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Blissenobiarella ha scritto:

rmnd, non scusarti, hai fatto benissimo a postare, se una notizia è una bufala è sempre bene precisarlo [;)].


Non solo..... sarebbe davvero auspicabile l'infondatezza
di una simile notizia....... [V]



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MessaggioInviato: 28/06/2010, 16:54 

GUERRA DI IV GENERAZIONE IN MATERIA AMBIENTALE:
MANIPOLAZIONE NEL GOLFO


DI JOEL SANDRONIS PADRÓN
giu 28th, 2010

Immagine

Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... nel-golfo/

Anche se il genere homo esiste da appena due milioni di anni, già dispone della capacità di distruggersi da solo… Non riusciremo nemmeno a emulare gli scarafaggi che si evolvono da circa 250 milioni di anni
(Richard Morris)

Non si può risolvere un problema
con la stessa mentalità che l’ha generato
(Albert Einstein)


Diceva Borges che le casualità non esistono, che gli accadimenti e gli eventi imprevisti di ciò che conosciamo come realtà, obbediscono invece a “casualità” prodotte da fatti e circostanze in cui il caso non gioca alcun ruolo, lo giocano invece leggi ben precise che gli esseri umani disconosciamo e che perciò attribuiamo all’imprevisto.

Il fatto che in piena crisi climatica, precisamente un 22 aprile, giorno che gli esseri umani abbiamo scelto di celebrare come giorno della terra, sia sprofondata nel golfo del Messico, in modo imprevedibile e casuale, la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della corporazione British Petroleum, o BP, generando ciò che sarà probabilmente il peggior disastro ambientale della storia, potrebbe sembrare un monito, un segnale di conferma che gli umani abbiamo violato un limite che nemmeno conosciamo o possiamo pretendere di comprendere. Ma su questo punto già si è scritto molto e ancora si scriverà, ciò a cui oggi voglio far riferimento invece è alla manipolazione dell’informazione utilizzata dai potenti come arma di guerra nel mondo per controllare e sfruttare il resto dell’umanità.

Fin dai primi giorni del disastro, sia la corporazione BP che l’Amministrazione Oceanica e Atmosferica (NOAA la sigla in inglese) degli Stati Uniti hanno tentato di occultare e/o minimizzare fino all’impossibile l’immensa portata del disastro, elaborando comunicati stampa nei quali mentivano sfacciatamente sulla quantità di petrolio scaraventata quotidianamente dal pozzo Mississippi Canyon nelle acque del Golfo del Messico; in effetti, durante le prime settimane siamo stati “informati” che come conseguenza dell’incidente si riversavano in mare una quantità non superiore ai mille barili di greggio. Ma nelle sue successive dichiarazioni, messo all’angolo dall’evidenza, Scott Mullen, portavoce del NOAA, ha riconosciuto che il flusso di greggio sversato eccedeva i 5 mila barili al giorno, mentre dati non ufficiali provenienti da fonti indipendenti portavano la quantità a circa 15 mila barili al giorno.

Nonostante le proporzioni dell’incidente e della catastrofe ambientale per gli ecosistemi del Golfo del Messico e del Nord Atlantico, verso cui la corrente del Golfo spinge la colossale macchia di petrolio, abbiamo osservato pochissime fotografie dello sversamento. Quelle che circolano in rete sono state scattate quasi tutte durante i primi giorni dell’incidente, prima che agenti del governo americano prendessero il controllo della zona.

Sia gli agenti del governo federale degli Stati Uniti che i dirigenti corporativi delle pubbliche relazioni delle grandi transnazionali hanno imparato che occultare e manipolare l’informazione e le immagini è il modo migliore per controllare e/o guidare le reazioni del pubblico.

È risaputo che le crude e avvilenti immagini della guerra del Vietnam trasmesse senza censura, quasi dal vivo e in diretta dal fronte di combattimento, hanno sensibilizzato in tal modo la società statunitense da contribuire in misura notevole al rifiuto interno che quella guerra criminale e colonialista aveva generato in essa. A partire da quel momento, le immagini e informazioni delle molteplici guerre di aggressione condotte dagli Stati uniti ovunque nel mondo hanno avuto come caratteristica l’attenta e severa censura a cui vengono sottomesse. Inoltre fin dalla Guerra del Golfo sono stati eliminati i corrispondenti di guerra indipendenti e vengono accettati solo i giornalisti embedded che agiscono e “informano” sotto la stretta direzione e supervisione dello stesso esercito americano.

