue possa riuscire a strappare un accordo sugli investimenti simmetrico, il rischio è che Pechino coglierà la palla al balzo della crisi per acquistare a saldo asset strategici europei – per lo meno dei Paesi Ue più colpiti dalla pandemia (col permesso di Berlino, s’intende).
La storia si è rimessa in moto e occorre guardare agli ultimi sviluppi con realismo. L’Atlantico si sta allargando, l’Occidente è diviso di fronte al grande rivale del XXI secolo. La pandemia e la crisi di Hong Kong potrebbero rappresentare un momento spartiacque: da una parte, l’Anglosfera, i quattro Paesi che hanno espresso la posizione più ferma su Hong Kong – Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Canada. Dall’altra, la Vecchia Europa sempre più appendice dell’Eurasia. La Russia, in mezzo, destinata a rientrare anch’essa – più nolente che volente – nell’orbita cinese, perché senza la Germania è difficile che Washington da sola riesca a indurre Mosca a rivolgere il suo sguardo a occidente.
Federico Punzi
Thatcherite. Anti-anti-Trump. Anti-anti-Brexit. Direttore editoriale di Atlantico. Giornalista per Radio Radicale, dove cura le trasmissioni dei lavori parlamentari e le rubriche Speciale Commissioni e Agenda settimanale. Ha pubblicato “Brexit. La Sfida” (Giubilei Regnani, 2017)
30.05.2020
Fonte: https://comedonchisciotte.org/il-transumanesimo-luomo-macchina-prossimo-orizzonte-del-regime-globalista/
08/06/2020, 19:42
09/06/2020, 13:09
Media cinese replica a Pompeo: In 32 anni gli USA hanno fatto guerre in 4 continenti: "Chi somiglia alla Germania nazista?"
I commenti del caporedattore del Global Times sono arrivati dopo le critiche del Segretario di Stato americano ai piani della Cina, paragonando Pechino alla Germania nazista.
Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, ha paragonato, sabato scorso, durante un'intervista con il portale The Daily Caller le azioni della Cina con quelle della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale commentando i piani del governo del paese asiatico riguardo le leggi sulla sicurezza nazionale a Hong Kong.
Secondo Pompeo, la Cina sta attualmente " rafforzando il suo controllo su Hong Kong, in quanto cerca di diventare la più grande e unica potenza del mondo, che è in qualche modo paragonabile alle azioni della Germania durante la seconda guerra mondiale".
"Le promesse, che il Partito Comunista Cinese ha fatto nel suo trattato con il Regno Unito [sul trasferimento della sovranità da Hong Kong alla Cina] e che ha rotto quando ha preso la decisione di negare al popolo di Hong Kong le libertà che erano state promesse, sono simili ad alcune delle promesse che non erano state rispettate al tempo in cui la Germania avanzò contro il resto dell'Europa", ha dichiarato Pompeo.
Pompeo più tardi ha sostenuto in una dichiarazione che "Pechino nei giorni scorsi ha mostrato il suo costante disprezzo per la verità e la sua disprezzo per la legge ."
"Gli sforzi di propaganda del Partito Comunista Cinese - che cerca di confrontare le azioni statunitensi sulla scia della morte di George Floyd con la continua negazione dei diritti umani e della libertà fondamentali da parte del Partito Comunista - dovrebbero essere visti come sono, una frode ", ha aggiunto sprezzante il segretario di stato.
In risposta alle dichiarazioni di Pompeo, il caporedattore del quotidiano cinese Global Times, Hu Xijin, ha ricordato che il gigante asiatico "non ha intrapreso alcuna guerra in 32 anni, mentre gli Stati Uniti hanno costantemente combattuto in quattro continenti", inoltre si sono ritirati da "varie agenzie delle Nazioni Unite che aiutano a raggiungere la pace nel mondo" ed hanno avviato una "guerra commerciale senza precedenti". " Chi assomiglia di più alla Germania nazista?", è la domanda che ha posto Xijin.
Notizia del: 08/06/2020
fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-media_cinese_replica_a_pompeo_in_32_anni_gli_usa_hanno_fatto_guerre_in_4_continenti_chi_somiglia_alla_germania_nazista/82_35464/
09/06/2020, 15:01
MaxpoweR ha scritto:Cominciano le prime schermaglie, gli stracci iniziano a volare qui e là
Media cinese replica a Pompeo: In 32 anni gli USA hanno fatto guerre in 4 continenti: "Chi somiglia alla Germania nazista?"
I commenti del caporedattore del Global Times sono arrivati dopo le critiche del Segretario di Stato americano ai piani della Cina, paragonando Pechino alla Germania nazista.
Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, ha paragonato, sabato scorso, durante un'intervista con il portale The Daily Caller le azioni della Cina con quelle della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale commentando i piani del governo del paese asiatico riguardo le leggi sulla sicurezza nazionale a Hong Kong.
