Cita:
da il "Il pensiero magico applicato a Berlusconi"
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=30999
...L’attuale “scandalo” non è provato e non sembra possa esserlo. È probabile che tutto finisca in una bolla di sapone giudiziaria, anche se il ricordo delle prodezze di Ruby rimarrà insieme con le notti di Casoria, con il Bunga Bunga e con i festini.
Nella concretezza il governo sembra stabile e s’è costituito un nuovo gruppo parlamentare che, come minimo, lo favorirà nelle commissioni. Questi sono i fatti, solidi e significativi: il baccano dei giornali e delle televisioni non serve a niente.
Berlusconi, mentre resiste all’assalto concentrico di tanti, sembra un eroe: in realtà è soltanto un uomo di buon senso. I tanti che dicono “ohibò”, come nel sonetto di Giuseppe Giusti (1), sono solo dugento citrulli.
C’è poi l’ingenuo che parla della moralità dei politici - se non addirittura del loro buon gusto - e cui si può rispondere seccamente: i governanti hanno il dovere di governare bene, se ce la fanno. La loro vita privata, e perfino la loro moralità, sono del tutto prive d’importanza (Benedetto Croce).
Berlusconi, dice ancora qualcuno, avrebbe il dovere di presentarsi ai giudici e difendersi dinanzi a loro.
Teoria impeccabile, se quei magistrati fruissero di sufficiente credibilità: ma l’ateo dichiarato non ha nessun interesse a presentarsi dinanzi ai giudici della Santa Inquisizione.
La loro condanna è già scritta nel momento in cui ammette di essere ateo. O di chiamarsi Silvio Berlusconi.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
21 gennaio 2011 Dedicato ai tanti, troppi xbenisti di questo stupido paese..talvolta inconsapevolmente ipocriti, ingenui e provinciali
Cita:
[color=blue]L'onestà politica
Benedetto Croce
Un’altra manifestazione della volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta che si fa della «onestà» nella vita politica. L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago, composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese. Entrerebbero in quel consesso chimici, fisici, poeti, matematici, medici, padri di famiglia, e via dicendo, che avrebbero tutti per fondamentali requisiti la bontà delle intenzioni e il personale disinteresse, e, insieme con ciò, la conoscenza e l’abilità in qualche ramo dell’attività umana, che non sia peraltro la politica propriamente detta: questa invece dovrebbe, nel suo senso buono, essere la risultante di un incrocio tra l’onestà e la competenza, come si dice, tecnica.
Quale sorta di politica farebbe codesta accolta di onesti uomini tecnici, per fortuna non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo. Tutt’al più, qualche volta, episodicamente, ha per breve tempo fatto salire al potere in quissimile di quelle elette compagnie, o ha messo a capo degli Stati uomini e da tutti amati e venerati per la loro probità e candidezza e ingegno scientifico e dottrina; ma subito poi li ha rovesciati, aggiungendo alle loro alte qualifiche quella, non so se del pari alta, d’inettitudine.
E' strano (cioè, non è strano, quando si tengano presenti le spiegazioni psicologiche offerte di sopra) che laddove nessuno, quando si tratti di curare i propri malanni o sottoporsi a una operazione chirurgica, chiede un onest’uomo, e neppure un onest’uomo filosofo o scienziato, ma tutti chiedono e cercano e si procurano medici e chirurgi, onesti o disonesti che siano, purché abili in medicina e chirurgia, forniti di occhio clinico e di abilità operatorie, nelle cose della politica si chiedano, invece, non uomini politici, ma onest’uomini, forniti tutt’al più di attitudini d’altra natura.
«Ma che cosa è, dunque, l’onestà politica» - si domanderà. L’onestà politica non è altro che la capacità politica: come l’onestà del medico e del chirurgo è la sua capacità di medico e di chirurgo, che non rovina e assassina la gente con la propria insipienza condita di buone intenzioni e di svariate e teoriche conoscenze. «È questo soltanto? E non dovrà essere egli uomo, per ogni rispetto, incensurabile e stimabile? E la politica potrà essere esercitata da uomini in altri riguardi poco pregevoli?». Obiezione volgare, di quel tale volgo, descritto di sopra. Perché è evidente che le pecche che possa eventualmente avere un uomo fornito di capacità e genio politico, se concernono altre sfere di attività, lo tenderanno in proprio in quelle sfere, ma non già nella politica.
