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 Oggetto del messaggio: Disastro ambientale a Porto Torres
MessaggioInviato: 16/01/2011, 23:35 
Disastro ambientale a Porto Torres: articolo e servizio fotografico a cura di Paola Rizzu

Sognando un sottosviluppo sostenibile
di Paola Rizzu

“Se esiste una parola per dire i sentimenti dei Sardi nei millenni di isolamento tra nuraghe e bronzetti forse è felicità. Passavamo sulla terra leggeri come acqua, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia tra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenti verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta” .

Rubo le parole di Sergio Atzeni, rubate da altri prima di me, perché niente è capace di raccontare meglio quello “che era” . Poi arrivarono i Savoia a disboscare le foreste, l’Unità d’Italia e la costruzione della ferrovia, la guerra, la ricostruzione e la lotta alla malaria; il piano di rinascita che allontanò dalle terre migliaia di braccia, per avvicinarle alla sicurezza del posto fisso e all’inquinamento della chimica; la costruzione della 131 (che autostrada non è, e che ci vogliono comunque delle ore per percorrere i 200 chilometri che dividono il nord dal sud dell’Isola) necessaria alle fabbriche; la svendita dei terreni della costa Smeralda; la costruzione dei paradisi di plastica che i sardi osservano elemosinando assunzioni stagionali. Poi la chimica iniziò a raccontare i suoi errori e a lasciare in eredità inquinamento, tumori, leucemie, disoccupazione, alcolismo, disgregazione e alienazione e terreni infertili. E allora si inventarono l’eolico selvaggio e i certificati verdi, utili a chiunque tranne che al nostro paesaggio; il più grande poligono d’Europa, Quirra, e presto – se i piani dell’Eni andranno a buon fine – il più grande deposito di idrocarburi d’Europa. E che dire delle centrali Nucleari ? Un tempo la chimica a PortoTorres dava occupazione a 16.000 persone, il catrame nelle spiagge lo sopportavamo, nostre madri avevano sempre la trielina pronta per rimediare alle macchie sugli asciugamani; con gli scarti del pvc che tappezzavano le spiagge facevamo collanine e mosaici con la vinavil. Ora i lavoratori sono poco più di 1.000 (su una popolazione di 22.000 abitanti sono 6.500 gli assegni sociali e 7.000 i disoccupati) . L’area occupata, in larga misura da bonificare, è di circa 1.500 ettari.

Con questi numeri l’ultimo disastro assume contorni ancora più foschi. Al territorio resta la rabbia e la desolazione.
Alcuni di noi però accarezzano una speranza, che si faccia strada sempre di più il sogno di ritornare a quello “che era”, la terra e le nostre ricchezze naturali .
Riusciremo a contagiare il nostro sogno ?

Paola AnarKiss (Paola Rizzu)

Sassari, 14 gennaio 2011



***

Sotto le fotografie di Paola Rizzu del disastro ambientale il giorno dopo lo sversamento in mare di diecimila litri di combustibile dai serbatoi della centrale di Fiumesanto a Porto Torres.


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Per contatti: paola.rizzu@gmail.com

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MessaggioInviato: 17/01/2011, 13:12 
Platamona (Sassari), rivolta contro la marea nera: "Emergenza sottovalutata"
Dopo lo sversamento dei 18mila litri di olio combustibile nel litorale compreso tra Fiume Santo e Marritza i cittadini del territorio si mobilitano e chiedono di essere coinvolti nella pulizia delle spiagge. Ieri mattina iniziativa eclatante a Platamona: è stata realizzata una balena gigante con le buste di plastica (nella foto). Il comandante Stefano Mannoni: «Sottovalutata l’emergenza» (http://lanuovasardegna.gelocal.it/detta ... lo/3199893)

di Nadia Cossu


La balena realizzata con le buste di plastica

SASSARI. C'è voglia di rimboccarsi le maniche. E di sporcarsi le mani - nel senso letterale del termine - qualora fosse necessario. Mentre le operazioni "autorizzate" di bonifica dei diciotto chilometri di litorale compresi tra Fiume Santo e Marritza vanno avanti, i cittadini di Sassari e Porto Torres chiedono di essere coinvolti. «E.On ci dia tute, maschere e guanti e in spiaggia scenderemo anche noi». Vogliono essere protagonisti della pulizia dell'arenile, vogliono anche loro assistere alla «resurrezione» di quella costa violentata dal veleno nero.

