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MessaggioInviato: 05/12/2009, 17:31 
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barionu ha scritto:


Su Ipazia e le persecuzioni

http://it.wikipedia.org/wiki/Persecuzione



Un libro da non perdere con un saggio di Jean Rouge su Ipazia

http://openlibrary.org/b/OL1156094M/int ... dei_pagani


zio ot [8]


caro fgb, non perderti il saggio di Jean Rouge !

Consiglio anche il libro di Petta e Colavito,

scritto in forma di romanzo

http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/ ... _d_c__.htm


un altro spezzone dal film :





e ...Ipazia ...... a Cannes ....la Weisz è da svenire ...






Nessuno venga a raccontare che il film è passato inosservato, morale : ci dobbiamo sorbire aborti come 2012 e cicci . [8)]


zio ot


p.s con una Prof di Filosofia così gli alunni sicuro erano incatenati ai banchi ...





Ultima modifica di barionu il 05/12/2009, 17:54, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 06/12/2009, 01:30 
Articolo di Società cultura e religione, pubblicato venerdì 9 ottobre 2009 in Spagna.



http://italiadallestero.info/archives/8409


Più di mille persone hanno firmato un documento in appoggio al film

Oggi sarà proiettato in tutta la Spagna. Il 26 novembre sbarcherá nei cinema israeliani. In gennaio sarà proiettato in Francia. Probabilmente il 18 dicembre, sarà la volta degli Stati Uniti. I diritti di proiezione del film sono giá stati comprati da Grecia, Taiwan e Tailandia.

Ciononostante Agorà, il nuovo film diretto da Alejandro Amenábar e interpretato dall’attrice britannica Rachel Weisz, non ha ancora trovato una distribuzione in Italia. Perchè?

Secondo il tamtam che da vari giorni si propaga in internet, esiste una cospirazione organizzata dal Vaticano affinchè Agorà non venga distribuito nei cinema del paese transalpino.

Sembra che la Santa Sede non abbia gradito affatto il ritratto che il regista fa di Hipatia, la matematica, astronoma e filosofa alessandrina assassinata nel marzo del 415 da un gruppo di cristiani e convertita in una specie di martire del paganesimo e simbolo della libertà di pensiero.

Per questa ragione, le gerarchie ecclesiastiche facendo appello alla coscienza delle case di distribuzione italiane per evitare la sua proiezione nelle sale italiane.

Questo è per lo meno quello che assicurano le voci che circolano in rete da alcuni giorni e che cominciano a rimbalzare sulle pagine dei giornali italiani.

«La Weisz fa paura al Vaticano» era il titolo de La Stampa a proposito della notizia, mercoledì scorso.

Di fronte alle voci, di giorno in giorno sempre più forti ed insistenti sulla possibilità che il Vaticano abbia orchestrato un complotto contro Agorà, i seguaci italiani di Alejandro Amenábar e di Rachel Weisz hanno cominciato a mobilitarsi.

Su Facebook, per esempio, esiste già un gruppo in difesa del film che denuncia il fatto che “nessuna impresa italiana si è offerta per distribuire e doppiare il film, nel timore di irritare le gerarchie vaticane”

“Si tratta dell’ennesimo attacco cattolico, dell’ennesimo disprezzo per la libertà di pensiero, opinione ed espressione in Italia. Ed è arrivato il momento di dire basta!” proclamano i membri di questo gruppo su Facebook, che hanno messo in moto una campagna di raccolta firme per la proiezione del film Agora in Italia, che ha già raccolto l’adesione di più di un migliaio di persone (al momento in cui queste linee sono state scritte, le firme erano arrivate ad un totale di 1393).

Ciononostante, fonti vicine alla Santa Sede negano categoricamente che il Vaticano stia muovendo fili invisibili per evitare che la pellicola arrivi nelle sale.

“È un fatto assurdo”, affermano. Di fatto, dal Vaticano stesso giungono voci rassicuranti sul vero motivo per cui il nuovo film di Amenábar non ha trovato una casa distributrice in Italia. Non ci sarebbe una campagna di censura da parte delle gerarchie cattoliche, ma motivi puramente commerciali.

Il fatto è, dicono, che i film storici non hanno molto seguito in Italia, como dimostra il fatto che film come La Regina Vittoria, con Emily Blunt, non sia stato ancora proiettato.

Se questa presunta campagna contro Agorà che alcuni attribuiscono al Vaticano fosse veritiera, potrebbe provocare un effetto opposto a quanto ci sia aspetta e trasformarsi in una spettacolare campagna pubblicitaria per l’ultimo film di Alejandro Almenábar. Lo vadano a raccontare a Dan Brown e al film Il codice Da Vinci.



zio ot


mentre un film come questo avrebbe un successo clamoroso

e lo sanno bene , visto che il Da vinci ha fatto traballare le sacre ciabatte.


Ultima modifica di barionu il 06/12/2009, 01:41, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 14/12/2009, 19:45 
Donne in astronomia: la prima
fu una martire (pagana)


Immagine

Uno dei temi fondamentali proposti dall’Anno Internazionale dell’Astronomia è quello della presenza femminile nel millenario sforzo umano per conoscere l’universo. La sede Unesco di Torino ha lanciato in proposito uno specifico progetto rivolto alle scuole. A questo proposito può essere utile fornire agli studenti qualche informazione di base sul ruolo svolto dalle donne astronomo. Incominciamo dall’antichità.

