Cita:
[color=blue]Diciamola giusta…
di Aldo Reggiani
L’intrigante editoriale de Il Foglio del 7 dicembre scorso “I voli misteriosi dei finiani della Farnesina (all’insaputa di Frattini)”, che ha per argomento il va e vieni di molti “finianos” tra Roma e Washington, costituisce un primo, timido tropismo verso il riconoscimento ufficiale del fatto che dietro le belle parole di Fini e dei suoi strilloni su “legalité, magistraté e istituzionalité”, vi sono ben più prosaici giochi nazionali ed internazionali anti Cav, di una forza e una potenza ragguardevoli.
Come al solito, si accenna, si sussurra, si vocifera di quei Poteri Forti che, come l’Araba Fenice, della quale, si sa, “che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”, vengono da sempre citati ma dei quali ancora nessuno si arrischia a fare i nomi dei “Boss” e dei loro italici serventi politici.
Nessuno tranne il sottoscritto, che in un articolo del 10 ottobre scorso per Il Legno Storto, titolato “La vera P3 nel Paese di Pulcinella” (e di chi altro può essere un Paese che annovera tra i suoi più celebri garanti della legalità e delle regole del gioco uno come Di Pietro?) riportava precise dichiarazioni di Mario Borghezio e Oscar Giannino su chi sono i referenti italiani di quei Poteri, ovvero quegli “europeisti tecnocratici, il milieu di sempre di ipotesi terzaforziste elitarie sostenute da Paolo Mieli per 15 anni sino a ieri, da D'Alema oggi... il sogno di chi considera il suffragio universale un lusso di cui in Italia fare volentieri a meno, sostituendolo con il CSM”.
E non è un particolare trascurabile che, a conferma di ciò, il D’Alema, ad esempio, nel 2009, potesse anticipare con gran goduria che di lì a poco al Cav sarebbe stata somministrata una formidabile “scossa”, come si è visto poco dopo con l’inizio delle bordate gossippare di Repubblica: do you remember?
E non è neanche un caso che i nomi fatti, già dall’estate del 2009, da Giannino e Borghezio, vengano oggi proposti come sostitutivi del Cav per un “Governo (ah ah) Tecnico”.
Evidentemente, però, visto che la corazzata diretta da Ezio Mauro, pur in un paio d’anni di quotidiani cannoneggiamenti, non è riuscita ad affondare la nave ammiraglia del Cav, quei Poteri, tra loro molto ben concatenati a livello europeo e mondiale, stanno ora scommettendo sul Fini e sul suo antico, oramai conclamato “inverno dello scontento”, in qualità di Trojan Horse nel PdL.
Questa è la vera ragione per la quale, ad esempio, si vuole assolutamente evitare quella Riforma della Giustizia che sottrarrebbe al loro controllo la “testa” (ad anche molte e nutrite truppe) della Magistratura italiana.
(Magistratura che, come già denunciava Rino Formica in una sua clamorosa lettera del 22 giugno scorso a Il Foglio, la nostra celebratissima Costituzione, fin dall’inizio della Repubblica, destinava a vero e proprio potere di controllo sulla politica. Altro che indipendenza tra i Poteri dello Stato)
E per far ciò sono disposti a tutto.
Ed è per la stessa ragione che il Cav non demorde: sa perfettamente che tal Riforma è la chiave di volta, insieme a quella del salvifico Federalismo Amministrativo e Fiscale, per attuare tutte le altre Riforme Costituzionali, Presidenzialismo in primis, atte a portare finalmente il Belpaese nel novero delle vere Democrazie liberali, e quindi in grado, per maggior efficienza e celerità della macchina statale, di meglio affrontare il futuro su un Pianeta globalizzato.
La battaglia è epocale: se dovessero vincere gli oppositori, ci troveremmo in un Paese destinato ad un non lontano declino, in cui la Secessione del Nord diverrebbe una necessità di sopravvivenza per la parte più avanzata, europea della Nazione.
Non a caso il geniale Geminello Alvi, in un articolo del 16 marzo scorso, proprio per Il Foglio, titolato “Così la sinistra meridionale vince su quella centro-appenninica”, circa il futuro dell’Unità d’Italia, profetava: “Il Settentrione già vive da anni in una sua percezione. A Nord del Po, ma persino direi nelle Romagne, nelle varie vicende si vede ormai solo un Meridione che litiga in Italia. Il fatto che magistrati, mafiosi, poliziotti, ndranghetari, dirigenti statali, insomma lo stato ma pure il controstato, siano persone nate spesso in una sola parte d'Italia, nutre un'insofferenza di massa. Il miracolo di Berlusconi era stato quella di comporla: persino riuscendo a civilizzare la Lega Lombarda. Ma una sinistra di Vendola, e di Di Pietro, e di impiegatucci causidici romani pare fatta apposta per farla conflagrare. Bisognerebbe cominciare a pensarci….”
Oggi questa disastrata sinistra è la più accesa sostenitrice di Fini, col quale ha (ri)formato, insieme a Udc e Idv, quell’Armata Brancaleone che Ferrara ha genialmente chiamato con l’acronimo TTB (Tutto Tranne Berlusconi).
Franco Bechis, su Libero, tempo addietro avvertiva che siamo all’emergenza democratica.
Non prenderei la cosa sottogamba.[/color]