Costa maltrattata e umiliata da quei diciottomila litri di olio combustibile sversato in mare l'11 gennaio da una nave petroliera. Non si tratta di parole, la mobilitazione è già in atto e diverse persone stanno portando avanti iniziative forti per far sentire la propria voce. Si stanno formando comitati, si stanno raccogliendo firme, c'è anche chi ha voluto fare qualcosa di più eclatante.

Si tratta dell'operazione «Black fish» realizzata ieri mattina dagli artisti dell'ex-Q (quelli che occupano da mesi l'ex questura di Sassari) e dal circolo di Rifondazione Comunista Utalabì. Una gigantesca balena fatta con le buste di plastica, spiaggiata e agonizzante sul bagnasciuga del Terzo Pettine di Platamona.

«Abbiamo voluto esprimere così la nostra rabbia - hanno spiegato - contro questo danno ecologico». Un gesto dimostrativo che va oltre: «La balena non è solo il simbolo dei pesci spazzati via dalla marea nera, ma più in generale di un intero ecosistema gravemente compromesso da una ingiustificabile negligenza della multinazionale E.On».

Gli attivisti di iRS Sassari e Porto Torres hanno raccolto oltre cento firme per la costituzione di un comitato che riunirà cittadini e proprietari dei chioschi che si trovano sulle spiagge inquinate. L'obiettivo è quello di costituirsi parte civile quando si aprirà il processo contro i responsabili del disastro ambientale. Ma, da parte di queste stesse persone c'è anche la volontà di partecipare attivamente alla pulizia dell'arenile.

«Chiarito che per iRS l'onere della bonifica spetta senza alternative alle aziende colpevoli del disastro e quindi in questo caso alla E.On - dicono Simone Maulu e Giovanni Marco Ruggiu, attivisti del TdzA (centro di attività) di Sassari - non si può non apprezzare il fatto che i tanti cittadini abbiano proposto alle istituzioni la collaborazione per la pulizia delle spiagge. Crediamo che uno dei modi con cui i sardi possano amare concretamente la propria terra sia quello di favorire un loro maggiore coinvolgimento verso tutte le iniziative pubbliche che hanno come obiettivo la cura dell'ambiente di vita».

Obiettivi condivisi da altre e diverse persone che stamattina a Porto Torres presenteranno l'imminente costituzione di un comitato territoriale di difesa dall'inquinamento ambientale del Golfo dell'Asinara e della Nurra. L'impressione è che alla fine tutti confluiranno in un unico gruppo che porterà avanti una battaglia comune. «Ci incontreremo per presentare le iniziative che vogliamo realizzare - spiegano - sarà un incontro aperto al territorio, quindi Sassari, Sorso, Castelsardo. In vista di un'assemblea generale nella quale saranno definite le procedure per la costituzione di parte civile».

Ieri l'Atr della Capitaneria di porto ha sorvolato la costa, i dettagli sul telerilevamento si conosceranno oggi pomeriggio.

Mentre arrivano da più parti gli attacchi a E.On: «Continuano a ripetere dichiarazioni di circostanza che tendono solo a minimizzare le responsabilità ma non servono certo a tranquillizzare i cittadini e gli operatori economici danneggiati - scrive il coordinamento cittadino di Sassari di Sinistra Ecologia e Libertà - L'industria presente nel territorio deve farsi carico, a maggior ragione nell'area del Parco dell'Asinara, della incondizionata tutela dell'ambiente».

Domani pomeriggio, intanto, si terrà un vertice a Cagliari tra E.On, il presidente Cappellacci e l'assessore all'Ambiente Giorgio Oppi. Si parlerà dettagliatamente del danno ambientale ma si ridiscuterà anche l'accordo, siglato con la Regione, sul polo energetico di Fiume Santo.

(17 gennaio 2011)

http://lanuovasardegna.gelocal.it/detta ... ta/3199885
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MessaggioInviato: 17/01/2011, 13:26 
Questo è l'ennesimo segnale di una nazione che va allo sfascio.

..... pochi se ne accorgono
..... pochissimi si fanno sentire
..... nessuno (per ora) è in grado di fare qualcosa

Solo una presa di coscienza popolare-nazionale potrà in un futuro nemmeno tanto vicino, soverchiare questa situazione.

