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Dentro tutti, anche il senatore Luigi Grillo!!!

25/02/2010, 08:49

FIORANI DÀ IL LISTINO DELLA SPESA AL PM "ECCO I POLITICI CHE HO PAGATO"

Da Dell'Utri a Calderoli; da Brancher a Grillo: 100-200mila euro
elargiti dal banchiere imputato a Milano nel processo Antonveneta
di Gianni Barbacetto


Il banchiere che nel 2005 diede l'assalto alla finanza italiana è
rilassato, nel suo completo gessato grigio. Gianpiero Fiorani, allora
amministratore delegato della Popolare di Lodi, oggi imputato nel
processo Antonveneta, si è lasciato alle spalle l'euforia del
banchiere vincente, ma anche la disperazione dello sconfitto che tenta
due volte il suicidio. "Dopo le vicende che mi hanno coinvolto, si
diventa come degli appestati. Prima ero centrale nel sistema, poi c'è
la morte civile, tutti quelli che hanno avuto a che fare con me e che
sono stati beneficiati da me sono spariti. Come fossi un lebbroso e
avessero paura del contagio". Interrogato in aula, a Milano, dal
pubblico ministero Eugenio Fusco, racconta la sua verità. Il legame
fortissimo con il governatore di Bankitalia Antonio Fazio. I rapporti
incrociati tra il suo assalto ad Antonveneta e l'assalto dell'Unipol
di Giovanni Consorte a Bnl ("Io do una mano a te, tu dai una mano a
me"). Ma soprattutto gli intrecci con la politica, con gli uomini dei
partiti informati sulle scalate e "oliati" con i soldi della banca.


Il politico più interno all'operazione è il senatore di Forza
Italia Luigi Grillo, vicinissimo a Fazio e ufficiale di collegamento
tra il governatore e Fiorani. "Gli ho dato 100 mila euro, poi altri
200 mila, poi altro ancora. Su un conto aperto alla Popolare di Lodi
per operazioni finanziarie sui derivati. Un aiuto per le sue spese
elettorali". Una parte dei soldi finisce al senatore Marcello
Dell'Utri. "Sì, 100 mila euro: Grillo me li chiese espressamente per
il senatore". Ma poi, chiede Fusco, gli sono effettivamente
arrivati? "Certamente, perché Dell'Utri mi ha ringraziato".


Altri soldi vanno al deputato di Forza Italia Aldo Brancher: "Mi
chiese un contributo perché aveva perso dei soldi investiti in
un'azienda. Gli diedi 100 mi-la euro, su un conto corrente intestato
alla moglie. Altri 100 mila glieli diedi per Roberto Calderoli",
l'esponente della Lega nord.


I soldi servivano a rinsaldare il trasversale "partito del
governatore" contro i nemici di Fazio (Giulio Tremonti, Bruno Tabacci,
Giorgio La Malfa...) che volevano far passare in Parlamento il mandato
a termine per il governatore della Banca d'Italia. "Anche la Lega
era acerrima nemica del governatore", ha ricordato Fiorani, "ma poi ha
cambiato idea": dopo che Fazio e Fiorani portarono a termine il
salvataggio di Credieuronord, la banca della Lega che era "sull'orlo
del fallimento". Altri soldi, ricorda Fiorani, sono arrivati a un
personaggio a cavallo tra la politica e la finanza: Fabrizio
Palenzona, massiccio esponente della Margherita e banchiere di
Unicredit: "Due bonifici, più versamenti in contanti. Sul conto
Radetzky, presso la filiale di Montecarlo della Banca del Gottardo".


