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Oggetti fuori dal tempo, avvistamenti tramandati nella letteratura storica. Qual è l'origine dell'uomo? Testi sacri e mitologie da tutto il mondo narrano una storia diversa da quella che tutti conosciamo.
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Re: L'Eredità degli Antichi Dei

14/06/2015, 16:39

I misteri di Samotracia e il culto dei Cabiri
Di Stefano Arcella

Le origini

Fra le isole del mare Tracio, quella di Samotracia – famosa nell’antichità per un alto monte che la fa scorgere da ciascuna delle terre a nord dell’Egeo: Grecia, Tracia ed Ionia – fu la sede, in epoca ellenistica, di un culto misterico dedicato ad un complesso di quattro divinità, note col nome di Cabiri (dal semitico Kabirim = i Grandi) detti anche i Grandi Dei, i Forti, i Potenti.

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La testimonianza fondamentale è, al riguardo, quella di Erodoto, il quale conosce il culto di Samotracia e ne attribuisce la fondazione al popolo dei Pelasgi, facendo quindi risalire questi misteri ad un’epoca antichissima e ad un popolo che ha preceduto i Greci sul suolo ellenico.

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Herod., II 51 “…A fare le statue di Ermes con il membro diritto, i Greci non lo hanno appreso dagli Egiziani, ma dai Pelasgi; primi fra tutti i Greci, sono stati gli Ateniesi ad adottare quest’ uso, e gli altri da loro. Gli Ateniesi, infatti, erano già annoverati tra i Greci quando i Pelasgi vennero a coabitare nel loro territorio, e da allora anche i Pelasgi cominciarono ad essere ritenuti Greci. Chiunque sia iniziato ai misteri dei Cabiri, che gli abitanti di Samotracia celebrano e che essi hanno adottato dai Pelasgi, costui sa che cosa dico. Quei Pelasgi, che vennero a coabitare con gli Ateniesi, abitavano in precedenza Samotracia, ed è da loro che gli abitanti di Samotracia hanno appreso i misteri. Dunque gli Ateniesi, primi tra i Greci, fecero le statue di Ermes con il membro dritto per averlo appreso dai Pelasgi. I Pelasgi a questo proposito tramandarono un racconto sacro, che viene rivelato durante i Misteri di Samotracia”.

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Jean-Pierre Vernant, L'universo, gli dèi, gli uomini

E’ sintomatico che Erodoto menzioni questi Misteri dei Cabiri nello stesso contesto in cui parla del dio Ermes raffigurato col membro diritto, che viene fatto risalire alla medesima origine pelasgica, ossia pre-ellenica. Dionigi narra (I 61, 3) che il fondatore dell’isola di Samotracia fu Samo “figlio di Ermes e di una ninfa di Cillene chiamata Rene”.

Secondo una teoria storico-religiosa alquanto consolidata, i Pelasgi andrebbero identificati con le genti di Tracia che hanno diffuso nelle isole dell’Egeo e nella penisola ellenica i loro culti entusiastici: il dio Sabazio con la corte dei suoi seguaci, coribanti, satiri e menadi; il culto di Bendis (Ecate), dalle molteplici attribuzioni, che hanno avuto il loro spazio d’elaborazione sia nelle speculazioni degli Orfici, sia nelle pratiche della magia (le discese agli Inferi quale passaggio iniziatico).

I sacerdoti Cabirici sono detti Saboi, nome che designa pure una tribù tracia nonché un gruppo di Coribanti localizzati in Tracia e che si avvicina molto ai Saboi, gli iniziati al culto traco-frigio di Sabazio.

La teologia cabirica.

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Le religioni dei misteri. 1.Eleusi, dionisismo, orfismo

Delle quattro divinità di Samotracia, tre sono maggiori ed una ha una posizione secondaria. Delle tre maggiori, due stanno in un rapporto di padre a figlio, la terza è una figura femminile che è letta come personificazione della terra feconda, in conformità ad un archetipo dominante nell’Egeo e nella vicina Anatolia.

Queste divinità, nella liturgia, erano onorate con una lingua straniera, secondo Diodoro (5, 47), a dimostrazione della loro origine pre-ellenica (e quindi pre-indoeuropea), in concordanza con la testimonianza di Erodoto.

Lo scoliaste di Apollonio Rodio (I, 916-8b) ci ha conservato i nomi dei 4 Cabiri. Essi sono: Axierso (Demetra), Axiokersa (Persefone), Axiokersos (Hades) e Kasmilos (Hermes). In una fase storica più recente, quando la Grecia ellenica estese la sua influenza a tutto l’Egeo ed alle isole tracie, in Samotracia furono introdotte tre grandi divinità che i Misteri di Eleusi avevano associate: Demetra, Kore e Hades, cui si aggiunse poi Hermes; questi dèi vennero più o meno riconosciuti nelle tre divinità maggiori del culto samotracio e si ebbe così il gruppo dei quattro Grandi Dèi, che con un epiteto fenicio furono detti Cabiri (ne parla anche Varrone nel De lingua latina, 5, 58; 7, 34), nome loro attribuito dai navigatori Fenici i quali già adoravano un gruppo di divinità con quel nome. La letteratura storico-religiosa propende per limitare l’influenza fenicia nel culto di Samotracia a questa designazione delle divinità, senza ammettere l’introduzione di divinità fenicie, anzi valorizzando l’elemento ellenico e, prima ancora, quello “pelasgico”.

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Le religioni dei misteri. 2.Samotracia, Andania, Iside, Cibele e Attis, mitraismo. Con testo a fronte

Nel corso dell’età ellenistica, tutto il fervore religioso dei territori che affacciavano sul mar Egeo, si concentrò, oltre che verso le divinità di Eleusi, anche su quelle di Samotracia. Ci è pervenuta la memoria storica di santuari cabirici nelle quattro isole tracie (Lemno, Imbro, Samotracia, Thaso), nella costa ionica (Ilio, Mileto, Teo, Efeso), nelle isole del medio e basso Egeo (fra le quali Rodi e Delo, a sua volta celebre centro oracolare dell’antichità) e nella Beozia (Anthedon e Tebe).

Il santuario Cabirico di Tebe merita un’attenzione particolare perché le sue vestigia – risalenti al VI secolo a.C. – mostrano, come a Samotracia, una fossa per le offerte ed i sacrifici (traccia di un culto alla Terra Madre e di atti rituali volti a propiziarsi le forze ctonie) nonché la presenza di due Cabiri, padre e figlio, con l’assimilazione di Cabiro padre a Dioniso, che era la divinità principale di Tebe e che – alla luce della comune origine pre-ellenica – doveva avere molti elementi di somiglianza con Cabiro.

Il culto presentava, pertanto, una spiccata valenza infero-ctonia, essendo in prevalenza centrato sull’oltretomba (Persefone e Hades) e sulla terra (Demetra). E’significativo che a questo complesso infero-ctonio sia associato Hermes, il dio dell’intelligenza sottile, il messaggero degli dèi, l’intermediario fra l’uomo e la divinità, figura connessa all’elemento “Aria” – viene raffigurato con le ali ai piedi – quindi duttile e sagace, dinamica e penetrante.

A queste divinità erano dedicati nell’isola: un santuario i cui resti risalirebbero al VI secolo a..C.; il tempio marmoreo a foggia di basilica, con navata transversa ed abside rotonda, con una fossa per uso sacrificale scavata al centro del tempio fino al vivo di una roccia (simbolismo della pietra quale allusione alla stabilità di un centro misterico, ma anche quale riferimento analogico al corpo umano quale tempio della scintilla divina nell’individuo); un edificio circolare a due piani, chiuso ermeticamente da ogni parte e probabilmente riservato alla riunioni ed alle esperienze misteriche degli iniziati, con un palese simbolismo del cerchio che rimanda al Cielo nonché al dinamismo della “potenza” – la shakti dello shivaismo dell’India – ed al suo movimento.

L’esperienza misterica

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Guy G. Stroumsa, La sapienza nascosta

Dallo scoliaste di Euripide sappiamo che nei Misteri cabirici aveva luogo un dramma liturgico nel quale si rappresentava la ricerca di Armonia da parte dello sposo Cadmo, analoga a quella di Kore (Persefone) da parte della madre Demetra, rivissuta e riattualizzata nei Misteri di Eleusi.

Dalle testimonianze di Clemente Alessandrino (Protrettico, 2, 19, 1) e di Firmico Materno (de errore. rel. pag., 11), apprendiamo che nel santuario cabirico di Tessalonica si celebrava un dramma liturgico di morte e resurrezione, nel quale si ricordava e si riattualizzava la morte del più giovane degli dèi Cabiri ad opera degli altri due.

La funzione del dramma era quella di reiterare una vicenda mitica nella sua vivezza, nella sua intensità vibrante, nella sua capacità d’impatto emotivo, quindi d’incidenza sul mondo astrale dell’individuo. Il dramma è un linguaggio che si rivolge al “cuore” dell’uomo, alla sua sensibilità ed alla sua capacità di provare intense emozioni, nel momento in cui egli s’immedesima nel dramma e lo vive come qualcosa di personale. Poiché il dramma era vissuto in modo comunitario, essendo rappresentato davanti alla comunità degli iniziati, si creava una comune vibrazione emotiva, un comune “clima psichico” che cementava la coesione della comunità e creava una “energia di gruppo”.

Le risultanze epigrafiche testimoniano di un pasto sacramentale in cui ai mysti venivano offerti cibo e bevande, aspetto, questo, comune ad altri culti misterici, come il mithraismo romano, per il quale il pasto sacro è testimoniato dai dipinti e dalle sculture nei templi ipogèi.

Infine va rilevato che la gente di mare era particolarmente devota alle divinità cabiriche, poiché l’isola di Samotracia era molto importuosa e quindi esse erano considerate protettrici contro i pericoli del mare ed assimilate ai Dioscuri, anch’essi considerati s?t??e?, salvatori. E’ questo, probabilmente, l’aspetto exoterico, pubblico, del culto misterico cabirico legato alla protezione dei marinai e dei naviganti in genere, mentre nel chiuso dell’edificio circolare si svolgevano i riti riservati agli iniziati.

Questi ultimi si dividevano nelle due classi degli iniziati semplici e degli iniziati pii; l’iniziazione semplice era preceduta da un rito di purificazione che comprendeva pure un’ammissione delle proprie impurità davanti al sacerdote purificatore.

Ai Misteri potevano essere ammessi anche le donne e i fanciulli; essi comprendevano anche una dottrina sulle origini dell’umanità – dal momento che Ippolito, scrittore cristiano del III sec. d.C., ravvicina Cabiro ad Adamo – e sul post-mortem se, come riferisce Diodoro Siculo (5,49, 5-6), questi misteri rendevano gli uomini migliori, dato peraltro confermato dalla relazione dei Cabiri con le divinità di Eleusi, i cui Misteri davano un particolare risalto alla concezione di una beata vita futura per gli iniziati.

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I Misteri Cabirici e le origini di Roma Andrea Carandini, La nascita di Roma. Dèi, lari, eroi e uomini all'alba di una civiltà (2 vol.)

La fortuna di questi misteri, durante l’epoca greco-romana, fu assicurata dal rapporto dei Cabiri con le origini di Roma, sul piano della narrazione mitica, per cui i Romani li associarono ai Penati di Roma (Penates Publici). Secondo la tradizione, riportata in varie fonti greche – quali Dionigi d’Alicarnasso (I, 68) e Diodoro Siculo (5, 48) – e latine (Macrobio, Saturnalia, 3, 4, 7-9), Dardano, capostipite mitico dei Troiani (e dei Romani attraverso Enea), dopo aver ucciso il fratello Iasione ed essersi rifugiato in Frigia (dove sposò Crisa figlia del re Teucro), avrebbe eretto nell’isola di Samotracia un tempio in onore dei Grandi Dèi “i cui particolari appellativi egli tenne segreti e non rivelò agli altri; inoltre istituì in loro onore i misteri che si celebrano ancora oggi da parte dei Samotraci” (Dion. Hal. I, 68), mentre avrebbe portato con sé il palladio – ossia i doni della dea Athena – e le imagines deorum a Dardania, da dove passarono a Troia e poi a Roma per il tramite del pio Enea.

Va ricordato che, secondo la tradizione, Dardano sarebbe partito dall’umbilicus Italiae, il centro sacro dell’Italia, presso il lago di Cotilia nell’Italia centrale, località di cui sarebbe stato originario, per cui lo sbarco di Enea nel Lazio e la successiva fondazione di Roma da parte dei suoi discendenti assume il senso di una re-volutio, ossia un ritorno alle origini, da cui gli antenati si erano allontanati in seguito ad un ver sacrum, una primavera sacra, ossia una migrazione scandita da ritmi cosmico-religiosi, in sintonia con l’inizio del risveglio primaverile, dall’equinozio del 21 marzo al tempo dell’apertura fra uomo e natura (il mese di aprile trae il suo nome daaperior = mi apro).