Colà lo condanneremo scienziato ignorante, uomo vizioso, cattivo marito, cattivo padre, e simili; a modo stesso che censuriamo, in un poeta giocatore e dissoluto e adultero, il giocatore, il dissoluto e l’adultero, ma non la sua poesia, che è la parte pura della sua anima, e quella in cui di volta in volta si redime.
Si narra del Fox dedito alla crapula e alle dissolutezze, che, poi che fu venuto in fama e grandezza di oratore parlamentare e di capopartito, tentò di mettere regola nella sua vita privata, di diventar morigerato, di astenersi dal frequentare cattivi luoghi; ed ecco che sentì illanguidirsi la vena, infiacchirsi l’energia lottatrice, e non ritrovò quelle forze se non quando tornò alle sue consuetudini.
Che cosa farci? Deplorare, tutt’al più, una così infelice costituzione fisiologica e psicologica, che per operare aveva bisogno di quegli eccitanti o di quegli sfoghi; ma con questo non si è detto nulla contro l’opera politica che il Fox compiè, e, se egli giovò al suo paese, l’Inghilterra ben gli fece largo nella politica, quantunque i padri di famiglia con pari prudenza gli avrebbero dovuto negare le loro figliuole in ispose.
«Ma no (si continuerà obiettando), noi non ci diamo pensiero solo di ciò, ossia della vita privata; ma di quella disonestà privata che corrompe la stessa opera politica, e fa che un uomo politicamente abile tradisca il suo partito o la sua patria; e per questo richiediamo che egli sia anche privatamente ossia integralmente onesto» - Senonché non si riflette che un uomo dotato di genio o capacità politica si lascia corrompere in ogni altra cosa, ma non in quella, perché in quella è la sua passione, il suo amore, la sua gloria, il fine sostanziale della sua vita. Allo stesso modo che il poeta, per vizioso e dissoluto che sia, se è poeta, transigerà su tutto ma non sulla poesia, e non si acconcerà a scrivere brutti versi.
Il Mirabeau prendeva bensì danaro dalla corte, ma, servendosi del danaro per i suoi bisogni particolari, si serviva della corte, e insieme dell’Assemblea nazionale, per cercare di attuare in Francia la sua idea di una monarchia costituzionale di tipo inglese, di uno Stato non assolutistico e non demagogico. Vero è che questa disarmonia tra vita propriamente politica e la restante vita pratica non può spingersi tropp’oltre, perché, se non altro, la cattiva reputazione, prodotta dalla seconda, rioperando sulla prima, le frappone poi ostacoli, come il Mirabeau, sospirando, confessava, o l’ipocrisia morale degli avversari può valersene da un’arma avvelenata, come nel caso del Parnell. Ma questo è un altro discorso.
«E se, nonostante l’impulso del suo genio, nonostante l’amore per la propria arte, soggiacerà ai suoi cattivi istinti e farà cattiva politica?».
Allora, il presente discorso è finito, perché siamo rientrati nel caso in cui la disonestà coincide con la cattiva politica, con l’incapacità politica, da qualunque lontano motivo sia prodotta, virtuoso o vizioso, e in qualunque forma si presenti, cioè come incapacità abitudinaria e connaturata, o incapacità intermittente e accidentale. Può, altresì, il poeta geniale, talvolta, per compiacenza o a prezzo, comporre versi senza ispirazione e adulatori; senonché, in quel caso non è più poeta.
[/color]
Stavo dicendo...dedicato ai tanti, troppi xbenisti di questo stupido paese..talvolta inconsapevolmente ipocriti, ingenui e provinciali ....perchè questi signori e signorine si mettano bene in testa una volta per tutte che: [color=blue]Berlusconi ha fallito la sua rivoluzione liberale e riformista e solo di questo egli dovrà rendere conto al paese e non di quello che ha fatto e fa sotto le lenzuola sia come capo di stato, sia come privato cittadino...