La similitudine e il parallelismo delle azioni tra l’esercito imperiale degli Stati Uniti e le corporazioni dell’energia, industriali, della frutta, finanziarie e altre per le quali lavora, è peraltro illuminante. Questa forma di agire e controllare l’informazione da parte di questo esercito (uno dei capisaldi della sua nuova dottrina di guerra di quarta generazione) è stata copiata pari passo dalle grandi corporazioni petrolifere.

Nel 1989 la petroliera Exxon Valdez della multinazionale petrolifera Exxon si incagliò nel golfo di Prince William Sound, nello stato nordico dell’Alaska. Nei giorni successivi all’incidente la nave riversò più di 41 milioni di litri di greggio in quell’estuario. Quell’incidente venne ampiamente documentato dalla stampa statunitense e mondiale e le immagini di nutrie e leoni marini, trichechi, balene, pesci e uccelli imbrattati da uno strato nero e oleoso produssero un’ondata di rifiuto, indignazione e richieste di sanzioni per l’azienda colpevole di quel crimine di lesa natura, e irati solleciti della società statunitense per il blocco dello sfruttamento petrolifero in quello stato. La Exxon dovette spendere molto denaro in lobbying, in bustarelle e “disinteressate” donazioni alle campagne elettorali (come quelle effettuate dalla BP per la campagna di Obama), oltre alle spese per le operazioni di ripulitura, per riprendere i suoi affari nella zona.

A partire da quel disastro le corporazioni energetiche hanno iniziato ad applicare le strategie di disinformazione che stava sviluppando l’esercito degli Stati uniti. Nel caso della piattaforma Deepwater Horizon, le immagini ufficiali che sono state diffuse quasi unanimemente dalle grandi catene televisive e dalle agenzie stampa transnazionali consistono nell’incendio che si era generato, in fotografie di macchie oleose in mezzo all’oceano, fatti certamente disdicevoli ma molto lontani dalle nostre vite, senza riferimenti emotivi incisi nella nostra memoria come potrebbero essere le spiagge bitumate o animali, pesci e uccelli che muoiono lentamente coperti di olio.

Il governo federale degli Stati Uniti ha proibito per ragioni di “sicurezza” che le imbarcazioni private navighino e facciano fotografie nelle zone del disastro, esattamente lo stesso argomento e giustificazione addotti dal loro esercito per impedire ai giornalisti indipendenti la copertura delle loro azioni in Iraq e Afghanistan. È stato impossibile occultare un disastro di tali dimensioni (a quanto pare la BP ha avuto un altro incidente l’anno scorso nella stessa zona ma è stato controllato rapidamente e sono riusciti a non farlo trapelare), ma gli esperti mediatici di queste mostruose petroliere sanno che finché il fatto rimane generico le reazioni del pubblico potranno essere manipolate, eventualmente sviate verso aspetti secondari e infine controllate.

Negli ultimi giorni si è insistito molto sulla soluzione tecnologica della situazione, si fanno documentari sull’efficiente lavoro realizzato dai robot sottomarini (parallelismo con i droni delle forze aeree), sulle tecniche che verranno utilizzate, sui costi della ripulitura delle coste; è impossibile sfruttare un giacimento petrolifero in forma totalmente sicura e pulita. Nel mezzo del peggior disastro ambientale della storia, nessuno o quasi nessuno mette in discussione il modello energetico basato sul consumo di combustibili fossili. Non si discute il capitalismo globalizzato e selvaggio che in nome dei propri profitti distrugge la vita di un intero litorale marittimo, dando il colpo di grazia a decine di specie in grave pericolo di estinzione (tartarughe, lamantini e alcune specie di squali) e rovinando allo stesso tempo migliaia di famiglie di pescatori.