Oltre al rapporto con le origini di Roma, l’intreccio e l’assimilazione fra questi Misteri e quelli di Eleusi fu, peraltro, un altro importante motivo della loro forza e continuità nell’età imperiale romana. Non è certo un caso che, sul finire del IV secolo d.C. – quando ormai il Cristianesimo era dominante in tutto l’Occidente e gli editti di Teodosio proibivano i culti della religione tradizionale anche in forma privata – i misteri di Samotracia erano ancora vivi, perpetuando una tradizione spirituale antichissima e pre-ellenica.

Considerazioni d’attualità

E’ centrale, in questi Misteri, come in quelli di Eleusi, la meditazione sul tema della morte, sul rapporto vita-morte e la conseguente scala di valori nel corso dell’esistenza terrena. Comune agli altri Misteri, è il rinnovamento interiore nel senso di un morire a se stessi e di un rinascere, esperienza che anticipa, in un certo modo, quella della morte, per cui il miste si prepara alla morte in modo sereno e gioioso, la morte essendo solo un passaggio nei termini di una liberazione e di un compimento realizzativo.

Altri aspetti comuni alla misteriosofia del mondo arcaico e di quello classico sono: il dramma liturgico, la sacralità del pasto comune (che ha la funzione di far circolare una comune “energia di gruppo”), la segretezza dei riti riservati agli iniziati.

L’aspetto certamente più originale è quello della presenza di Hermes-Mercurio quale divinità misterica, quale dio delle iniziazioni.

La saggezza astuta, duttile e penetrante di Hermes è incarnata da Ulisse nel poema omerico, mentre Achille rappresenta uno spirito guerriero che, non integrato con Hermes, ha nella furia distruttiva il suo limite fondamentale, privo di uno sbocco creativo.

L’associare Hermes a divinità dell’oltretomba, nei misteri cabirici, è ancora più illuminante.

L’uomo non entra nelle proprie profondità, nel suo “mondo sotterraneo” – ossia nel proprio mondo astrale (a-stron = senza luce) che è la sede delle emozioni e delle sensazioni – senza una facoltà d’intelligenza penetrante e duttile, dolce e gioconda, capace di operare interiormente e flessibilmente con le circostanze della vita, assumendole come occasione e supporto di perfezionamento interiore. Non si va avanti sulla via della ricerca spirituale, senza aprirsi al soffio di Hermes-Mercurio, senza interiorizzare questa dimensione sottile ed intuitiva.

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Julius Evola, La Tradizione Ermetica

Si leggano, al riguardo, La Tradizione Ermetica di J. Evola, sull’alchimia quale “Arte di Ermete” e quelle di G. Kremmerz nella Scienza dei Magi, sulla “Volontà Ermetica” e la sua profonda diversità rispetto alla volontà marziale.

E’ una lezione, questa della mistericità ermetica, che ha una sua pregnante attualità, in quest’inizio del XXI secolo, alla luce della storia del Novecento, in cui certe tendenze esoteriche spurie, come quelle presenti nel nazionalsocialismo tedesco, mostrano di contenere un furor distruttivo, privo dell’intelligenza di Hermes e sono quindi sprovviste della chiarezza, della lucidità e della saggezza necessarie per perseguire uno scopo autenticamente positivo.

Senza l’intelligenza di Hermes, non si va da nessuna parte, si gira in tondo senza mai trovare il centro della circonferenza. Il risultato, nel ’900, è stato solo un tragico cumulo di lutti e di rovine, morali e materiali.

Tratto da Hera, n°73, febbraio 2006, pp.86-89.

BIBLIOGRAFIA

Sui Misteri di Samotracia v. N. Turchi, Le religioni dei Misteri nel mondo antico, Il Basilisco, Genova, 1987(1923), pp.85- 90; V. Magnien, I Misteri di Eleusi, Edizioni di Ar, Padova, 1996, pp. 45-73 ; P. Scarpi (a cura di), Le religioni dei Misteri, Vol. II, Fondazione L.Valla-Mondadori, 2004, pp. 3 – 99, con commento alle fonti ivi, pp. 415-454. Sul mito di Dardano e la sua relazione con le origini di Roma, v. R. Del Ponte, Teofanie animali e “primavere sacre” italiche. Mito e mistica di Italia-Vitalia, in Arthos, nn-22-23-24 (numero speciale triplo su La Tradizione Italica e Romana), 1980-81, pp.82-112. Sulla saggezza ermetica v. J. Evola, La Tradizione Ermetica, Mediterranee, Roma, 1996; G. Kremmerz, La Scienza dei Magi, Vol. II, Il Basilisco, Genova, 1987, pp. 161-162, particolarmente illuminanti sulla differenza essenziale fra volontà ermetica e volontà marziale.


http://informazioneconsapevole.blogspot ... o-dei.html

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

16/06/2015, 09:42

Il Segreto dell'Ingranaggio Cosmico e del Numero 72

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Un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle. Era
un mattino di Primavera.
Dall’alto del colle vedevamo, nella pianura lontana,
sorgere il Sole là dove nell’orizzonte ancora
brillava una luminosa costellazione.
“Passano le costellazioni.” disse Gesù “dopo
l’Ariete i Pesci. E poi verrà l’Acquario. Allora
l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la
morte non esiste.”
(Da “Il Gesù proibito” di Mario Pincherle, capitolo “il quinto Vangelo” o il Vangelo secondo
Tommaso).


Come fare per trasferire un sapere scientifico all’interno di un contesto culturale illetterato?..Trasformandolo in una storia bilanciata dal giusto equilibrio tra eventi storici reali ed episodi mitici dal ricco contenuto simbolici. Il mito come il valoroso Amleto è astutamente armato di simulata follia, celando una saggezza troppo elevata per l’umano ingegno sotto una mirabile finzione di stoltezza. In questo modo il mito è riuscito a garantire per migliaia di anni la sopravvivenza dell’antica scienza, permettendo all’antico sapere di viaggiare sulle ali del tempo.

Le antiche civiltà all’interno dei loro testi religiosi hanno inserito conoscenze astronomiche molto avanzate ed avvalendosi del linguaggio simbolico hanno tramandato le loro competenze fino ai giorni nostri. Essi avevano compreso che la nostra terra fa parte di un’enorme sistema cosmico che come ingranaggio gira all’infinito con movimenti perfettamente calibrai e di conseguenza prevedibili.

I movimenti di questo immaginario ingranaggio, visti dalla terra, sono rilevati dagli spostamenti del Sole, nel breve come nel lungo periodo. Durante i principali momenti dell’anno, gli equinozi e i solstizi, quando il Sole sorge, alle sue spalle si presentano diverse costellazioni. Durante l’equinozio di primavera il Sole sorge nella costellazione dell’acquario, nel solstizio estivo in quella dei gemelli, nell’equinozio d’autunno in quella del leone e nel solstizio invernale in quella dello scorpione.

Tuttavia le costellazioni che fanno da sfondo agli equinozi e ai solstizi durante il sorgere del Sole non rimangono immutate nell’arco del tempo, ma con un movimento retrogrado si spostano a causa del fenomeno della precessione degli equinozi. Come abbiamo detto, attualmente il Sole equinoziale di primavera sorge nella costellazione dell’acquario mentre nell’era precedente sorgeva in quella dei pesci.

Questi spostamenti richiedono tempi lunghissimi e non possono essere scrutati nell’arco della vita di un solo uomo, ma solo tramite l’attenta e costante osservazione di più generazioni. Gli equinozi e solstizi restano in una costellazione per 2160 anni e questo periodo segna la distanza che intercede tra due grandi ere. Tramite le millenarie osservazioni e le ancestrali memorie l’uomo ha osservato il ciclico ritorno di sconvolgimenti climatici e le ha messe in relazione al lento, inesorabile e ripetuto movimento dell’ingranaggio cosmico. Un indizio di questo lo troviamo nella mitologia Maya secondo la quale l’uomo ha già attraversato quattro grandi ere (definite “soli”) e sta vivendo nella quinta.

Secondo i maya la quarta era (il quarto sole) è terminato con un’evento catastrofico avvenuto sotto forma di diluvio che ha quasi estinto il genere umano proprio come descritto dal racconto biblico e da moltissimi altri testi antichi. Gli antichi hanno inserito queste informazioni all’interno di un linguaggio simbolico capace di sopravvivere allo scorrere del tempo, il mito. I loro testi contengono un avvertimento per le future generazioni e il codice per decodificare queste informazioni è proprio la conoscenza della precessione mentre lo strumento di osservazione sono i templi in pietra lasciati in eredità ai posteri.

Davvero povero sarà quell’uomo che non riuscirà
ad andare oltre il linguaggio cifrato ed allegorico
delle parole.

Veramente piccolo sarà l’uomo che si fermerà solo
alle apparenze, poiché intrappolato nel proprio
labirinto non troverà il filo di Arianna che lo
guiderà alla salvezza.

Vane sarebbero state le ciclopiche fatiche dei nostri
antenati dalle menti eccelse e dai cuori divini.

Ringraziamo questi fratelli poiché il loro compito è
arrivato a termine ed abbracciandoli, idealmente ci
incamminiamo per vincere l’ultimo drago,
togliendo la verità dalla sabbia e dall’oblio.


fonte: GIORGIO TERZOLI – 2012: L’ULTIMO MISTERO DEI MAYA

Non bisogna dubitare del fatto che gli antichi avessero già in tempi preistorici dettagliate conoscenze astronomiche e che monitorassero lo scorrere delle grandi ere. La dimostrazione di questo sono le informazioni codificate nei miti e nella leggende antiche di ogni parte del mondo. Se ci pensate questo era l’unico modo possibile per conservare le informazioni ad imperitura memoria. Un linguaggio troppo tecnico non sarebbe sopravvissuto a lungo senza una casta erudita che lo potesse conservare, ma nelle mani di pochi sarebbe sicuramente andato perduto prima o poi tra le fasi turbolente della storia del genere umano.

Tramite il significato simbolico e i numeri chiave inseriti nelle leggende di tutte le mitologie antiche invece il messaggio è stato conservato e tramandato all’insaputa dei più, in attesa del momento propizio in cui sarebbe stato compreso e riscoperto. Il numero più importante inserito nei miti è sicuramente il 72 che corrisponde agli anni necessari per lo spostamento di un grado precessionale. In realtà il numero esatto calcolato scientificamente è 71,6 anni, ma chiaramente un linguaggio basato su figure simboliche non poteva prevedere numeri decimali così gli antichi sono giunti ad una approssimazione per eccesso. Sapendo che il Sole equinoziale impiega 72 anni per spostarsi di un grado e che ogni costellazione zodiacale occupa 30° dell’orizzonte celeste su un totale di 360°, servono 2160 anni per far si che il Sole equinoziale attraversi per intero una costellazione e passi a quella successiva (anche se è meglio dire quella precedente dato che il movimento è retrogrado) .

Spostamenti del Sole Equinoziale
lo spostamento di 1° avviene nell’arco di 72 anni
360° dell’orizzonte celeste / 12 costellazioni = 30° per ogni costellazione
72 anni x 30° = 2160 anni impiegati dal Sole equinoziale per attraversare una costellazione
2160 anni x 12 costellazioni = 25920 anni impiegati dal Sole per attraversare tutte le costellazione e completare un intero ciclo precessionale.

Per chiarire il concetto ai meno esperti dell’argomento; se durante lo scorso equinozio di primavera del 2014 ci fossimo trovati ad osservare il cielo durante il sorgere del Sole, quest’ultimo nel levarsi avrebbe occupato la porzione di cielo appartenente alla costellazione dell’acquario, ben visibile all’orizzonte poco prima dell’albeggiare. Se potessimo osservare la medesima scena durante l’equinozio di primavera tra 2160 anni (nel 4174 d.C.) non vedremmo più la costellazione dell’acquario nella zona del cielo dove sorge il Sole, ma quella del capricorno. Dopo altri 2160 anni (nel 6334 d.C.) quella sagittario. Mentre dopo 25920 anni a partire dal 2014 (nel 27934 d.C.) troveremmo nuovamente la costellazione dell’acquario.