Meno male che la rete (un pochino) ci aiuta.
E meno male che qualcuno ancora posta queste realtà tanto scomode.


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MessaggioInviato: 18/01/2011, 23:34 
La rabbia di Porto Torres tra le ferite della marea nera

Chilometri di arenili incatramati, uccelli e pesci morti, dune da ripulire. Sono ciò che resta dell 'incidente dell' 11 gennaio, quando 20 metri cubi di olio combustibile sono finiti in mare durante operazioni di scarico alla centrale termoelettica nel Golfo dell'Asinara. E i cittadini si mobilitano chiedendo maggiore controllo

di CRISTINA NADOTTI

LE IMMAGINI


SOLTANTO per un caso la marea nera non ha invaso il Parco Nazionale dell'Asinara e non ha toccato spiagge rinomate come Stintino. Il danno però non è meno grave: martedì 11 gennaio nel Nord della Sardegna, 20 metri cubi (questa la cifra ufficiale, ma c'è chi dubita sia quella reale) di olio combustibile si sono riversati in mare durante un'operazione di scarico da una nave alla centrale termoelettrica di Fiumesanto, nel comune di Porto Torres.

A oltre una settimana dall'incidente, secondo quanto riferisce La Nuova Sardegna, le operazioni di bonifica in mare sono terminate, ma sulle spiagge del Golfo dell'Asinara, nel territorio che interessa tre comuni (Porto Torres, Sassari, Alghero) rimangono i segni del disastro. Chilometri di arenili incatramati, uccelli e pesci morti, dune di valore incommensurabile per l'ecosistema da ripulire asportando la sabbia e, soprattutto, la rabbia dei cittadini che da anni chiedono maggiore controllo per un'area marina dall'indubbia importanza ambientale e turistica.

L'incidente. La centrale termoelettrica di Fiumesanto, proprietà della multinazionale E. On, da anni è al centro di polemiche. I suoi impianti sembrano un bubbone sulla pelle di

una costa dove anche la spiaggia meno bella ha acque azzurre e spiagge bianche. Non ci sono soltanto le ciminiere E. On a deturpare il paesaggio: le costruzioni della centrale sono le ultime del grande agglomerato industriale di Porto Torres, nato negli anni Settanta, quando una politica industriale folle pensava di fare della Sardegna un polo chimico, ora diventato una cattedrale nel deserto che ha lasciato in agonia aziende e un'intera cittadina, Porto Torres.

La centrale è alimentata a olio combustibile, portato da navi che per il loro carico rappresentano da sole un pericolo. Come sia avvenuto l'incidente di martedì 11 non è ancora chiaro (c'è un'inchiesta della Procura in corso). Secondo la ricostruzione fatta ieri durante un vertice tra la E. On, le autorità locali e la Capitaneria di porto, a cedere sarebbe stato un tubo vecchio, mentre altre fonti parlano di "fenditure" nei cassoni per il contenimento dell'olio sulla banchina. In entrambi i casi è lecito ipotizzare gravi negligenze nelle operazioni di scarico e nel controllo dei macchinari utilizzati.

La dinamica. L'olio combustibile che si è riversato in mare non è soltanto inquinante, ma cancerogeno al contatto diretto. Secondo E. On sono stati 20 metri cubi a riversarsi in mare, una quantità modesta, ma la sostanza a contatto con l'acqua aumenta il suo volume 16 volte ed è stato così che la marea nera ha invaso un ampio tratto di arenile. Quando c'è stato lo sversamento soffiava prima vento di ponente e poi maestrale, perciò la chiazza è stata spinta verso Est, ha "saltato" Porto Torres ed è finita sulle spiagge di Platamona e Marritza, quasi fino a Castelsardo. Il Parco dell'Asinara è stato risparmiato, ma sarebbe bastato un soffio di libeccio e la marea avrebbe preso in pieno Stintino e la zona protetta. Non è una consolazione: alle spalle di Platamona si trova l'omonimo stagno, zona di interesse ambientale tutelata dall'Unione Europea. Lo stagno non ha ampie comunicazioni con il mare, ma per la sua salute sono fondamentali le dune che lo proteggono, proprio quelle su cui dovranno lavorare le ruspe per rimuovere il catrame.

