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Kasimir ha scritto: Cita:
rmnd ha scritto: Il teatro comunale di Genova, a rischio chiusura. Bancarotta. Dipendenti verso la cassa integrazione.
Spettacoli cancellati. Il comune di Genova chiede agli abbonati del teatro di rinunciare alla richiesta di restituzione dei soldi anche se buona parte o tutti gli eventi della stagione 2010/2011 verranno annullati.
Un buco da 12 milioni di euro.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200903articoli/42218girata.aspNon è sempre colpa del governo, di questo governo poi..
E tu cosa ne sai rmnd di queste cose?
Sai perche' bancarotta? Davvero credi che sia solo per il fondo pensione?
Il fatto è che una recita teatrale non rende come una partita di serie A.
Hai mai fatto caso che nessun stadio va in bancarotta?
Prova a pensarci...
I musicisti, sopratutto di classica, prendono niente. Ma le spese sono tantissime, dalla manutenzione dei teatri, al costo di tutte le persone che ci lavorano dentro come scenografi, bibliotecari e un mondo che non immagini.
Ci sono cose, che alla fine vanno in rovina per il malgoverno non solo di questo giro, ma sopratutto di questo governo, che gia' avevano malgovernato e ora fanno il danno maggiore, infischiandosene e lasciando morire secoli di cultura (l'italia è patria della musica e dell'arte, ricordiamocelo).
E tutto perche' c'e' un cretino che pensa a mandare in onda il grande fratello e menate del genere.
Ma fatemi un piacere... parliamo di altre cose piu' importanti...
Sempre con le solite menate dell'Italia patria dell'arte e della cultura.
Sempre a gongolarsi in un passato che non c'è più e quando esisteva era appannaggio di pochi mentre la maggioranza delle genti viveva nella totale ignoranza e povertà.
http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/spettacoli_e_cultura/spettacolo-baricco/spettacolo-baricco/spettacolo-baricco.htmlSai cosa significa 'gestione clientelare' in una città rossa (ormai di vergogna) da 70 anni?
Dobbiamo farci insegnare dai Tedeschi come si gestisce un teatro...
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/28/carlo-felice-la-ricetta-di-berlino.html Cita:
[color=blue]Carlo Felice, la ricetta di Berlino 'Un cartellone lungo dodici mesi'
Repubblica — 28 maggio 2009 pagina 11 sezione: GENOVA
COME sembrano lontani i problemi della barchetta zavorrata chiamata Carlo Felice visti dalla plancia di una portarei come la Deutsche Opera di Berlino.
Un colosso capace di inanellare, nella prossima stagione, 224 eventi in circa 300 giorni di programmazione, tra opere liriche, concerti, balletti.
Se togliamo il giorno di riposo settimanale, restano meno di due settimane di chiusura. Una macchina che marciaa pieno ritmo, senza pause. Che fa dell' Opera di Berlino uno dei teatri lirici più importanti del mondo.
A dirigere questo gigante c' è un manager, Axel Baisch, 44 anni, una passata esperienza alla Scala di Milano che gli ha lasciato in eredità anche un ottimo italiano.
Certo, direttore Baisch, che da voi si respira un' aria ben diversa da quella, fatta di tagli e ristrettezze, che aleggia sui teatri italiani e su quello genovese in particolare... «Ma io non credo che il problema dei teatri dell' opera italiani sia la mancanza di finanziamenti pubblici, anche se so che negli ultimi anni il governo ha tagliato drasticamente i fondi per lo spettacolo».
Lei dice davvero, Baisch? E pensare che qui tutti si lamentano per i tagli del governo e il sistema dei teatri dell' opera sembra sull' orlo del dissesto... «I finanziamenti sono importanti, eccome. Ma i teatri lirici hanno soprattutto bisogno di lavorare di più».
Lei non vorrà dare dei "fannulloni" ai nostri orchestrali, come fa il ministro Renato Brunetta ai dipendenti pubblici? «Ci mancherebbe che insultassi gli artisti sui quali si base l' operatività di un teatro.
No, dico solo che i teatri lirici italiani dovrebbero produrre un numero maggiore di spettacoli e permettere così anche ai professori d' orchestra e ai cantanti di esibirsi di più».
Per la verità qualcuno dice d' aver fatto i conti e di avere scoperto che più spettacoli un teatro produce, più perde.
Così la politica corrente è quella dei tagli: si eliminano rappresentazioni, si riducono le serate.
E così ci si illude che, mettendo qualche toppa ai bilanci, si sia trovata la soluzione del problema. Secondo lei è la strada giusta? «Ovviamente non è così.
I teatri dell' opera, come tutte le istituzioni culturali, hanno un senso se producono. Dunque la ricetta giusta non è: più taglio e più risparmio. Ma l' altra: più produco e più guadagno».
Per cambiare politica in questo modo qui in Italia ci sarebbe da fare una rivoluzione culturale. «Certo non si parte da un momento all' altro, ci vogliono un paio d' anni di rodaggio. E per allungare la stagioneè indispensabile un "sistema di repertorio".
È evidente che non si possono fare centinaia di serate con otto opere in cartellone.
Noi a Berlino abbiamo in programma 35 titoli diversi, ma si può riuscire ottimamente a completare una stagione con 18 o 20 titoli».
Però bisogna mettere in piedi una compagnia stabile, magari di giovani, che mandi avanti il repertorio... «Non necessariamente di giovani.
Una compagnia stabile può essere composta anche da buoni professionisti, ai quali ovviamente viene lasciata la possibilità di cercare contratti con altri teatri.
Vede, il cantante ha bisogno di sentire intorno a sé una "casa", di sentirsi protetto.
A quelle condizioni il cachet non è più un problema insormontabile».
Poi c' è il problema della lunga chiusura estiva. Ha senso nel capoluogo di una regione turistica come la Liguria? «Appunto, non ha senso.
La Deutsche Opera ha risolto questo problema con le "summer productions", le produzioni estive: in una città piena di turisti facciamo tutte le sere il pienone. E guardi che per una rappresentazione estiva di un mese basta un' opera in cartellone: d' estate non si cambia l' opera, cambiano tutte le sere i turisti che vanno a teatro». - COSTANTINO MALATTO[/color]
da bravo...incomincia a farci il piacere tu...