Dopo 25920 anni un grande ciclo precessionale sarà concluso e ne comincerà un’altro. Il numero precessionale fondamentale 72, i suoi multipli ed gli altri numeri chiave sono stati inseriti all’interno delle mitologie di tutto il mondo:

Nel lungo computo Maya i cicli temporali sono divisi in 360 giorni (tun), 720 giorni (2 tun), 7200 giorni (katun) e 720.000 giorni (baktun).
Nel mito di Osiride furono 71 i cospiratori che al fianco di Seth (72 totali) attentarono alla vita del grande Re pastorale.
72 è il numero degli immortali Taoisti
Nella Cabala indiana sono 72 gli angeli nominati per invocare i poteri divini.
72 è il numero di discepoli scelti da Gesù secondo alcuni manoscritti di Luca 10,1 e Luca 10,17 (altri parlano di 70 discepoli invece)
72 erano le lingue confuse della torre di Babele
72 erano le colonne dell’Apadana sulla TERRAZZA DI PERSEPOLI
72 è il numero totale degli articoli del codice Templare
72 sono le pagine del codice di Dresda, uno dei pochi manoscritti Maya scampati alla distruzione durante la conquista spagnola contenente le osservazioni di Venere
72 sono le stupa del tempio Borobudur in Indonesia
72 sono i templi di Angkor in Cambogia
72 sono gli angeli della tradizione ebraica
72 sono i nomi di Dio nella Cabala ebraica
72 è il numero totali di libri nella sacra Bibbia
72 sono le volte in cui nella sacra Bibbia compare la parola maledizione
72 sono gradini della scala di Giacobbe
72 è il numero delle malattie di Adamo ed Eva nella Genesi
72 sono le razze nate da Noè enunciate al capito 10 della Genesi
ecc…

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i 72 nomi di Dio della Cabala ebraica

Mi sono limitato ad elencare alcuni esempi in cui compare il numero 72, ma sono moltissimi i casi in cui compaiono anche i suoi multipli. I testi antichi ce lo ripetono all’infinito, il numero 72 è la chiave per capire come funziona l’ingranaggio cosmico. Il Sole equinoziale è da considerarsi come una lancetta cosmica che tiene il computo delle grandi ere.

Vorrei chiudere con una curiosità riguardante il grande genio Leonardo Da Vinci a cui sicuramente non è sfuggita l’importanza di questo numero visto quello che è stato trovato nel suo dipinto più famoso, la Gioconda. Nascosto sotto l’arco di un ponte che compone gli elementi dello sfondo sorprendentemente c’è proprio il numero 72.

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[fonte http://civiltaanticheantichimisteri.blogspot.it]

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

17/06/2015, 12:25

Atlanticus81 ha scritto:I misteri di Samotracia e il culto dei Cabiri
Di Stefano Arcella

Le origini

Fra le isole del mare Tracio, quella di Samotracia – famosa nell’antichità per un alto monte che la fa scorgere da ciascuna delle terre a nord dell’Egeo: Grecia, Tracia ed Ionia – fu la sede, in epoca ellenistica, di un culto misterico dedicato ad un complesso di quattro divinità, note col nome di Cabiri (dal semitico Kabirim = i Grandi) detti anche i Grandi Dei, i Forti, i Potenti.

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La testimonianza fondamentale è, al riguardo, quella di Erodoto, il quale conosce il culto di Samotracia e ne attribuisce la fondazione al popolo dei Pelasgi, facendo quindi risalire questi misteri ad un’epoca antichissima e ad un popolo che ha preceduto i Greci sul suolo ellenico.

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Herod., II 51 “…A fare le statue di Ermes con il membro diritto, i Greci non lo hanno appreso dagli Egiziani, ma dai Pelasgi; primi fra tutti i Greci, sono stati gli Ateniesi ad adottare quest’ uso, e gli altri da loro. Gli Ateniesi, infatti, erano già annoverati tra i Greci quando i Pelasgi vennero a coabitare nel loro territorio, e da allora anche i Pelasgi cominciarono ad essere ritenuti Greci. Chiunque sia iniziato ai misteri dei Cabiri, che gli abitanti di Samotracia celebrano e che essi hanno adottato dai Pelasgi, costui sa che cosa dico. Quei Pelasgi, che vennero a coabitare con gli Ateniesi, abitavano in precedenza Samotracia, ed è da loro che gli abitanti di Samotracia hanno appreso i misteri. Dunque gli Ateniesi, primi tra i Greci, fecero le statue di Ermes con il membro dritto per averlo appreso dai Pelasgi. I Pelasgi a questo proposito tramandarono un racconto sacro, che viene rivelato durante i Misteri di Samotracia”.

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Jean-Pierre Vernant, L'universo, gli dèi, gli uomini

E’ sintomatico che Erodoto menzioni questi Misteri dei Cabiri nello stesso contesto in cui parla del dio Ermes raffigurato col membro diritto, che viene fatto risalire alla medesima origine pelasgica, ossia pre-ellenica. Dionigi narra (I 61, 3) che il fondatore dell’isola di Samotracia fu Samo “figlio di Ermes e di una ninfa di Cillene chiamata Rene”.

Secondo una teoria storico-religiosa alquanto consolidata, i Pelasgi andrebbero identificati con le genti di Tracia che hanno diffuso nelle isole dell’Egeo e nella penisola ellenica i loro culti entusiastici: il dio Sabazio con la corte dei suoi seguaci, coribanti, satiri e menadi; il culto di Bendis (Ecate), dalle molteplici attribuzioni, che hanno avuto il loro spazio d’elaborazione sia nelle speculazioni degli Orfici, sia nelle pratiche della magia (le discese agli Inferi quale passaggio iniziatico).

I sacerdoti Cabirici sono detti Saboi, nome che designa pure una tribù tracia nonché un gruppo di Coribanti localizzati in Tracia e che si avvicina molto ai Saboi, gli iniziati al culto traco-frigio di Sabazio.

La teologia cabirica.

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Le religioni dei misteri. 1.Eleusi, dionisismo, orfismo

Delle quattro divinità di Samotracia, tre sono maggiori ed una ha una posizione secondaria. Delle tre maggiori, due stanno in un rapporto di padre a figlio, la terza è una figura femminile che è letta come personificazione della terra feconda, in conformità ad un archetipo dominante nell’Egeo e nella vicina Anatolia.

Queste divinità, nella liturgia, erano onorate con una lingua straniera, secondo Diodoro (5, 47), a dimostrazione della loro origine pre-ellenica (e quindi pre-indoeuropea), in concordanza con la testimonianza di Erodoto.

Lo scoliaste di Apollonio Rodio (I, 916-8b) ci ha conservato i nomi dei 4 Cabiri. Essi sono: Axierso (Demetra), Axiokersa (Persefone), Axiokersos (Hades) e Kasmilos (Hermes). In una fase storica più recente, quando la Grecia ellenica estese la sua influenza a tutto l’Egeo ed alle isole tracie, in Samotracia furono introdotte tre grandi divinità che i Misteri di Eleusi avevano associate: Demetra, Kore e Hades, cui si aggiunse poi Hermes; questi dèi vennero più o meno riconosciuti nelle tre divinità maggiori del culto samotracio e si ebbe così il gruppo dei quattro Grandi Dèi, che con un epiteto fenicio furono detti Cabiri (ne parla anche Varrone nel De lingua latina, 5, 58; 7, 34), nome loro attribuito dai navigatori Fenici i quali già adoravano un gruppo di divinità con quel nome. La letteratura storico-religiosa propende per limitare l’influenza fenicia nel culto di Samotracia a questa designazione delle divinità, senza ammettere l’introduzione di divinità fenicie, anzi valorizzando l’elemento ellenico e, prima ancora, quello “pelasgico”.

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Le religioni dei misteri. 2.Samotracia, Andania, Iside, Cibele e Attis, mitraismo. Con testo a fronte

Nel corso dell’età ellenistica, tutto il fervore religioso dei territori che affacciavano sul mar Egeo, si concentrò, oltre che verso le divinità di Eleusi, anche su quelle di Samotracia. Ci è pervenuta la memoria storica di santuari cabirici nelle quattro isole tracie (Lemno, Imbro, Samotracia, Thaso), nella costa ionica (Ilio, Mileto, Teo, Efeso), nelle isole del medio e basso Egeo (fra le quali Rodi e Delo, a sua volta celebre centro oracolare dell’antichità) e nella Beozia (Anthedon e Tebe).

Il santuario Cabirico di Tebe merita un’attenzione particolare perché le sue vestigia – risalenti al VI secolo a.C. – mostrano, come a Samotracia, una fossa per le offerte ed i sacrifici (traccia di un culto alla Terra Madre e di atti rituali volti a propiziarsi le forze ctonie) nonché la presenza di due Cabiri, padre e figlio, con l’assimilazione di Cabiro padre a Dioniso, che era la divinità principale di Tebe e che – alla luce della comune origine pre-ellenica – doveva avere molti elementi di somiglianza con Cabiro.

Il culto presentava, pertanto, una spiccata valenza infero-ctonia, essendo in prevalenza centrato sull’oltretomba (Persefone e Hades) e sulla terra (Demetra). E’significativo che a questo complesso infero-ctonio sia associato Hermes, il dio dell’intelligenza sottile, il messaggero degli dèi, l’intermediario fra l’uomo e la divinità, figura connessa all’elemento “Aria” – viene raffigurato con le ali ai piedi – quindi duttile e sagace, dinamica e penetrante.

A queste divinità erano dedicati nell’isola: un santuario i cui resti risalirebbero al VI secolo a..C.; il tempio marmoreo a foggia di basilica, con navata transversa ed abside rotonda, con una fossa per uso sacrificale scavata al centro del tempio fino al vivo di una roccia (simbolismo della pietra quale allusione alla stabilità di un centro misterico, ma anche quale riferimento analogico al corpo umano quale tempio della scintilla divina nell’individuo); un edificio circolare a due piani, chiuso ermeticamente da ogni parte e probabilmente riservato alla riunioni ed alle esperienze misteriche degli iniziati, con un palese simbolismo del cerchio che rimanda al Cielo nonché al dinamismo della “potenza” – la shakti dello shivaismo dell’India – ed al suo movimento.

L’esperienza misterica

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Guy G. Stroumsa, La sapienza nascosta

Dallo scoliaste di Euripide sappiamo che nei Misteri cabirici aveva luogo un dramma liturgico nel quale si rappresentava la ricerca di Armonia da parte dello sposo Cadmo, analoga a quella di Kore (Persefone) da parte della madre Demetra, rivissuta e riattualizzata nei Misteri di Eleusi.

Dalle testimonianze di Clemente Alessandrino (Protrettico, 2, 19, 1) e di Firmico Materno (de errore. rel. pag., 11), apprendiamo che nel santuario cabirico di Tessalonica si celebrava un dramma liturgico di morte e resurrezione, nel quale si ricordava e si riattualizzava la morte del più giovane degli dèi Cabiri ad opera degli altri due.

La funzione del dramma era quella di reiterare una vicenda mitica nella sua vivezza, nella sua intensità vibrante, nella sua capacità d’impatto emotivo, quindi d’incidenza sul mondo astrale dell’individuo. Il dramma è un linguaggio che si rivolge al “cuore” dell’uomo, alla sua sensibilità ed alla sua capacità di provare intense emozioni, nel momento in cui egli s’immedesima nel dramma e lo vive come qualcosa di personale. Poiché il dramma era vissuto in modo comunitario, essendo rappresentato davanti alla comunità degli iniziati, si creava una comune vibrazione emotiva, un comune “clima psichico” che cementava la coesione della comunità e creava una “energia di gruppo”.

Le risultanze epigrafiche testimoniano di un pasto sacramentale in cui ai mysti venivano offerti cibo e bevande, aspetto, questo, comune ad altri culti misterici, come il mithraismo romano, per il quale il pasto sacro è testimoniato dai dipinti e dalle sculture nei templi ipogèi.

Infine va rilevato che la gente di mare era particolarmente devota alle divinità cabiriche, poiché l’isola di Samotracia era molto importuosa e quindi esse erano considerate protettrici contro i pericoli del mare ed assimilate ai Dioscuri, anch’essi considerati s?t??e?, salvatori. E’ questo, probabilmente, l’aspetto exoterico, pubblico, del culto misterico cabirico legato alla protezione dei marinai e dei naviganti in genere, mentre nel chiuso dell’edificio circolare si svolgevano i riti riservati agli iniziati.

Questi ultimi si dividevano nelle due classi degli iniziati semplici e degli iniziati pii; l’iniziazione semplice era preceduta da un rito di purificazione che comprendeva pure un’ammissione delle proprie impurità davanti al sacerdote purificatore.

Ai Misteri potevano essere ammessi anche le donne e i fanciulli; essi comprendevano anche una dottrina sulle origini dell’umanità – dal momento che Ippolito, scrittore cristiano del III sec. d.C., ravvicina Cabiro ad Adamo – e sul post-mortem se, come riferisce Diodoro Siculo (5,49, 5-6), questi misteri rendevano gli uomini migliori, dato peraltro confermato dalla relazione dei Cabiri con le divinità di Eleusi, i cui Misteri davano un particolare risalto alla concezione di una beata vita futura per gli iniziati.

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I Misteri Cabirici e le origini di Roma Andrea Carandini, La nascita di Roma. Dèi, lari, eroi e uomini all'alba di una civiltà (2 vol.)