Prima o poi la BP riuscirà a chiudere il pozzo, o almeno dirà che l’ha fatto, i responsabili dell’ambiente negli Stati Uniti appoggeranno completamente la loro versione e ricominceranno le perforazioni in alto mare, per lo meno fino al prossimo disastro.

Nero è il futuro dentro il capitalismo. Nero appare invero il futuro di mari e oceani, di un nero così scuro come la coscienza dei gerarchi di queste megacorporazioni e dei loro cani da salotto del mondo politico.

Joel Sangronis Padrón è professore presso la Universidad Nacional Experimental Rafael Maria Baralt (ENERMB), Venezuela.

Fonte: http://www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id= ... -el-golfo-
18.06.2010

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI



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MessaggioInviato: 28/06/2010, 17:56 
scusate ma che cavolo è successo là sotto? http://www.bp.com/liveassets/bp_interne ... ROV_2.html

sembra tutto distrutto.... [8)] [8)] [:0]


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MessaggioInviato: 29/06/2010, 13:39 
CHE DISASTRO!!!!

Top News Percorso:ANSA.it > Top News > News Marea nera: si sta formando vortice
Greggio fuoriuscito sta invadendo il Golfo del Messico
29 giugno, 13:00

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Guarda la foto1 di 1 (ANSA) - BERGEN, 29 GIU - La marea nera comincia a formare un vortice nel Golfo del Messico. E' quanto si prevede sulla base delle immagini del satellite Envisat. Le immagini sono state presentate a Bergen, Norvegia, nel convegno sull'osservazione della Terra dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). La marea nera ha cominciato ad essere catturata dalla corrente calda a partire dal 18 marzo scorso. Le immagini mostrano che ''la Loop current sta cominciando a formare un grande vortice, separato dalla corrente principale''.



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MessaggioInviato: 29/06/2010, 13:48 
"Contro la marea nera era meglio non fare nulla"
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=142468

Londra, 29-06-2010
La marea nera finora è costata a Bp 2,65 miliardi di dollari. La cifra tiene conto dei costi sostenuti per le operazioni di contenimento della macchia oleosa, lo scavo
dei pozzi di servizio, le sovvenzioni agli stati del Golfo e i risarcimenti.

Appena pochi giorni fa la compagnia aveva dichiarato che i costi raggiungevano i 2,35 miliardi di dollari. Stando ai dati diffusi dalla Bp, sono in tutto oltre 39mila i lavoratori attualmente impiegati nelle operazioni di bonifica del Golfo.

Le richieste di risarcimento fino ad oggi esaminate alla compagnia sono circa 80mila, di cui 41mila già onorate, per un totale di 128 milioni di dollari. Smentite, invece, le voci diffuse dalla Russia di imminenti dimissioni dell'ad Tony Hayward. Per Bp questo è l'ennesimo inizio di settimana difficile: già perso un 6% rispetto alle quotazione di venerdì alla Borsa di New York, il titolo è ai minimi degli ultimi 14 anni. Bp ha già perso più di 100 miliardi di dollari di valore di mercato.
Meglio non fare niente
Da un pool di esperti britannici intanto giunge una valutazione che assume contorni quasi paradossali: sarebbe stato meglio per tutelare l'ambiente non intervenire sul fondale oceanico dopo l'affondamento della Deepwater Horizon. Bruciare il petrolio in superficie, versare nelle acque litri e litri di solventi potrebbe rivelarsi più dannoso della stessa macchia nera. Precedenti esperienze, dicono i tecnici, suggeriscono un'opera di contenimento al largo della marea nera: se non è possibile, meglio lasciar perdere e confidare nell'evaporazione di lungo periodo. Il problema, riconoscono gli esperti, è che tutto questo è politicamente inaccettabile.

"Economicamente, chiaramente l'impatto è stato molto grande, ma l'ambiente, la valutazione delle conseguenze sull'ecosistema sono ancora da ponderare - dice un docente dell'Università di Liverpool - Uno dei motivi di tensione tra ambiente e politica è che i politici non possono essere visti a fare niente, anche se non fare nulla è a volte l'opzione migliore".