Fiorani prova a tirare le somme della sua esperienza: "Cosa non
rifarei nella vicenda Antonveneta? Non ho nulla da rimproverarmi. Come
si poteva rinunciare a un progetto così importante?". Il banchiere lo
racconta come una grande operazione finanziaria compiuta sotto l'ala
di Fazio, fautore dell'"italianità delle banche" da strappare ai
compratori stranieri: "Gli ho sempre detto tutto, se mi avesse
comunicato che c'erano problemi, avrei subito consegnato le azioni
Antonveneta agli olandesi, realizzando una bella plusvalenza da 280
milioni di euro. Sarei diventato il banchiere con la più alta
liquidità in Italia. Invece Fazio mi ha usato e adesso scarica tutte
le responsabilità su di me". Informato di ogni passaggio, secondo il
banchiere di Lodi, anche il presidente della Consob, l'agenzia di
controllo della Borsa, Lamberto Cardia. E gli scalatori avevano dalla
loro parte anche un giudice del Tar del Lazio, Pasquale De Lise.
Alleato prezioso, perché proprio il Tar doveva decidere su un esposto
degli olandesi di Abn-Amro, che i "concorrenti" di Lodi volevano a
ogni costo bloccare. A un certo punto, nell'estate 2005 tra gli
scalatori si diffuse la paura di essere intercettati. Chi li avvisò
che i telefoni erano sotto controllo? Segnali arrivarono a un alleato
di Fiorani, Stefano Ricucci, "messo in allarme dal senatore Giuseppe
Valentino", di An, ex sottosegretario alla Giustizia. Ma si allarmò
anche la moglie di Fazio, Cristina Rosati. Racconta Fiorani: "Mi
rivelò che il suo telefono era sotto controllo, e mi disse che
gliel'aveva riferito Paolo Cirino Pomicino, che era in contatto in
ambienti romani con esponenti dei servizi segreti".

25/02/2010, 09:00

Messaggio di robs79

Il politico più interno all'operazione è il senatore di Forza
Italia Luigi Grillo
, vicinissimo a Fazio e ufficiale di collegamento
tra il governatore e Fiorani. "Gli ho dato 100 mila euro, poi altri
200 mila, poi altro ancora. Su un conto aperto alla Popolare di Lodi
per operazioni finanziarie sui derivati.



Dal titolo sembrava che ti riferissi a Grillo il comico....
mentre qui si parla del Senatore Luigi Grillo.

Scusa ma.... Luigi Grillo è un paladino di che cosa?

25/02/2010, 09:36

L'hai capito teschio [;)]

25/02/2010, 09:37

Thethirdeye ha scritto:

Messaggio di robs79

Il politico più interno all'operazione è il senatore di Forza
Italia Luigi Grillo
, vicinissimo a Fazio e ufficiale di collegamento
tra il governatore e Fiorani. "Gli ho dato 100 mila euro, poi altri
200 mila, poi altro ancora. Su un conto aperto alla Popolare di Lodi
per operazioni finanziarie sui derivati.



Dal titolo sembrava che ti riferissi a Grillo il comico....
mentre qui si parla del Senatore Luigi Grillo.

Scusa ma.... Luigi Grillo è un paladino di che cosa?






Probabilmente e' paladino dei disonesti. [:246]

25/02/2010, 10:06

Anch'io avevo pensato dal titolo a Beppe Grillo: sarebbe il caso di correggere il titolo della discussione mettendo anche il nome.

25/02/2010, 10:20

Hannah ha scritto:

Anch'io avevo pensato dal titolo a Beppe Grillo: sarebbe il caso di correggere il titolo della discussione mettendo anche il nome.


Quoto.

25/02/2010, 11:06

Teschio ha scritto:

Probabilmente e' paladino dei disonesti. [:246]



Sarà.... ma il titolo del topic è fuorviante
rispetto all'argomento trattato.

Quindi lo modifico..... [:o)]

25/02/2010, 12:41

Grazie TTE.

25/02/2010, 13:24

tnx TTE

25/02/2010, 13:43

eh beh non è tangentopoli, sono casi isolati eh beh..sì sì

25/02/2010, 13:59

Si infatti al posto di parlare di Beppe Grillo forse sarebbe meglio commentare la situazione a cui ci stiamo avviando.

