21/01/2011, 20:23
21/01/2011, 21:37
21/01/2011, 22:51
21/01/2011, 22:53
il vero problema e' un opposizione che non c'e'
L'importo è stato moltiplicato per il costo di un'ora di intercettazione (media fissata in 12 euro e 30 centesimi). La cifra è stata sommata allo stipendio lordo mensile di un poliziotto (3 mila e duecento euro) per i 230 operatori che hanno lavorato a questa vicenda giudiziaria mettendosi alle calcagna degli indagati
22/01/2011, 02:23
ubatuba ha scritto:
il vero problema e' un opposizione che non c'e', un opposizione che non ha un a strategia x cercare di scalzarlo, un'opposizione che si deve aggregare a qualsiasi cosa, a qualsiasi persona (vedi trottola fini) un'opposizione che si affida al bunga bunga, senza un leader carismatico, ma una serie di cavalli bolsi, gia' ripetutamente sconfitti ma nonostante cio' rimangono sempre abbarbicati alle poltrone
I conti sono salati. Ha nove zeri il costo dell'inchiesta della Procura di Milano sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e gli altri indagati eccellenti per il presunto giro di sesso e soldi. In cifre: un milione 325.170 mila euro. L'importo è ipotetico, verosimile e presumibilmente anche sottostimato.
22/01/2011, 08:44
Thethirdeye ha scritto:
Cosa vuoi che sia un milione e mezzo di euro?
22/01/2011, 10:01
ubatuba ha scritto:
Silvio Berlusconi I conti sono salati. Ha nove zeri il costo dell'inchiesta della Procura di Milano sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e gli altri indagati eccellenti per il presunto giro di sesso e soldi. In cifre: un milione 325.170 mila euro. L'importo è ipotetico, verosimile e presumibilmente anche sottostimato. Riassume i costi del colossal giudizario ma immaginando uno scenario improbabile e decisamente al risparmio: che l'esercito investigativo coi suoi apparati tecnologici si siano mossi e messi in funzione per un breve periodo e non per sei mesi, come invece è realmente accaduto nel corso dell'inchiesta. E non è finita. Il totale (parziale) della "fattura" è stato ricavato mettendo insieme il numero di intercettazioni (una media di 600 al giorno) di conversazioni telefoniche e anche di messaggi. I titolari delle utenze sono i soggetti di spicco ma non tutti (una trentina).
L'importo è stato moltiplicato per il costo di un'ora di intercettazione (media fissata in 12 euro e 30 centesimi). La cifra è stata sommata allo stipendio lordo mensile di un poliziotto (3 mila e duecento euro) per i 230 operatori che hanno lavorato a questa vicenda giudiziaria mettendosi alle calcagna degli indagati, poggiando l'orecchio per ore sulle loro telefonate, andando a perquisire in cassetti, archivi e quasi sotto le lenzuola. E cioè, dagli investigatori della polizia giudiziaria fino ai poliziotti delle Volanti della Questura di Milano.
Il numero delle intercettazioni si ricava leggendo le 389 pagine di allegati depositati dalla Procura alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Parlamento. Anche il settimanale «Panorama» le ha contate: quasi 27 mila intercettazioni per Lele Mora, l'agente delle star, 14.500 per Nicole Minetti consigliere regionale del Pdl, un migliaio abbondante per Emilio Fede direttore del Tg4, 6.400 per la stessa Ruby, alias Karima El Mahroug. L'elenco continua con 28 interrogatori, quindi sequestri, indagini bancarie e postali, traduzioni dallo spagnolo. E poi pedinamenti e perquisizioni: 14 ordinate all'alba del 14 gennaio. Insomma, al netto di tutte le approssimazioni possibili, finora l'inchiesta sulle ragazze di Berlusconi è costata un patrimonio. E probabilmente il prezzo della lista della spesa aumenterà.
Gli accertamenti infatti non sono finiti e non si sa neppure quando la Procura di Milano metterà la parola fine. A giorni il procuratore generale della Corte d'Appello milanese inaugurerà l'anno giudiziario elencando pregi e difetti della giustizia del distretto, capoluogo lombardo compreso, e dirà anche quanti soldi sono stati spesi nel 2010 per indagare e giudicare in nome del popolo italiano. Sul sito del ministero della Giustizia sono pubblicate le tabelle delle «aperture di credito disposte per il capitolo 1363 relativo alle spese per intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali per gli uffici giudiziari del distretto» di Milano. Sono riepilogati l'importo e la data in cui è stato erogato.
Nel dettaglio: sei milioni di euro il 28 gennaio 2010, altri sei il 27 aprile, quattro e cinquecentomila il 10 settembre. Totale: 16 milioni e 500 mila, oltre 32 miliardi delle vecchie lire. Stando sempre ai dati ministeriali, la Capitale invece per le stesse esigenze investigative (ma non si sa il numero delle inchieste portate avanti rispetto a Milano) spende meno. Di seguito i numeri delle aperture di credito: 926 mila euro il 28 gennaio 2010, un milione e 258 mila il 7 aprile quasi 250 mila euro in più il 10 settembre.