I precedenti
Ci sono stati circa 20 grandi sversamenti di più di 20 milioni di galloni dal 1960. Il più grande sversamento in tempi recenti è quello del 1991 in Iraq durante la guerra del Golfo, quando sono fuoriusciti 460 milioni di galloni. La più grande fuoriuscita precedente risultante invece da un'esplosione come quella della Deepwater è stata invece quella della Ixtoc nel Golfo del Messico nel giugno 1979, che continuò per 9 mesi, durante i quali più di 140 milioni di galloni di olio vennero versati. L'incidente della Exxon Valdez in Alaska nel 1989 portò alla perdita di 10 milioni di galloni. Simon Boxall, esperto in oceanografia nazionale della Gran Bretagna, un centro che ha contribuito ad analizzare le conseguenze sull'ambiente di grandi sversamenti di petrolio, ha ricordato gli studi sul caso Exxon Valdez: "Le zone che sono state ripulite chimicamente o meccanicamente sono ancora danneggiate - ha detto Boxall - Quelle invece dove non si è intervenuti hanno recuperato molto più velocemente". All'epoca circa 10.000 persone si erano concentrate nell'are ainteressata dalla macchia nera della Exxon Valdez e Boxall ha posto il problema delle ricadute della 'corte dei pulitori' che avrebbe causato più danni dello stesso petrolio.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=142468



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MessaggioInviato: 30/06/2010, 14:52 
Cita:
Fire32 ha scritto:

scusate ma che cavolo è successo là sotto? http://www.bp.com/liveassets/bp_interne ... ROV_2.html

sembra tutto distrutto.... [8)] [8)] [:0]


Se guardi ora la situazione sembra peggiorata. All'inizio credevo che avessero sbloccato le valvole per una qualche manutenzione ma ora non ne sono tanto sicuro. Anzi ora ora sembra proprio che si sia scassato tutto (non si vede piu' la "campana")


Ultima modifica di Microges il 30/06/2010, 14:55, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/06/2010, 14:57 
leggo notizie qua e la in cui si apprende che i pozzi si starebbero disgregando, ossia a detta di alcuni la pressione sta facendo si che i canali scavati per il passaggio del petrolio si crepino causando infiltrazioni e fuoriuscite da più punti del fondale... non so quanto queste notizie siano attendibili, ma se le cose stanno così è chiaro che non sarà possibile porre rimedio...



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MessaggioInviato: 30/06/2010, 15:36 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

leggo notizie qua e la in cui si apprende che i pozzi si starebbero disgregando, ossia a detta di alcuni la pressione sta facendo si che i canali scavati per il passaggio del petrolio si crepino causando infiltrazioni e fuoriuscite da più punti del fondale... non so quanto queste notizie siano attendibili, ma se le cose stanno così è chiaro che non sarà possibile porre rimedio...

Si le ho lette pure io...
praticamente succede questo (sempre secondo fonti sparse): la pressione di espulsione del pozzo si aggira tra i 20000 ed i 70000 psi e fa si che si disgregano, piano piano, le pareti del pozzo primario rendendo inutile l'utilizzo di "campane" o tappi di vario tipo che non siano a geometria variabile.
Detto in parole povere se oggi metto un tappo di 5 metri di diametro su un pozzo di 3 metri di diametro e funziona ma non blocco completamente la fuoriuscita di greggio, domani mi trovero' con un pozzo di 6 metri di diametro con conseguente inutilità del tappo.



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MessaggioInviato: 30/06/2010, 17:00 
Marea nera: Italia, stop a trivellazioni 5 miglia da coste
Nelle riserve marine limite allargato a 12 miglia
30 giugno, 14:36

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 39502.html


Marea nera, Obama chiede aiuto al mondo
Gli Usa hanno annunciato che accetteranno aiuti da 12 paesi
per la lotta contro la chiazza
30 giugno, 14:36