Sulle cause del suo fallimento potremmo discuterne. Le cause sono molteplici e non solo riconducibili a Berlusconi stesso o al suo partito.
Un paese lo si risolleva o lo si affossa insieme. Anche l'uomo o donna più politicamente capace e senza peccato di questo mondo avrebbe fallito, in un paese dove le opposizioni trascorrono il loro tempo a litigare tra loro e a tramare contro il governo costi quel che costi anche (anzi meglio) se a danno del paese per poter poi scaricare la colpa sul governo.
Un paese dove i sindacati non sono degni di rappresentare nessuno.
Un paese fatto di millanta corporazioni anacronistiche chiuse a riccio nel proprio egoismo e interessi di parte.
Un paese dove lo squilibrio dei poteri rende immuni la casta della magistratura la quale può fare il bello e cattivo tempo rovesciando ora questo ora quel governo con avvisi di garanzia e gogne mediatiche.
In un paese dove a dispetto della vulgata corrente , gran parte dell'informazione è ostile pregiudizialmente alla persona fisica Berlusconi.
In un paese dove quei 'dugento citrulli' godono nello sputtanare l'Italia all'estero pur di colpire l'uomo Berlusconi. Un paese dove nessuno si stringe intorno al suo presidente quando gli attacchi arrivano dall'estero, ma anzi sono proprio nostri 'compatrioti, che fomentano quegli attacchi.
I panni sporchi si lavano in casa. Non si deve cercare il consenso straniero nello sbeffeggiamento per rafforzare il dissenso. Non è patriottico per chi si considera Italiano (non il sottoscritto il quale non pensa che non sia mai esistita un'Italia)
La Bocassini & C. che + volte hanno dimostrato di infichiarsene (alla pari di Berlusconi) delle procedure e delle regole dovrebbero essere cacciati a calci nel sedere dalla magistratura. Per il loro atavico livore nei confronti di Berlusconi non si sono preoccupati di calpestare lo stati di diritto mettendo alla berlina donne e uomini la cui unica colpa è quella di essere frequentatori della corte berlusconiana.
Probabilmente quest'indagine finirà con un nulla di fatto e non vi saranno conseguenze penali. Questo la Bocassini & C. lo sanno benissimo e infatti è fin troppo chiaro il loro intento. Questa inchiesta non nasce col tentativo di perseguire un reato penale che molto probailmente non esiste o non potrà essere provato. Questa inchiesta nasce per colpire l'immagine politica e privata di Berlusconi. Costi quel che costi rovinando la 'vita degli altri' (seppur poco onorevole a detta di molti - ma nn è compito della magistratura farsi carico della moralità dei costumi)
Non è compito della magistratura (come gli articoli di Ostellino spiegano in modo esemplare) di occuparsi di moralità e di politica. Il compito della magistratura è quella di accertare reati e affermare la verità giuridica.
Non in questo modo però, non rendendo pubbliche intercettazioni, numeri di telefono , nomi e indirizzi di persone che non sono nè indagate nè colpevoli di alcun reato se non quello di essere mignotte, opportuniste, paraculi o semplici essere umani con le loro virtù e debolezze.
E in base a queste premesse basate sul nulla, la colpa ben più grave della Bocassini & C. è l'aver esposto una volta di più questo paese a rischi di attacchi speculativi internazionali indebolendo le nostre istituzioni e fomentando un'ulteriore crisi di governo. Provocatoriamente, pplicando il loro stesso metodo stalinista , questi giudici dovrebbero essere processati per alto tradimento e attentato all'integrita della stato.E leggendo molti interventi qui e altrove, triviali , carichi di livore, invidia, odio, disprezzo , non posso che provare molta più simpatia e indulgenza verso un 'vecchio porco' filibustiere come Berlusconi , il quale lo si potrà accusare di ogni nefandezza ma non certo di essere una figura grigia e mediocre nel pubblico e nel privato.
Ecco la mediocrità dell'uomo o donna comune perbenista e moralista a corrente alternata la considero più volgare e pornografica dei festini di (h)ar(d)core.
[/color]