Qualcuno ha detto che quello degli astronomi è il “secondo mestiere più antico del mondo”. Battute a parte, in effetti le origini dell’astronomia sono molto remote e in ogni parte del mondo coincidono con le prime forme di cultura di tutte le civiltà. Ovviamente all’inizio astrologia, astronomia e religione si confondevano. Sole, Luna e pianeti erano divinità, e le figure degli astronomi e dei sacerdoti spesso coincidevano. Con poche eccezioni, l’esercizio di questi studi e culti era soprattutto un impegno maschile. E così è stato anche dopo, in epoca propriamente scientifica, fino quasi ai nostri giorni. Giustamente, quindi, l’Anno Internazionale dell’Astronomia proclamato dall’Onu per il 2009 ha posto tra i suoi obiettivi principali la valorizzazione del ruolo delle donne nella scienza del cielo.

Nonostante tutto, in astronomia le donne fanno la loro comparsa, sia pure marginale e minoritaria, abbastanza presto. Per limitarci all’ambito euro-asiatico, abbiamo testimonianza dell’astronoma-sacerdotessa En-Edu-Anna a Babilonia nel 2400 avanti Cristo sotto l’imperatore Sargon, di Aganike, figlia del faraone Sesostri, in Egitto intorno al 1900 a.C. e di Aglaonike, attiva in Grecia nel 500 a.C. al tempo della Scuola filosofica ionica. A lei è attribuita la spiegazione del meccanismo delle eclissi di Luna.

La prima figura un po’ nota è però Ipazia, vissuta ad Alessandria d’Egitto nel quarto secolo dopo Cristo. Bella e gentile, fu soprattutto matematica, grande conoscitrice del cielo e anche appassionata divulgatrice del suo sapere. Per questo, oltre che per la sua fede pagana, fu mandata a morte dai cristiani. Nell’affresco della “Scuola di Atene” (1509-1511, Palazzi Vaticani) Raffaello Sanzio ce ne tramanda l’immagine: è l’unico personaggio che guardi verso lo spettatore, quasi un atto di sfida. Con una scelta singolare, il Planetario di Torino Infini.To ha scelto lei – non Aristarco, Ipparco o Tolomeo – come rappresentante dell’astronomia antica: è Ipazia ad accogliere i visitatori e a raccontare la cosmologia delle sfere di cristallo in armoniosa rotazione intorno alla Terra immobile.

Non conosciamo le date precise della nascita e della morte di Ipazia. La sua vita si colloca tra il 360 e il 402 dopo Cristo ma fu probabilmente ancora più breve di questo arco di tempo. Di lei ci restano poche notizie riportati per via indiretta, tra le quali compaiono alcune frasi da lei indirizzate ai fratelli e al suo allievo Sinesio. A istruirla nella matematica fu inizialmente il padre ma poi Ipazia seguì anche altri maestri. Si devono a Ipazia e a suo padre le edizioni delle opere di Euclide, Archimede e Diofanto che presero la via dell’Oriente durante i secoli, e tornarono in Occidente in traduzione araba, dopo un millennio di rimozione.

A Ipazia è anche attribuita l’invenzione dell’idroscopio, uno strumento che serviva per misurare il diverso peso specifico dei liquidi. In filosofia fu una seguace del pensiero di Platone, ma piuttosto eclettica. L’insegnamento e la diffusione delle conoscenze matematiche, astronomiche e filosofiche fu uno dei suoi principali impegni: a buon diritto possiamo quindi considerarla come una pioniera della moderna divulgazione scientifica.

Il vescovo Cirillo fu il mandante dei fanatici cristiani suoi assassini. L’uccisione di Ipazia fu, secondo alcune fonti, incredibilmente cruenta e selvaggia: “una massa enorme di uomini brutali, veramente malvagi [...] uccise la filosofa [...] e mentre ancora respirava appena, le cavarono gli occhi». Come si vede, fanatismo e fondamentalismo religioso non hanno tempo.

A Ipazia hanno dedicato un romanzo arrivato in questi giorni in libreria Adriano Petta e Antonio Colavito: “Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo” (La Lepre Edizioni), con prefazione di Margherita Hack.

Fonte: corriere.it


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MessaggioInviato: 18/12/2009, 10:21 
Cita:
Iron Iko ha scritto:

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fgb ha scritto:

E successo che ieri a pranzo un mio collega parlando mi abbia accennato a Ipazia, confesso che non sapevo chi fosse ne cosa avesse fatto ne cosa avesse subito.

Poi uno di quei giornali di tendenza (quelli che ti tendono per la strada) e due pagine dedicate all'argomento. Sono sgomento, ho già espresso più volte il mio pensiero e non intendo ripetermi. Nel vecchio forum c'era una cospicua corrispondenza che mi interessava direttamente e penso di aver delineato ben bene il mio inguaribile essere cattolico praticante.

La cosa che mi ha turbato di più è stata la totale mancanza di informazioni su Ipazia, al contrario di altre situazioni come Giordano Bruno o Galileo Galilei, questa Ipazia di Alessandria d'Egitto, ma chi l'ha mai sentita prima. Doveva arrivare il 4 dicembre 2009 per scoprire questa barbarie fatta in nome di chi?