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 62187.html

VIDEO:
http://www.video.mediaset.it/video/tg5/ ... 1-c1-o1-p2



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MessaggioInviato: 01/07/2010, 14:00 
Cari lettori, mi sono occupato del problema dei cambiamenti climatici e dell'eventualita che questi possano portare al blocco della Corrente del Golfo generando una nuova era glaciale in vari servizi televisivi ed in conferenze in vari istituti scolastici. La recente esplosione della piattaforma petrolifera Deep Water Horizon ha scaricato e sta tutt'ora continuando a scaricare nel Golfo del Messico enormi quantità di petrolio sia in superficie che nelle acque profonde, invisibili ai satelliti. Questa marea nera oltre che a determinare zone morte nei fondali marini per assorbimento di ossigeno, sta entrando per stessa ammissione della Noaa, la statunitense Oceanic National and Atmospheric Administration, nella Loop Current per riunirsi alla corrente del Golfo del Messico.

Questa, una volta che trasporterà la marea nera fino alle alte latitudini della Groenlandia, rallenterà per poi bloccarsi interrompendo il meccanismo della pompa salina. Vi spiego in parole semplici come funziona la pompa salina: nel Golfo del Messico l'acqua marina si scalda per poi essere trasportata attraverso la corrente Nord-Atlantica fino alle alte latitudini al di sotto del Circolo Polare Artico. Ivi giunta congela liberando sale e facendo sì che richiami altra acqua dalla Corrente del Golfo, la quale cattura il sale liberato, aumentando la sua densità inabissandosi nei fondali oceanici e liberando energia sotto forma di calore il quale rende miti le temperature di molte nazioni europee quali Inghilterra, Spagna, Portogallo, Francia fino alla Scandinavia che si trovano alla stessa latitudine del Canada. L'acqua mista a petrolio è più leggera, ed impedirebbe l'inabissamento della stessa bloccando il meccanismo della pompa salina. Oltre a questo la marea nera potrebbe arrivare a sporcare le superfici dei ghiacciai della Groenlandia e dei ghiacciai artici determinando un maggior assorbimento dei raggi solari, accelerando quindi il processo di scioglimento dei ghiacciai con maggior afflusso di acqua dolce, più leggera di quella salata che aumenterebbe ancor di più il rischio del blocco della Corrente del Golfo. 11.400 anni or sono ci fu l'ultima "piccola era glaciale" o Younger Dryas causata dall'immissione di enormi quantità di acqua dolce provenienti dal lago Agassiz nel Nord-Atlantico che bloccò la Corrente facendo sì che i ghiacciai arrivassero in Europa fino alle Alpi ed in America fino a New York.

Nel prossimo articolo parleremo della possibilità che questo drammatico evento non sia stato casuale e della drammatica situazione che stanno vivendo moltissime persone intossicate da un solvente estremamente tossico: il Corexit 9527. Vi lascio con un video di una conferenza tenuta a Maggio 2008 in un istituto superiore dove si parla di questo argomento. A Settembre riprenderemo le puntate di Scienza di Frontiera partendo da questo argomento con i nuovi aggiornamenti sugli sviluppi, avvalendoci anche della collaborazione di una traduttrice americana per diffondere i contenuti dei nostri video anche all'estero.

Un saluto
Alessio e Alessandro De Angelis

fonte:http://www.altrogiornale.org/news.php



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Thethirdeye ha scritto:

Marea nera: Italia, stop a trivellazioni 5 miglia da coste
Nelle riserve marine limite allargato a 12 miglia
30 giugno, 14:36

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 39502.html


Marea nera, Obama chiede aiuto al mondo
Gli Usa hanno annunciato che accetteranno aiuti da 12 paesi
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30 giugno, 14:36

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 62187.html

VIDEO:
http://www.video.mediaset.it/video/tg5/ ... 1-c1-o1-p2

Mi chiedo come faranno se la soluzione l'ha potrebbe avere il 13° Paese!!.[:D]


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MessaggioInviato: 01/07/2010, 15:07 
Il bello è che chiedono aiuto, era ora tra l'altro, e poi inviano oltre 4000 uomini a circondare l'Iran

"La Nassau trasporta attualmente 3.000 marines, ha due ponti per il decollo degli elicotteri d'assalto ( quattro AH- 1W Super Cobra e Dodici CH -46 Sea Knight) e per gli aerei a decollo verticale Harrier (sei aerei che potrebbero diventare dieci). La Mesa Verde trasporta 800 marines attrezzati per missioni speciali. La Ashland trasporta 400 marines e 102 commandos addestrati per azioni dietro alle linee nemiche."