25/02/2010, 19:33

E te pareva che Dell'Utri non avesse preso soldi anche da questo. E' praticamente in mezzo ad ogni processo mafioso o di tangenti, e sta ancora lì al governo. Che scandalo. [8]
Vogliamo parlare poi del candidato PDL che ha fatto pagare una multa da 91 mila euro di PORNO al Comune? [8)]

Fonte: http://parma.repubblica.it/dettaglio/no ... dl/1869508

Bollette porno, chiesto il rinvio a giudizio
Lavagetto: "Pdl mi conferma la fiducia"

L'accusa è di peculato per collegamenti a siti porno con il telefono del Comune quando era assessore. Il candidato: "Sono sereno, vicenda abnorme e disumana". Chiesto rinvio a giudizio anche per il sindaco di Salso Tedeschi e per il capo della Pm Terre Verdiane Malavasi: l'auto del primo cittadino dal meccanico era scortata dai vigili

Venti siti pornografici. Giampaolo Lavagetto li avrebbe visitati migliaia di volte, quando era assessore alle Politiche per la scuola, tramite un telefonino di servizio assegnato dal Comune di Parma. Per questo il pm Roberta Licci ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex amministratore, in corsa per il Pdl alle prossime elezioni regionali. L'accusa è di peculato. In totale - come ormai appurato - col suo cellulare wap Lavagetto totalizzò 91mila e 381 euro di connessioni internet. Impossibile, al momento, sapere se l'intera cifra sia ascrivibile alla 'navigazione' a luci rosse. In ogni caso, tramite una transazione concordata nei mesi scorsi tra Telecom e il Comune, la somma da sborsare venne ridotta a 408,93 euro. La società di telefonia accettò infatti di convertire la tariffazione 'a consumo' con una formula più economica, riducendo enormemente le proprie pretese economiche. I residui 408 euro, però, pesano ancora sulle casse pubbliche.

Le telefonate in 'libertà' di Lavagetto, 44 anni, risalgono al periodo ottobre 2008 - gennaio 2009. Secondo la procura di Parma, sulla scorta di un consulente nominato del pm Licci, le connessioni web furono almeno 109.877. "Le occasioni - spiega più in generale Gerardo Laguardia, capo della Procura di Parma - furono comunque ripetute e numerosissime". Spesso e volentieri - dicono dalla procura - le capatine online di Lavagetto aveveano siti hot come meta. "Sono invece da escludere connessioni a portali web pedopornografici" ha specificato Laguardia. Accese, nei mesi scorsi, furono le accuse fra Comune e Lavagetto che si difese parlando di errata configurazione del suo telefonino. Secondo l'indagato, infatti, l'amministrazione cittadina non l'avrebbe avvisato sul presunto problema tecnico. I portici del Grano, dal canto loro, risposero che l'ex assessore s'era rifiutato di consegnare il telefono dicendo che l'apparecchio era andato in pezzi. Al momento nessuno sa dove sia finito il cellulare.


"Immagino già l'obiezione sui tempi della richiesta di rinvio a giudizio- ha detto il procuratore capo Laguardia - ma purtroppo ci sono stati inconvenienti tecnici e burocratici che ne hanno fatto slittare il deposito". Il riferimento è alle ricorrenti polemiche sulla cosidetta 'giustizia a orologeria', pronta a colpire - secondo alcuni - a ridosso di appuntamenti elettorali. Fra un mese, infatti, si tornerà alle urne per le regionali e Lavagetto - attualmente consigliere provinciale del Pdl - è candidato al 'parlamentino' dell'Emilia Romagna tra le file berlusconiane. La vicenda delle telefonate era esplosa un anno fa, prioprio a ridosso della candidatura di Lavagetto alla presidenza della Provincia di Parma.

E puntuale, ora, arriva la replica del diretto interessato: "Come mai - domanda polemico Lavagetto - la Procura ha comunicato la richiesta di rinvio proprio il giorno dopo la visita a Parma di Anna Maria Bernini, candidata Pdl alle regionali? E come mai - prosegue l'indagato - i magistrati non mi hanno fornito il materiale necessario per preparare la mia difesa?" Secondo Lavagetto, infatti, l'avviso di fine indagini sarebbe arrivato solo il 20 gennaio ("Me ne consegnarono uno il 12, ma conteneva un errore di forma"): "Da allora a oggi non ho avuto modo di attuare contromosse - fa sapere l'ex assessore - proprio perchè dalla Procura non mi sono stati forniti i tabulati telefonici, la cui mole è in effetti mastodontica". Nel merito dell'accusa Lavagetto sorride: "E chi sono Mandrake? Come avrei fatto a connettermi tramite telefonino a tutti quei siti porno, roba che neppure Superman". Neanche sul piano politico l'ex assessore si dice preoccupato: "Ho ricevuto la piena fiducia del mio partito". Anche se alla fine concede: "La figuraccia ci sta tutta".