Cito da Wikipedia su san Cirillo di Alessandria

Cita:
Alla morte dello zio, 15 ottobre 412, fu eletto vescovo di Alessandria, malgrado l'opposizione di molti che lo giudicavano violento e autoritario come lo zio; infatti si mostrò tale contro i novaziani, gli ebrei (fece distruggere la colonia ebraica di Alessandria) e persino col governatore imperiale di Alessandria Oreste.
...
Considerato santo e, dalla Chiesa cattolica, dottore della Chiesa


Che dire, come difendere una posizione indifendibile.
Provo un certo disagio, anche se san Pietro ha le chiavi e san Paolo ha la spada, quello che i resoconti di Socrate Scolastico (http://it.wikipedia.org/wiki/Socrate_Scolastico) teologo e quindi sicuramente "di parte", ci raccontano, ciò che è successo ad Alessandria d'Egitto nel marzo 415 (in un'epoca non esattamente barbarica) ha del grave, del crudele, del disumano.

Io amo.
Oltre ogni speranza, io amo.
Oltre ogni cosa, io amo.

Io sono portatore di amore nel senso bello, grande e nobile del termine nei confronti di tutto e di tutti, non sono perfetto, altrimenti sarei Dio, ma non sono Dio, sono solo un uomo che ama oltre ogni ragionevole dubbio.
E questo amore mi porta a perdonare e a comprendere anche tutto il male che è stato fatto, mi sento però di chiedere io, prima di tutto, SCUSA con secoli, con millenni di ritardo, scusa perchè a volte non riusciamo a guardare più in là del nostro naso. E questo è fonte inesauribile di guai.

Ho "firmato" la petizione, e l'ho firmata con convinzione.

Altrove ho già espresso il pensiero che la polemica fine a se stessa non porta da nessuna parte.
Non perdiamo l'occasione di evitare di fare polemica distruttiva, ritengo che oltre ai kolossal di madre Hollywood di quella casa cinematografica piuttosto che di quell'altra, tutto il cinema che in qualche modo racconti una storia degna di essere raccontata, meriti di essere visto, magari anche criticato, ma non certo censurato ne dalla chiesa (badate bene la "c" minuscola) ne dal ministero per i beni e le attività culturali.

Il film voglio vederlo e voglio vederlo doppiato in italiano, non perchè non capisco l'inglese o lo spagnolo, ma perchè nel mio sistema paese è giusto che il film lo possa vedere in italiano.

Per il momento sono [:(].

Alla prossima

GRAZIE fgb, apprezzo molto questo tuo post.
Penso che faresti bene a inoltrarlo così com'è su forum cattolici.
I.I.


Ho iniziato una nuova vita forumistica su un forum cattolico, ho inoltrato la risposta qui: http://insieme.forumcommunity.net/?t=33924234 sotto il nickname di fgb09



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MessaggioInviato: 22/12/2009, 20:27 
Non credo che il forum che ho scelto sia molto seguito, nessuna risposta e nessun aggiornamento, la cosa mi sconsola non poco



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MessaggioInviato: 22/12/2009, 23:22 
Che vergogna... che persino all' estero sanno che da noi c' è ancora la censura e da noi invece.... nessuno ne sa niente.... tutti zitti, tutti all' oscuro, o peggio collusi. Che schifo di Paese.

Per me non avrebbero mai dovuto dare alla Chiesa quel pezzo di Roma capitale e soprattutto non avrebbero dovuto lasciargli prendere tutto questo potere. Fosse per me denuncierei il mancato rispetto del Concordato da parte del Vaticano con le sue continue intromissioni nella politica italiana e manderei una seconda volta i Bersaglieri a riprendersi quel pezzo della capitale.

Sai che risate se stavolta la breccia la facevano con gli elicotteri. Mi sarei registrato il telegiornale e me lo sarei guardato ogni anniversario. Con un missile Cruise che entra giusto dalla famigerata finestra. [}:)]


Provate a esorcizzare questo:


[:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185] [:185]



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 26/12/2009, 18:50 
Immagine:
Immagine
10,64 KB


Apprendo dal sito comingsoon che il film non è ancora in programmazione:
http://www.comingsoon.it/scheda_film.as ... film=Agora

L'immagine su riprodotta è un banner ufficiale del film, magari si può aumentare la visibilità del film se la pubblichiamo nei vari forum a cui partecipiamo, nei nostri siti e blog personali, nelle nostre mail utilizzando, dove possibile il link a comingsoon, esprimendo la nostra volontà a vedere il film nelle nostre sale.

E' un modo per sensibilizzare ancora più gente di quanta non se ne sia fatto con la petizione... e magari possiamo anche invitare i nostri "contatti" a partecipare alla petizione.

Tornando a bomba al film, ho parlato con un mio collega che è particolarmente competente in questioni di fede, e la storia dei fatti accaduti nel IV secolo dal suo punto di vista sono comprensibili [:251].

Ad ogni modo mi ha riferito che ha visto in giro anche il famoso "indice" che, a suo dire, non è stato mai abrogato [8)].

Cosa volete che vi dica, dal mio punto di vista è completamente fuori luogo la cosa che ne sono ancora traumatizzato.

Un saluto, e... nei prossimi giorni aggiorno il mio sito.



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MessaggioInviato: 27/12/2009, 01:25 

QUALCUNO CHE VIVE FUORI ITALIA HA VISTO IL FILM ?


fgb, tieni conto che prestissimo sarà in dvd, ... mo ' sta a vedere che dovremo ordinarlo all' estero come per il libro Imprimatur !


