Quei 50 martiri che vogliono salvare il Giappone
A Fukushima sono rimasti solo i tecnici che cercano di spegnere il reattore
ROBERTO GIOVANNINI
INVIATO A OSAKA
In queste ore ci sono una cinquantina di persone che stanno lavorando per salvare il Giappone. E per questo, molto probabilmente, dovranno morire presto. Sono i cinquanta eroici tecnici che da ieri
mattina la Tepco ha lasciato a lavorare a pochi metri di distanza dai reattori del sito di Fukushima 1 che minacciano di sparare il loro carico mortale nell’atmosfera. Qualcuno li potrà definire dei novelli kamikaze (o tokkotai , questo il nome abbreviato delle «unità speciali di attacco» che nel 1944-’45 si lanciavano sulle navi americane con aerei carichi di esplosivo). O forse sono dei martiri di una tecnologia come quella elettronucleare che ha dimostrato - ancora una volta - di avere delle falle clamorose.
Probabilmente anche loro sanno - come sanno benissimo i loro datori di lavoro - che stanno mettendo in pericolo la loro vita. Vicino al reattore 4 ieri si sono registrati livelli di radioattività pari a 400 millisieverts (mSv) per ora; secondo la World Nuclear Association un'esposizione superiore ai 100 mSv in un intero anno può portare allo sviluppo di un cancro. Ieri mattina, così, la Tepco ha deciso di allontanare dai reattori e dalle piscine di combustibile nucleare «spento» (ma altamente pericoloso) circa 750 degli 800 lavoratori impegnati nelle operazioni di contenimento dell’emergenza. In 50, invece, sono rimasti. A raffreddare i «vessel» dei reattori dell’impianto pompando acqua di mare e acido borico, che rallenta la reazione atomica. Osservare lo stato delle strutture. Misurare l'andamento dei livelli di radiazione che forse li uccideranno. La scelta della Tepco se non altro rappresenta un cambio di rotta rispetto al recente passato.
Andiamo al 1999, al tempo dell’incidente all'impianto di preparazione del combustibile nucleare di Tokaimura. Allora l'azienda (la Jco) nel momento di massimo pericolo allontanò i dipendenti stabili, e lasciò a lavorare in zona contaminata i precari e i dipendenti delle società appaltatrici. Stavolta si è fatto l'opposto. La voce popolare che corre a Tokyo - o forse è una leggenda, certo suggestiva - è che tra questi cinquanta disperati eroi ci sono persone con un passato «scomodo»: ex picciotti della Yakuza, la potentissima mafia giapponese, gente che ha a suo tempo accettato un lavoro «sporchissimo» che pochi vogliono fare. Che sia verità o fantasia, certo è che a sentire gli esperti i cinquanta di Fukushima rischiano davvero di sacrificare la propria vita o la propria salute. Sui numeri si discute, ma più o meno sono questi. La radiazione «naturale» ammonta a 2 mSv in un anno. Una radiografia al petto ne vale 0,02.
Un minatore di uranio è esposto a 20 mSv in un anno. Gli sfollati della zona di Cernobil ne subirono 350, sempre in un anno. 100 mSv annui sono considerati potenziali generatori di cancro. Una singola dose di esposizione di 1000 mSv può produrre nausea e perdita di capelli. Una singola dose di 5000 mSv ucciderà nel giro di un mese la metà delle persone esposte. Non sappiamo certo in questo momento quale sia la situazione a Fukushima, ma certo è che le protezioni disponibili - tute, maschere, stivali, lavaggi, turni continui a rotazione - non bastano. Un destino tragico, paragonabile a quello delle migliaia di martiri che dal 26 aprile al 10 maggio del 1986, quasi 25 anni fa, si sacrificarono per cercare di contenere le conseguenze della catastrofe di Cernobil. Circa centomila pompieri, operai e soldati vennero impegnati per cercare di spegnere l'incendio del materiale fissile, stabilizzare il nucleo, sigillare il reattore con un sarcofago di cemento.
Si sa poco o nulla della loro sorte personale, del destino di quelli su cui cadeva pioggia arancione o che spostavano materiale radioattivo con delle pale, dei piloti degli elicotteri che scaricavano cemento sul reattore esploso osservando la luce abbagliante del combustibile fissile. Martiri che hanno salvato mezza Europa. Come, speriamo, riusciranno a fare anche i pazzi (o coraggiosissimi) ex Yakuza che combattono per noi a Fukushima.
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/ ... tp/393584/