IN SERATA UNA NOTA STAMPA DI LAVAGETTO
"Come avvenuto nelle scorse elezioni provinciali, all’i ndomani dell’annuncio della mia candidatura ad un importante elezione amministrativa, riesplode su di me una vicenda per la quale è stato richiesto il rinvio a giudizio e del quale ne vengo messo a conoscenza contemporaneamente ai mezzi di informazione. A metà gennaio avevamo ricevuto la notifica della chiusura delle indagini preliminari, ma, come ammesso anche dal Procuratore della Repubblica, a causa di inconvenienti tecnici e burocratici non dipendenti da noi, solo dalla fine della settimana scorsa ci è stata data la possibilità di visionare una piccola parte dell’e norme mole di tabulati al fine di potere iniziare ad elaborare con gli esperti e i legali la nostra perizia di parte.

Ricordo che stiamo parlando di una situazione che si è sviluppata a mia totale insaputa, per esplodermi tra le mani e contemporaneamente sulla stampa quasi sei mesi dopo dal sua esordio e all’indomani della mia candidatura a Presidente della Provincia di Parma avvenuta il 3 aprile 2009. Possibile che nessuno abbia ritenuto opportuno avvisarmi dell’anomalia del mio telefono già dalla prima bolletta di settembre 2008 e della presenza di errori tecnici di configurazione? Allora, il caso mediatico fu quella di avere causato per un’abnorme mole di traffico internet un danno alle casse comunali per una maxibolletta da 91 mila euro. Poche settimane dopo la bomba mediatica, a danno d’immagine già fatto, Telecom inviava al Comune di Parma due note di credito con le quali rinunciava ai 91 mila euro. Oggi, risulta che l’origine dei 91 mila euro per cui Telecom ha rinunciato tramite note di credito, è dovuta ad un abnorme mole di traffico internet avvenuta in 120 giorni causa contatti quantificati nell’ordine di almeno diverse centinaia di migliaia di volte.

Anche in questo caso sono sereno nel ritenere che i miei tecnici e i miei legali dimostreranno la mia totale estraneità da una tale disumana e abnorme vicenda. Sul piano politico, non avendo ancora chiaro il quadro della situazione, non è mia intenzione, per il momento, fare polemica legate alla tempistica con cui la situazione si è manifestata, certo è che ancora una volta, la mia credibilità, frutto di sette anni alla guida dei servizi educativi del Comune di Parma, rischia di essere oscurata da una vicenda che tutta è ancora da chiarire nelle dinamiche e nelle responsabilità. Per questo, all’#65533; indomani della notifica delle indagini preliminari ho immediatamente raggiunto a Roma i vertici regionali del mio partito ai quali ho rimesso nelle loro mani la mia candidatura alla carica di consigliere regionale. Dopo avere valutato la situazione, il coordinatore regionale ed il suo vicario hanno riconfermato la loro fiducia nella mia candidatura".

Guai anche per il sindaco di Salso
L'auto del primo cittadino ha bisogno del meccanico? Ci pensano i vigili urbani. E così un pattuglia della Municipale partiva da Salso per Modena, destinazione concessionaria Bellentani. Un agente si piazzava alla giuda, un altro seguiva a bordo d'una Grande punto della Municipale. Così almeno accadeva secondo la Procura di Parma, che ha chiesto il rinvio a giudizio per Massimo Tedeschi - sindaco della città termale - e per il capo della Polizia municipale Terre Verdiane Claudio Malavasi. L'accusa è per entrambi di abuso d'ufficio e peculato.

Per gli inquirenti Tedeschi "istigava" il comandante dei vigili. Malavasi, dal canto suo, andava oltre i suoi compiti per "procurare al Tedeschi un ingiusto vantaggio patrimoniale". Insieme, secondo la Procura, i due "distraevano" dal servizio agenti e auto della municipale per fini personali.
Ultima modifica di Lawliet il 25/02/2010, 19:34, modificato 1 volta in totale.
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