La fortuna di questi misteri, durante l’epoca greco-romana, fu assicurata dal rapporto dei Cabiri con le origini di Roma, sul piano della narrazione mitica, per cui i Romani li associarono ai Penati di Roma (Penates Publici). Secondo la tradizione, riportata in varie fonti greche – quali Dionigi d’Alicarnasso (I, 68) e Diodoro Siculo (5, 48) – e latine (Macrobio, Saturnalia, 3, 4, 7-9), Dardano, capostipite mitico dei Troiani (e dei Romani attraverso Enea), dopo aver ucciso il fratello Iasione ed essersi rifugiato in Frigia (dove sposò Crisa figlia del re Teucro), avrebbe eretto nell’isola di Samotracia un tempio in onore dei Grandi Dèi “i cui particolari appellativi egli tenne segreti e non rivelò agli altri; inoltre istituì in loro onore i misteri che si celebrano ancora oggi da parte dei Samotraci” (Dion. Hal. I, 68), mentre avrebbe portato con sé il palladio – ossia i doni della dea Athena – e le imagines deorum a Dardania, da dove passarono a Troia e poi a Roma per il tramite del pio Enea.

Va ricordato che, secondo la tradizione, Dardano sarebbe partito dall’umbilicus Italiae, il centro sacro dell’Italia, presso il lago di Cotilia nell’Italia centrale, località di cui sarebbe stato originario, per cui lo sbarco di Enea nel Lazio e la successiva fondazione di Roma da parte dei suoi discendenti assume il senso di una re-volutio, ossia un ritorno alle origini, da cui gli antenati si erano allontanati in seguito ad un ver sacrum, una primavera sacra, ossia una migrazione scandita da ritmi cosmico-religiosi, in sintonia con l’inizio del risveglio primaverile, dall’equinozio del 21 marzo al tempo dell’apertura fra uomo e natura (il mese di aprile trae il suo nome daaperior = mi apro).

Oltre al rapporto con le origini di Roma, l’intreccio e l’assimilazione fra questi Misteri e quelli di Eleusi fu, peraltro, un altro importante motivo della loro forza e continuità nell’età imperiale romana. Non è certo un caso che, sul finire del IV secolo d.C. – quando ormai il Cristianesimo era dominante in tutto l’Occidente e gli editti di Teodosio proibivano i culti della religione tradizionale anche in forma privata – i misteri di Samotracia erano ancora vivi, perpetuando una tradizione spirituale antichissima e pre-ellenica.

Considerazioni d’attualità

E’ centrale, in questi Misteri, come in quelli di Eleusi, la meditazione sul tema della morte, sul rapporto vita-morte e la conseguente scala di valori nel corso dell’esistenza terrena. Comune agli altri Misteri, è il rinnovamento interiore nel senso di un morire a se stessi e di un rinascere, esperienza che anticipa, in un certo modo, quella della morte, per cui il miste si prepara alla morte in modo sereno e gioioso, la morte essendo solo un passaggio nei termini di una liberazione e di un compimento realizzativo.

Altri aspetti comuni alla misteriosofia del mondo arcaico e di quello classico sono: il dramma liturgico, la sacralità del pasto comune (che ha la funzione di far circolare una comune “energia di gruppo”), la segretezza dei riti riservati agli iniziati.

L’aspetto certamente più originale è quello della presenza di Hermes-Mercurio quale divinità misterica, quale dio delle iniziazioni.

La saggezza astuta, duttile e penetrante di Hermes è incarnata da Ulisse nel poema omerico, mentre Achille rappresenta uno spirito guerriero che, non integrato con Hermes, ha nella furia distruttiva il suo limite fondamentale, privo di uno sbocco creativo.

L’associare Hermes a divinità dell’oltretomba, nei misteri cabirici, è ancora più illuminante.

L’uomo non entra nelle proprie profondità, nel suo “mondo sotterraneo” – ossia nel proprio mondo astrale (a-stron = senza luce) che è la sede delle emozioni e delle sensazioni – senza una facoltà d’intelligenza penetrante e duttile, dolce e gioconda, capace di operare interiormente e flessibilmente con le circostanze della vita, assumendole come occasione e supporto di perfezionamento interiore. Non si va avanti sulla via della ricerca spirituale, senza aprirsi al soffio di Hermes-Mercurio, senza interiorizzare questa dimensione sottile ed intuitiva.

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Julius Evola, La Tradizione Ermetica

Si leggano, al riguardo, La Tradizione Ermetica di J. Evola, sull’alchimia quale “Arte di Ermete” e quelle di G. Kremmerz nella Scienza dei Magi, sulla “Volontà Ermetica” e la sua profonda diversità rispetto alla volontà marziale.

E’ una lezione, questa della mistericità ermetica, che ha una sua pregnante attualità, in quest’inizio del XXI secolo, alla luce della storia del Novecento, in cui certe tendenze esoteriche spurie, come quelle presenti nel nazionalsocialismo tedesco, mostrano di contenere un furor distruttivo, privo dell’intelligenza di Hermes e sono quindi sprovviste della chiarezza, della lucidità e della saggezza necessarie per perseguire uno scopo autenticamente positivo.

Senza l’intelligenza di Hermes, non si va da nessuna parte, si gira in tondo senza mai trovare il centro della circonferenza. Il risultato, nel ’900, è stato solo un tragico cumulo di lutti e di rovine, morali e materiali.

Tratto da Hera, n°73, febbraio 2006, pp.86-89.

BIBLIOGRAFIA

Sui Misteri di Samotracia v. N. Turchi, Le religioni dei Misteri nel mondo antico, Il Basilisco, Genova, 1987(1923), pp.85- 90; V. Magnien, I Misteri di Eleusi, Edizioni di Ar, Padova, 1996, pp. 45-73 ; P. Scarpi (a cura di), Le religioni dei Misteri, Vol. II, Fondazione L.Valla-Mondadori, 2004, pp. 3 – 99, con commento alle fonti ivi, pp. 415-454. Sul mito di Dardano e la sua relazione con le origini di Roma, v. R. Del Ponte, Teofanie animali e “primavere sacre” italiche. Mito e mistica di Italia-Vitalia, in Arthos, nn-22-23-24 (numero speciale triplo su La Tradizione Italica e Romana), 1980-81, pp.82-112. Sulla saggezza ermetica v. J. Evola, La Tradizione Ermetica, Mediterranee, Roma, 1996; G. Kremmerz, La Scienza dei Magi, Vol. II, Il Basilisco, Genova, 1987, pp. 161-162, particolarmente illuminanti sulla differenza essenziale fra volontà ermetica e volontà marziale.


http://informazioneconsapevole.blogspot ... o-dei.html



mi sfugge il nesso tra i misteri antichi e la "Tradizione Ermetica" di J. Evola.

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

17/06/2015, 15:07

Atlanticus81 ha scritto:
Il Segreto dell'Ingranaggio Cosmico e del Numero 72

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Un giorno Gesù ci spiegò i segreti delle stelle. Era
un mattino di Primavera.
Dall’alto del colle vedevamo, nella pianura lontana,
sorgere il Sole là dove nell’orizzonte ancora
brillava una luminosa costellazione.
“Passano le costellazioni.” disse Gesù “dopo
l’Ariete i Pesci. E poi verrà l’Acquario. Allora
l’uomo scoprirà che i morti sono vivi e che la
morte non esiste.”
(Da “Il Gesù proibito” di Mario Pincherle, capitolo “il quinto Vangelo” o il Vangelo secondo
Tommaso).


Come fare per trasferire un sapere scientifico all’interno di un contesto culturale illetterato?..Trasformandolo in una storia bilanciata dal giusto equilibrio tra eventi storici reali ed episodi mitici dal ricco contenuto simbolici. Il mito come il valoroso Amleto è astutamente armato di simulata follia, celando una saggezza troppo elevata per l’umano ingegno sotto una mirabile finzione di stoltezza. In questo modo il mito è riuscito a garantire per migliaia di anni la sopravvivenza dell’antica scienza, permettendo all’antico sapere di viaggiare sulle ali del tempo.

Le antiche civiltà all’interno dei loro testi religiosi hanno inserito conoscenze astronomiche molto avanzate ed avvalendosi del linguaggio simbolico hanno tramandato le loro competenze fino ai giorni nostri. Essi avevano compreso che la nostra terra fa parte di un’enorme sistema cosmico che come ingranaggio gira all’infinito con movimenti perfettamente calibrai e di conseguenza prevedibili.

I movimenti di questo immaginario ingranaggio, visti dalla terra, sono rilevati dagli spostamenti del Sole, nel breve come nel lungo periodo. Durante i principali momenti dell’anno, gli equinozi e i solstizi, quando il Sole sorge, alle sue spalle si presentano diverse costellazioni. Durante l’equinozio di primavera il Sole sorge nella costellazione dell’acquario, nel solstizio estivo in quella dei gemelli, nell’equinozio d’autunno in quella del leone e nel solstizio invernale in quella dello scorpione.

Tuttavia le costellazioni che fanno da sfondo agli equinozi e ai solstizi durante il sorgere del Sole non rimangono immutate nell’arco del tempo, ma con un movimento retrogrado si spostano a causa del fenomeno della precessione degli equinozi. Come abbiamo detto, attualmente il Sole equinoziale di primavera sorge nella costellazione dell’acquario mentre nell’era precedente sorgeva in quella dei pesci.

Questi spostamenti richiedono tempi lunghissimi e non possono essere scrutati nell’arco della vita di un solo uomo, ma solo tramite l’attenta e costante osservazione di più generazioni. Gli equinozi e solstizi restano in una costellazione per 2160 anni e questo periodo segna la distanza che intercede tra due grandi ere. Tramite le millenarie osservazioni e le ancestrali memorie l’uomo ha osservato il ciclico ritorno di sconvolgimenti climatici e le ha messe in relazione al lento, inesorabile e ripetuto movimento dell’ingranaggio cosmico. Un indizio di questo lo troviamo nella mitologia Maya secondo la quale l’uomo ha già attraversato quattro grandi ere (definite “soli”) e sta vivendo nella quinta.

Secondo i maya la quarta era (il quarto sole) è terminato con un’evento catastrofico avvenuto sotto forma di diluvio che ha quasi estinto il genere umano proprio come descritto dal racconto biblico e da moltissimi altri testi antichi. Gli antichi hanno inserito queste informazioni all’interno di un linguaggio simbolico capace di sopravvivere allo scorrere del tempo, il mito. I loro testi contengono un avvertimento per le future generazioni e il codice per decodificare queste informazioni è proprio la conoscenza della precessione mentre lo strumento di osservazione sono i templi in pietra lasciati in eredità ai posteri.

Davvero povero sarà quell’uomo che non riuscirà
ad andare oltre il linguaggio cifrato ed allegorico
delle parole.

Veramente piccolo sarà l’uomo che si fermerà solo
alle apparenze, poiché intrappolato nel proprio
labirinto non troverà il filo di Arianna che lo
guiderà alla salvezza.

Vane sarebbero state le ciclopiche fatiche dei nostri
antenati dalle menti eccelse e dai cuori divini.

Ringraziamo questi fratelli poiché il loro compito è
arrivato a termine ed abbracciandoli, idealmente ci
incamminiamo per vincere l’ultimo drago,
togliendo la verità dalla sabbia e dall’oblio.


fonte: GIORGIO TERZOLI – 2012: L’ULTIMO MISTERO DEI MAYA

Non bisogna dubitare del fatto che gli antichi avessero già in tempi preistorici dettagliate conoscenze astronomiche e che monitorassero lo scorrere delle grandi ere. La dimostrazione di questo sono le informazioni codificate nei miti e nella leggende antiche di ogni parte del mondo. Se ci pensate questo era l’unico modo possibile per conservare le informazioni ad imperitura memoria. Un linguaggio troppo tecnico non sarebbe sopravvissuto a lungo senza una casta erudita che lo potesse conservare, ma nelle mani di pochi sarebbe sicuramente andato perduto prima o poi tra le fasi turbolente della storia del genere umano.

Tramite il significato simbolico e i numeri chiave inseriti nelle leggende di tutte le mitologie antiche invece il messaggio è stato conservato e tramandato all’insaputa dei più, in attesa del momento propizio in cui sarebbe stato compreso e riscoperto. Il numero più importante inserito nei miti è sicuramente il 72 che corrisponde agli anni necessari per lo spostamento di un grado precessionale. In realtà il numero esatto calcolato scientificamente è 71,6 anni, ma chiaramente un linguaggio basato su figure simboliche non poteva prevedere numeri decimali così gli antichi sono giunti ad una approssimazione per eccesso. Sapendo che il Sole equinoziale impiega 72 anni per spostarsi di un grado e che ogni costellazione zodiacale occupa 30° dell’orizzonte celeste su un totale di 360°, servono 2160 anni per far si che il Sole equinoziale attraversi per intero una costellazione e passi a quella successiva (anche se è meglio dire quella precedente dato che il movimento è retrogrado) .