Ti faccio notare che nella Catechesi di Papa Benedetto XVI in data 2 ottobre 2007 che hai citato su Cirillo non c'è il minimo accenno alla vicenda di Ipazia.

http://www.vatican.va/holy_father/bened ... 03_it.html

Mentre lo studio del Rouge non lascia dubbi sul fatto che lui fosse il mandante.

http://openlibrary.org/b/OL1156094M/int ... dei_pagani


zio ot


Ultima modifica di barionu il 27/12/2009, 01:46, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
barionu ha scritto:




UNA RACCOLTA DI FIRME PER FAR ARRIVARE IL FILM AGORA' IN ITALIA



IL SITO


http://www.petitiononline.com/agorait/petition.html




zio ot



SIAMO A 8858 ADESIONI


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MessaggioInviato: 27/12/2009, 11:28 
Cita:
barionu ha scritto:


QUALCUNO CHE VIVE FUORI ITALIA HA VISTO IL FILM ?


fgb, tieni conto che prestissimo sarà in dvd, ... mo ' sta a vedere che dovremo ordinarlo all' estero come per il libro Imprimatur !


Ti faccio notare che nella Catechesi di Papa Benedetto XVI in data 2 ottobre 2007 che hai citato su Cirillo non c'è il minimo accenno alla vicenda di Ipazia.
http://www.vatican.va/holy_father/bened ... 03_it.html

Mentre lo studio del Rouge non lascia dubbi sul fatto che lui fosse il mandante.

http://openlibrary.org/b/OL1156094M/int ... dei_pagani


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Caro zio ot, lo avevo già notato.

Un saluto



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MessaggioInviato: 27/12/2009, 12:27 
Ho iniziato la pubbblicazione dell'appello partendo da facebook



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Solo per riferire che sul forum cattolico qualcosa si è mosso.... speriamo bene.



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IPAZIA DI ALESSANDRIA







LE FONTI PRIMARIE SU IPAZIA



http://it.wikipedia.org/wiki/Ipazia



Damascio (480-550), pagano, fu filosofo neoplatonico, ultimo direttore della Accademia di Atene, soppressa dall'imperatore Giustiniano nel 529.

http://it.wikipedia.org/wiki/Damascio

http://it.wikipedia.org/wiki/Suda


"Ipazia nacque ad Alessandria dove fu allevata ed istruita. Poichè aveva più intelligenza del padre, non fu soddisfatta dalla sua conoscenza delle scienze matematiche e volle dedicarsi anche allo studio della filosofia.

La donna era solita indossare il mantello del filosofo ed andare nel centro della città. Commentava pubblicamente Platone, Aristotele, o i lavori di qualche altro filosofo per tutti coloro che desiderassero ascoltarla. Oltre alla sua esperienza nell'insegnare riuscì a elevarsi al vertice della virtù civica.

Fu giusta e casta e rimase sempre vergine. Lei era così bella e ben fatta che uno dei suoi studenti si innamorò di lei, non fu capace di controllarsi e le mostrò apertamente la sua infatuazione. Alcuni narrano che Ipazia lo guarì dalla sua afflizione con l'aiuto della musica. Ma la storia della musica è inventata. In realtà lei raggruppò stracci che erano stati macchiati durante il suo periodo e li mostrò a lui come un segno della sua sporca discesa e disse, "Questo è ciò che tu ami, giovanotto, e non è bello!". Alla brutta vista fu così colpito dalla vergogna e dallo stupore che esperimentò un cambiamento del cuore ed diventò un uomo migliore.

Tale era Ipazia, così articolata ed eloquente nel parlare come prudente e civile nei suoi atti. La città intera l'amò e l'adorò in modo straordinario, ma i potenti della città l'invidiarono, cosa che spesso è accaduta anche ad Atene. Anche se la filosofia stessa è perita, il suo nome sembra ancora magnifico e venerabile agli uomini che esercitano il potere nello stato.

Così accadde che un giorno Cirillo, vescovo della setta di opposizione [il cristianesimo], passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, ed altri sostavano. Quando lui chiese perché c'era là una tale folla ed il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare.

Quando Ipazia uscì dalla sua casa, secondo il suo costume, una folla di uomini spietati e feroci che non temono né la punizione divina né la vendetta umana la attaccò e la tagliò a pezzi, commettendo così un atto oltraggioso e disonorevole contro il loro paese d'origine.

L'Imperatore si adirò, e l'avrebbe vendicata se non fosse stato subornato da Aedesius. Così l'Imperatore ritirò la punizione sopra la sua testa e la sua famiglia tramite i suoi discendenti pagò il prezzo. La memoria di questi eventi ancora è vivida fra gli alessandrini".




Vita di Ipazia - Dalla Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico

http://it.wikipedia.org/wiki/Socrate_Scolastico

http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_ecc ... Scolastico)



Socrate Scolastico (380-450), di religione cristiana, di professione avvocato, scrisse la Historia Ecclesiastica in sette libri.

"Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni.

Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell'andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più.

Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo.

Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.

Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere.

Questo accadde nel mese di marzo durante la quaresima, nel quarto anno dell'episcopato di Cirillo, sotto il decimo consolato di Onorio ed il sesto di Teodosio".




