12 Aprile 2007
scoperta: la bibbia non disprezza i gay!http://www.donvitaliano.it/?p=453James Alison, sacerdote gay, è l’autore di un libro illuminante sui rapporti tra fede e omosessualità
James Alison è un teologo inglese, un sacerdote cattolico e un gay dichiarato. Detta così, sembrerebbe una sorta di strana creatura. Metà Luxuria, metà Binetti. In realtà, è un personaggio pacato, consapevole, lieve e misurato nelle parole. Persino spiritoso. Raggiunto sulla chat di Skype, non ha lesinato file di punti esclamativi, come nei fumetti, e le faccine sorridenti degli emoticon. Giusto per commentare lo psicodramma che si sta consumando nel nostro Parlamento, intorno al progetto di legge sulle unioni civili. In Italia è appena uscito un suo libro, dal titolo ‘Fede oltre il risentimento. Coscienza cattolica e coscienza gay: risorse per il dibattito‘, nel quale Alison scava nelle Scritture, cercando, senza trovarlo, quel giudizio sull’amore gay come devianza e fenomeno contra naturam che oggi attraversa e incendia il mondo cattolico. Lo fa servendosi dei grimaldelli interpretativi offertigli da un filosofo - antropologo, teologo- quale Renè Girard. Non a caso il libro è stato pubblicato dalla rediviva Transeuropa Edizioni, che ha di recente inaugurato una collana di studi dedicata proprio al pensatore francese, dopo una serie di scoperte, al limite dell’esoterico, sull’opera dello scrittore Pier Vittorio Tondelli, che con Transeuropa aveva a lungo collaborato e che sarebbe stato segretamente ispirato dal pensiero di Girard.
Quello di Alison è un libro gentile, profondo, che sa conquistare una certa intimità col lettore, un testo dove la parola evangelica si veste di una tenerezza ben lontana dalla durezza della Chiesa dei nostri giorni. Riecheggia ovunque, come una melodia, l’impianto teoretico di Renè Girard e parole chiave come ‘vittima’ e ’sacrificio’, intorno alle quali si sono incardinati cult filosofici come ‘La violenza e il sacro’ e ‘La pietra dello scandalo’, entrambi tradotti per Adelphi. Alison torna da esegeta su alcuni episodi della Bibbia e della vita di Cristo. Per esempio quello in cui Gesù restituisce la vista ad un cieco, passandogli un velo di argilla sulle palpebre, laddove la cecità veniva ritenuta il segno di una colpa, giustificando l’emarginazione del soggetto dalla comunità secondo una logica di violenza ed esclusione. Cristo, invece, si adopererebbe non tanto per riamettere il miracolato all’interno del cerchio sociale, ma piuttosto per rivelare che ogni essere umano, sebbene cieco -e sebbene gay, verrebbe da dire-, appartiene con uguale dignità alla comunità dei viventi. E’ una logica sovversiva che opera mediante la misericordia, piuttosto che attraverso l’istituzione di una vittima, di un capro espiatorio, e che contro il rigore dei farisei esalta la morbidezza e l’incessante creatività del verbo cristiano. La sua capacità d’interpretare e sussumere la differenza. L’apertura della comunità al reietto è quindi una sorta di allargamento della cittadinanza, per usare un’espressione della modernità che ci riporta direttamente alle cose dell’oggi. Alison, infatti, prende in esame alcuni scandali che di recente hanno riguardato da vicino la Chiesa.
Partendo da un’efficace metafora dell’immaginario gay -quella dell’armadio, come luogo della vergogna, della macerazione interiore e prigione dell’identità sessuale- la Chiesa viene definita appunto come un grande armadio chiuso, dove molti sacerdoti vivono nascosti, in naftalina, condannati al tormento e ad un esiziale autoannullamento delle proprie pulsioni. E’ il caso dell’Arcivescovo di Vienna, che nel 1995 venne sospettato di avere avuto rapporti sessuali con minorenni. In Austria scoppiò una violentissima e lubrica campagna stampa contro l’Arcivescovo, nel corso della quale, secondo l’autore, vennero scatenati i peggiori istinti anticlericali. La Chiesa ne uscì destituendo l’Arcivescovo, facendone un capro espiatorio da offrire in pasto all’opinione pubblica, in obbedienza ad un meccanismo di espulsione e designazione della vittima già ampiamente raccontato nelle opere di Girard. Alison, coerentemente, si spende in parole di pietà tanto per l’ex Arcivescovo quanto per i suoi Torquemada, raccontando al lettore di una Chiesa prigioniera di sé stessa, dove la repressione, il silenzio, la vergogna, alimentano un circuito di sofferenza e agonia, in cui vittima e carnefice diventano figure interscambiabili. Gli episodi che nella Bibbia talvolta vengono usati contro il mondo omosessuale, continua Alison, apparterrebbero alle antiche culture del Mediterraneo, riguarderebbero indistintamente i due sessi, e ricorderebbero da molto vicino quanto raccontato dalle cronache sul carcere di Abu Ghraib. ‘Se vogliamo fare della Bibbia un manuale di regole per odiare qualcuno, troveremo certo il modo di farlo. Ma sarebbe una lettura del tutto strumentale‘, afferma il teologo.
Alison avrebbe preferito che il libro fosse uscito in Italia sotto una luna diversa. Non la delicatissima congiuntura di cui dice di essere ben informato, grazie alle veline di
http://www.noi.it, sito web diretto dall’onorevole Franco Grillini. Rispetto ai DICO, ormai scivolati dall’indicativo presente al condizionale, afferma di preferire la soluzione spagnola e canadese, ‘proprio perché lì si offrono tutti i mezzi e la forza necessaria affinché l’unione fra due individui, anche se dello stesso sesso, possa farsi davvero testimonianza di fede ed espressione divina‘. Lo scorso anno, dice di aver partecipato a due matrimoni gay, uno a Londra, l’altro a Leicester, e di averli trovati ‘molto toccanti, anche per la sensibilità dimostrata da amici e parenti che hanno trovato la scelta degli sposi perfettamente razionale e opportuna‘. Fra il 1981 e il 1995, Alison ha fatto parte dell’Ordine Domenicano. In seguito, è stato oggetto di persecuzioni a causa della sua condizione di sacerdote cattolico apertamente omosessuale, dichiaratosi gay già all’età di diciotto anni ‘per una questione di onestà verso il prossimo e verso me stesso‘. Dopo aver vissuto in diversi Paesi del Sud America, oggi Alison si è reinventato come pastore itinerante, organizzando in diversi paesi del mondo conferenze e ritiri spirituali per sacerdoti. Estraneo ad ogni desiderio polemico, cercando di salvare quel mondo millenario che gli appartiene così profondamente, ‘Fede e risentimento‘ si chiude con parole che a molti potrebbero sembrare persino generose: ‘Preghiamo gli uni per gli altri, ora che ci troviamo insieme a percorrere questo passaggio sorprendentemente colmo di speranza nella vita della Chiesa. Vostro fratello, James‘.
di Ivan Carozzi, da Il Riformista del 17/3/2007
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