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Thethirdeye ha scritto:

Marea nera: Italia, stop a trivellazioni 5 miglia da coste
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30 giugno, 14:36

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Marea nera, Obama chiede aiuto al mondo
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VIDEO:
http://www.video.mediaset.it/video/tg5/ ... 1-c1-o1-p2


Sai che distanza di sicurezza !!!!!!!!!!

dovrebbero smettere di estrarre e dedicarsi alle energie alternative con più convinzione e celerità, tanto il monopolio sarebbe comunque loro.



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MessaggioInviato: 02/07/2010, 00:33 
FUNZIONARI DEL VATICANO LEGATI ALLA BP, A GOLDMAN SACHS
E ALLA CENSURA DEI MEDIA NELLO SCANDALO PETROLIFERO…


giu 30th, 2010

DI SHERRI KANE E LEONARD G. HOROWITZ
rense.com

Immagine

Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... %e2%80%a6/

Aumenta l’evidenza di un gioco sleale.

Le notizie che si diffondono dal disastro petrolifero nel Golfo del Messico hanno messo in relazione la censura dei media con le banche d’investimento della Goldman Sachs che si occupano dei capitali del Vaticano, rendendo maggiormente evidente che l’esplosione era voluta.

Il quasi totale blackout dell’informazione indipendente, e l’arresto di chiunque venisse sorpreso a fotografare o filmare la devastazione, mostra come la crisi petrolifera della Halliburton- British Petroleum (BP) sia criminalmente controllata, implicando alcuni tra i nomi più importanti di Wall Street.

Secondo un resoconto ad opera del titubante ma comunque affidabile regista di documentari James Fox, intervistato a Grand Isle, nel Golfo del Messico, da Mel Fabregas per il Veritas Radio Show, che viene trasmesso in internet, nella trasmissione di notizie dalla regione “C’è un completo blackout mediatico”.

“Stanno arrestando tutti quelli con una telecamera, o quelli che lontano dalle telecamere sono sorpresi a parlare con un reporter”, ha detto Fox.

Un altro reporter ha detto a Fox “E tu chiami questo un paese libero? Proprio qui, negli Stati Uniti d’America, non c’è libertà di stampa. Non c’è libertà di parola. Stanno chiudendo lo spazio aereo sopra la fuoriuscita di petrolio, in modo che i reporter non possano sorvolarlo per constatare quanto siano effettivamente gravi le perdite di petrolio”

Pezzi sospetti di questo puzzle mortale vedono la partecipazione della Halliburton, la seconda compagnia di servizi mondiale nel campo del petrolio, con sedi principali a Houston e Dubai, alla cui negligenza è stata attribuita la tempestiva e vantaggiosa esplosione.

Tre settimane prima della “fuoriuscita di gas naturale”, la compagnia Halliburton, legata a George Bush e Dick Cheney e che aveva fatto parlare di sé in relazione ai fatti dell’11 settembre, aveva negoziato l’acquisto della più grande azienda mondiale per la ripulitura delle fuoriuscite di petrolio (Boots & Coots) nello stesso momento in cui attenti osservatori a Wall Street (agenti dell’intelligence finanziaria per la Goldman Sachs; GS, spesso chiamata “Government Sachs”) si liberavano del 44% dei loro titoli BP.

Questi fatti si affiancano alla scarsità di azioni di compagnie aeree di coloro che prima degli attacchi dell’11-9 al World Trade Center erano a conoscenza di nuove prove scientifiche a cui era seguito l’abbattimento degli edifici, a giudicare dalla polvere incendiaria di termite rossa trovata un po’ ovunque attorno a ground zero.

