Telefono Azzurro, 1 bambino su 4 a rischio povertà
Dossier di Eurispes e Telefono Azzurro:
'Scarsa protezione sociale', Italia vicina a Bulgaria e Romania24 giugno, 14:09
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 92106.htmlROMA - In Italia un bambino su quattro e' a rischio poverta': un dato che accosta l'Italia a Paesi come Bulgaria e Romania, gli unici in Ue ad avere percentuali piu' elevate (rispettivamente 33 e 26%, rispetto ad una media europea del 20%). Lo ricorda il dossier ''Bambini e adolescenti in Italia: un quadro degli ultimi dieci anni'', di Telefono Azzurro ed Eurispes, che cita dati Eurostat, sottolineando come pero' l'Italia viva ancora ''l'inadeguatezza delle politiche di sostegno economico alle famiglie''. ''Le istituzioni - fa appello il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, commentando lo studio che e' un compendio per i 10 anni del ''Rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza'' - devono farsi promotrici di interventi specifici sia sul piano normativo che della prevenzione per aiutare bambini, adolescenti e famiglie che dispongono di minori risorse e si trovano a vivere condizioni di disagio''. Invece, nonostante ''l'inadeguatezza delle politiche - ricorda il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara - sia stata spesso sottolineata'', queste risultano ancora ''carenti sia sul piano economico che su quello della programmazione''. In Italia, afferma, ''l'assoluta priorita' non solo economica, ma anche culturale viene continuamente e retoricamente declamata, ma nei fatti le politiche familiari italiane si collocano agli ultimi posti in Europa per quantita' e per qualita' degli interventi''. ''Carenza di servizi per la prima infanzia'', difficolta' dei giovani ''a staccarsi dalla famiglia d'origine'', ritardo nelle politiche di ''valorizzazione delle nuove potenzialita' dei ragazzi'' le principali lacune del sistema Italia evidenziate dalla studio. ''Nonostante l'offerta di servizi per la prima infanzia sia aumentata nel corso degli ultimi anni, risulta ancora assolutamente insufficiente a rispondere adeguatamente ai bisogni delle famiglie'', e' detto nel dossier che individua tra le maggiori criticita' ''gli alti costi, le difficolta' burocratiche, la scarsita' di strutture idonee e la carenza di servizi nelle citta', oltre che la copertura territoriale ancora assolutamente disomogenea sul territorio nazionale''. Inoltre, ''un mercato del lavoro sempre piu' flessibile e precario'' e ''il forte incremento dei prezzi di acquisto e di affitto delle abitazioni'' non hanno ''certo facilitato la transizione dei giovani verso l'autonomia'', e questo ne fa degli ''eterni Peter Pan''. ''Cio' accade - e' la conclusione - perche' i giovani italiani, complessivamente, godono di minore protezione sociale rispetto ai coetanei dell'Europa nord-occidentale''.
PRIME BEVUTE A SOLI 12 ANNI,RECORD IN EUROPA - "Il consumo di alcol da parte dei giovani negli ultimi anni sembra aver assunto proporzioni sempre più rilevanti, accompagnandosi ad un cambiamento delle abitudini e delle ragioni", con una tendenza al "binge drinking" (bere per ubricarsi) e all'abbassamento "dell'età di esordio dei comportamenti di uso/abuso", il dato peggiore in Europa: l'età delle prime bevute è intorno ai 12 anni e mezzo. Lo sottolineano Eurispes e Telefono Azzurro nel dossier "Bambini e adolescenti in Italia: un quadro degli ultimi dieci anni". Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità l'alcol - si legge nello studio - è la prima causa di morte tra i giovani uomini europei: determina un decesso su 4 tra i ragazzi dai 15 ai 29 anni; 55.000 morti l'anno per incidenti automobilistici causati dall'alcol, avvelenamento, suicidio indotto dalla dipendenza, omicidi causati dal consumo di alcol. E' inoltre la causa del 10% dei decessi delle ragazze. E in questo contesto, l'Italia detiene il primato negativo dell'età più bassa del primo contatto con l'alcol, che avviene due anni prima rispetto ai 14,6 anni della media europea. Inoltre, il 54,6% dei ragazzi tra 15 e 19 anni ha già sperimentato, almeno una volta, l'ubriachezza. Sotto accusa in particolare "gli happy hours, che abbattendo i prezzi delle bevande alcooliche vanno incontro alle contenute disponibilità economiche dei giovani" e "gli alcolpops", le bevande dal gusto dolce che però hanno anche una concentrazione alcolica, tra i 4 e i 7 gradi, come la birra. Altro fenomeno sotto la lente del dossier è la moda delle "dosi" di alcol, drink in bustina in monoporzioni, che contengono vodka, gin, rum, tequila, hanno un costo di solo un euro e mezzo e propongono "un rituale simile (nella ricerca dell'effetto) a quello di una sniffata di coca o dell'assunzione di una pasticca". Il rapporto segnala anche una nota positiva: facendo un confronto tra l'anno 2007 e l'anno 2008 sembra che i giovani abbiano adottato, ultimamente, comportamenti più responsabili alla guida: nel 2007 il 67,4% dei ragazzi ha dichiarato di non essersi mai messo alla guida dopo aver bevuto alcoolici, percentuale che nel 2008 cresce di ben 15 punti percentuali (83,1%).
UNO SU TRE FUMA, DI PIU' LE RAGAZZE - Bulle e fumatrici: aumentano i comportamenti prevaricatori, così come il desiderio di autoaffermazione attraverso atteggiamenti da grandi, come fumare. Protagoniste della nuova tendenza, registrata da Eurispes e Telefono Azzurro nel dossier "Bambini e adolescenti in Italia: un quadro degli ultimi dieci anni", sono le ragazze. Nonostante le campagne per la lotta al tabagismo e il divieto di vendere sigarette ai minori di 16 anni, la percentuale di adolescenti tra i 12 e i 19 anni che fumano è aumentata: nel 2003, infatti, hanno dichiarato di fumare sigarette il 25,8% dei maschi e il 21,9% delle femmine, mentre al 2009 i giovanissimi fumatori sono il 29,2% dei ragazzi e del 31,6% delle ragazze. Nel periodo considerato, dunque, il tabagismo è cresciuto, in particolare tra le femmine (+9,7%). I motivi che spingono ad attaccarsi alla sigaretta? La maggior parte dei ragazzi (67,4%) é stato spinto dalla curiosità, l'11% ha iniziato per sentirsi più grandi. Conta anche l'emulazione degli atteggiamenti osservati in famiglia per il 7,8%. Un fenomeno non certo assimilabile, ma ugualmente sintomatico della tendenza delle ragazzine ad avvicinarsi ai maschi è il bullismo. "Il 13,8% delle bambine riferisce, nel 2009, di essere stata vittima di bullismo ad opera di una coetanea, anche se in testa alla classifica delle angherie perpetrate rimangono sempre i coetanei maschi".