22/01/2011, 10:32
mik.300 ha scritto:
ma che c'entra lo stipendio dei poliziotti ?
non è che se non si occupavano di B.
stavano a casa non pagati..
sarebbero comunque stati impiegati per altro..
(magari a mettere multe..)
non capisco il ragionamento..
22/01/2011, 10:34
22/01/2011, 13:25
da il "Il pensiero magico applicato a Berlusconi"
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=30999
...L’attuale “scandalo” non è provato e non sembra possa esserlo. È probabile che tutto finisca in una bolla di sapone giudiziaria, anche se il ricordo delle prodezze di Ruby rimarrà insieme con le notti di Casoria, con il Bunga Bunga e con i festini.
Nella concretezza il governo sembra stabile e s’è costituito un nuovo gruppo parlamentare che, come minimo, lo favorirà nelle commissioni. Questi sono i fatti, solidi e significativi: il baccano dei giornali e delle televisioni non serve a niente.
Berlusconi, mentre resiste all’assalto concentrico di tanti, sembra un eroe: in realtà è soltanto un uomo di buon senso. I tanti che dicono “ohibò”, come nel sonetto di Giuseppe Giusti (1), sono solo dugento citrulli.
C’è poi l’ingenuo che parla della moralità dei politici - se non addirittura del loro buon gusto - e cui si può rispondere seccamente: i governanti hanno il dovere di governare bene, se ce la fanno. La loro vita privata, e perfino la loro moralità, sono del tutto prive d’importanza (Benedetto Croce).
Berlusconi, dice ancora qualcuno, avrebbe il dovere di presentarsi ai giudici e difendersi dinanzi a loro.
Teoria impeccabile, se quei magistrati fruissero di sufficiente credibilità: ma l’ateo dichiarato non ha nessun interesse a presentarsi dinanzi ai giudici della Santa Inquisizione.
La loro condanna è già scritta nel momento in cui ammette di essere ateo. O di chiamarsi Silvio Berlusconi.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
21 gennaio 2011
[color=blue]L'onestà politica
Benedetto Croce
Un’altra manifestazione della volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta che si fa della «onestà» nella vita politica. L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago, composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese. Entrerebbero in quel consesso chimici, fisici, poeti, matematici, medici, padri di famiglia, e via dicendo, che avrebbero tutti per fondamentali requisiti la bontà delle intenzioni e il personale disinteresse, e, insieme con ciò, la conoscenza e l’abilità in qualche ramo dell’attività umana, che non sia peraltro la politica propriamente detta: questa invece dovrebbe, nel suo senso buono, essere la risultante di un incrocio tra l’onestà e la competenza, come si dice, tecnica.
Quale sorta di politica farebbe codesta accolta di onesti uomini tecnici, per fortuna non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo. Tutt’al più, qualche volta, episodicamente, ha per breve tempo fatto salire al potere in quissimile di quelle elette compagnie, o ha messo a capo degli Stati uomini e da tutti amati e venerati per la loro probità e candidezza e ingegno scientifico e dottrina; ma subito poi li ha rovesciati, aggiungendo alle loro alte qualifiche quella, non so se del pari alta, d’inettitudine.
E' strano (cioè, non è strano, quando si tengano presenti le spiegazioni psicologiche offerte di sopra) che laddove nessuno, quando si tratti di curare i propri malanni o sottoporsi a una operazione chirurgica, chiede un onest’uomo, e neppure un onest’uomo filosofo o scienziato, ma tutti chiedono e cercano e si procurano medici e chirurgi, onesti o disonesti che siano, purché abili in medicina e chirurgia, forniti di occhio clinico e di abilità operatorie, nelle cose della politica si chiedano, invece, non uomini politici, ma onest’uomini, forniti tutt’al più di attitudini d’altra natura.
«Ma che cosa è, dunque, l’onestà politica» - si domanderà. L’onestà politica non è altro che la capacità politica: come l’onestà del medico e del chirurgo è la sua capacità di medico e di chirurgo, che non rovina e assassina la gente con la propria insipienza condita di buone intenzioni e di svariate e teoriche conoscenze. «È questo soltanto? E non dovrà essere egli uomo, per ogni rispetto, incensurabile e stimabile? E la politica potrà essere esercitata da uomini in altri riguardi poco pregevoli?». Obiezione volgare, di quel tale volgo, descritto di sopra. Perché è evidente che le pecche che possa eventualmente avere un uomo fornito di capacità e genio politico, se concernono altre sfere di attività, lo tenderanno in proprio in quelle sfere, ma non già nella politica.