Vita di Ipazia - Dalla Cronaca di Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu


http://www.google.it/search?hl=it&q=GIO ... =&aq=f&oq=



"In quei giorni apparve in Alessandria un filosofo femmina, una pagana chiamata Ipazia, che si dedicò completamente alla magia, agli astrolabi e agli strumenti di musica e che ingannò molte persone con stratagemmi satanici.

Il governatore della città l'onorò esageratamente perché lei l'aveva sedotto con le sue arti magiche. Il governatore cessò di frequentare la chiesa come era stato suo costume. Ad eccezione di una volta in circostanze pericolose. E non solo fece questo, ma attrasse molti credenti a lei, ed egli stesso ricevette gli increduli in casa sua.

Un giorno in cui stavano facendo allegramente uno spettacolo teatrale con ballerini, il governatore della città pubblicò un editto riguardante gli spettacoli pubblici nella città di Alessandria. Tutti gli abitanti della città erano riuniti nel teatro.

Cirillo, che era stato nominato patriarca dopo Teofilo, era ansioso di comprendere esattamente il contenuto dell'editto.

C'era un uomo chiamato Hierax, un cristiano che possedeva comprensione ed intelligenza e che era solito dileggiare i pagani. Era un seguace affezionato all'illustre padre il patriarca ed obbediente ai suoi consigli. Egli era anche molto versato nella fede cristiana.

Ora questo uomo si era recato al teatro per conoscere la natura dell'editto. Ma quando gli ebrei lo videro nel teatro gridarono e dissero: 'Questo uomo non è venuto con buone intenzioni, ma solamente per provocare un baccano'.

Il prefetto Oreste fu scontento dei figli della santa chiesa, e Hierax fu afferrato e sottoposto pubblicamente a punizione nel teatro, sebbene fosse completamente senza colpa.

Cirillo si irritò con il governatore della città per questo fatto, ed anche perché aveva messo a morte Ammonio, un illustre monaco del convento di Pernodj, ed anche altri monaci.

Quando il magistrato principale della città venne informato, rivolse la parola agli ebrei come segue: 'Cessate le ostilità contro i cristiani'. Ma essi rifiutarono di dare ascolto a quello che avevano sentito; si vantarono dell'appoggio del prefetto che era dalla loro parte, e così aggiunsero oltraggio a oltraggio e progettarono un massacro in modo infido.

Di notte posero in tutte le strade della città alcuni uomini, mentre altri gridavano e dicevano: 'La chiesa dell'apostolico Athanasius è in fiamme: corrano al soccorso tutti i cristiani'. Ed i cristiani al sentire queste grida vennero fuori del tutto ignari della slealtà degli ebrei. Quando i cristiani vennero avanti, gli ebrei sorsero e perfidamente massacrarono i cristiani e versarono il sangue di molti, sebbene fossero senza alcuna colpa.

Al mattino, quando i cristiani sopravvissuti sentirono del malvagio atto compiuto dagli ebrei contro di loro, si recarono dal patriarca. Ed i cristiani si chiamarono a raccolta tutti insieme. Marciarono in collera verso le sinagoghe degli ebrei e ne presero possesso, le purificarono e le convertirono in chiese. Una di esse venne dedicata a S. Giorgio.

Espulsero gli assassini ebrei dalla città. Saccheggiarono tutte le loro proprietà e li derubarono completamente. Il prefetto Oreste non fu in grado di portare loro alcun aiuto.

Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo perfetto sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto con i suoi incantesimi.

Quando trovarono il luogo dove era, si diressero verso di lei e la trovarono seduta su un'alta sedia. Avendola fatta scendere, la trascinarono e la portarono nella grande chiesa chiamata Caesarion. Questo accadde nei giorni del digiuno.

Poi le lacerarono i vestiti e la trascinarono attraverso le strade della città finché lei morì. E la portarono in un luogo chiamato Cinaron, e bruciarono il suo corpo. E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono 'il nuovo Teofilo' perché aveva distrutto gli ultimi resti dell'idolatria nella città".

http://www.homolaicus.com/teorici/ipazia/fonti.htm


Ultima modifica di barionu il 27/12/2009, 23:28, modificato 1 volta in totale.


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RIPORTO PER INTERO UN SAGGIO DI LUCIANO CANFORA


http://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Canfora




IL PERICOLOSO MESTIERE DEL FILOSOFO

e la storia di Ipazia nel saggio di Luciano Canfora




Che il “mestiere” del filosofo fosse stato sempre difficile, è luogo comune: lo stesso che ha dato al termine, nella modernità, l’accezione negativa di filosofeggiare come arzigogolo mentale, come sterile disputa teorica, come successione di inutili sofismi. Nel saggio di Luciano Canfora (Un mestiere pericoloso – La vita quotidiana dei filosofi greci, Sellerio, 2000), inutilmente si cercherebbe il trattato organico sul difficile problema intellettuali/potere; esso rimane sullo sfondo, rinunciando, appunto, al ‘filosofeggiare’ sterile, per documentare, al contrario, alcuni casi celebri e meno dell’antichità greca: Socrate ovvero l’infallibilità della maggioranza, la vita randagia del cavaliere Senofonte, Platone e la riforma della politica, Aristotele uno e due, il senso degli atomi di Epicuro e del suo esegeta massimo Lucrezio, e infine la storia di Ipazia, assassinata dall’intolleranza, una delle figure femminili (carenti) dell’universo filolosofico nella storia.