Spostamenti del Sole Equinoziale
lo spostamento di 1° avviene nell’arco di 72 anni
360° dell’orizzonte celeste / 12 costellazioni = 30° per ogni costellazione
72 anni x 30° = 2160 anni impiegati dal Sole equinoziale per attraversare una costellazione
2160 anni x 12 costellazioni = 25920 anni impiegati dal Sole per attraversare tutte le costellazione e completare un intero ciclo precessionale.

Per chiarire il concetto ai meno esperti dell’argomento; se durante lo scorso equinozio di primavera del 2014 ci fossimo trovati ad osservare il cielo durante il sorgere del Sole, quest’ultimo nel levarsi avrebbe occupato la porzione di cielo appartenente alla costellazione dell’acquario, ben visibile all’orizzonte poco prima dell’albeggiare. Se potessimo osservare la medesima scena durante l’equinozio di primavera tra 2160 anni (nel 4174 d.C.) non vedremmo più la costellazione dell’acquario nella zona del cielo dove sorge il Sole, ma quella del capricorno. Dopo altri 2160 anni (nel 6334 d.C.) quella sagittario. Mentre dopo 25920 anni a partire dal 2014 (nel 27934 d.C.) troveremmo nuovamente la costellazione dell’acquario.

Dopo 25920 anni un grande ciclo precessionale sarà concluso e ne comincerà un’altro. Il numero precessionale fondamentale 72, i suoi multipli ed gli altri numeri chiave sono stati inseriti all’interno delle mitologie di tutto il mondo:

Nel lungo computo Maya i cicli temporali sono divisi in 360 giorni (tun), 720 giorni (2 tun), 7200 giorni (katun) e 720.000 giorni (baktun).
Nel mito di Osiride furono 71 i cospiratori che al fianco di Seth (72 totali) attentarono alla vita del grande Re pastorale.
72 è il numero degli immortali Taoisti
Nella Cabala indiana sono 72 gli angeli nominati per invocare i poteri divini.
72 è il numero di discepoli scelti da Gesù secondo alcuni manoscritti di Luca 10,1 e Luca 10,17 (altri parlano di 70 discepoli invece)
72 erano le lingue confuse della torre di Babele
72 erano le colonne dell’Apadana sulla TERRAZZA DI PERSEPOLI
72 è il numero totale degli articoli del codice Templare
72 sono le pagine del codice di Dresda, uno dei pochi manoscritti Maya scampati alla distruzione durante la conquista spagnola contenente le osservazioni di Venere
72 sono le stupa del tempio Borobudur in Indonesia
72 sono i templi di Angkor in Cambogia
72 sono gli angeli della tradizione ebraica
72 sono i nomi di Dio nella Cabala ebraica
72 è il numero totali di libri nella sacra Bibbia
72 sono le volte in cui nella sacra Bibbia compare la parola maledizione
72 sono gradini della scala di Giacobbe
72 è il numero delle malattie di Adamo ed Eva nella Genesi
72 sono le razze nate da Noè enunciate al capito 10 della Genesi
ecc…

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i 72 nomi di Dio della Cabala ebraica

Mi sono limitato ad elencare alcuni esempi in cui compare il numero 72, ma sono moltissimi i casi in cui compaiono anche i suoi multipli. I testi antichi ce lo ripetono all’infinito, il numero 72 è la chiave per capire come funziona l’ingranaggio cosmico. Il Sole equinoziale è da considerarsi come una lancetta cosmica che tiene il computo delle grandi ere.

Vorrei chiudere con una curiosità riguardante il grande genio Leonardo Da Vinci a cui sicuramente non è sfuggita l’importanza di questo numero visto quello che è stato trovato nel suo dipinto più famoso, la Gioconda. Nascosto sotto l’arco di un ponte che compone gli elementi dello sfondo sorprendentemente c’è proprio il numero 72.

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[fonte http://civiltaanticheantichimisteri.blogspot.it]


72 = (12²)/2 ---> 12 è il numero degli apostoli ma...

12= (3 x 2²) ---> 3 è il numero della trinità

Con i numeri si può fare quello che si vuole...

Comunque curiosa la presenza del numero 72 sulla gioconda, tra l'altro vidi su Sky arte che c'è un 'altra opera in cui è presente il 72, mi pare sia in quadro che raffigura un ponticelllo di pietra ma non saprei essere più preciso...

edit: Mi correggo è proprio questo il quadro non avevo prestato attenzione alla provenienza dell'ingrandimento ^_^

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

22/06/2015, 14:37

IL LINGUAGGIO DELL'ALCHIMIA (allegorie e metafore ermetiche)

Cos'è l'Alchimia? L'alchimia è una Scienza Antichissima, da considerarsi eterna e perciò non potremmo nemmeno collegarla ad una sua 'storicità', tuttavia sono interessanti i contatti che essa ha avuto con i contesti sociali, storicamente determinanti, con i quali essa ha più o meno nascostamente convissuto, delle varie 'colorazioni religiose' che è venuta via via assumendo, delle diverse vesti mitologiche con le quali è andata ricoprendosi, mascherandosi ai profani e contemporaneamente rivelandosi agli iniziati che la ricercavano.

Se risalissimo alle sue Origini, ci accorgeremo che essa risale alla notte dei tempi ed è il fulcro di quella Tradizione Universale che è alla base di tutte le religioni.Una scienza spirituale in cui religione, filosofia e tecnica di laboratorio coesistono e si identificano.

Un pensiero di C.D'Yge rende bene l'idea:"Che coloro che pensano che l'Alchimia è strettamente di natura terrestre, minerale e metallica, si astengano. Che coloro che pensano che l'Alchimia è unicamente spirituale, si astengano.Che coloro che pensano che Essa è solamente un simbolismo utilizzato per rivelare analogamente il processo della "Realizzazione spirituale", in breve, che l'uomo è la materia e l'athanor dell'Opera, che essi abbandonino".

(segue su http://www.duepassinelmistero.com/Il%20 ... chimia.htm)

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 00:12

Sumeri, Assiri, Babilonesi, Egizi, Ebrei: un solo Impero

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A proposito di testi particolari, ci piace segnalare l’interessante opera di Messod e Roger Sabbah: "I Segreti dell'Esodo". L'approfondimento è d'obbligo, pena capirci poco... L'oggetto della diatriba, riguarda le vicende della fuga ebraica dell'Egitto.

Nulla di nuovo, in apparenza, ma… avete mai associato Abramo ad Akhenaton, Smenkhara a Ismaele o Sara a Nefertiti? Un giochino simpatico che passa perfino dal binomio Horemeb-Aronne e da quello Ramose I-Mosè. Nel calderone tante informazioni attinte indifferentemente tra la Bibbia Aramaica e quella Ebraica, passando per il geroglifico pre e post amarniano. Naturalmente non mancano certezze e contraddizioni, ma è da leggere e rileggere....

Il popolo ebraico, guidato da Mosè, non era composto da schiavi di un'antica tribù in prigionia, bensì da membri di una casta sacerdotale costituitasi con il faraone monoteista Akhenaton.

Con la controrivoluzione religiosa che ripristinò il politeismo nell'antico Egitto, i seguaci di Akhenaton furono costretti ad abbandonare la terra d'origine. Da qui il mito dell'Esodo biblico. Gli autori sono giunti a questa conclusione dopo uno studio ventennale. Rileggendo l'Antico Testamento in aramaico, accompagnati dall'esegesi biblica di Rachi (XI sec.) e con un paziente lavoro di comparazione, Roger e Messod Sabbah hanno scoperto similitudini sorprendenti tra geroglifici e alfabeto ebraico, tra Genesi e cosmologia egiziana.

L'origine del Dio biblico

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Da Wikipedia l'enciclopedia libera

El biblico: il tetragramma biblico rappresentante il nome impronunciabile del Dio della Bibbia. Nella Tanakh ebraica, El è uno dei nomi coi quali viene citato il dio biblico Yahweh.

Ipotesi sull'origine del dio biblico

I legami tra il dio semitico El ed il dio dell'Antico Testamento sono numerosi, a partire dalla raffigurazione stessa che, malgrado la riottosità dell'Ebraismo a rappresentare l'Essere Supremo, si dà di Dio, il quale appare ancora una volta immaginato come un vecchio seduto sul trono e con corna spuntanti dal capo.

Il fatto poi che l'El di Ugarit avesse un figlio di nome Yam ha indotto qualche studioso[5] a ipotizzare una affinità tra il figlio dell'El ugaritico e lo Yahvè ebraico: attestazione forse di una situazione politeistica ebraica in età pre-monarchica e monarchica, evolutasi poi in monoteismo.

Secondo alcune ipotesi popolazioni semitiche provenienti dalla Siria e residenti in Egitto durante il II millennio a.C., identificarono forse El col Dio unico Aton, sotto il regno del faraone Akhenaton. Allo stesso modo per cui Aton era considerato il creatore e generatore di tutti gli altri dèi del pantheon egiziano, così El sarebbe stato considerato il creatore degli dèi minori cananei cioè gli Elohim. Si addita come prova di questa identificazione il Salmo biblico numero 104 che ricorda l'Inno ad Aton scritto dal faraone Akhenaton, scritto solo su una tavoletta di argilla nel sito archeologico di Tell-el-Amarna, rimasta sepolta e ignorata sin dal tempo di quel faraone.

Questa prima identificazione avrebbe favorito la diffusione del suo culto tra i seguaci di Aton dopo la restaurazione religiosa e in questo modo si potrebbe forse spiegare una genesi del Dio di Mosè da Aton. Per quanto riguarda il fatto che El sarebbe il padre di altri dei, gli Elohim, divinità minori maschili citati spesso nella Bibbia, occorre però tener presente che l'uso di un simile plurale sarebbe né più né meno che una forma di "pluralis maiestatis", allo stesso modo per cui, per riferirsi alla divinità siro-palestinese di Baal (Signore, Padrone), si usava il plurale di rispetto "Ba‘alim", o per Astarte si parlava di "Astarti" (Giudici 10:6).

Secondo alcuni, il vocabolo Israele potrebbe essere la trascrizione fonetica, nell'alfabeto dei geroglifici, degli dèi egizi e siriani Iside (IS), Ra (RA) e El (EL). Alla luce del fatto che, durante il regno del faraone Ramses II, i battaglioni dell'esercito egiziano si chiamavano coi nomi di dei, a qualcuno piace credere che la nazione d'Israele possa essere il risultato della defezione di tre battaglioni dell'esercito egiziano di stanza nel Sinai con a capo un generale di nome Mosè (nome che, in effetti, non è escluso possa appartenere all'universo onomastico egiziano).

Successivamente la spiegazione del nome Israele avrebbe perduto le sue origini egizie e, per assonanza, avrebbe preso il significato dall'ebraico ISRA: colui che combatte, per significare ISRA-EL colui che combatte con Dio, e allo scopo venne fondato il mito di Giacobbe che combatte per un'intera notte con l'angelo di Dio. Occorre però sottolineare la totale impossibilità di argomentare scientificamente detta ipotesi.

Nell'ambito di un tentativo di unificazione della Palestina, fatto dal Re Giosia nel VII secolo a.C., si sarebbe identificato El, Dio creatore di Israele, con Dio, il Signore degli eserciti, Dio nazionale di Giuda. A tal fine altre ipotesi affermano che sarebbe stato scritto un libro di propaganda religiosa che unificava le genealogie delle tribù d'Israele e che in seguito sarebbe diventato la sacra Bibbia. Tutto ciò appartiene al campo delle pure ipotesi, mentre è più difficilmente contestabile il fatto che El e Yahweh abbiano caratteristiche assai diverse fra loro, pur rappresentando entrambi il Dio padre creatore, unico e onnipotente.

Secondo altre ipotesi invece El sarebbe legato agli aspetti mistici dell'Ebraismo, al profetismo e alla Cabala, tipiche tutte di una società ancora fortemente legata al nomadismo d'origine, mentre Yahweh sarebbe legato all'osservanza della Legge divina, al patto con Dio e alla circoncisione, allo studio della Torah e, quindi, a una concezione religiosa tipica dei modelli societari caratterizzati da sedentarismo.

La medesima radice <'-l-h>, da cui deriva il nome El, origina in arabo il termine Allah (articolo determinativo "al" + '-l-h), il Dio unico dei musulmani, e ilāh (divinità generica).

Tutankamon custode dell'Esodo Anunnaki

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Un segreto da nascondere

Lo scrittore statunitense Arnold C. Brackman, nel suo libro “The search for the gold of Tutankhamon” (1976), si diceva convinto che all’epoca dell’apertura della tomba l’unico reperto archeologico che avrebbe potuto costituire un “grave scandalo politico e religioso” fossero dei documenti storici risalenti all’epoca di Tutankhamon.