La mobilitazione dei cittadini. La E. On ha avviato le operazioni di bonifica e ieri, secondo la capitaneria di porto e l'azienda, in mare la situazione appariva sotto controllo. Nonostante le rassicurazioni che l'olio combustibile resta a livello superficiale, esiste un'ampia letteratura che documenta danni nel lungo periodo anche sul fondo marino. E resta il problema degli arenili, dove rimossa la sabbia superficiale (e anche questo è un danno) ci sono pietre e rocce piene di catrame che andranno portate vie o resteranno lì con il loro rivestimento cancerogeno. "Prima di tutto abbiamo chiesto un risarcimento - dice Beniamino Scarpa, sindaco di Porto Torres - ma superata l'emergenza vogliamo che da questo incidente si prenda spunto per decidere in maniera seria che cosa fare del nostro futuro. Quanto accaduto è sintomo di un problema sotto gli occhi di tutti, quello del rapporto tra industria e territorio. Da anni il nostro comune cerca di avere risposte per la bonifca dell'area e per sapere che si vuole fare della zona industriale, ma l'Eni non ci dice nulla".

Intanto i cittadini si sono organizzati in comitati perché su quanto accaduto non cali il silenzio. Chiedono di prendere parte alle operazioni di bonifica insieme ai tecnici della E. On, vogliono accertare la reale entità dei danni. Nel disastro, l'unica nota positiva è la veemenza con cui ha reagito la gente per riaffermare il suo diritto a proteggere il territorio.

(18 gennaio 2011)

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/ ... f=HREC1-10



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MessaggioInviato: 19/01/2011, 12:59 
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Stallion, io non riesco nemmeno più a commentarle queste notizie...



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PROFEZIA DEGLI INDIANI HOPI DI AMERICA

"Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come guerrieri dell'arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra”.



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Porto Torres, nuova perdita in mare, gasolio in acqua dal pontile liquidi

Un nuovo incidente nel polo industriale di Porto Torres, dopo quello di una settimana fa quando una perdita nell'impianto portuale della E.On ha causato il riversamento in mare di circa 18 mila litri di olio combustibile, è avvenuto stamattina nel pontile liquidi


SASSARI. Un nuovo incidente nel polo industriale di Porto Torres, dopo quello di una settimana fa quando una perdita nell'impianto portuale della E.On ha causato il riversamento in mare di circa 18 mila litri di olio combustibile, è avvenuto stamattina nel pontile liquidi.

Dai primi accertamenti sembrerebbe che in questo caso sia finito in mare gasolio, in un quantitativo non ancora accertato. Sul posto si trova il comandante della Capitaneria di Porto Torres, il capitano di fregata Giovani Stella.

(18 gennaio 2011)

http://lanuovasardegna.gelocal.it/detta ... di/3206891



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MessaggioInviato: 19/01/2011, 13:47 
Io vivo a Porto Torres, e mio padre si occupa della qualità alla centrale di Fiume Santo, quindi ho notizie di prima mano.
Le spiagge sono chiuse, e non fanno nemmeno aiutare con la polizia. Gli addetti ai lavori sono armati di maschera anti-gas, una cosa ridicola. Il disastro era ampiamente evitabile, bastava fare i normali controlli, ed invece nulla.


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MessaggioInviato: 19/01/2011, 14:15 
Cita:
Knukle ha scritto:

Io vivo a Porto Torres, e mio padre si occupa della qualità alla centrale di Fiume Santo, quindi ho notizie di prima mano.
Le spiagge sono chiuse, e non fanno nemmeno aiutare con la polizia. Gli addetti ai lavori sono armati di maschera anti-gas, una cosa ridicola. Il disastro era ampiamente evitabile, bastava fare i normali controlli, ed invece nulla.


... appunto. Come volevasi dimostrare.[:(]


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MessaggioInviato: 19/01/2011, 15:30 
Beh ragazzi,però io credo che da come stiamo trattando questo pianeta meritiamo un meteorite,un mega terremoto globale,una invasione di alieni cattivi e bastardi alla mars attack,che ci stermina tutti,non è una battuta,anche se non è colpa nostra,ma di chi governa il mondo,se devo sacrificare me stesso per punire loro io firmo.