Secondo Pompeo, la Cina sta attualmente " rafforzando il suo controllo su Hong Kong, in quanto cerca di diventare la più grande e unica potenza del mondo, che è in qualche modo paragonabile alle azioni della Germania durante la seconda guerra mondiale".
"Le promesse, che il Partito Comunista Cinese ha fatto nel suo trattato con il Regno Unito [sul trasferimento della sovranità da Hong Kong alla Cina] e che ha rotto quando ha preso la decisione di negare al popolo di Hong Kong le libertà che erano state promesse, sono simili ad alcune delle promesse che non erano state rispettate al tempo in cui la Germania avanzò contro il resto dell'Europa", ha dichiarato Pompeo.
Pompeo più tardi ha sostenuto in una dichiarazione che "Pechino nei giorni scorsi ha mostrato il suo costante disprezzo per la verità e la sua disprezzo per la legge ."
"Gli sforzi di propaganda del Partito Comunista Cinese - che cerca di confrontare le azioni statunitensi sulla scia della morte di George Floyd con la continua negazione dei diritti umani e della libertà fondamentali da parte del Partito Comunista - dovrebbero essere visti come sono, una frode ", ha aggiunto sprezzante il segretario di stato.
In risposta alle dichiarazioni di Pompeo, il caporedattore del quotidiano cinese Global Times, Hu Xijin, ha ricordato che il gigante asiatico "non ha intrapreso alcuna guerra in 32 anni, mentre gli Stati Uniti hanno costantemente combattuto in quattro continenti", inoltre si sono ritirati da "varie agenzie delle Nazioni Unite che aiutano a raggiungere la pace nel mondo" ed hanno avviato una "guerra commerciale senza precedenti". " Chi assomiglia di più alla Germania nazista?", è la domanda che ha posto Xijin.
Notizia del: 08/06/2020
fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-media_cinese_replica_a_pompeo_in_32_anni_gli_usa_hanno_fatto_guerre_in_4_continenti_chi_somiglia_alla_germania_nazista/82_35464/
09/06/2020, 16:00
12/06/2020, 13:51
Bloomberg annuncia: "Il crollo del dollaro sta arrivando"
L'era del "privilegio esorbitante" del dollaro USA sta finendo. Citando una storica frase del ministro delle finanze francese Valery Giscard d'Estaing negli anni '60, Stephen Roach sostiene su Bloomberg come dopo 60 anni quel momento sia ormai prossimo.
“A causa dell'impatto della pandemia di Covid-19, gli standard di vita negli Stati Uniti si ridurranno ad un livello mai toccato prima. Allo stesso tempo, il mondo conserva seri dubbi sulla presunzione un tempo ampiamente accettata dell'eccezionalismo americano. Le valute stabiliscono l'equilibrio tra queste due forze: fondamenti economici interni e percezioni straniere della forza o debolezza di una nazione. Il saldo si sta spostando e potrebbe verificarsi un crollo del dollaro.”, scrive chiaramente Roach.
Con il risparmio nazionale netto sceso all'1,4% del reddito nazionale – il livello più basso dal 2011 e un quinto della media del 7% dal 1960 al 2005 - gli Stati Uniti, prosegue la sua analisi Bloomberg, hanno approfittato del ruolo del dollaro come valuta di riserva primaria del mondo e attinto fortemente dai risparmi in eccesso dall'estero per quadrare il cerchio. “Ma non senza un prezzo. Al fine di attrarre capitali esteri, gli Stati Uniti hanno registrato un deficit nel conto corrente ogni anno dal 1982.”
Con il Covid-19, e la crisi economica che ha scatenato, la tensione tra il risparmio e le partite correnti sono arrivate al punto di rottura per l’esplosione del deficit di bilancio del governo – secondo l'Ufficio del Congresso bilaterale, il deficit del bilancio federale dovrebbe salire a un record in tempo di pace del 17,9% del prodotto interno lordo nel 2020 prima di retrocedere al 20,8% nel 2021.
Secondo Roach mentre dopo la crisi del 2008 il risparmio interno ha subito una flessione ma con una media dell’1,8% del reddito nazionale, adesso si potrebbe arrivare a terreni mai visti primi con un crollo da -5% a -10%. “Ed è qui che entrerà in gioco il dollaro. Per il momento, il biglietto verde è forte, beneficiando della tipica domanda di rifugio sicuro da tempo evidente durante i periodi di crisi. Contro un'ampia sezione di partner commerciali statunitensi, il dollaro è salito di quasi il 7% nel periodo gennaio-aprile in termini ponderati per l'inflazione, ponderati per il commercio, ad un livello che supera del 33% il minimo di luglio 2011, Bank for International Spettacolo di dati sugli insediamenti. (I dati preliminari suggeriscono uno slittamento frazionario all'inizio di giugno.) Ma il prossimo crollo dei risparmi indica un forte ampliamento del disavanzo delle partite correnti, portandolo probabilmente ben oltre il record precedente del -6,3% del PIL che ha raggiunto alla fine del 2005. Valuta di riserva o no, il dollaro non verrà risparmiato in queste circostanze.”
