16/02/2011, 10:56
16/02/2011, 14:35
16/02/2011, 15:30
17/02/2011, 01:20
17/02/2011, 01:29
dark side ha scritto:
ma ci accorgeremo che in italia la legge non e' uguale per tutti, la legge per come viene applicata nella penisola delle banane e del bunga bunga e' forte con i deboli e debole con i forti.
ne combineranno di tutti i colori per saltarci fuori, anche cambiando la legge in modo retroattivo, arriveranno anche a concedere la maggiore eta' a 17 anni retroattiva e solo per le donne che vivono all'olgettina, o solo alle donne marocchine.
17/02/2011, 03:13
17/02/2011, 07:52
17/02/2011, 08:47
robs79 ha scritto:
Ma per il discorso dei rapporti sessuali,é la parola di Ruby contro quella del premier o ci sono altre testimonianze che validano la versione di Ruby???
Perche' senno' a mio parere Silvio rimane solo imputabile di concussione per la telefonata alla caserma per farla liberare.
In un ipotetico processo Ruby Vs Premier é chiaro che vince il premier.
17/02/2011, 10:12
Blissenobiarella ha scritto:
MAa Lol![]()
![]()
. E' vero che le donne protestano perchè il governo va a prostitute. MA forse fraintendi il senso di questa protesta rmnd.
E il suo significato. Le donne che scendono in piazza perchè sono stufe di come vanno le cose in Italia, sono tutt'altro che oche. Poi se tu assieme a quei quattro maschietti al governo a cui sempre meno gente è disposta a dare credibilità, volete far passare questa innegabile manifestazione di volontà popolare per la rivolta di 4 ochette radical chic, liberi di farlo. Ma la realtà è differente. E prima o poi anche voi dovrete affrontarla.
http://www.corriere.it/editoriali/11_febbraio_17/derita-prigionieri-degrado_818e476a-3a5e-11e0-a00e-b467f0f3f2af.shtml
Governare la contingenza
[color=blue]Italia Ostaggio del Degrado
Alcuni amici stranieri, attribuendomi una autorità morale che forse non ho, mi rimproverano da tempo di non esprimere adeguata indignazione, adeguato richiamo etico, almeno adeguata segnalazione del senso del ridicolo rispetto allo spettacolo che va da mesi in onda nella nostra arena pubblica.
Qualche scusante più o meno giustificativa penso di averla. Anzitutto non mi indigno, perché avverto che l'indignazione serve molto per infiammare gli animi ma poco per stabilire una seria dialettica politica, al di là delle strumentalizzazioni spesso taroccate che essa subisce.
In secondo luogo non faccio richiami etici, perché sono convinto che il moralismo non si traduce mai in cultura di governo e che ancor meno ci si può aspettare dall'immoralismo di potere, specialmente in una società dove tutto galleggia su una diffusa amoralità quotidiana.
Ed in terzo luogo non segnalo i pericoli di cadere nel ridicolo, perché temo che sia una battaglia persa in un sistema dove una suora conciona le folle e dove centinaia di parlamentari sottoscrivono versioni inverosimili (tipo «la nipote di Mubarak») su vicende su cui ridacchia anche il mio portiere romeno.
Non me la sento quindi di esercitare la triplice nobiltà che mi è richiesta, anche perché, anzi specialmente perché, sono convinto di un'altra e seria verità: questo è un Paese che ha un drammatico bisogno di essere governato, ma dove è proprio nel vuoto di ogni cultura di governo (cioè di comprensione e gestione del sistema) che la dialettica sociopolitica ha subito una torsione verso il basso, verso pulsioni emotive spesso avventate, verso comportamenti di pura inerzia di potere.
O ci diamo una mossa a elaborare una nuova cultura di governo o continueremo ad esser prigionieri del degrado, anche istituzionale.
Da dove si parte per tale elaborazione? La risposta è difficile e comporta l'umiltà di tempi lunghi, perché il primo passo, assolutamente indispensabile, è quello di mettere in ombra per qualche anno le due parole-mito degli ultimi decenni: programmi e riforme. Non illudiamoci: chi propone programmi (magari straordinari, magari enfatizzati a «frustate») rischia di scrivere inutili scenari o pacchetti di improbabili misure; mentre chi propone riforme rischia di ripetere ipotesi ormai strutturalmente incapaci di tradursi in incisive decisioni strategiche.
Posso dichiarare il mio personale dispiacere, ma non posso fare a meno di dire che i due strumenti sono troppo usurati per far da base ad una cultura di governo buona per gli anni futuri.
Avanzo quindi l'ipotesi che oggi occorre attrezzarsi a «governare la contingenza», cioè i fenomeni ed i processi che via via si presentano nell'evoluzione socioeconomica, senza farsi prendere dalla nostalgia per la magica parola «vision» su cui si basa il cosiddetto primato della politica.