Colà lo condanneremo scienziato ignorante, uomo vizioso, cattivo marito, cattivo padre, e simili; a modo stesso che censuriamo, in un poeta giocatore e dissoluto e adultero, il giocatore, il dissoluto e l’adultero, ma non la sua poesia, che è la parte pura della sua anima, e quella in cui di volta in volta si redime.
Si narra del Fox dedito alla crapula e alle dissolutezze, che, poi che fu venuto in fama e grandezza di oratore parlamentare e di capopartito, tentò di mettere regola nella sua vita privata, di diventar morigerato, di astenersi dal frequentare cattivi luoghi; ed ecco che sentì illanguidirsi la vena, infiacchirsi l’energia lottatrice, e non ritrovò quelle forze se non quando tornò alle sue consuetudini.
Che cosa farci? Deplorare, tutt’al più, una così infelice costituzione fisiologica e psicologica, che per operare aveva bisogno di quegli eccitanti o di quegli sfoghi; ma con questo non si è detto nulla contro l’opera politica che il Fox compiè, e, se egli giovò al suo paese, l’Inghilterra ben gli fece largo nella politica, quantunque i padri di famiglia con pari prudenza gli avrebbero dovuto negare le loro figliuole in ispose.
«Ma no (si continuerà obiettando), noi non ci diamo pensiero solo di ciò, ossia della vita privata; ma di quella disonestà privata che corrompe la stessa opera politica, e fa che un uomo politicamente abile tradisca il suo partito o la sua patria; e per questo richiediamo che egli sia anche privatamente ossia integralmente onesto» - Senonché non si riflette che un uomo dotato di genio o capacità politica si lascia corrompere in ogni altra cosa, ma non in quella, perché in quella è la sua passione, il suo amore, la sua gloria, il fine sostanziale della sua vita. Allo stesso modo che il poeta, per vizioso e dissoluto che sia, se è poeta, transigerà su tutto ma non sulla poesia, e non si acconcerà a scrivere brutti versi.
Il Mirabeau prendeva bensì danaro dalla corte, ma, servendosi del danaro per i suoi bisogni particolari, si serviva della corte, e insieme dell’Assemblea nazionale, per cercare di attuare in Francia la sua idea di una monarchia costituzionale di tipo inglese, di uno Stato non assolutistico e non demagogico. Vero è che questa disarmonia tra vita propriamente politica e la restante vita pratica non può spingersi tropp’oltre, perché, se non altro, la cattiva reputazione, prodotta dalla seconda, rioperando sulla prima, le frappone poi ostacoli, come il Mirabeau, sospirando, confessava, o l’ipocrisia morale degli avversari può valersene da un’arma avvelenata, come nel caso del Parnell. Ma questo è un altro discorso.
«E se, nonostante l’impulso del suo genio, nonostante l’amore per la propria arte, soggiacerà ai suoi cattivi istinti e farà cattiva politica?».
Allora, il presente discorso è finito, perché siamo rientrati nel caso in cui la disonestà coincide con la cattiva politica, con l’incapacità politica, da qualunque lontano motivo sia prodotta, virtuoso o vizioso, e in qualunque forma si presenti, cioè come incapacità abitudinaria e connaturata, o incapacità intermittente e accidentale. Può, altresì, il poeta geniale, talvolta, per compiacenza o a prezzo, comporre versi senza ispirazione e adulatori; senonché, in quel caso non è più poeta.
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22/01/2011, 13:42
22/01/2011, 14:18
Berlusconi ha fallito la sua rivoluzione liberale e riformatoria
22/01/2011, 14:27
dark side ha scritto:Berlusconi ha fallito la sua rivoluzione liberale e riformatoria
a mio parere questa e' l'unica verita' .
tutto il resto e' cicchitto e bondi, minzolini e fede, cio' che fa comodo per giustificare da leghista il fatto di tenere il pedo-nano in vita, un sogno da cui ti sveglierai tutto sudato
22/01/2011, 15:00
22/01/2011, 18:29
rmnd ha scritto:dark side ha scritto:Berlusconi ha fallito la sua rivoluzione liberale e riformatoria
a mio parere questa e' l'unica verita' .
tutto il resto e' cicchitto e bondi, minzolini e fede, cio' che fa comodo per giustificare da leghista il fatto di tenere il pedo-nano in vita, un sogno da cui ti sveglierai tutto sudato
La verità la si prende in toto la si rigetta.
La verità è che chiunque voglia riformare questo paese è destinato al fallimento.
Non si può vincere contro una massa di mediocri e contro gli stupidi.
Gli stupidi vincono sempre.
Comunque questo è il degno e unico modo per festeggiare la ricorrenza del 150mo anniversario dell'Unità d'Italia.
Lo specchio di questo paese. Un fallimento lungo 150 anni.