06/10/2010, 13:06
Thethirdeye ha scritto:
CULTURA
Le biblioteche senza libri "Uno sponsor o si muore"
[color=blue]Se le biblioteche non avessero gli stessi orari delle botteghe
La Repubblica apre il “Cantiere delle idee. Un progetto per Bologna”: uno spazio in cui discutere le migliori idee per la città
di GIACOMO MANZOLI*
Pochi giorni fa, una commissione presieduta dal prorettore Roberto Nicoletti ha approvato un progetto della Facoltà di Lettere per l´apertura serale delle biblioteche di Discipline Umanistiche e di Italianistica, entrambe in via Zamboni (al 36 e al 32). La cifra è consistente (82 mila euro) e realizzare il progetto non sarà facile. Ma sul piano simbolico è un progresso importante.
Per comprendere la portata rivoluzionaria di questo provvedimento, infatti, bisogna chiedersi se, nella Bologna dei libri e delle biblioteche, il tutto è superiore o inferiore alla somma delle parti. Le “parti” sono: un patrimonio librario talmente prestigioso da fare invidia al mondo intero. Magnifici spazi bibliotecari, gestiti con amore e competenza da personale di prim´ordine. Il “tutto” è un sistema che rende questo tesoro accessibile solo a specialisti, pensionati e oziosi.
Per dire, le circa 22 biblioteche del Comune e/o dei Quartieri hanno orari di apertura identici a quelli dei negozi negli anni Cinquanta. Per quasi tutti è limitato ai giorni feriali, dalle 9 alle 18. Quando le persone normali lavorano e gli studenti (quelli che studiano) sono a lezione.
Nessuna è aperta la domenica. Pochissime il sabato. Una sola, Ruffilli in Bolognetti, apre la sera (col coprifuoco alle 22, fino al giovedì). Sala Borsa chiude alle 20. Nient´altro.
Se poi analizziamo l´anagrafe delle biblioteche universitarie, la situazione appare ancor più paradossale. Il sito ci racconta di 119 centri bibliotecari autonomi, laddove le grandi università americane o inglesi, francesi o tedesche, non superano quasi mai la decina. Solo che quelle dieci hanno i fondi necessari e aprono 18 ore al giorno, sette giorni su sette.
Le biblioteche Unibo hanno anch´esse un´apertura rigorosamente limitata agli orari di lavoro dei giorni feriali e una – ormai endemica – carenza di fondi. Certo, non tutte le 119 censite sono vere e proprie biblioteche e non tutte sono a Bologna. Però, ha senso concentrare una trentina di biblioteche nell´area di via Zamboni e tenerle tutte chiuse la sera, quasi fossero infestate dai vampiri? Ha senso che la biblioteca del Museo Archeologico e quella del Museo del Risorgimento siano centri bibliotecari autonomi pur condividendo lo stesso portone ed essendo fisicamente collocate nello stesso palazzo dell´Archiginnasio?
E´ vero che Gramsci era comunista e Parri repubblicano, ma oggi nessuno noterebbe la differenza ed è difficile spiegare al mondo perché le biblioteche dei due preziosi istituti non possano unire le forze in una struttura unica, visto che distano 500 metri (da via Galliera a via Sant´Isaia) e hanno un patrimonio librario di storia contemporanea del tutto assimilabile.
Ha senso che nello stesso luogo fisico (San Giovanni in Monte) ci siano ben tre diverse biblioteche (ma in quattro differenti spazi), ciascuna col suo diverso orario di apertura? Viene da chiedersi se non facciano anche il prestito fra di loro, spedendosi i libri, via posta, dal II al III piano…
Tutto questo determina sprechi, inefficienza, frammentazione. Soprattutto, dispersione: per trovare 4 libri inerenti allo stesso argomento può capitare di doversi fare il perimetro dell´intera città e attendere per ore la consegna in ciascuna delle biblioteche (per non parlare di quelle – e non sono poche – che non fanno prestito). E ogni libro che qualcuno voleva leggere e non è stato letto è una tragica sconfitta per l´intero sistema bibliotecario.
La rete delle biblioteche bolognesi, a metà anni Settanta, era un fiore all´occhiello. Molta acqua è passata sotto i ponti, dall´invenzione di internet al cambiamento dei ritmi di vita e di lavoro. Questa stessa rete, rimasta immobile, è divenuta obsoleta e rischia di estinguersi con una lenta agonìa. È inevitabile?
Una generazione di bibliotecari illuminati è sicuramente pronta a recepire la sfida e rilanciarla. È ormai tempo di fare un progetto organico e ripensare tutta la struttura in virtù dell´accessibilità dei libri e non del numero delle biblioteche.
Il provvedimento appena approvato dimostra che nei nuovi vertici dell´Ateneo e in quelli del Comune c´è piena consapevolezza del problema e la volontà di affrontarlo. Per riportare la città universitaria a standard di accessibilità di spazi e saperi davvero internazionali.