Ultima modifica di Ronin77 il 19/01/2011, 15:30, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 20/01/2011, 22:04 
Porto Torres - Marea nera, la Provincia chiede lo stato di calamità naturale. Si lotta anche per salvare Capo Testa

In seguito all'incidente accaduto a Fiume Santo, con lo sversamento a mare di 18 tonnellate di olio combustibile, il Governo deve dichiarare lo stato di calamità nel Golfo dell'Asinara. A chiederlo è il presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici

di Pinuccio Saba


Catrame sulle spiagge e sugli scogli
PORTO TORRES. Contemporaneamente i sindaci di Porto Torres, Sassari e Sorso hanno ribadito a E.On la necessità della dismissione dei gruppi di produzione 1 e 2, alimentati con olio combustibile.

Anche ieri sono proseguiti i lavori di bonifica lungo i 16 chilometri di costa fra Porto Torres e Marrizza, pesantemente contaminati dalla marea nera fuoriuscita dal terminal E.On di Fiume Santo. Nel frattempo sono stati effettuati i controlli al largo, anche in seguito alle segnalazioni dei pescatori che denunciano la presenza di macchie oleose, mentre sotto costa sono all'opera i sommozzatori per verificare la presenza di eventali tracce di olio combustibile sui fondali marini o lungo le scogliere.

Superata la fase acuta dell'emergenza, o forse solo la più visibile, il territorio ora presenta il conto alla multinazionale tedesca. Per adesso non ci sono pressanti richieste di risarcimenti (a questo proposito, i pescatori di Porto Torres hanno deciso di costituirsi parte civile) ma gli amministratori locali hanno avviato una serie di iniziative di carattere politico.

A dare il fuoco alle polveri ci ha pensato la presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici, all'indomani del nuovi incidente al Pontile liquidi di Porto Torres.

Già avantieri, incontrando il direttore generale di E.On, Paolo Venerucci, il presidente della Provincia ha ribadito la preoccupazione per una situazione che «oltre il gravissimo danno ambientale, che è sotto gli occhi di tutti, rischia di avere clamorose ripercussioni economiche». Il riferimento è al pericolo che «se non si interviene con risorse e mezzi adeguati alle proporzioni effettive del danno, che oggi sono più chiare - ha aggiunto la Giudici - si rischia di compromettere la stagione turistica di tutta l'area litoranea del Nord Sardegna, e questo sarebbe un colpo mortale per la nostra economia».

Ma la Provincia ne ha anche per la Regione e l'assessore all'Ambiente Paolo Denegri ha definito «semplicemente assurdo il comportamento assunto dalla Regione che ha convocato E.On e si è dimenticata di coinvolgere gli enti locali. A iniziare dalla Provincia, che in materia di vigilanza ambientale e di coordinamento degli interventi di salvaguardia ha specifiche competenze e le sta esercitando. Non si può svalutare il lavoro fatto in questi giorni - ha concluso Denegri - con comportamenti lesivi della dignità di questo ente».

Quasi contemporaneamente i sindaci di Sassari, Porto Torres e Sorso hanno chiesto l'apertura immediata dei cantieri per la costruzione del quinto gruppo a carbone e lo smantellamento dei vecchi gruppi 1 e 2, risalenti alla prima metà degli anni '80.

Per Gianfranco Ganau, Beniamino Scarpa e Giuseppe Morghen «i fatti accaduti questa settimana non fanno altro che confermare l'incompatibilità ambientale dei gruppi 1 e 2 a olio combustibile». Per i rappresentanti del territorio non è più rinviabile da parte di E.On «una completa assunzione di responsabilità attraverso la loro chiusura e l'immediato rispetto dell'impegno di realizzare il quinto gruppo a carbone (autorizzato fin dallo scorso mese di ottobre), che garantisce il pieno ossequio delle norme in materia ambientale. Nel frattempo - hanno aggiunto i tre sindaci - dovrà essere limitato l'esercizio dei gruppi 1 e 2 ai soli servizi di rete, ossia alle sole condizioni di emergenza indispensabili per il sistema energetico regionale».

Inoltre, E.On deve «procedere alla restituzione a usi civili di tutto il litorale, previa bonifica delle aree retrostanti. Le amministrazioni locali - hanno concluso Ganau, Scarpa e Morghen - continueranno a vigilare sulle operazioni di bonifica ambientale riservandosi ogni intervento di tutela che riterranno necessario».