Brackman suggeriva che grazie ad essi sarebbe stato possibile dimostrare in maniera inequivocabile la stretta relazione tra il primo faraone monoteista della storia, “l’eretico” Akhenaton (probabile padre di Tutankhamon) e Mosè [38], il legislatore israelita che secondo la tradizione dell’Antico Testamento “condusse il popolo d’Israele fuori dall’Egitto”

A conferma di tale ipotesi troviamo una importante testimonianza di Lee Keedick, che lo scrittore Thomas Hoving ha riportato testualmente in un suo volume del 1978, “Tutankhamon-the untold story”.

Keedick ha raccontato di aver assistito ad una animata discussione tra H. Carter e un alto funzionario inglese, avvenuta nel 1924 all’ambasciata britannica del Cairo [38]. Durante l’acceso scontro Carter minacciò di rivelare pubblicamente “lo scottante contenuto dei documenti che aveva trovato nella tomba”, documenti che – stando a quanto lo stesso Carter affermava – “raccontavano il vero e scandaloso resoconto dell’esodo degli Ebrei dall’Egitto” [1]. Tuttavia, pare che al termine della discussione Carter abbia trovato un accordo vantaggioso per tacere, e di fatto, da allora, dei papiri non si è più saputo nulla.

La strana storia di Israele

Pur non potendo disporre dei preziosi documenti, la maggior parte degli storici è giunta ormai ad un passo dalla soluzione del mistero che circonda sia il periodo storico di Tutankhamon (presunto figlio del faraone eretico) sia la nascita del popolo ebraico. Tali conclusioni confermano le voci che già trapelarono al tempo, quando lo stesso Carter ammise davanti ad alcuni testimoni, durante una animata discussione, che il segreto da nascondere riguardava la vera storia d’Israele.

I più recenti studi condotti in materia dimostrano infatti che con ogni probabilità il popolo d’Israele trae origine dal processo di mescolanza razziale avvenuto tra le tribù semite Hyksos e le altre minoranze etniche che seguirono il faraone eretico Akhenaton con la sua casta sacerdotale Yahùd [20].

Peraltro, è sin dai tempi dell’occupazione napoleonica dell’Egitto, che l’erudito Jean-François Champollion suggerì l’esistenza di uno stretto legame del vecchio testamento con il periodo egiziano di El Amarna e il suo faraone monoteista. Si tratta quindi di una ipotesi già largamente condivisa in passato da illustri egittologi, e confermata persino da Sigmund Freud.

Il padre della psicoanalisi, che era ebreo, aveva studiato a fondo i testi sacri alla ricerca delle vere origini del popolo israelita [21], e al termine delle sue ricerche aveva scritto: “Vorrei arrischiare una conclusione: se Mosè fu egizio, e se egli trasmise agli ebrei la propria religione, questa fu la religione di Akhenaton, la religione di Aton”.

Altri insigni ricercatori di origine ebraica, come ad esempio Messod e Roger Sabbah (“I segreti dell’esodo”), sono arrivati alle stesse conclusioni sull’origine del popolo ebraico.

Le nuove scoperte archeologiche hanno quindi costretto i ricercatori a rivedere drasticamente le proprie posizioni.

Akhenaton e la negletta storia del suo popolo

Il nord dell’Egitto fu invaso dagli Shasu -Hyksos intorno al XVII sec. a.C., e i loro re si insediarono come legittimi faraoni egizi per ben due dinastie, la XV e la XVI. Gli Hyksos erano un popolo semita culturalmente molto avanzato, che disponeva di tecnologie belliche d’avanguardia, come i poderosi carri da guerra mesopotamici (bighe, cavalleria pesante, elmi e corazze), a cui dovettero certamente il loro rapido successo militare.

Alla fine però i re Hyksos vennero sconfitti e cacciati definitivamente oltre il delta del Nilo, mentre parte del loro popolo venne catturata e costretta a rimanere in condizioni di schiavitù. I profughi Hyksos passarono così dallo status di dominatori a quello di prigionieri, e la loro permanenza in Egitto si estese per circa 400 anni: lo stesso periodo di tempo indicato dalla bibbia come “cattività egizia degli ebrei”.

Con l’avvento del faraone eretico Amenofi IV (rinominatosi Akhenaton), la minoranza Hyksos si convertì al culto monoteista di Aton, seguendo la sorte del suo breve regno. Cosa accadde dopo la caduta di Akhenaton ancora oggi non è chiaro, poiché i regnanti che gli succedettero ne cancellarono ogni traccia dalla storia. L’esodo biblico appare quindi inequivocabilmente connesso alle vicende del faraone eretico Akhenaton (le uniche idonee a garantirne un fondamento storico), il quale instaurò una nuova fede monoteista dedita al culto dell’ineffabile Dio Aton.

Ad esso Akhenaton dedicò la costruzione di una città intera, Akhet.aton (poi Tell el Amarna), il luogo dove radunò il suo nuovo popolo attorno al culto del sole. Molto si è discusso e scritto sull’eresia di Aton, un monoteismo in realtà molto atipico che racchiudeva in sé, senza rinnegarlo, il complesso politeismo egizio. Molti studiosi preferiscono quindi utilizzare il termine di “enoteismo”, spiegando che Aton non sarebbe stato l’unica divinità, ma bensì il dio supremo la cui venerazione avrebbe potuto sostituire tutte le altre in quanto derivanti da esso.

Tra i convertiti a tale forma di monoteismo vi furono anche altre minoranze etniche allora presenti in Egitto, che una volta riunite nel culto di Aton diedero luogo alla nascita di un popolo cosmopolita e multirazziale, in cui i membri di origine semita costituivano la maggioranza. All’interno di questa nuova nazione vi erano anche razze tipicamente africane, come quella dei Falashà etiopi che ancora oggi rivendicano la propria origine ebraica. Questi ultimi tuttavia, una volta cessato il regno di Akhenaton sull’Egitto, tornarono nella regione africana di appartenenza (l’Etiopia), separando così il proprio destino da quello degli altri profughi eretici.

I due esodi quindi – quello storico del faraone monoteista Akhenaton da una parte, e quello biblico di Mosè dall’altra – si verificarono esattamente nello stesso periodo storico, al punto che le due vicende narrative risultano fra loro perfettamente sovrapponibili. La stessa Bibbia inoltre ci informa che Mosè crebbe come un principe alla corte dei faraoni, dopo essere stato trovato in una cesta che galleggiava lungo il Nilo. Un episodio fiabesco che ha l’inconfondibile sapore di una invenzione letteraria volta a giustificare la presenza del proprio patriarca nella casa del faraone. Sembra quindi evidente che gli scribi dell’Antico Testamento vollero celare la vera origine di Mosè e del suo popolo ai loro stessi posteri.

L’indagine di Messod e Roger Sabbah

Ciò che sembra ormai certo, in ogni caso, è la corrispondenza tra l’esodo multi-etnico avvenuto ad El Amarna, al termine del regno di Akhenaton in Egitto, e quello descritto dalla Bibbia con la figura di Mosè.

Tra le numerose prove raccolte in tal senso nel corso degli anni, ve ne sono alcune particolarmente significative, come ad esempio il Salmo 104 dell’Antico Testamento: secondo l’interpretazione più diffusa fra gli studiosi laici, il Salmo non è altro che una rielaborazione “del Grande inno ad Aton”, un testo fatto redigere dal faraone eretico in persona (il Grande inno ad Aton è stato rinvenuto nella tomba del faraone Ay ad Akhet-Aton/ Tell el Amarna).

Secondo l’autorevole interpretazione di Messod e Roger Sabbah, inoltre, il termine ebraico “adonai”, utilizzato per intendere “signore mio”, tradotto nel linguaggio dei geroglifici egizi corrisponde alla parola Aton, mentre una parte degli studiosi la traduce in adon-ay, ovvero, signore “Ay”, il nome del primo successore di Akhenaton.

Anche la controversa origine della preghiera cristiana del Pater Noster (“Padre nostro che sei nei cieli…”), nonostante quanto lasciato intendere dalla Chiesa Cattolica, sembra essere, secondo alcuni studiosi (34), un inno religioso che risale all’antico Egitto, e precisamente al periodo in cui vigeva il culto del Dio-sole (da cui sarebbero nati termini come “l’altissimo” o “il signore dei cieli”).

Un secolo fa Albert Churchward, studioso esperto di mitologia, affermava: “I Vangeli canonici possono essere considerati come una raccolta di detti prelevati dai miti e dalla escatologia degli Egizi”. Assai più recentemente i co-autori de “I segreti dell’esodo”, Messod e Roger Sabbah, sono arrivati a sostenere la stessa tesi partendo dall’esame rigoroso delle fonti più antiche a disposizione, come alcuni testi sacri scritti in aramaico.

In tal modo hanno evitato di consultare testi già tradotti o deformati da interpretazioni precedenti, recuperando il prezioso significato originale. (E’ bene sapere infatti che l’aramaico non usava le vocali, e tradurlo significa sempre in qualche modo interpretarlo a propria discrezione.

Gli autori in questione hanno eseguito un rigoroso e approfondito lavoro esegetico, che si è avvalso degli autorevoli studi ermeneutici di Salomon Rashì, un traduttore ebraico medioevale molto noto e rispettato anche in ambiente ebraico ortodosso, soprattutto per essere diventato l’esclusivo depositario della loro perduta tradizione orale.

Il segreto della scatola n°101

Una volta chiarita l’importanza storica dei papiri presenti nella tomba di Tutankhamon è possibile tornare ad esaminare gli indizi che suggeriscono che questi siano stati occultati, mentre dovrebbe risultare sempre più chiaro il motivo per cui documenti del genere erano, e sono ancora considerati, politicamente esplosivi.

Lasciamo per un momento da parte la vicenda del ritrovamento, e facciamo un breve salto indietro nella storia.

La nascita del Sionismo

Le idee sioniste iniziarono a diffondersi nella comunità ebraica con le pubblicazioni e i discorsi di Binjamin Ze’ev, noto come Theodor Herzl. Il suo volume “Der Judenstaat” (lo stato ebreo) del 1896, divenne una sorta di “testo sacro” tra i più ferventi militanti sionisti.

Egli è passato alla storia come il fondatore del World Zionist Organization (la prima organizzazione sionista a livello mondiale), un movimento che propagandava due istanze fondamentali: il concetto di “razza ebraica” e il suo imprescindibile legame storico con la Terra Promessa, Eretz Israel (che non significa “Terra di Israele” in senso geografico ma Terra dei discendenti di Giacobbe, ovvero “israeliti”). La lobby sionista non fu mai un movimento politico qualsiasi, infatti potette contare subito sull’appoggio dei poteri forti di allora.

Il supporto finanziario ai futuri coloni ebrei infatti fu assicurato dallo storico summit tra insigni banchieri e massoni che si tenne a Basilea nel 1897, durante i lavori del Primo Congresso Sionista. Il convegno era presieduto dal barone Edmond de Rothschild, il quale mise all’ordine del giorno la nascita di un istituto di credito che avesse il precipuo scopo di sostenere la causa sionista.

Nacque così il Jewish Colonial Trust, uno strumento finanziario creato dai banchieri più ricchi e potenti del mondo, con lo scopo di provvedere all’acquisto di importanti porzioni di territorio arabo da concedere poi ai nuovi coloni. Il 2 novembre 1917 (quindi appena cinque anni prima della scoperta della tomba) il Segretario di Stato britannico(Ministro degli Esteri), ovvero il massone Lord Balfour inviò la storica missiva al barone Walter de Rothschild, un altro insigne massone banchiere del suo stesso casato ebraico.

In questa ultima si affermava testualmente quanto segue: “Il governo di Sua Maestà guarda con favore all’instaurazione in Palestina di una patria nazionale per il popolo ebreo, e farà del suo meglio per facilitare il raggiungimento di questo scopo purché sia ben chiaro che non sarà fatto niente che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebree esistenti in Palestina, o i diritti e lo status politico di cui godono gli ebrei degli altri paesi”.

A partire da tale data dunque le condizioni necessarie alla nascita dello stato d’Israele erano state già poste in essere, avendo i sionisti “incassato” l’appoggio ufficiale del governo britannico. Ma nonostante le enormi pressioni esercitate dall’alta finanza, e i successi politici da essa ottenuti in campo internazionale, la propaganda sionista (che aveva appunto come principale obiettivo la costituzione dello stato di Israele in Palestina) non riscosse inizialmente alcun successo degno di rilievo all’interno della stessa comunità ebraica. La maggior parte degli ebrei e dei rabbini d’altronde si erano perfettamente integrati nei propri paesi di residenza e non avevano nessuna intenzione di trasferirsi a vivere in Palestina.