È infatti evidente che nella società moderna «non ci sono che processi» (dalla globalizzazione all'esplosione dei flussi migratori), che spiovono dal di fuori e creano incertezze e sfide per tutti i soggetti sociali, piccoli e grandi che siano; essi di conseguenza possono essere gestiti solo fenomeno per fenomeno, soggetto per soggetto, caso per caso, decisione per decisione, in un crescente primato della contingenza.
È la indiscutibile realtà di fatto, con tutta la sua carica di relativismo nei giudizi e diempiria continuata nei comportamenti. Ne troviamo più che facile conferma nella attuale situazione italiana dove dobbiamo fronteggiare solo delle contingenze: la ripresa degli sbarchi di immigrati, la esplosione politica del Nord Africa, il rientro dal debito impostoci dalle nuove direttive europee, l'egoismo aziendale di molte imprese che vivono di globalizzazione, la risistemazione della finanza locale in vista del federalismo, l'incidenza del permanere della crisi occupazionale sulle decisioni economiche delle famiglie, la bolla dei due milioni di giovani che non studiano e non lavorano.
Bastano, credo, questi fenomeni per mostrare quanto sia fuori luogo una politica centrata su programmi e riforme; e quanto siamo obbligati a introiettare la contingenza come riferimento strutturale di una cultura di governo meno nobilmente ambiziosa e più faticosamente quotidiana di quella che ha ispirato la politica negli ultimi decenni.
Ed è questa la prospettiva su cui un po' tutti dobbiamo fare maturazione culturale: dalle imprese alle istituzioni, dalle famiglie alle rappresentanze d'interesse. Uniti tutti nel misurarci sul contingente, nell'incertezza e addirittura nella finitezza dei nostri poteri; e con una conseguente umiltà collettiva che ha meno riscontri mediatici ma maggiore qualità etica rispetto alle troppe indignazioni che oggi tengono banco.
Giuseppe De Rita
17 febbraio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
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17/02/2011, 10:56
robs79 ha scritto:
Ma per il discorso dei rapporti sessuali,é la parola di Ruby contro quella del premier o ci sono altre testimonianze che validano la versione di Ruby???
Perche' senno' a mio parere Silvio rimane solo imputabile di concussione per la telefonata alla caserma per farla liberare.
In un ipotetico processo Ruby Vs Premier é chiaro che vince il premier.
17/02/2011, 11:05
17/02/2011, 11:56
Blissenobiarella ha scritto:
Eddaiii! Ma leggiamole le notizie non guardiamo solo il tg del dimissionario Fede!
17/02/2011, 12:04
17/02/2011, 12:15
17/02/2011, 13:02
Blissenobiarella ha scritto:
Rito immediato rob!!!
Il rito immediato si è potuto richiedere ed è passato anche al vaglio del gip SOLO perchè a disposizione degli inquirenti ci sono PROVE EVIDENTI di colpevolezza . solo la parola di Ruby? No, ci sono molte testimonianze concordanti, ci sono i pagamenti effettuati alle ragazze, ci sono le case, le carriere politiche regalate come i gioielli e le marchette, ci sono le testimonianze dei poliziotti che si lamentano di dover far da scorta alle ragazze di dubbia moralità, ci sono le intercettazioni , la bugie di berlusconi, ossia c'è la certezza inequivocabile di come sono andate le cose. Ora bisogna vedere di ottenere quella giuridica e si sa che su questo in Italia si può giocare parecchio. Ma sul fatto che berlusconi abbia fatto ciò di cui viene accusato, non esiste alcun dubbio. Eddaiii! Ma leggiamole le notizie non guardiamo solo il tg del dimissionario Fede!
L'uomo ha 74 anni. È solo nella stanza con la ragazza. [color=red]Ruby non dice di essere stata toccata. Ruby ricorda soltanto le promesse di quell'uomo immensamente ricco: "La mia vita sarebbe cambiata...".[/color]
Il pasticciaccio che rovina Berlusconi si consuma a marzo, quando vuole consegnare un appartamento alla ragazza. In quell'occasione, la ragazza gli racconta la verità e dunque Berlusconi conosce la realtà dell'anagrafe, ma non si arresta. [color=red]Vuole Ruby accanto a sé e la consapevolezza della minore età della ragazza non ferma il suo desiderio.(*) ....Non vedrà mai più, per quel che se ne sa oggi, Ruby. Si sentiranno soltanto al telefono. E Ruby mette a verbale l'ultima frase di Silvio Berlusconi: "Ci potremo rivedere una volta che hai compiuto la maggiore età". [/color]