(20 gennaio 2011)

http://lanuovasardegna.gelocal.it/detta ... le/3224838



Marea nera, si lotta per salvare il paradiso di Capo Testa

Zollette di catrame tra i granelli d'argento. Rocce candide macchiate dai veleni dell'olio combustibile. La costa gallurese da Capo Testa a Monte Russu, tra i comuni di Santa Teresa ed Aglientu, prova a difendersi dall'inquinamento. Il pericoloso nemico arriva dal mare

di Serena Lullia


Il catrame è arrivato in Gallura
SANTA TERESA. Cullato dalle onde, l'olio combustibile fuoriuscito dall'impianto E.On di Porto Torres, approda sui lidi sotto forma di palle di catrame. Si lotta per salvare il paradiso di Capo Testa, da alcuni anni dichiarato sito di interesse comunitario. Scogliere di granito scolpite dal maestrale che contemplano un mare da cartolina. Alle forze dell'ordine si uniscono i volontari. Tute, guanti e mascherine per cancellare le macchie nere che avvelenano la Gallura.

Da ieri la stazione marittima è il quartier generale delle operazioni di bonifica. Istituita una unità di crisi coordinata dalla Provincia attraverso la Protezione civile. I sindaci di Santa Teresa, Stefano Pisciottu e di Aglientu, Gabriela Battino, seguono sul campo l'evolversi della emergenza. Una settantina le persone impegnate nelle operazioni di bonifica e monitoraggio, a mare e a terra. 8 gli uomini della E.On, la multinazionale proprietaria dello stabilimento di Fiume Santo.

Oggi la società manderà i rinforzi. Altre 25 unità. Per il sindaco uno sforzo apprezzabile, ma ancora insufficiente. In prima linea la Guardia Costiera della Maddalena guidata dal comandante Fabio Poletto, la Protezione Civile, il Corpo Forestale, gli agenti della Polizia locale di Santa Teresa e Aglientu. E tanti volontari, membri del Wwf, studenti. Pronti a sporcarsi le mani per proteggere il loro paradiso. A fine serata si fa la conta delle zollette di catrame raccolte sui litorali dalle sei squadre al lavoro. Alcune centinaia di chili.

Questa mattina alle prime luci del giorno scatterà una nuova operazione di monitoraggio di tutto il litorale. Alle 9,30 riprenderanno i lavori di pulizia. «La situazione è più o meno quella di ieri - spiega il primo cittadino, Stefano Pisciottu -. La buona notizia è che non c'è traccia della macchia oleosa al largo della costa. Il materiale spiaggiato, questi grumi bituminosi con un diametro tra i 3 e i 5 centimetri, vengono raccolti dalle squadre.

Molti sono volontari, a cui abbiamo fornito un minimo di attrezzatura, tute, guanti e maschere. La raccolta del materiale bituminoso è più complicata sugli scogli. La situazione è grave perché si tratta di inquinamento in una zona altamente sensibile. Ma non drammatica. L'emergenza è sotto controllo. Il coordinamento delle operazioni di bonifica, a mare e a terra, sta funzionando in modo positivo. Vedo che c'è una grande attenzione da parte di tutti.

La ditta E.On ha garantito che finita la fase di emergenza provvederà a una ripulitura più approfondita. Le nostre coste ritorneranno come prima». L'emergenza durerà ancora qualche giorno. Una corsa contro il tempo e le previsioni meteo. Fra qualche giorno è previsto un peggioramento.

(20 gennaio 2011)

http://lanuovasardegna.gelocal.it/detta ... lo/3224845



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MessaggioInviato: 23/01/2011, 11:53 
Marea nera in Sardegna, adesso il petrolio minaccia anche l’isola della Maddalena



Il disastro ambientale è stato causato dall’incidente allo stabilimento E.On di Porto Torres, lo scorso 11 gennaio. Almeno 15mila litri di olio combustibile finiti in mare, vicinissimi ad alcune fra le più belle spiagge dell’isola
Sembrava tutto sotto controllo ma ora il catrame minaccia anche La Maddalena. Rassicurazioni e ottimismo della prima ora non sembrano essere bastati a fermare la marea nera nel nord della Sardegna, dopo l’incidente allo stabilimento E.On di Porto Torres, lo scorso 11 gennaio. Almeno 15mila litri di olio combustibile finiti in mare, vicinissimo ad alcune fra le più belle spiagge dell’isola, da Platamona a Stintino e proprio di fronte all’area marina protetta del Parco Nazionale dell’Asinara. Diverse chiazze nere che, galleggiando verso est, hanno raggiunto nel corso delle ultime quarantotto ore anche le coste della Gallura, da Santa Reparata alla penisola di Capo Testa e che ora mettono a rischio anche il paradiso di Spargi e tutto l’arcipelago protetto della Maddalena.