*l´autore è presidente del corso di laurea Dams
(7 luglio 2010)
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06/10/2010, 14:31
rmnd ha scritto:Thethirdeye ha scritto:
CULTURA
Le biblioteche senza libri "Uno sponsor o si muore"
E' pur vero che se non si razionalizzano i costi ...
06/10/2010, 14:46
Thethirdeye ha scritto:rmnd ha scritto:Thethirdeye ha scritto:
CULTURA
Le biblioteche senza libri "Uno sponsor o si muore"
E' pur vero che se non si razionalizzano i costi ...
E' ridicolo parlare di razionalizzazione quando si parla di CULTURA.
Come è ridicolo parlare di razionalizzazione quando si leggono cose come queste: http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=8117
06/10/2010, 15:13
holocron ha scritto:
X Rmnd:
Ma che discorso è il tuo?Allora secondo te il Padano è ignorante e stupido, ma la Padania, sempre secondo te non esiste, e infine affermi di non avercela con i Padani ma con quelli del Nord , del quale tu stesso fai parte.
hai fatto un discorso che lo capisci solo te.
06/10/2010, 15:13
rmnd ha scritto:Thethirdeye ha scritto:rmnd ha scritto:
[quote]Thethirdeye ha scritto:
CULTURA
Le biblioteche senza libri "Uno sponsor o si muore"
E' pur vero che se non si razionalizzano i costi ...
E' ridicolo parlare di razionalizzazione quando si parla di CULTURA.
Come è ridicolo parlare di razionalizzazione quando si leggono cose come queste: http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=8117
06/10/2010, 15:16
06/10/2010, 15:43
Thethirdeye ha scritto:
Voglio dire.... tagliassero le auto blu, le provincie, i fondi per la difesa, tagliassero il ponte sullo stretto, le agevolazioni allo stato vaticano, smettessero di andare alle urne ogni due anni, tagliassero i loro stipendi esagerati e i vitalizi per i parlamentari, etc etc etc....
06/10/2010, 15:45
Thethirdeye ha scritto:
Il governo in carica ha tagliato i fondi per la cultura a fronte di presunti sprechi.
Io personalmente, tutti 'sti sprechi, non li ho mai visti.
Non sarà che forse, coloro che decidono questi tagli,
non sappiano proprio dove sia di casa... la cultura?
Voglio dire.... tagliassero le auto blu, le provincie, i fondi per la difesa, tagliassero il ponte sullo stretto, le agevolazioni allo stato vaticano, smettessero di andare alle urne ogni due anni, tagliassero i loro stipendi esagerati e i vitalizi per i parlamentari, etc etc etc....
Invece no...... preferiscono tagliare la CULTURA (come pure la scuola e la ricerca), tagliare il cinema, il teatro, la musica e l'arte in tutte le sue forme espressive. Per non parlare del nostro immenso patrimonio artistico (che ci invidiano in tutto il mondo) che è praticamente vicino al collasso totale perchè abbandonato a se stesso.
Ma tu..... davvero riesci a difendere queste scelte?
Non trovi che tutto questo sia semplicemente vergognoso?
Insomma.... al di là degli aspetti puramente politici (che sono davvero poco interessanti in questo ambito, perchè come dice qualcuno la cultura non è né di destra e né di sinistra) non riesci a essere critico nei confronti di una delle improponibili scelte di questo governo? Una sola, mica chiedo tanto......
06/10/2010, 15:57
rmnd ha scritto:
Il teatro comunale di Genova, a rischio chiusura. Bancarotta. Dipendenti verso la cassa integrazione.
Spettacoli cancellati. Il comune di Genova chiede agli abbonati del teatro di rinunciare alla richiesta di restituzione dei soldi anche se buona parte o tutti gli eventi della stagione 2010/2011 verranno annullati.
Un buco da 12 milioni di euro.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200903articoli/42218girata.asp
Non è sempre colpa del governo, di questo governo poi..
06/10/2010, 16:19
Thethirdeye ha scritto:
perchè come dice qualcuno [i]la cultura non è né di destra e né di sinistra
06/10/2010, 16:26
06/10/2010, 16:27
bleffort ha scritto:Thethirdeye ha scritto:
perchè come dice qualcuno [i]la cultura non è né di destra e né di sinistra
Se ci pensate bene e valutate la storia,la cultura non è stata mai il punto forte dei governi di Destra.[}:)]
06/10/2010, 16:28
bleffort ha scritto:
Se ci pensate bene e valutate la storia,la cultura non è stata mai il punto forte dei governi di Destra.[}:)]
06/10/2010, 16:48
Kasimir ha scritto:rmnd ha scritto:
Il teatro comunale di Genova, a rischio chiusura. Bancarotta. Dipendenti verso la cassa integrazione.
Spettacoli cancellati. Il comune di Genova chiede agli abbonati del teatro di rinunciare alla richiesta di restituzione dei soldi anche se buona parte o tutti gli eventi della stagione 2010/2011 verranno annullati.
Un buco da 12 milioni di euro.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200903articoli/42218girata.asp
Non è sempre colpa del governo, di questo governo poi..
E tu cosa ne sai rmnd di queste cose?
Sai perche' bancarotta? Davvero credi che sia solo per il fondo pensione?