La parabola del destino del filosofo è inscritta comunque nella sua disorganicità rispetto alle classi dominanti: l’esercizio critico del pensiero, in quanto tale, diventa un serio pericolo comunque per i detentori del potere politico e culturale. Il sogno di Platone è, ad esempio, superare questa dualità tragica: non un’utopia, dunque, ma una necessità storica che si infrange sugli scogli della mediocrità del vivere dei potenti o di coloro che si ritagliano una qualche fetta di potere, contro la cui caducità effimera si scaglia Epicuro e il "De rerum natura" di Lucrezio.

Lo stesso Aristotele, che giganteggia oggi quale emblema della potenza ermeneutica dell’Occidente speculativo, emblema conquistato trasformando la sua filosofia in una tavola della legge e sposata alle verità di fede, vede le sue opere manipolate, dimenticate e poi ricuperate, sempre sacrificate, a fatica, sull’altare dei potenti. E infine Ipazia, neoplatonica alessandrina, figlia del matematico Teone, uccisa nel 415. Ipazia rimase vittima di un gruppo di fanatici cristiani, che la pensavano responsabile delle difficoltà che il prefetto faceva al vescovo Cirillo.

Fu Damascio, filosofo neoplatonico (480/prima metà del sec.VI a.C.), quinto successore di Proclo nello scolarcato dell’Accademia, che per primo, nella Vita di Isidoro, incolpò Cirillo del delitto. Degli scritti di Ipazia, nulla ci è rimasto (la Suda ci ha conservato i titoli di tre opere matematiche, anche se il suo interesse speculativo si rivolse soprattutto agli studi filosofici), ma la sua figura può essere presa a simbolo della filosofia in quanto tale. Per cui, anche oggi che la filosofia è hegelianamente (e mestamente) solo la sua storia riflessa nel pensiero, rimane come la madre di ogni libertà: da quella speculativa, a quella concreta della vita, che troppo spesso ci volge a piegare l’esercizio del pensiero all’opportunità contestuale e storica. Un grande interrogativo anche per la pedagogia e le scienze della formazione: per riecheggiare Jerome Bruner, quanta riproduzione-conservazione e produzione-autonomia nel compito educativo?
(su questi temi, vedi anche Metodo come liberazione e creatività, 1997)





F.D.
da Luciano Canfora: Un mestiere pericoloso– La vita quotidiana dei filosofi greci, Sellerio, 2000, pp.196/203
(sono state espunte le note per comodità di lettura)