I sionisti viceversa, nonostante la mancanza di fondatezza sia storica che biologica, cercavano a tutti i costi di validare e diffondere il concetto di “razza ebraica”: una ideologia che venne propagandata attraverso opere [25] come quelle di Vladimir Jabotinsky (uno dei massimi attivisti storici del sionismo revisionista). Costoro infatti, proprio a causa del processo d’integrazione effettivamente in corso a quell’epoca, consideravano la purezza etnica degli ebrei in grave pericolo, arrivando a sostenere che l’unica soluzione possibile per porvi rimedio fosse l’edificazione di uno stato ebraico.

A questo punto non è difficile immaginare come l’eventuale diffusione del contenuto dei papiri, che riscrivevano alla radice la storia dell’origine del popolo ebraico, avrebbe nuociuto alla causa sionista in maniera probabilmente letale.

Come già detto, in quel periodo la causa non aveva ancora riscosso molto successo. Fu solo negli anni ’30, con l’ascesa al potere di Adolf Hitler, che la politica sionista cominciò ad ottenere largo consenso anche all’interno della comunità ebraica. A seguito della propaganda anti-semita del dittatore tedesco, molti ebrei accettarono di buon grado la proposta di traslocare definitivamente in Palestina, innescando quel consistente processo di immigrazione che portò poi alla nascita dello stato ebraico. Paradossalmente quindi la politica di segregazione razziale messa in atto dal Fuhrer giocò a favore dei sionisti che premevano per un emigrazione ebraica di massa verso la Palestina. La storia deve ancora chiarire fino in fondo i diversi punti di contatto che di fatto si registrarono fra nazisti e sionisti, in questa paradossale convergenza di interessi.

Concludendo: cospirazione?

Siamo quindi di fronte ad una terza ipotesi, per cercare di spiegare la serie impressionante di morti sospette che sta alla base di questa vicenda: casualità statistica, maledizione del faraone, o “intervento umano”, teso a impedire la diffusione dei contenuti dei preziosi papiri?

Per quanto tutto suggerisca chiaramente la terza ipotesi, non esistono prove concrete che legittimino tale accusa verso i sionisti dell’epoca. Esiste però una curiosa connessione, ben difficile da ignorare: la presenza del barone Edmund de Rothschild nella cerchia delle persone che seppero per prime la verità sullo scottante contenuto dei documenti. L’insigne banchiere godeva infatti di una canale d’informazioni privilegiato, essendo parente stretto di Alfred de Rothschild, il finanziere che coprì i debiti dello squattrinato conte di Carnarvon.

A. de Rothschild, a sua volta, era il padre naturale della moglie di Carnarvon, Lady Almina, la figlia di Marie Felice Wombwell, una donna regolarmente sposata con l’inglese George Wombwell [26]. Tale grado di parentela di uno dei massimi esponenti del potente casato ebraico con Lady Almina – anch’essa fra le vittime della “maledizione” – è autorevolmente testimoniato dalle memorie del VI conte di Carnarvon [27], ed appare quindi evidente che, se davvero fosse stato trovato il resoconto storico sulle vere origini del popolo ebraico, un influente membro della lobby sionista come E. Rothschild lo avrebbe certamente saputo.

Fonte: srs di Marco Pizzuti per luogocomune.net del 6/12/2007

Link: http://www.luogocomune.net/site/modules ... oryid=2254

Link: http://www.luogocomune.net/

NOTE:
[1] da “La cospirazione di Tutankhamon”, Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, Newton & Compton, p.171).
[2] Ibid p.164.
[3] ibidem
[4] ibidem
[5] ibid p.165
[6] ibidem
[7] ibidem
[8] ibid p.166
[9] ibid pp.132-133
[10] ibid p.118
[11] ibid p.120
[12] LINK
[13] LINK
[14] “La cospirazione di Tutankhamon”, Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, Newton & Compton p.125
[15] ibid p.120.
[16] ibid p.125.
[17] ibid p.120 – LINK
[18] ibidem
[19] citaz. “A Passion for Egypt: A Biography of Arthur Weigall” by Julie Hankey Author of Review: Herbert W. Mason.
[20] citaz. Aldred, “Akhenaton: King of Egipt” – citaz. Assmann, Moses the Egyptian: “The memory of Egipt in Western Monotheism” – Weigall, “Tuthankhamen and other Essays”, pp. 108-109.
[21] S. Freud, Opere, Vol.11,. “L’uomo e la religione monoteista e altri scritti”, Torino, Bollati Boringhieri, 1979.
[22] da “La cospirazione di Tutankhamon”, Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, Newton & Compton.
[23] da: G.Herbert, V conte di Carnarvon, “Resoconto della scoperta della tomba di Tutankhamen”, British Library Manuscript Collection, RP 17991.
[24] “La cospirazione di Tutankhamon” p.168.
[25] “Dialogo sulla razza e altri scritti”, Vladimir Jabotinsky, traduz. effettuata da V.Pinto per M&B Publishing ediz., 2003
[26] citaz. Nial Ferguson, “The House of Rothschild: The world’s bankers”, Londra, Penguin, 2000, p.247.
[27] citaz. The 6° Earl of Carnarvon, “No regrets, Memoirs of the earl of Carnarvon”, Londra Weidenfeld and Nicolson, 1980, p.6.
[28] “La cospirazione di Tutankhamon” pag 312.
[29] ibidem
[30] ibid. pag. 314.
[31] “Mosè l’egiziano”, J.Lehmann, Garzanti, Milano
[32] “I segreti dell’esodo”, Messod e Roger Sabbah
[33] “L’ultimo mistero di Qumran”, Robert Feather
[34] “The Origin and Evolution of Religion” di Albert Churchward”
[35] G. Hancock e R. Bauval “Talismano”.
[36] Arthur C. Mace, “The Tomb of Tut.ankh.Amon”.
[37] Arnold C. Brackman “The search for the gold of Tutankhamen”
[38] Lee Keedick , 1978, “Tutankhamen-the untold story”.


http://figlidienoch.weebly.com/18-sumer ... mpero.html

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 01:54

dopo un iniziale scetticismo sono andato a leggerlo fino in fondo, l'ho commentato nell'altro topic!

sembra interessante comunque :)

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 10:51

Sull' ipotesi dell' origine del popolo ebraico a partire dai seguaci di Aton in Egitto mi ero già espresso favorevolmente, quindi non mi dilungo.

Gli elementi qui presentati se non probanti sono senza altro significativi.


La convergenza di interessi tra nazisti e sionisti va sicuramente approfondita.

Posso ad esempio aggiungere a quanto già detto che i nazisti furono sostenitori della creazione di uno Stato ebraico come una delle prime "soluzioni" pensate prima di arrivare a quella, tristemente nota, "finale".


Il sostegno a questa causa da parte britannica non risponde a ragioni di interesse nazionale,
in quanto la Nazione che aveva il mandato sulla Palestina non aveva nulla da guadagnarci dall' istituzione di uno Stato indipendente ebraico,
e anzi avrebbe avuto l' interesse al mantenimento dello status quo.


Per ora mi fermo qui, ma tutte queste verità verranno opportunamente masticate a lungo (cit. Nietzsche)

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 11:59

Aztlan ha scritto:Sull' ipotesi dell' origine del popolo ebraico a partire dai seguaci di Aton in Egitto mi ero già espresso favorevolmente, quindi non mi dilungo.

Gli elementi qui presentati se non probanti sono senza altro significativi.


Come allora non integrare questo percorso con il seguente articolo.

La questione sumerica

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Serendipità, ossia compiere un’importante ed inattesa scoperta, mentre si sta cercando qualcos’altro. Per serendipità sia Mario Biglino sia Biagio Russo, tentando di venire a capo dello spinoso problema concernente le origini degli esseri umani, hanno rispolverato una possibile verità, già intuita nel 1956 da Poebel, ma a lungo ignorata, anzi ostracizzata. [1]

Qual è dunque tale riscoperta? Indagini linguistiche e filologiche sugli antichi testi (le saghe sumere, la Torah etc.) hanno evidenziato una parentela fra i termini Shumer-Shinar e Shem-Sem, quindi fra l’enigmatico popolo dei Sumeri (“Guardiani"?Teste nere”?) ed i Semiti. L’assenza di riferimenti ai Sumeri nel Pentateuco, se si esclude il cenno alla regione di Shinar, quasi certamente la terra di Sumer, ricorda il silenzio circa gli Esseni(?) nei Vangeli canonici. E’ un silenzio che alcuni esegeti hanno interpretato come l’eventualità di un collegamento, per qualche motivo occultato, tra il Messia e la comunità qumranita.

Ecco che cosa scrive il Professor Biglino: “Nella cosiddetta Tavola delle nazioni (Gen. 10) sono elencati i popoli che abitavano nei territori del Medio Oriente e non solo (Egizi, Assiri, Babilonesi, Cananei, Filistei, Hurriti, Hittiti, Etiopi, Amorrei, Evei, Accadi, quelli di Cipro, Rodi, Tarsi, Ofir…), ma non ci sono i Sumeri. Com’è stato possibile dimenticare proprio il popolo da cui l’Antico Testamento ha addirittura tratto gran parte dei suoi contenuti originali?

E’ un’incomprensibile ed imperdonabile dimenticanza? Il sumerologo Kramer ci riconduce agli studi del suo maestro Poebel raccolti in un articolo in cui in sostanza si afferma che gli Ebrei sono i discendenti dei Sumeri. La Bibbia non li cita quindi espressamente perché, quando parla degli Ebrei, parla in realtà di un ramo diretto discendente del popolo che portò la civiltà nel mondo. I Sumeri erano dunque Semiti? Proviamo a rispondere con l’aiuto della Bibbia stessa. Sappiamo (Gen. 10, 21 e segg.) che Shem (Sem), figlio di Noè, ebbe vari figli da cui derivarono popolazioni che la storia conosce molto bene: Ashur, Elam, Aram… Da uno di questi figli discese Eber (Ever), capostipite degli Ebrei.”

Gli accademici hanno osservato che le forme Shumer-Sumer e Shum-Shem sono equivalenti sotto il profilo fonetico: a tali annotazioni bisogna aggiungere che i Sumeri si erano insediati nella Mesopotamia, la patria del patriarca Avram (Gen. 15, 7 e 24, 10), rampollo di Ever e dal cui figlio Isacco prosegue la discendenza geneticamente pura. Le consuetudini matrimoniali seguite da Abramo, Isacco e Giacobbe alias Israele corrispondevano agli usi endogamici dei Sumeri ed ancora prima degli Anunnaki. La Bibbia (Gen. 10, 29-30) infine ci informa a proposito del sito in cui si installò un altro gruppo ebraico, quello dei figli di Ioktan, il cui padre fu Ever: la regione è la Mesha, il territorio dell’attuale Arabia fino a Sefar, l’odierna catena dello Zufar che si snoda lungo il Mare arabico.

Annota Russo: “Secondo gli studi di Kramer, gli antenati dei patriarchi ebrei, lasciato l’Eden, si stabilirono nella terra di Shin'ar, l’antica Sumer. … Nella Bibbia vengono citate quasi tutte le civiltà importanti del Vicino Oriente antico come Egizi, Cananei, Amorrei, Hurriti, Hittiti, Assiri, Babilonesi (i Babilonesi sono gli Amorrei, popolo semita occidentale, n.d.r.) ed altri, ma i Sumeri non vengono indicati.

Perché? Viene quasi il dubbio che nella famosa ‘questione sumerica’, i sostenitori della negazione del popolo sumero abbiano ragione… Ora, considerato che, come è comunemente accettato dall’intera comunità degli storici, per figli di Eber si intende il popolo ebreo, non potrebbe ugualmente dirsi che il nome Shem rappresenta l’eponimo del termine Shumer, ovvero la terra di Shumer?” [2]

Come si può constatare, identiche valutazioni storiche e glottologiche, spingono i due ricercatori verso lo stesso lido, cioè ad individuare nei Sumeri i predecessori degli Ebrei (Habiru, Hyksos?).

A questo punto, però, sono d’obbligo alcune domande. Pur riconoscendo la rilevanza degli indizi raccolti da Poebel, Kramer, Biglino, Russo et al., restano delle zone d’ombra. Le lingue semitiche palesano una notevole discontinuità rispetto alla parlata dei Sumeri, il cui idioma era agglutinante. Come si spiega tale discrepanza?

Se gli Ebrei furono i discendenti diretti dei "Guardiani", Giapeti (Indoeuropei) e Camiti, successori anch’essi di Noè, con quali etnie si mescolarono?

In che dose il sangue sumerico-ebreo, dopo tanti secoli, scorre nelle vene degli attuali sedicenti Giudei? Le altre nazioni debbono essere considerate “sumerico-ebraiche” diluite? Esistono ceppi umani non derivanti da Shumer? Siamo di fronte a questioni meramente religiose (gli Israeliti come seguaci di YHWH) o, almeno in una certa misura, etnico-linguistiche?

