Dott. Loretta Bolgan
"Nonostante la doppia dose, infermieri con covid e che infettano pazienti e contatti. Come mai?"
Siamo di fronte a qualcosa di particolare. Alla base delle persone vaccinate che diventano sintomatiche e fanno la malattia, infettando coloro coi quali interagiscono, abbiamo due meccanismi:
- o la persona ha una infezione asintomatica da una variante circolante adesso e non sapeva di averla,
- oppure aveva una infezione persistente virale, magari presa anch’ essa in maniera asintomatica nel corso dell’ anno scorso, e la vaccinazione riattiva l’infezione.
La RIATTIVAZIONE VIRALE è un fenomeno abbastanza descritto in letteratura. Possiamo avere la riattivazione di altri virus ed infezioni batteriche latenti. Ho ricevuto segnalazioni di riattivazione per esempio della tubercolosi, oppure del fuoco di sant' Antonio…o di infezioni batteriche importanti, quindi ci sta si riattivi anche il sars cov 2 persistente. Però, nonostante il meccanismo noto, devono uscire gli studi e vedremo cosa ci dirà la letteratura per questi casi specifici.
Quindi, una volta che la persona riattiva il sars cov 2 diventa sintomatica e fa la covid.
In questo caso la persona potrebbe andare incontro al POTENZIAMENTO, avere addirittura una FORMA PIU GRAVE DI COVID.
I VACCINATI, in base alle informazioni che mi arrivano, NON SOLO TRASMETTONO IL VIRUS, MA SONO ANCHE PIU' CONTAGIOSI.
E questa è l’altra caratteristica del potenziamento della malattia: avere una carica virale molto ma molto più alta rispetto a un non vaccinato che si infetta. Il vaccinato nel momento in cui si infetta diventa estremamente contagioso.
I vaccini di per sè non sono contagiosi, perchè non hanno contenuto infettivo, ma se la persona presenta infezione in fase asintomatica ( e quindi non sa di essere asintomatica) -o da una infezione persistente o da una variante presa ora- nella prima settimana c’è il rischio che riattivi il virus e sviluppi la covid, sia la forma sintomatica influenzale sia la forma più grave della malattia, e diventa contagiosa, anche se non lo sa nei primi giorni.
Il proteggersi da un vaccinato dipende dal momento in cui diventa sintomatico, potrebbe esserci un periodo in cui non sviluppa i sintomi in cui già potrebbe essere infettiva. Restiamo ancora in una fase di valutazione, non ci sono analisi per verificare se la persona ha in corso la malattia in forma asintomatica .
Spesso gli asintomatici sono negativi al test , bisognerebbe cercare il virus nelle feci (analisi che non si fa) per capire se c è una persistenza virale, e bisognerebbe fare il sequenziamento per avere informazioni affidabili sulla presenza del virus di fronte alle varianti.
Questi test indicati andrebbero fatti , come tenere il vaccinato in osservazione per vedere se svilupperà o meno l’infezione.
Dati di letteratura ci dicono che i vaccinati SELEZIONANO dentro di sé le VARIANTI, e sono quindi contagiosi con le varianti e le diffondono.
Le varianti sono virus con morbilità, patogenicità e capacità di trasmissione diversa rispetto a quello che viene selezionato nell’organismo della persona non vaccinata.
L’andamento naturale della malattia porta alla selezione di varianti nel tempo, che causano sempre meno la malattia, tendono all’asintomatico.
In questo caso qui invece i vaccinati fan l’esatto contrario: tendono a selezionare varianti che potrebbero essere anche più pericolose.
Ci sono dati importati da altri virus sempre a RNA, in cui si è visto che la vaccinazione ha portato a curve epidemiche addirittura più imponenti rispetto a quelle che si avevano con la malattia naturale, senza vaccinazione estese di massa.
E’ uno scenario che non possiamo in questo momento prevedere: speriamo quindi non ci sia un aumento di casi con le vaccinazioni, ma l’aumento delle varianti è sotto gli occhi di tutti.