Il locatore del WTC, Larry Silverstein, socio di Llyoyd Blankfein della GS nella poco conosciuta Partnership per New York City (PFNYC), aveva sottoscritto una polizza assicurativa con la General Electric proprio sei settimane prima degli attacchi. I “partner” PFNYC, incaricati di sistemare i danni finanziari alla città di NY, e dei piani di ricostruzione del WTC, hanno deviato in modo evidente i soldi delle assicurazioni e degli investimenti addizionali di private equity verso Las Vegas per la costruzione del memoriale dell’11 settembre, soprannominato in modo sospetto “Veer Towers” [“veer” significa “deviare”, n.d.t.] nel “New World Center”. (vedi PHARMAWHORES, the movie; 1-888-508-4787).

Blankfein, il vicepresidente della PFNYC e amministratore delegato della GS, è stato attaccato con imputazioni e infamazioni mediatiche a proposito del conflitto di interessi del Government Sachs, effettivamente responsabile dello sfaldamento dell’economia statunitense per via delle “insufficienze” dell’industria immobiliare; tale esame è stato sospeso grazie alla provvidenziale esplosione della piattaforma Halliburton, che ha favorito la GS e il suo amministratore delegato.

La GS è segretamente coinvolta con la Compagnia Halliburton, collegata a Bush e Cheney, secondo quanto affermato da osservatori veterani. La GS e la Halliburton hanno avuto massicci incentivi finanziari per causare le esplosioni (l’abbattimento dei tre edifici dell’ 11 settembre al WTC, e il più recente “incidente” nel Golfo).

Il fatto che i media trascurino grossolanamente la piena entità della crisi supporta con evidenza la tesi di un controllo sul danno della GS e di sue connessioni incriminanti. Queste ultime includono il vicepresidente della PFNYC di Blankfein, Rupert Murdoch, e la loro pericolosa influenza sulle maggiori reti e sulla PFNYC, il primo consorzio mondiale petrolchimico-farmaceutico-biotecnologico che trae vantaggio da morte, malattie e distruzione ambientale. Questa paradossale alleanza spiega perfettamente la ritrosia dei media verso un responsabile reportage nel Golfo e altrove.

A parte l’appoggio azionario di Blankfein e Government Sachs alla BP e all’Halliburton, un’altra falsa pista macchiata di petrolio, è quella che segue Peter D. Sutherland, il presidente uscente della BP, al momento anche presidente non-esecutivo della Goldman Sachs International.

La parte più inquietante dell’intera vicenda è che mr. Sutherland, l’uomo con un piede nella GS e l’altro nella piattaforma della Halliburton-BP in fiamme, è il Consigliere della Sezione Straordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della sede Apostolica. In altre parole, Sutherland è il principale consigliere finanziario del Papa.

Nel 2010, Mr. Sutherland dopo un periodo di 13 anni ha concluso la sua carica di presidente della BP, la più grande compagnia petrolifera europea. Ex Procuratore Generale di Irlanda, è presidente della Federal Trust for Education and Research, un gruppo di esperti britannico i cui sforzi sono meglio descrivibili con il nome di indottrinamento corporativo più che “educazione” fidata. E’ presidente dell’ Ireland Fund for Great Britain, e membro del consiglio consultivo del Business for New Europe, un gruppo di esperti con sede in Gran Bretagna favorevole all’istituzione di un nuovo ordine mondiale.

Dal 1993-95, Sutherland è stato Direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Nel gennaio 2006, l’attuale Presidente non-esecutivo di Goldman Sachs International, è stato nominato Rappresentante speciale per la migrazione internazionale dal Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan.

Ora, ironicamente, la missione impossibile di Sutherland è quella di far migrare la flora e la fauna marine, i pescatori e gli abitanti della costa lontano dal pericolo di questa emergenza internazionale.

Sherri Kane, in precedenza giornalista per la FOX News di Los Angeles, è un giornalista investigativo freelance e co-fondatore, insieme al Dr. Leonard G. Horowitz, della Healthy World Organization (HWO), che si sta ora proponendo come alternativa alla bifronte World Health Organization (WHO). Per interviste, e-mail:info@healthyworldaffiliates.com

Titolo originale: “Vatican Official Tied To BP, Goldman Sachs”

Fonte: http://www.rense.com
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Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di ARLEQUIN



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Che facce di m....

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