Siamo ancora lontani dal trovare il bandolo della matassa, soprattutto perché non si è ancora riusciti a rispondere in modo soddisfacente ad altri quesiti: chi erano veramente gli AnunnaKi, gli Igigu (o Igigi) ed i Lulu? Esiste ancora oggi una genia che, menando vanto di un’ascendenza dai primigeni Dingir (i Superiori, gli “dei”), agisce dietro le quinte della storia per dirottarla verso inconfessabili obiettivi? E’ evidente che non è sufficiente interpellare l’archeologia, la paleografia, la linguistica, l’antropologia per dissipare le fitte nebbie del passato e per stanare i veri dominatori di oggi.

Occorre esplorare altri campi in cui forse si può internare qualche intrepido pioniere. Sono ovviamente campi minati.[3]

[1] Qualcuno ha scritto che Russo, con le sue ipotesi contenute nel libro "Schiavi degli dei", va oltre Sitchin. A me non sembra: il suo saggio è prudente ed interlocutorio. Non si pronuncia sull’identità degli Anunnaki né si avventura in ipotesi riguardanti Nibiru etc. Forse l’autore intende riservare ad un prossimo lavoro risultati più decisivi.

[2] Sono, tra gli altri, D. Marin, E. Schievenin, I. Minella nel saggio "Atlantidi, i tre diluvi che hanno cancellato la civiltà", 2010, a negare l’esistenza del popolo sumero.

[3] Si pensi all’idea di Carl Edward Sagan (1934-1996). Il celebre astronomo statunitense, noto soprattutto per aver indagato con zelo il tema della possibile esistenza di civiltà tecnologiche nel cosmo e l’eventualità di comunicare con loro, predispose per la sonda Pioneer 10 un messaggio destinato a civiltà stellari che comprendeva musiche di un complesso mariachi ed auguri scritti in sumero, per illustrare a nazioni extraterrestri i caratteri precipui della vita sul nostro pianeta. Nella pellicola per la regia di Olatunde Osusanmi, Il quarto tipo, 2010, malvagi alieni parlano… in sumero.

Fonti:

M. Biglino, Il dio alieno della Bibbia, 2011
S. N. Kramer, I Sumeri agli esordi della civiltà, Milano, 1958
Id., I Sumeri alle radici della storia, Roma, 1979
B. Russo, Schiavi degli dei, 2010, pp. 115-124, 146-150


E a questo punto diventa sempre più chiaro di come gli Elohim (nome funzionale) di ieri siano anche gli Elohim di oggi... e gli Anunnaki di ieri (ovvero la stirpe principesca, la migliore stirpe della terra) gli Anunnaki di oggi.

La catena di comando (e i detentori dell'eredità degli antichi dei) non è mai cambiata. E la massoneria ha cercato di preservare il sistema di potere "invisibile" perpetuandolo fino a oggi.

[;)]

Ma in questo thread dovremmo concentrarci ora ad approfondire il percorso seguito dai sopravvissuti al Diluvio secondo il seguente schema estremamente sintetico

Pre-Diluvio* --> Diluvio --> Gobekli Tepe (Rinascita) --> Sumeri --> Abramo --> Egitto --> Mosè/Akenaton --> Israele

Dove per Pre-Diluvio intendiamo

Anunnaki (Sitchin, missione terra, etc.etc.) --> Eruzione Toba (75k anni fa) --> Atlantide --> Sapiens + Neanderthal = Nephilim --> Diluvio

In aiuto possono venire gli altri thread aperti in questo contesto

Anunnaki, Nephilim e Sapiens
viewtopic.php?t=17088

Gog e Magog - Gli Ashkenazi e il NWO
viewtopic.php?t=17005

Dovremmo poi rileggere la parte della Bibbia in cui si parla della storia di Abramo sotto un'altra ottica concentrandoci forse più che su Abramo sui suoi figli Isacco, Giacobbe fino a Giuseppe il quale andò in Egitto diventando consigliere del Faraone.

Non si capisce infatti perché da funzionario del faraone (il che presuppone che il gruppo etnico "abramitico" fosse ben introdotto nella società egiziana) gli ebrei diventerebbero schiavi all'epoca di Mosè.

Che sappiamo essere già una scemenza, visto che nell'esodo si portano via bestiame, suppellettili, proprietà e chilate d'oro che uno schiavo non avrebbe mai potuto possedere... e probabilmente trafugarono pure l'arca dell'alleanza dalla grande piramide.

Basta questo per capire che la storia come ci è stata raccontata da teologi e accademici vari è una interpretazione strumentale dei fatti descritti nella Bibbia, veri o meno che siano questo poco importa ora.

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 12:45

Basta questo per capire che la storia come ci è stata raccontata da teologi e accademici vari è una interpretazione strumentale dei fatti descritti nella Bibbia, veri o meno che siano questo poco importa ora.


basta per capire che devi leggere di più e meglio. Gli accademici raccontano tante altre cose. ma tanto tu non sai cosa abbiano scritto, sei solo un prevenuto.

Indagini linguistiche e filologiche sugli antichi testi (le saghe sumere, la Torah etc.) hanno evidenziato una parentela fra i termini Shumer-Shinar e Shem-Sem, quindi fra l’enigmatico popolo dei Sumeri (“Guardiani"?Teste nere”?) ed i Semiti. L’assenza di riferimenti ai Sumeri nel Pentateuco, se si esclude il cenno alla regione di Shinar, quasi certamente la terra di Sumer,


falso e riportato male. come tanti altri passaggi che non ho voglia di commentare.
ormai shinar non viene PIÙ messo in relazione con il termine sumer. Basta leggersi l'articolo fondamentale di Ran Zadok in ZA 74 (1984).

anzi, antlanticus, ma veramente non conosci quest'articolo? non l'avrei mai detto. però pensi di essere intelligente a commentare cose che ignori. bravo.


E’ un’incomprensibile ed imperdonabile dimenticanza? Il sumerologo Kramer ci riconduce agli studi del suo maestro Poebel raccolti in un articolo in cui in sostanza si afferma che gli Ebrei sono i discendenti dei Sumeri


falso. Dicevano cose diverse da quelle riportate, anche moolto diverse. ma per saperlo occorre leggersi gli originali, non le sciocchezze riportate in modo falsato. nessuno dei due ha mai sostenuto che gli ebrei discendessero dai sumeri. Erano studiosi veri quelli, non scrittori di fantascienza.


Io quegli articoli li ho letti. Tu atlanticus non sapresti nemmeno dove andarli a cercare. Non sai cosa dicano però credi ciecamente a questi articoletti da due due lire trovati in internet e che sono, tra l'altro, riassuntini delle sciocchezze di biglino e russo.

lasciamo perdere il resto, seguire le critiche che posso fare presupporrebbe letture e nozioni che non hai.

come sempre: leggi i libri VERI, non le scemenze di tale gente.

o almeno non te ne uscire con "gli accademici dicono scemenze" visto che TU e certi autori che citi nemmeno lo sapete cosa dicano gli accademici (vedi l'esempio di Zadok).

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 13:13

Ma spiegami... hai un file .txt da dove fai copia e incolla dei commenti preconfezionati?! No perché OGNI VOLTA dici sempre le stesse cose senza mai aggiungere nulla di utile e quindi il dubbio mi era venuto...

Le barzellette, anche quelle più comiche dopo un po' stancano cecca... cambia registro, ti conviene.

[;)]

cecca ha scritto:falso e riportato male. come tanti altri passaggi che non ho voglia di commentare.


Ma se non hai mai voglia di commentare nulla allora cosa partecipi al forum a fare scusa?!

[:246] [:246] [:246]

Comunque di dove era originario Abramo?

Di Ur...

Non ho altro da aggiungere, per ora...

[;)]

Tu piuttosto.. parli di articoli, di autori e di materiale che potrebbe essere utile al dibattito a confutazione delle cose che diciamo.

Ran Zadok? Non ho mica vergogna a dire che non lo conosco. Ma se sono sul forum è anche per l'auspicio che gente come te condivida e metta a disposizione le proprie competenze e conoscenze per discutere civilmente.

Bene... quando pensi di collaborare aiutandoci a capire cosa gli autori da te citati dicono? E' da quando ti sei iscritto che aspetto. La mia pazienza è infinita, ma non posso parlare per tutti.

[:305]

cecca ha scritto:Come sempre: leggi i libri VERI, non le scemenze di tale gente.


Ah già giusto... quelli dell' index ceccarellorum

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 13:33

Atlanticus81 ha scritto:
cecca ha scritto:falso e riportato male. come tanti altri passaggi che non ho voglia di commentare.


Ma se non hai mai voglia di commentare nulla allora cosa partecipi al forum a fare scusa?!

[:246] [:246] [:246]

Comunque di dove era originario Abramo?

Di Ur...

Non ho altro da aggiungere, per ora...

[;)]

Tu piuttosto.. parli di articoli, di autori e di materiale che potrebbe essere utile al dibattito a confutazione delle cose che diciamo.

Ran Zadok? Non ho mica vergogna a dire che non lo conosco. Ma se sono sul forum è anche per l'auspicio che gente come te condivida e metta a disposizione le proprie competenze e conoscenze per discutere civilmente.

Bene... quando pensi di collaborare aiutandoci a capire cosa gli autori da te citati dicono? E' da quando ti sei iscritto che aspetto. La mia pazienza è infinita, ma non posso parlare per tutti.

[:305]


Mi associo alla richiesta e preciso che sono tra coloro la cui pazienza NON è infinita.

Perchè non contribuisci seriamente alla discussione riportando quanto scritto da questi studiosi? Noi siamo impazienti di leggerli.

Però tu continui a sostenere che gli studi da noi citati dicano altro senza portarli a sostegno della tua affermazione.


Sarò malizioso, ma mi sorge il dubbio che se li postassi correresti il rischio che comprenderemmo esattamente quanto dicono e che useremmo quegli elementi contro di te.


In poche parole, rispondendo all' unica parte della tua risposta che non fosse una provocazione:

cecca ha scritto:falso e riportato male. come tanti altri passaggi che non ho voglia di commentare.

falso. Dicevano cose diverse da quelle riportate, anche moolto diverse. ma per saperlo occorre leggersi gli originali, non le sciocchezze riportate in modo falsato.


Perchè non ce li riporti? [:I]

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

08/07/2015, 14:10

Mqa che vuoi che riporti? Chilometri di pippe mentali, questo può riportare :)

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

09/07/2015, 17:59

Aztlan ha scritto:
Sarò malizioso, ma mi sorge il dubbio che se li postassi correresti il rischio che comprenderemmo esattamente quanto dicono e che useremmo quegli elementi contro di te


Come quando cecca ci presentò la traduzione del termine "Anunnaki" dimostrando di fatto che, nella sostanza, la proposta di Biagio Russo in merito non fosse poi così campata in aria e, invece, essere corrispondente alla proposta accademica ... vale la pena ricordarlo?

Atlanticus81 ha scritto:
cecca ha scritto:
l'ho scritto : anunna significa "quelli della semenza principesca/nobile"
Anunnaki ha lo stesso identico significato, essendo solo un prestito linguistico.



Quindi a parte il dettaglio del termine "terra" mi sembra che Russo non sia andato troppo lontano nelle sue proposte di significato del termine.

1) La prole più importante/principale/migliore della Terra;
2) Il padre (in questo caso “i padri”) più importante/principale/migliore della Terra;
3) Il liquido seminale più importante/principale/migliore della Terra.

http://www.schiavideglidei.it/Approfond ... fault.aspx


Che dite?! Stavolta cecca riuscirà ad andare oltre al consueto bla bla bla retorico cui ci ha abituato da quando partecipa o finalmente deciderà di iniziare a collaborare in modo civile e costruttivo presentandoci I CONTENUTI dei testi e delle pubblicazioni da lui finora solamente citati per sfoggio della sua immensa cultura?!

[:246]

Re: L'Eredità degli Antichi Dei

09/07/2015, 19:00

uno, che arrivato in fondo alla lettura del mio post, sostiene che russo avrebbe detto cose nella sostanza corrispondenti alla proposta accademica, non ha capito niente di quello che ho scritto.
Non ha capito un tubo. e non era facile non capire nulla in questo modo.

O magari in quel "nella sostanza" cerca di sminuire le assurdità di russo per poter sostenere che direbbe le stesse cose. insomma, secondo me c'è anche una discreta dose di malafede.

In realtà una persona "attenta", che legge attentamente le cose che ho scritto, capisce anche che russo ha scritto baggianate di prima categoria. A partire dal fatto che confonde l'ortografia accadica con quella sumera e termini sumeri con quelli accadici.

i riferimenti sono riportati nel post. per chi non ha capito nulla di quel post è del tutto inutile andarsi a leggere degli articoli specialistici in tedesco o francese, ed è per tanto inutile metterli a disposizione.

chi quel post l'ha capito e non vuole a priori avvalorare tesi ridicole ma vuole approfondire può trovare facilmente i riferimenti su internet.
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