UN VENERDI' NERO PER LE BORSE di Alfonso Neri
MILANO - Il crollo delle Borse europee e mondiali non si ferma: nell'ennesimo venerdì nero, nel quale sono stati bruciati 154 miliardi di euro di capitalizzazione, i listini continentali sono scesi ai minimi degli ultimi sei anni. L'indice Dow Jones Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sul Vecchio Continente, ha infatti perso il 3,52%, tornando sui livelli della primavera del 2003. E quella che si è chiusa con una giornata contraddistinta da vendite da panico è stata una settimana di scivoloni simili a quelli dello scorso novembre, uno dei periodi più neri per le piazze di ogni parte del mondo, con Milano che si è mostrata particolarmente debole e ha ceduto con l'indice S&P quasi il 6%. Ribassi di oltre quattro punti per Parigi e Francoforte, di oltre tre per Londra, Amsterdam, Madrid e Stoccolma.
Tra i listini europei principali, si è tenuto sotto questa soglia solo quello di Zurigo, che comunque ha chiuso in perdita di oltre due punti e mezzo. Solo leggermente più contenuto il pessimismo degli operatori statunitensi: nella prima metà di seduta, il Dow Jones ha ceduto due punti e mezzo, mentre il Nasdaq circa un punto e mezzo.
Le prime avvisaglie dell'ennesimo venerdì nero sono arrivate dalle Borse asiatiche, con Tokyo che ha ceduto quasi due punti anche a causa di alcuni titoli industriali, come Bridgestone, in chiaro affanno. Ma sono state le voci di una possibile nazionalizzazione di colossi del credito statunitensi a far partire la girandola delle vendite sulle banche, le assicurazioni e i titoli europei dei servizi finanziari. Bank of America ha detto di "non vedere motivo per una nazionalizzazione" e Citigroup non avrebbe discusso con il governo di Washington l'ipotesi di essere nazionalizzata, ribadendo che il proprio capitale è solido. Ma ormai nelle Borse europee tutti alleggerivano i portafogli, anche per il timore di un weekend che potrebbe portare annunci inattesi.
Gli operatori affermano di non volersi tenere in tasca titoli ritenuti a rischio durante il fine settimana e hanno venduto in massa, ancora una volta. Il risultato è stato che l'indice Dow Jones dei titoli assicurativi europei è crollato in un giorno di oltre il 6%, con Axa scesa del 18,41%, Ing il 12,39%, Allianz l'8,98%. Pesanti anche gli italiani Alleanza (-8,96%), Unipol (-7,21%) e Generali (-6,26%). Simile la chiusura dell'indice Dow Jones stoxx dei titoli bancari ed è stato il comparto del credito, con i suoi ingenti volumi, a trascinare al ribasso la generalità dei listini.
Oltre allo scivolone di oltre il 15% di Intesa SanPaolo, spiccano i cali di Ubs (-14,06%) per l'azione legale dell'amministrazione Usa contro l'evasione fiscale dei clienti del gruppo, Deutsche bank (-9,58%), Credit Agricole (-9,23%) e Commerzbank (-8,55%). In difficoltà inoltre il settore delle costruzioni e dell'automobile: in quest'ultimo comparto Porsche ha perso il 7,90%, Daimler il 6,79%, Peugeot il 5,76% e Renault il 5,74%. Tra i titoli principali del settore auto il calo minore è stato accusato da Bmw, che ha pur lasciato sul terreno il 3,14% del suo valore. Fiat, scesa del 3,65%, non ha potuto beneficiare della notizia dell'avvio di una linea di credito da un miliardo, uscita a mercati chiusi. L'unico comparto che ha cercato di limitare le perdite è stato quello delle telecomunicazioni (-1,07% l'indice Dj di settore), nel quale le perdite più rilevanti sono state accusate da Telecom Italia (-3,02%), Deutsche Telecom (-1,52%) e Telefonica (-1,44%). In controtendenza del 3,44% Mobistar dopo la conferma dell'ingresso nel capitale di Goldman Sachs, mentre France Telecom, in positivo per quasi tutta la seduta, ha registrato la limatura finale dello 0,60%. Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali Borse mondiali: - Londra -3,22% - Parigi -4,25% - Francoforte -4,76% - Madrid -3,46% - Milano -5,88% - Amsterdam -3,59% - Stoccolma -3,97% - Zurigo -2,79% - Tokyo -1,87% - Dow Jones -2,51% (seduta in corso) - Nasdaq -1,50% (seduta in corso)
INDUSTRIA: FATTURATO E ORDINI ANCORA GIU', AUTO A PICCO di Mila Onder - Non si arresta la caduta dell' industria italiana. La curva disegnata da fatturato e ordinativi nell'ultimo scorcio del 2008 è drammaticamente rivolta verso il basso. I due indici hanno infatti mostrato a dicembre un altro calo a due cifre, dopo quello già registrato nel mese di novembre, con una vera e propria gelata sull'auto, sempre più colpita dalla crisi economica. Per il settore autoveicoli l'emorragia pre-incentivi statali é stata grave: il fatturato è diminuito nell'ultimo mese dell'anno del 29,6% e gli ordini, che forniscono indicazioni sull'andamento del settore nell'immediato futuro, sono crollati del 33,3% rispetto a dicembre 2007.
Numeri che lasciano il segno e che portano il consuntivo 2008 a -7,6% per le vendite e a -11,4% per gli ordinativi, i dati più neri, calcola l'Istat, dall'inizio degli anni '90 (dal '93 nel primo caso e dal '92 nel secondo). Il peggio sembra comunque essere alle spalle dopo il decreto salva-auto dello scorso 6 febbraio. Per il Centro studi Promotor, infatti, ''secondo le prime indicazioni provenienti dal mercato gli incentivi dovrebbero consentire di contenere in maniera significativa le perdite". Al di là dell'industria automobilistica, a dicembre nessun settore è stato risparmiato dalla crisi, ad eccezione degli alimentari, gli unici che hanno tenuto e che hanno mostrato ancora a dicembre il segno positivo, con un +11,4% che ha tenuto a galla le vendite complessive dei beni di consumo. Il fatturato é invece precipitato per le raffinerie di petrolio (-28,3%, complice anche il calo dei prezzi alla produzione del comparto energetico) e per l'estrazione dei minerali (-26,5%). Male anche la fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche, crollate del 18,1%, la produzione di mezzi di trasporto e quella di metallo e prodotti in metallo (entrambe -17%).
Meglio non è andata per gli ordinativi: "tutti i settori di attività economica - evidenzia l'Istat - hanno registrato rispetto a dicembre 2007 variazioni negative", con le diminuzioni più marcate nella produzione di metallo e prodotti in metallo (-21,4%), nell'industria del legno e prodotti in legno (-20,1%) e nella fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche (-19,8%). Guardando all'intero 2008, i dati sono meno drammatici. Gli ordinativi sono diminuiti infatti del 3,2% mentre il fatturato é sceso di un quasi impercettibile 0,3%. Su quest'ultimo dato, misurato a prezzi correnti, influiscono in particolare i prezzi alla produzione che, sottolinea l'Istat, sono aumentati considerevolmente nel corso del 2008. Considerando le vendite al netto dell'aumento dei prezzi, il calo sarebbe decisamente maggiore. La contrazione è peraltro concentrata soprattutto nell'ultima parte dell'anno: nel quarto trimestre il fatturato é infatti diminuito dell'8,3% e ancora peggiore è stata la performance degli ordinativi, scesi del 14,3%.
Ultima modifica di Sirius il 20/02/2009, 20:56, modificato 1 volta in totale.
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