23/12/2009, 10:19
Hannah ha scritto:
Mio figlio che ora ha dieci anni, quando era molto ma molto piccolo, a stento parlava, un giorno mi fece questa domanda che mi lasciò muta: "Mamma ma noi siamo veri o siamo un sogno nella mente di Dio?" Aveva cominciato bene, purtroppo, ora guarda Spongebob e gioca a playstation, come tutti i comuni manipolati.
23/12/2009, 10:47
Mero ha scritto:Hannah ha scritto:
Mio figlio che ora ha dieci anni, quando era molto ma molto piccolo, a stento parlava, un giorno mi fece questa domanda che mi lasciò muta: "Mamma ma noi siamo veri o siamo un sogno nella mente di Dio?" Aveva cominciato bene, purtroppo, ora guarda Spongebob e gioca a playstation, come tutti i comuni manipolati.
Meglio così Hannah...
23/12/2009, 12:02
Blissenobiarella ha scritto:
L'estate di un paio di anni fa sognai una mia amica di infanzia. Ero molto contenta di sognarla, ci trovavamo in camera sua a chiacchierare quando d'improvviso entra sua madre. Osservo la donna con interesse: non era come la ricordavo, era invecchiata e questo mi aveva sorpreso...perchè non stavo sognando la madre della mia amica con l'aspetto che ricordavo e la vedevo come presumibilmente doveva apparire davvero in quel momento? Sprofondo in una serie di riflessioni sul tempo e sul sogno finchè ad un certo punto mi pongo una domanda sulla relazione che intercorre tra il tempo reale e il tempo onirico e quel punto il sogno che stavo facendo cambia...La mia amica diventa strana e comincia a parlarmi con una strana voce da bambina, anche la sua mente sembra regredire ad uno stadio infantile, sua madre mi guarda sorridendo e mi dice: "Sai, lei è una bambina che non è cresciuta mai, ma noi la amiamo esattamente così come è". Il sogno finisce così, mi sveglio e il mattino seguente vado a mare. Sono in acqua con i miei bambini quando mi si avvicina una donna sui 40-45 anni, io non la conosco ma lei sembra conoscere me, mi chiama per nome : "Ciao! tu sei la figlia di...". LA donna ha una voce familiare, dopo i primi minuti di conversazione mi accorgo che si tratta di una donna-bambina. Ripenso al sogno della notte appena passata e sono stupita, alla fine di una lunga chiacchierata lei mi dice: "Sai, mia madre dice che io sono una bambina che non è cresciuta mai, ma lei mi ama esattamente come sono"...
Chissà se a volte non sia davvero possibile uscire da questa realtà per guardarla dall'esterno...
23/12/2009, 12:08
Mero ha scritto:
Ogni volta che danno matrix in Tv, il giorno dopo appare qualche topic a riguardo...
hahauahauhahua!
23/12/2009, 12:16
23/12/2009, 15:15
Enkidu ha scritto:Blissenobiarella ha scritto:
Chissà se a volte non sia davvero possibile uscire da questa realtà per guardarla dall'esterno...
Fino a quando non avremo la certezza di poterlo fare, siamo sempre al punto di cui dicevo prima....
23/12/2009, 18:46
barionu ha scritto:
E' compiuto.
Da Matrix 3.
It is done nella versione in Inglese.
Non vi ricorda qualcosa ?
zio ot
24/12/2009, 11:16
Blissenobiarella ha scritto:Enkidu ha scritto:Blissenobiarella ha scritto:
Chissà se a volte non sia davvero possibile uscire da questa realtà per guardarla dall'esterno...
Fino a quando non avremo la certezza di poterlo fare, siamo sempre al punto di cui dicevo prima....
Purtroppo è proprio qui che incontriamo un ostacolo insormontabile: ciò che noi definiamo "certezze" sono sempre strettamente connesse ad un sistema di riferimento "oggettivo" che è quello della realtà che tutti condividiamo comunemente...ma se questa realtà è frutto di un fraintendimento percettivo e cognitivo, le certezze di cui pensiamo aver bisogno per dimostrare l'esistenza di questo "fraintendimento", non sarebbero a loro volta degli abbagli cognitivi? Come si esce da questo loop?