Ipazia era la figlia di Teone, matematico e filosofo, e di suo padre e del suo insegnamento era l'erede. Le fonti che ci parlano di lei, neoplatoniche o cristiane che siano, non manifestano che ammirazione per questa donna straordinaria: per la sua dottrina, per il suo stile di vita austero e per la sua rinomata bellezza. Ad Alessandria era divenuta una "autorità", e come tale Oreste la frequentava per ottenerne il consiglio. Ipazia è divenuta una figura leggendaria, ed anche un simbolo: ma il nucleo della tradizione che la riguarda è indiscutibile. La testimonianza di un suo allievo, che poi divenne, forse tradendo il suo insegnamento, vescovo cristiano di Tolemaide, Sinesio di Cirene, poeta e oratore, appare decisiva: è la voce ammirata e devota di un uomo che ha compiuto una scelta ben diversa e che appare proprio perciò quanto mai degno di ascolto. Cirillo non poteva tollerare questo cenacolo scientifico neo- platonico. Il suo progetto di "conquista" della città gli appariva come intralciato, disturbato, da questa altra voce, da questo diverso, e vivo, centro spirituale. Rinfocolare la lotta antipagana, creando un bersaglio polemico, serviva proprio a tal fine. Anche in questo caso si trattava di alludere, additare il bersaglio; altri avrebbero operato: «A ciascuno il suo! ». Gli effetti di un così abile modo di procedere si vedono ancora dopo secoli. L'Enciclopedia italiana, in pieno XXsecolo, si esprime così: «Fin dal principio [Cirillo] si distinse per il suo zelo contro i novaziani e i giudei, che, causa frequente di disordini, fece cacciare in una sommossa popolare dalla città; per il che dovette sostenere a lungo l'inimicizia di Oreste, prefetto augustale. A torto egli venne accusato di avere ordinato l'uccisione di Ipazia; ma non è improbabile che i promotori della sommossa in cui ella perì abbiano creduto di fare cosa a lui gradita».
E' all'incirca quello che Cirillo avrebbe desiderato si dicesse.
L'occulto incitamento ad agire consistette nel lasciare intendere che Ipazia, col suo prestigio presso Oreste, costituisse l'unico impedimento alla riconciliazione tra il vescovo e il prefetto. Di lì il passo successivo era breve: eliminare quell'ostacolo. Non mancavano certo, e Cirillo ben lo sapeva, fanatici protesi all'azione, zelanti interpreti di una volontà che non altro desiderava che essere interpretata e tradotta in pratica.
Alla porta dell'accademia dove Ipazia insegnava si affollavano scolari e curiosi, ma Ipazia, avvolta nel mantello dei filosofi - una sorta di «divisa» che fu già propria delle allieve dirette di Platone - attraversava impavida la città, inquietante e turbolenta, per insegnare in pubblico il pensiero dei filosofi greci: non solo Platone, né solo Euclide o Tolomeo, ma anche ogni altra dottrina filosofica greca. Racconta Damascio - il quale visse un secolo più tardi e fece a tempo a subire la persecuzione antifilosofica di Giustiniano - che Ipazia «con indosso il mantello filosofico faceva le sue uscite nella città e spiegava pubblicamente, a chiunque voleva ascoltarla, Platone o Aristotele o le opere di qual siasi altro filosofo».
Fu durante una di queste sortite che la aggredirono. In un giorno di «Quaresima» dell'anno 415, i monaci della Nitria, guidati da un lettore di nome Pietro, si appostarono lungo il percorso che consuetamente compiva la carrozza di Ipazia. La assaltarono mentre faceva ritorno a casa. «Tiratala giù dal carro - narra una fonte ecclesiastica contemporanea - la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario. Qui la denudarono e la massacrarono a colpi di tegole, quindi la tagliarono a pezzi e ne bruciarono i miserabili resti». Damascio aggiunge che le avevano cavato gli occhi dalle orbite mentre era ancora viva.
La scena è quella di un sacrificio umano compiuto per il dio dei Cristiani in una sua chiesa.
Il crimine - commenta Socrate Scolastico - «recò infamia sia a Cirillo che alla chiesa di Alessandria».
Si coglie bene, grazie a queste parole, che lo storico ecclesiastico non nutre particolare simpatia per il feroce vescovo, ma non osa coinvolgerlo direttamente e personalmente come mandante. Torneremo su questo passo. Damascio, invece, nell'ampio resoconto che dedica ad Ipazia nella Vita di Isidoro, è esplicito sulle
colpe di Cirillo: «Cirillo si rose a tal punto nell'animo che tramò l'uccisione di lei in modo che avvenisse al più presto ». Per Damascio non vi è dubbio che fu lui, definito «capo della setta opposta», a dare l'ordine dell'assassinio. Per il moderno critico è imbarazzante dover scegliere tra una fonte coeva ma reticente ed una fonte molto esplicita, certo molto critica, ma successiva di oltre un secolo ai fatti narrati.
È dovuto forse ad un favorevole capriccio della sorte, o piuttosto alla spregiudicata curiosità intellettuale del Patriarca Fozio, il fatto che ci sia in piccola parte conservato un terzo racconto di quella tragica vicenda. Si tratta di un estratto dalla Storia ecclesiastica dell'ariano Filostorgio, nato circa il 368 d.C. e dunque
contemporaneo dei fatti narrati (e forse addirittura testimone diretto, ad Alessandria, di quell'eccidio). L'opera di Filostorgio, in quanto ariano, fu perseguitata, e questo favorì la sua scomparsa. Ma Fozio, nel IX secolo, ne rintracciò un esemplare e lo fece oggetto, pur prendendone teologiche e prudenziali distanze, delle letture collettive da lui regolarmente condotte (anche dopo la assunzione del Patriarcato) coi suoi allievi: letture di cui egli dà conto in modo alquanto caotico nella cosiddetta Biblioteca. Fozio ebbe un così profondo interesse per Filostorgio da lasciare non solo una sintesi della Storia ecclesiastica di lui nella Biblioteca (capitolo 40), ma anche una massa enorme di estratti: i quali si sono salvati in alcuni manoscritti, recanti tuttora l'interessante intitolazione «Dalle lezioni di Fozio», o meglio «Dalla viva voce di Fozio». Uno di questi estratti è tutto dedicato ad Ipazia. E merito dunque di Fozio aver trascelto quel passo. Orbene Filostorgio, il quale ebbe anche interessi scientifici, sembra che abbia ascoltato direttamente l'insegnamento di Ipazia e di Teone. Colpisce infatti la precisione con cui afferma che la figlia era divenuta, in campo astronomico, «molto più brava del padre». Qui Fozio abbrevia la sua fonte, e riassume tutto il resto con una semplice frase:
«L'empio a questo punto dice che, al tempo del regno di Teodosio II, quella donna fu fatta a pezzi dai sostenitori della consustanzialità».
Oggi questo modo di parlare ci fa sorridere, ma ai fini della comprensione di questa storia può risultare prezioso. Qui infatti Fozio, mentre parafrasa la sua fonte, ne riprende anche le parole più importanti. Di
sicuro è Filostorgio che deve aver scritto «i sostenitori della consustanzialità», intendendo riferirsi, in tono sprezzante, agli "ortodossi" atanasiani, ormai vincitori e "padroni" incontrastati dell'ortodossia. Come sappiamo, Atanasio, ad Alessandria, era, come ferreo assertore della «consustanzialità», un personaggio simbolo: dire perciò, in riferimento a quell'assassinio commesso appunto ad Alessandria dai seguaci di Cirillo, che lo avevano commesso i sostenitori della «consustanzialità» era particolarmente sferzante. Ovvio che Fozio, se parlasse in proprio, non si esprimerebbe così, ma, appunto, sta riferendo quanto legge in Filostorgio, segnalando al più con l'epiteto «l'empio» la propria presa di distanze. E' importante però che ci dia quella esatta informazione: per Filostorgio, dunque, l'assassinio non era opera di una amorfa folla fanatica, era opera di quel clero che, ad Alessandria in modo particolare, spadroneggiava. L'espressione «i sostenitori della consustanzialità» non può riferirsi a generici assassini invasati, ma colpisce la gerarchia, quella gerarchia atanasiana (e perciò da Filostorgio detestata) che ad Alessandria aveva il suo epicentro ed il suo punto di forza. Filostorgio intende dunque denunziare non già un doloroso episodio di fanatismo, ma un crimine dei suoi avversari e persecutori. Quanto pregnante ed intenzionale sia il suo modo di parlare si comprende raffrontando le sue parole con quelle del lessicografo Suida, il quale, narrando di Ipazia, dice che «fu fatta a pezzi dagli Alessandrini», e precisa che solo secondo alcuni l'istigatore era stato Cirillo. Tra questi «alcuni» c' era Filostorgio, testimone diretto di quella vicenda.

