Chi è Ivan Ilyn, il filosofo (fascista) più citato da PutinTeorizza il ruolo della Russia come centro di un vastissimo impero dove avverrà «il ritorno di Dio». Per molti è l’ideologo del «fascismo russo»È certamente il filosofo più citato dal presidente russo e da tutti i collaboratori a lui più vicini anche se Ivan Ilyin è stato un appassionato sostenitore del fascismo. E non solo negli anni Venti quando sviluppò le sue principali teorie, ma anche dopo la guerra, fino alla morte avvenuta nel 1954. Il fatto è che Ilyin, seguace di Kant e di Hegel, sviluppò poi teorie tutte sue riprese e spesso citate da Vladimir Putin.
In particolare quello che piace del filosofo è l’idea del ruolo secolare della Russia, della sua lotta contro i nemici che vogliono sempre impedirle di conseguire la sua missione. Che alla fine è quella di costituire una specie di impero su un vastissimo territorio per permettere «il ritorno di Dio». Teorie complesse e da molti criticate che sono state poi negli anni semplificate da chi voleva solo cogliere gli aspetti che più gli servivano delle speculazioni di Ilyin. Lo storico Timothy Snyder dell’Università di Yale che lo ha studiato a fondo parla di un “fascismo russo”. E sottolinea alcuni concetti espressi dal filosofo che, evidentemente, oggi possono essere apprezzati molto dal signore del Cremlino: «Credeva che uomini audaci possono cambiare una realtà debole e imperfetta con azioni audaci».
Scrive ancora il professor Snyder: «Ilyin completò la sua teoria del fascismo concludendo che la Russia era l’unica nazione non corrotta e indebolita al mondo. Da una piccola regione attorno a Mosca, la Russia si era sviluppata in un impero ideale. Ilyin era convinto che si fosse espansa senza attaccare nessuno pur essendo costantemente sotto attacco da tutte le parti. La Russia era la vittima perché gli altri Paesi non coglievano le virtù che stava difendendo acquisendo maggiori territori».
Per Ilyin, la Russia doveva essere governata da un capo indiscusso e indiscutibile. Le elezioni dovevano avere l’unico scopo di confermare «la subordinazione del popolo». Snyder afferma che la concezione del filosofo del «ritorno della Russia a Dio richiedeva l’abbandono non solo dell’individualità e della pluralità ma anche dell’umanità». Insomma, per raggiungere uno scopo superiore si può passare sopra a qualsiasi cosa. Idee nelle quali certamente credevano Mussolini e Hitler. E che oggi alcuni al vertice della Russia sembrano condividere, visto quello che sta accadendo con l’Operazione militare speciale in Ucraina.
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