Il dollaro, conclude Roach, potrebbe facilmente arrivare ai suoi minimi di luglio 2011, indebolendosi fino al 35%. Con il Covid-19 e le turbolenze razziali, Bloomberg si aspetta quindi la caduta del dollaro.
Notizia del: 11/06/2020
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-bloomberg_annuncia_il_crollo_del_dollaro_sta_arrivando/82_35543/
21/06/2020, 13:06
Dollaro sempre più debole. Goldman Sachs: salirà il prezzo dell'oro e batterà un record mai registrato negli ultimi 50 anni
Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le sue previsioni sulla crescita del prezzo dell'oro ponendo all'orizzonte una possibile svalutazione del dollaro e l'incertezza economica causata dalla pandemia. Il valore dell'oncia potrebbe stabilire un record mai registrato in mezzo secolo.
Pertanto, una delle maggiori banche di investimento del mondo, Goldman Sachs, ha aumentato le sue previsioni sui prezzi dell'oro per i prossimi tre, sei e 12 mesi a $ 1.800, $ 1.900 e $ 2.000 per oncia , che erano stati precedentemente stimati a $ 1.600, $ 1.650 e $ 1.800, rispettivamente. Gli analisti bancari sottolineano che i timori di una possibile svalutazione della valuta statunitense continueranno ad essere il motore chiave dei prezzi dell'oro nel periodo post-crisi.
Una volta soddisfatta questa previsione, il prezzo dell'oro potrebbe battere un record non registrato in oltre mezzo secolo.
Un dollaro più debole aumenterà il potere d'acquisto dei principali consumatori di oro nei mercati emergenti, mentre gli Stati continueranno a sollevare gradualmente le restrizioni imposte dall'espansione del coronavirus, hanno sottolineato gli analisti di GS. Tuttavia, ora non è chiaro a quali livelli raggiungerà l'inflazione mentre l'economia globale cerca di riprendersi dal colpo Covid-19 e viene data una risposta politica senza precedenti.
"Affinché i prezzi dell'oro superino sostanzialmente i $ 2000, l'inflazione dovrebbe superare l'obiettivo del 2% della Federal Reserve", hanno affermato gli analisti di Goldman Sachs in una nota citata dall'agenzia Reuters.
Durante i primi sei mesi del 2020, i prezzi spot per questo metallo prezioso - concordati per transazioni immediate - sono aumentati di quasi il 14% , spinti da misure senza precedenti adottate dalla banca centrale americana per proteggere l'economia del paese contro impatti del coronavirus. Il 19 giugno 2020, questi prezzi erano di circa $ 1.730 l'oncia.
Notizia del: 20/06/2020
fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-dollaro_sempre_pi_debole_goldman_sachs_salir_il_prezzo_delloro_e_batter_un_record_mai_registrato_negli_ultimi_50_anni/82_35709/
27/06/2020, 15:59
29/07/2020, 19:48
29/07/2020, 19:59
vimana131 ha scritto:C'è il 90% di possibilità di un collasso della nostra civilizzazione
Se l'umanità continuerà su questo percorso, la civilizzazione, per come la conosciamo, andrà incontro a un inevitabile collasso entro poche decadi. Questa è, in sintesi, la conclusione a cui sono giunti un gruppo di fisici in una ricerca, pubblicata su Scientific Reports, e basata sugli attuali tassi di deforestazione e sull'uso di altre risorse.
Anche nelle più rosee prospettive, lo studio indica che c'è il 90% di possibilità di una catastrofe. Prima di cercare civilizzazioni nello spazio, forse dovremmo cercare di salvare la nostra.
L'articolo, scritto dagli scienziati dell'Alan Turing Institute e dell'Università di Tarapacá, prevede che la deforestazione possa distruggere l'ultima foresta tra i 100 e 200 anni. Insieme all'aumento della popolazione e al consumo di risorse è una pessima notizia per l'umanità.
"Chiaramente non è realistico che l'umanità risenta degli effetti della deforestazione solo quando cadranno gli ultimi alberi," si legge nell'articolo.
Alla luce di ciò, gli scienziati credono che il collasso arriverà entro 20-40 anni. Le ultime news riportano come il tasso di deforestazione è decresciuto negli ultimi anni, ma c'è ancora una perdita netta di foreste nel mondo e i nuovi alberi non possono proteggere l'ambiente come un'antica foresta.
"I calcoli mostrano che, mantenendo l'attuale tasso di crescita della popolazione e di consumo di risorse, in particolare delle foreste, avremo solo pochi anni prima dell'irreversibile collasso della civilizzazione."
Speriamo che i servizi di monitoraggio dell'ambiente, come NASA GEDI, e la sensibilizzazione sempre maggiore porti a sventare questo terribile destino.
https://tech.everyeye.it/notizie/e-90-p ... 60240.html