24/12/2009, 12:25
24/12/2009, 14:01
26/12/2009, 19:58
Blissenobiarella ha scritto:
Il tuo pensiero non solo mi convince, ma lo condivido pienamente. Tuttavia non credo risolva definitivamente l'impasse che forse ho definito poco chiaramente e che provo a riformulare prima di proseguire nel ragionamento: noi consideriamo realtà l'espressione fenomenica di un "qualcosa" che siamo in grado di concepire unicamente attraverso l'acquisizione sensoriale e intellettuale, noi non vediamo mai "la realtà" ma una rappresentazione funzionale di essa che noi produciamo concordemente alla nostra comune natura di uomini. A volte qualcuno avverte che oltre alla rappresentazione comunemente accettata esistono altre possibilità di interpretazione che ampliano e modificano il concetto di realtà e che ci permettono di sbirciare a quel "qualcosa" attraverso una prospettiva differente, acquisendo nuovi dati...Spesso però capita che questi dati siano in apparente contraddizione con il senso comune e i nostri tentativi intellettuali di integrare i nuovi dati con quelli precedenti risultano fallimentari a questo punto noi ci troviamo costretti a operare una scelta interpretativa allo scopo di risolvere il conflitto percettivo. Questa scelta nel 90% dei casi si risolve a favore dell'interpretazione ordinaria della realtà per un motivo semplicissimo e quasi banale da menzionare: la dimensione dello straordinario appartiene solo al singolo ma i nostri criterio di realtà si basano quasi esclusivamente sulla condivisione comunitaria dell'esperienza, ossia noi consideriamo reale solo ciò che possiamo condividere. Ogni esperienza del singolo deve concordare con quella della totalità. E' come osservare tutto lo stesso oggetto dalla stessa angolazione...se tutti osservassimo lo stesso oggetto da angolature e prospettive differenti, probabilmente non saremmo in grado di riconoscerlo e di capire che stiamo guardando lo stesso oggetto, riferiremmo esperienze percettive differenti, non avremmo più la possibilità di confrontarci, di riconoscerci nell'esperienza percettiva dell'altro. Ma se nel momento in cui noi proviamo a sbirciare la realtà cambiando prospettiva perdiamo la possibilità di riferire e rapportare la nostra esperienza a quella comunitaria con la conseguenza di perdere anche la possibilità di utilizzare "un criterio di realtà"...Tu hai parlato di certezze, ma se accetti il ragionamento che ho esposto, una certezza si ha quando la totalità è in grado di riconoscere ciò che vede il singolo, lo straordinario deve diventare ordinario...noi tutti in massa dobbiamo spostarci per ottenere un nuovo punto di vista unitario , condivisibile ed esperibile come coscienza di massa....Ma a quel punto, avremo di nuovo una singola visione interpretativa della realtà che tutti riconosceremmo come unica realtà possibile...Tutto cambierebbe e tutto rimarrebbe esattamente uguale...questo è il loop che intendo e da cui mi chiedo come fare ad uscire...
17/03/2012, 16:27
17/03/2012, 20:32
17/03/2012, 20:46
Hannah ha scritto:Mero ha scritto:Hannah ha scritto:
Mio figlio che ora ha dieci anni, quando era molto ma molto piccolo, a stento parlava, un giorno mi fece questa domanda che mi lasciò muta: "Mamma ma noi siamo veri o siamo un sogno nella mente di Dio?" Aveva cominciato bene, purtroppo, ora guarda Spongebob e gioca a playstation, come tutti i comuni manipolati.
Meglio così Hannah...
effettivamente, non si sa che cosa è meglio ma mi accorgo che i bambini sin da piccoli mostrano un profondità di pensiero che poi perdono, e che non può essere attribuita a discorsi sentiti. Io ad esempio, certe cose certe non gliele avevo dette. Ed anche altre sue rfilessioni facevano riflettere. Un girno vedendo un documetario sugli ornitorinchi, se ne uscì con questa frase: "mamma quando andrò da Dio gli chiederò: ma tu quando hai fatto gli ornitorinchi a chi pensavi? un poco pesce, un poco mammifero, un poco uccello...." Pensare che era iperattivo, non stava fermo un secondo poi all'improvviso rifletteva ed uscivano fuori queste cose...
Ricordo che c'era un film in cui i bambini prima di imparare a parlare conoscevano tante cose e poi ne avrebbero perso la memoria.
17/03/2012, 22:47
MarcoFranceschini ha scritto:
Ciao Angeldark...l'hai messo "Paycheck" con Ben Affleck. ?
http://en.wikipedia.org/wiki/Paycheck_%28film%29
Ah ecco..visto adesso...l'hai incluso.
Dick aveva molto a "cuore" il tema della memoria...
Marco71.