Noi Maya, già stufi del 2012
da la stampa
Gli eredi della civiltà americana travolti dalle fantascientifiche profezie millenariste “Riceviamo milioni di richieste d’aiuto, ma non abbiamo previsto la fine del mondo”
PAOLO MANZO CITTA' DEL MESSICO Qualcuno a Città del Messico ne è davvero convinto. Che tutta questa storia della fine del mondo prevista per il 21/12/2012 secondo presunti calcoli dell’antico calendario Maya sia in realtà un tiro mancino giocato dai Maya stessi per vendicarsi di quello che il futuro avrebbe loro riservato. Ovvero lo sterminio da parte dei colonizzatori spagnoli. Ma non serve addentrarsi nelle beghe più o meno storiche e allo stesso tempo più o meno fantascientifiche per capire che la fine del mondo, per lo meno qui in Messico da cui tutto è cominciato, si è trasformata letteralmente nella fine della tranquillità. Apolinario Chile Pixtun, un guatemalteco che si dice discendente dei Maya, non lo nasconde «sono stanco di tutta queste ansia mediatica e non sull’argomento», sbuffa a chi gli fa domande. Per poi aggiungere «la fine del mondo prevista per il 2012 è in realtà un’idea degli occidentali non certo dei Maya».
Insomma l’Apocalisse sembrerebbe essere più una moda o un bisogno segreto dell’umanità di darsi un count down che il frutto di un attento calcolo matematico. Eppure in molti, forse troppi, l’hanno presa davvero sul serio. Ann Martin, della Cornell University, curatrice del sito «Sei curioso? Chiedi ad un astronomo», non finisce di stupirsi della quantità di e-mail che riceve ogni giorno di ragazzi che si dicono spaventati dall’idea di un’estinzione imminente. «Ci ha scritto perfino una mamma di due bambini - racconta - disperata di non poterli vedere crescere». E se non bastasse ad amplificare l’ansia globale ci si mette anche Hollywood. «2012» in uscita il prossimo novembre di Roland Emmerich, un’eminenza del terrore su celluloide (suoi anche «Independence Day» e «The Day After Tomorrow») promette emozioni forti e irreversibili.
Tutto un equivoco allora? Zarathustra si rivolterebbe nella tomba di fronte ad un catastrofismo così spudorato? Forse cadrà solo un meteorite dicono alcuni. Quel che è certo è che il calendario di per sé aveva un ruolo centrale nella cultura Maya che raggiunse il suo apogeo tra il IV e il X secolo d.C. e che fu sempre molto legata all’astronomia. Così come altri rinvenimenti archeologici darebbero risalto al 2012 come anno cruciale per la storia dell’umanità. È il caso per esempio del cosiddetto «Monumento 6», un antico sito in cui è stata ritrovata una tavoletta i cui resti indicano proprio la data del 2012, in cui sarebbe dovuto accadere qualcosa che coinvolgerebbe una misteriosa divinità Maya, Bolon Yokte, associata in genere alla guerra e alla creazione. Guillermo Bernal, archeologo dell’Università Autonoma del Messico si spinge addirittura oltre: «La divinità - spiega - dovrebbe scendere direttamente dal cielo».
A smorzare il fuoco è David Stuart dell’Università del Texas, studioso specializzato in testi maya. «Questa data serviva solo per commemorare la creazione. I Maya non avrebbero mai predetto la fine del mondo». Quel che invece è possibile è che proprio grazie alle approfondite conoscenze astronomiche i Maya abbiano calcolato un fenomeno eccezionale: l’allineamento del sole con il centro della Via Lattea. Capita una volta ogni 25.800 anni e capiterà per l’appunto come già confermato dagli astronomi il 21 dicembre 2012. Catastrofismi a parte quel che è certo è che il 2012 sarà un anno importantissimo. Per il Messico l’anno delle elezioni federali, per la Gran Bretagna quello dei Giochi Olimpici. E il 21 dicembre il giorno del solstizio con la congiunzione di Marte, Giove, Saturno, uno spettacolo astronomico senza precedenti.
E alla fine forse fa bene Paco, studente di archeologia, che in uno dei colorati bar di Città del Messico tra un mojito e l’altro allarga le braccia scoppiando in un’altrettanto larga risata «sia fatta la volontà di Dio! Non ci resta che aspettare». Anche perché non c’è molto altro da fare, se non rendersi conto che dall’inizio della nostra storia gli esseri umani hanno sempre avuto un bisogno viscerale di emozioni forti, tra cui quella della paura della fine, soprattutto nei momenti di crisi. Non resta da sperare dunque, come in tutte le escatologie che si rispettino, che la salvezza sia in attesa dietro l’angolo. Per scaramanzia e all’insegna del carpe diem, però, Paco ordina il quarto monito al barista. Del resto se proprio fine del mondo dovrà essere non sarà un drink in più o in meno a fare la differenza.
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