Il fatto è che una recita teatrale non rende come una partita di serie A.
Hai mai fatto caso che nessun stadio va in bancarotta?
Prova a pensarci...
I musicisti, sopratutto di classica, prendono niente. Ma le spese sono tantissime, dalla manutenzione dei teatri, al costo di tutte le persone che ci lavorano dentro come scenografi, bibliotecari e un mondo che non immagini.
Ci sono cose, che alla fine vanno in rovina per il malgoverno non solo di questo giro, ma sopratutto di questo governo, che gia' avevano malgovernato e ora fanno il danno maggiore, infischiandosene e lasciando morire secoli di cultura (l'italia è patria della musica e dell'arte, ricordiamocelo).
E tutto perche' c'e' un cretino che pensa a mandare in onda il grande fratello e menate del genere.
Ma fatemi un piacere... parliamo di altre cose piu' importanti...
[color=blue]Carlo Felice, la ricetta di Berlino 'Un cartellone lungo dodici mesi'
Repubblica — 28 maggio 2009 pagina 11 sezione: GENOVA
COME sembrano lontani i problemi della barchetta zavorrata chiamata Carlo Felice visti dalla plancia di una portarei come la Deutsche Opera di Berlino.
Un colosso capace di inanellare, nella prossima stagione, 224 eventi in circa 300 giorni di programmazione, tra opere liriche, concerti, balletti.
Se togliamo il giorno di riposo settimanale, restano meno di due settimane di chiusura. Una macchina che marciaa pieno ritmo, senza pause. Che fa dell' Opera di Berlino uno dei teatri lirici più importanti del mondo.
A dirigere questo gigante c' è un manager, Axel Baisch, 44 anni, una passata esperienza alla Scala di Milano che gli ha lasciato in eredità anche un ottimo italiano.
Certo, direttore Baisch, che da voi si respira un' aria ben diversa da quella, fatta di tagli e ristrettezze, che aleggia sui teatri italiani e su quello genovese in particolare... «Ma io non credo che il problema dei teatri dell' opera italiani sia la mancanza di finanziamenti pubblici, anche se so che negli ultimi anni il governo ha tagliato drasticamente i fondi per lo spettacolo».
Lei dice davvero, Baisch? E pensare che qui tutti si lamentano per i tagli del governo e il sistema dei teatri dell' opera sembra sull' orlo del dissesto... «I finanziamenti sono importanti, eccome. Ma i teatri lirici hanno soprattutto bisogno di lavorare di più».
Lei non vorrà dare dei "fannulloni" ai nostri orchestrali, come fa il ministro Renato Brunetta ai dipendenti pubblici? «Ci mancherebbe che insultassi gli artisti sui quali si base l' operatività di un teatro.
No, dico solo che i teatri lirici italiani dovrebbero produrre un numero maggiore di spettacoli e permettere così anche ai professori d' orchestra e ai cantanti di esibirsi di più».
Per la verità qualcuno dice d' aver fatto i conti e di avere scoperto che più spettacoli un teatro produce, più perde.
Così la politica corrente è quella dei tagli: si eliminano rappresentazioni, si riducono le serate.
E così ci si illude che, mettendo qualche toppa ai bilanci, si sia trovata la soluzione del problema. Secondo lei è la strada giusta? «Ovviamente non è così.
I teatri dell' opera, come tutte le istituzioni culturali, hanno un senso se producono. Dunque la ricetta giusta non è: più taglio e più risparmio. Ma l' altra: più produco e più guadagno».
Per cambiare politica in questo modo qui in Italia ci sarebbe da fare una rivoluzione culturale. «Certo non si parte da un momento all' altro, ci vogliono un paio d' anni di rodaggio. E per allungare la stagioneè indispensabile un "sistema di repertorio".
È evidente che non si possono fare centinaia di serate con otto opere in cartellone.
Noi a Berlino abbiamo in programma 35 titoli diversi, ma si può riuscire ottimamente a completare una stagione con 18 o 20 titoli».
Però bisogna mettere in piedi una compagnia stabile, magari di giovani, che mandi avanti il repertorio... «Non necessariamente di giovani.
Una compagnia stabile può essere composta anche da buoni professionisti, ai quali ovviamente viene lasciata la possibilità di cercare contratti con altri teatri.
Vede, il cantante ha bisogno di sentire intorno a sé una "casa", di sentirsi protetto.
A quelle condizioni il cachet non è più un problema insormontabile».
Poi c' è il problema della lunga chiusura estiva. Ha senso nel capoluogo di una regione turistica come la Liguria? «Appunto, non ha senso.
La Deutsche Opera ha risolto questo problema con le "summer productions", le produzioni estive: in una città piena di turisti facciamo tutte le sere il pienone. E guardi che per una rappresentazione estiva di un mese basta un' opera in cartellone: d' estate non si cambia l' opera, cambiano tutte le sere i turisti che vanno a teatro». - COSTANTINO MALATTO[/color]
06/10/2010, 17:10
Hai mai fatto caso che nessun stadio va in bancarotta?
Prova a pensarci...