Difficile stimare i danni reali un’emergenza ambientale che all’inizio della settimana fa veniva considerata conclusa dalle autorità marittime locali e che ha invece invece spinto il Capo del Compartimento Marittimo di La Maddalena ha dichiarare venerdì lo stato di emergenza, in una confusione informativa e istituzionale che non lascia presagire niente di buono per le reali conseguenze dell’incidente di Fiume Santo sull’ecosistema di uno dei tratti di costa più belli del Paese.

L’impressione dei tecnici dell’Ispra arrivati a monitorare la situazione è che “il grosso delle piccole chiazze di catrame siano già spiaggiate” ma le ricognizioni in mare e sui fondali di fronte alle spiagge continueranno anche nei prossimi giorni, mentre sono già sei le tonnellate di materiale inquinante recuperate nel corso della settimana dai volontari e dalle ditte incaricate della pulizia della costa. “Va posta un’attenzione elevata per il fatto che il prodotto, essendo molto pesante, è potenzialmente rischioso per l’ambiente marino”, ha specificato il responsabile del Servizio emergenza ambientale dell’Ispra, Luigi Alcaro, alimentando di fatto timori già espressi dalle associazioni ambientaliste e dai comitati cittadini che chiedono una maggiore informazione sul reale impatto della marea nera.

“Ci chiediamo quanti litri di petrolio siano ancora in mare, quanti abbiano soffocato la poseidonia, una pianta acquatica che provvede all’ossigenazione dell’acqua, e quanti animali marini siano morti in un’area tanto importante per la biodiversità e, in particolare, per i cetacei”, è il messaggio che arriva dall’Ente nazionale protezione animali (Enpa), preoccupato per una possibile contaminazione anche dell’area protetta del Santuario dei cetacei. “Pretendere di voler conciliare la presenza di insediamenti industriali non sicuri in aree marine protette è simbolo di un atteggiamento schizofrenico, incompatibile con una reale volontà di tutela del territorio e della biodiversità”, dichiara a ilfattoquotidiano.it il direttore scientifico dell’ente, Ilaria Ferri.

“Siamo preoccupati dallo stato delle strutture dello stabilimento, l’azienda avrebbe dovuto premunirsi contro il rischio di fuoriuscite all’esterno” afferma invece Massimo Fresi, responsabile del locale circolo di Legambiente. “Il danno poteva essere peggiore, fortunatamente siamo in inverno e le basse temperature facilitano l’amalgamazione dell’olio combustibile e quindi anche una sua più facile asportazione”.

Dalla E.Con, il gruppo energetico responsabile dell’impianto di Fiume Santo, arrivano intanto le prime risposte sulle dinamiche dell’incidente, anche in seguito alla mobilitazione di un gruppo di cittadini su Facebook “Disastro ambientale a Porto Torres e Platamona: vogliamo risposte! “Non c’e’ mai stata una sottovalutazione dell’incidente. Tutte le Autorità sono state avvisate appena si è avuta la percezione dello sversamento e le prime azioni antinquinamento sono iniziate immediatamente – scrive Marco Bertolino, direttore della centrale Fiume Santo rispondendo alla richiesta di chiarimenti sul tempismo degli interventi e il rispetto delle procedure di emergenza. “Tutte le misure preventive erano attive(…) Purtroppo, l’evento e’ accaduto alle 16.00 e l’insorgere dell’oscurità’ e le condizioni del mare mosso hanno consentito di limitare ma non di bloccare completamente l’evolversi della situazione”.