Socrate Scolastico è più sottile. Non dice che Cirillo istigò al delitto, dice che a lui «venne biasimo» a causa di quell'efferato episodio. E spiega così: «perché stragi, battaglie e simili sono estranee a coloro che si ispirano a Cristo». Parole dosate e ambigue, tanto più da apprezzarsi se si considera l'autorità dottrinale, per la dommatica cattolica, di Cirillo, l'inventore della Theotòkos.

Le parole di Socrate possono in verità significare due cose: che Cirillo non seppe essere un buon pastore
visto che sotto il suo governo ci fu continua violenza (e probabilmente Socrate vorrebbe dir questo), ma
possono anche significare (in senso benevolo) che, visto il prodursi di tante violenze al tempo in cui Cirillo era vescovo, tutto questo non poté che riverberarsi negativamente anche su di lui (incolpevole).
Molto più esplicito il cronista antiocheno Giovanni Malala, il quale scrive al tempo di Giustiniano. Il suo "localpatriottismo" antiocheno è forse provocato dal favo re che TeodosioII manifestò verso Alessandria: favore documentato, secondo Giovanni, anche dalla costruzione della «grande chiesa di Alessandria, tuttora detta di Teodosio». Teodosio - così si esprime nella consueta semplicità il cronista - «amava Cirillo». E la prova della subalterità dell'imperatore (cioè della sua occhiuta tutrice, Pulcheria) verso il potente vescovo tutore dell'ortodossia è per lui la seguente: «In quella occasione gli Alessandrini, autorizzati ad agire dal vescovo, di propria mano gettarono ad ardere nel fuoco Ipazia, la celebre filosofa della quale si tramandano grandi cose».

Sembra chiaro che Malala stabilisce un nesso - ma non chiarisce quale - tra l'affetto di Pulcheria (e Teodosio II) per Cirillo e la liquidazione di Ipazia. La spiegazione di questo nesso la ricaviamo da Damascio: ci fu un tentativo di inchiesta, evidentemente su iniziativa del prefetto Oreste, ma l'inchiesta fu insabbiata. Anche in questo caso ci restano frammenti di informazione: non solo perché anche Damascio, oltre Filostorgio, ci è noto dagli estratti che ne fecero Suida e, ancora una volta, Fozio (altrimenti la Vita di Isidoro, dove tanto si parla di Ipazia non l'avremmo affatto), ma soprattutto perché la fonte giuntaci integra, cioè il prudente Socrate Scolastico, di questa inchiesta non parla affatto, o forse la adombra ancora una volta dietro la criptica espressione che abbiamo prima ricordato.

Sono poche parole di Damascio, salvate da Suida, ad illuminarci. Scrisse Damascio: «Questo crimine portò vergogna alla città [è la stessa espressione di Socrate!], e l'imperatore si sarebbe indignato per l'accaduto se Edesio non si fosse lasciato corrompere».
Parole tanto ellittiche che hanno indotto taluno a pensare - ma è ipotesi oziosa - ad una lacuna. La spie- gazione possibile è solo una: Oreste chiese un'inchiesta; Costantinopoli non poté non concederla, e mandò ad Alessandria un tale Edesio, il quale non fece nulla perché si lasciò corrompere, evidentemente da quella medesima autorità (il vescovo) che aveva avallato, e forse auspicato, l'assassinio.

A Damascio la vita andò meglio. Quando era ormai vecchio e viveva e operava ad Atene con gli altri neo platonici, Giustiniano chiuse la scuola platonica (529 d.C.) e cacciò lui e gli altri. Essi fuggirono in Persia presso Chosroe I, il quale era curioso di filosofia ed ottenne, per Damascio, il diritto a rientrare nel territorio dell'impero e la garanzia di liberamente professare il platonismo (531). Questo diritto fu addirittura sancito nel trattato di pace tra Giustiniano e Chosroe. E' degno di nota come, al crepuscolo ormai del pensiero greco, la libertà di filosofare venisse garantita ai Greci, contro il loro cristianissimo imperatore, dall'ultimo grande sovrano persiano, della dinastia dei Sassanidi.

I percorsi della libertà sono i più vari, e lo Spirito non spira dove vuole ma dove può. Certo per Giusti- niano quella fu una gran concessione se si pensa che, sotto di lui, libri e opere d'arte dei Greci venivano, per fanatica adesione al cristianesimo, bruciati e fatti a pezzi e gettati nel Cinegio «come condannati a morte».


DA


http://www.dubladidattica.it/ipazia.html

Dove la veste grafica risulta più agevole, ma ho voluto salvare questo post veramente notevole, lo studio del Rouge rimane però il più completo.


zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 27/12/2009, 23:43, modificato 1 volta in totale.


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