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Lawliet ha scritto: Dall'altro topic:
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vimana131 ha scritto: Crisi economica, Nord-Ovest il più colpito Roma - (Adnkronos) - E' l'area nord-occidentale del Paese quella che ha registrato nel 2009 il maggior calo del Pil, sceso del 6%, mentre la perdita è stata più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno. Roma, 28 set. (Adnkronos) - E' il Nord-Ovest l'area italiana che ha registrato nel 2009 il maggior calo del Pil, sceso di ben il 6% mentre la perdita di prodotto interno lordo è stata più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno. Addirittura, la Calabria è l'unica regione con un indicatore stabile. Lo rileva l'Istat che oggi ha diffuso le stime a livello regionale dei principali aggregati economici, quali prodotto interno lordo (Pil), unità di lavoro, valore aggiunto, redditi da lavoro dipendente e spesa per consumi finali delle famiglie.Nel 2009, rileva infatti l'Istat, il Pil si è ridotto del 6% nel Nord-Ovest, del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore nazionale pari a -5%. Il Pil per abitante ai prezzi di mercato, misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti nell'anno, segna una flessione del 3,7% a livello nazionale. Il calo del Pil per abitante ai prezzi di mercato, prosegue l'Istituto di Statistica, si conferma più contenuto nel Mezzogiorno (-2,7%) e nel Centro (-2,9%), mentre è più marcato nel Nord-Ovest (-4,6%) e nel Nord-Est (-4,5%). In valori assoluti, tuttavia, si confermano le disparità fra le macroregioni del Pil ai prezzi di mercato per abitante: 30.036 euro nel Nord-Ovest, 29.746 euro nel Nord-Est e 28.204 euro nel Centro, contro i 17.324 euro del Mezzogiorno. In particolare, l'Istat riferisce che il Nord-Ovest è la ripartizione geografica dove la crisi economica si è fatta sentire di più. La flessione del Pil è spiegata principalmente, sottolinea l'Istituto di statistica, dall'andamento del settore industriale, nel quale il valore aggiunto in termini reali diminuisce del 14,9% contro il -2,8% dei servizi e il -0,6% del settore agricolo. Il calo del Pil è più marcato in Lombardia e Piemonte (rispettivamente -6,3% e -6,2%). Il Pil per abitante ai prezzi di mercato si riduce del 5% in Lombardia e del 4,6% in Piemonte, contro il -4% della Valle d'Aosta e il -1,8% della Liguria. Fonte
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 67988.html "La provincia di Milano è l'area economica più importante d'Italia: con 338.010 imprese attive nel 2005 concentra il 42,3% delle imprese lombarde ed il 6,6% delle imprese italiane attive ed operanti. Questo elemento le consente di generare un alto livello di produttività: con un PIL annuo pro capite di 30.629 euro conferma la sua leadership, poiché da sola concentra il 10,3% del PIL nazionale ed annualmente produce una ricchezza superiore ai 124 miliardi di Euro, pari quasi al PIL di Israele.
La presenza qualificata e differenziata di ogni comparto economico ha consentito a Milano di affrontare, con un buon vantaggio rispetto ad altre città italiane, le nuove sfide competitive e di confrontarsi con le principali città europee nella capacità di attrarre società e banche straniere: il numero di unità produttive facenti capo ad imprese partecipate da multinazionali estere ha superato in Lombardia la soglia delle mille unità, di cui oltre la metà localizzate in provincia di Milano, e qui hanno sede le maggiori banche italiane ed estere
La provincia di Milano è l'area italiana più assimilabile alle grandi regioni sviluppate dell'Europa, sia per la complessa varietà delle attività che vi si svolgono, sia per il livello di ricchezza e benessere diffusi.
A partire dagli anni settanta, come è successo per tutti i centri urbani europei, la produzione industriale pesante ha lasciato spazio al settore dei servizi e alle attività terziarie, soprattutto quelle più qualificate e a più alto valore aggiunto, sviluppatesi in stretta connessione con le imprese produttive dell'area.
Nel corso degli anni 90, l'evoluzione tecnologica e la globalizzazione dell'economia hanno definitivamente modificato anche il suo tradizionale modello produttivo che oggi si basa su una fitta rete di imprese produttive di piccola e piccolissima dimensione, a cui si affianca un numero limitato di medio-grandi aziende.
Nell'area milanese si concentra il 15% delle imprese italiane attive nei settori hi-tech (manifatturieri e terziari) e ben il 31% dei relativi addetti.
Uno dei principali motori di sviluppo dell'area milanese è rappresentato dall'economia creativa, cioè quel ramo dell'economia che comprende alcuni particolari settori in grado di generare nuova ricchezza e proprietà intellettuale (brevetti, diritti d'autore, marchi di fabbrica, design registrato), che svolge un ruolo trainante anche per le attività produttive tradizionali.
Milano si pone anche come capitale del non-profit, in cui la vocazione agli affari si combina con le antiche tradizioni solidaristiche e mutualistiche della società civile lombarda. Nell'area milanese operano quasi 11.000 istituzioni. Il mondo del non-profit riveste un ruolo importante nel sistema economico e sociale locale, mobilitando risorse umane e finanziarie significative; il numero di addetti complessivo è pari al 10% del totale nazionale e a circa il 50% di quello della Lombardia.
La maggior parte delle aziende milanesi e dei relativi addetti opera nel settore dei servizi (69%). Il crescente livello di terziarizzazione dell'economia milanese ha ridotto la tradizionale vocazione del territorio al 28%.
L'agricoltura rappresenta il 2% dell'economia provinciale e, nonostante il numero limitato di addetti, continua a mantenere un ruolo importante: localizzata per lo più nella parte meridionale dell'area metropolitana, presenta caratteristiche di elevata meccanizzazione e produttività "
Se questo non basta per far si che Milano sia pari a Roma come importanza in Italia e quindi abbia pari trattamento,non so' che dirvi.