Nell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Sassari per disastro ambientale al momento non ci sarebbero iscritto nel registro degli indagati mentre nessun commento ufficiale sulla vicenda è ancora arrivato dal Ministero dell’Ambiente. A Stefania Prestigiacomo il presidente della provincia di Sassa, Alessandra Giudici, chiede di dichiarare lo stato di calamità naturale, mentre Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, rivolge un’interrogazione parlamentare al fine “di intervenire con estrema urgenza per rendere nota l’effettiva stima del danno ambientale provocato e quali azioni risarcitorie si intendano avviare nei confronti di E On. S.p.A”. Il Ministro riferirà in Parlamento mercoledì 26 gennaio.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01 ... ena/87851/



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MessaggioInviato: 24/01/2011, 08:59 
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Ronin77 ha scritto:

Beh ragazzi,però io credo che da come stiamo trattando questo pianeta meritiamo un meteorite,un mega terremoto globale,una invasione di alieni cattivi e bastardi alla mars attack,che ci stermina tutti,non è una battuta,anche se non è colpa nostra,ma di chi governa il mondo,se devo sacrificare me stesso per punire loro io firmo.


[}:)] Quoto e firmo.
..................... però cavolo che strizza [:77]


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MessaggioInviato: 03/02/2011, 14:36 
Marea nera, l'allarme fu dato con sei ore di ritardo: ecco le foto
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http://lanuovasardegna.gelocal.it/detta ... to/3344791

Il satellite smentisce la versione ufficiale: l’olio combustibile era già in mare sei ore prima che scattasse l’allarme. Alle 10,13 dell’11 gennaio, infatti, l’olio fuoriuscito dal pontile E.On aveva già formato una chiazza di quasi un chilometro quadrato nel mare del golfo dell’Asinara
di Gianni Bazzoni

SASSARI. Nel giorno in cui il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo annuncia in commissione, a Palazzo Madama, che «l'incidente di Fiume Santo è risolto» e non si può parlare «di disastro ambientale», finalmente c'è chiarezza su un punto fondamentale: la fuoriuscita del combustibile dalla tubazione nella banchina E.On risale alla mattina dell'11 gennaio. E alle 10.13 la chiazza di idrocarburi all'esterno del porto di Porto Torres era già ben visibile: lo conferma l'immagine inviata a terra dal satellite Ers 2 dell'Agenzia spaziale europea. Quindi l'allarme è scattato con sei ore di ritardo.

Dalle immagini Sar (ottenute con radar ad apertura sintetica, elaborate dal team Emergency di e.Geos - la società Telespazio/Asi che ha firmato un accordo quadro con l'Unione europea per la fornitura di immagini satellitare ad altissima risoluzione) è possibile notare la presenza della "marea nera" in mare. A quell'ora la chiazza di olio combustibile ha una una estensione di 0,97 chilometri quadrati. Considerato che il responsabile della movimentazione al pontile ha comunicato l'incidente al nostromo di porto alle 16.45 dell'11 gennaio, è facile calcolare che la scoperta dello sversamento è avvenuta con oltre sei ore di ritardo.


Un tempo rilevante, soprattutto perchè - contrariamente alle valutazioni dominanti fino a qual momento - l'olio combustibile non è rimasto confinato nel bacino portuale, ma è uscito direttamente dalla banchina (dalla parte opposta in cui poi vengono posizionate le panne galleggianti) e ha cominciato a vagare in mare aperto fino a raggiungere la costa da Porto Torres a Castelsardo e poi Santa Teresa di Gallura. E successivamente, con il mutare dei venti, verso Fiume Santo e Stintino. Una constatazione che deve portare a ridiscutere il Piano di emergenza e pretendere garanzie certe sulla sicurezza.

Le immagini del satellite, dunque, portano ad anticipare notevolmente l'orario dell'incidente che finora - come ha ricordato anche il ministro Prestigiacomo - «si supponeva avvenuto poco prima». Così, si modifica anche la quantità complessiva di combustibile uscita dalla condotta di Fiume Santo e finita in mare: abbandonato definitivamente il dato più basso (17 metri cubi), ora anche dal ministro dell'Ambiente - sulla base delle ultime verifiche effettuate - si sottolinea che «il materiale sversato è compreso tra i 50 e i 55 metri cubi (50mila litri) e al momento sarebbe quasi del tutto recuperato».

L'invito è quello di non abbassare la guardia, ma anche a ragionare in termini positivi: «Perchè Ispra sta portando a compimento la valutazione per il danno ambientale, sia a terra che in mare, e non risultano più presenti tracce di inquinamento. Le operazioni di bonifica saranno presto completate. La Sardegna non ha bisogno di allarmi ingiustificati, si è trattato di uno sversamento non rilevante, senza danni particolari per il mare e per il paesaggio».



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