Ufologo 555 ha scritto: LIBIA, ATTACCHI A MISURATA. I RIBELLI: "SIAMO PRONTI A ESPORTARE PETROLIO"
Domenica 27 Marzo 2011 - 16:56
Ultimo aggiornamento: 17:45

TRIPOLI - Sono ripresi gli scontri nella città di Misurata, uno dei centri più caldi della rivolta in Libia. Le truppe di Gheddafi hanno ripreso gli attacchi nella città portuale, situata tra Tripoli e Sirte. I lealisti hanno così posto fine ad una breve pausa nei combattimenti seguita ad attacchi aerei alleati, ha riferito un residente. «Misurata è sotto attacco», ha detto riferendosi a «città e zona del porto dove ci sono migliaia di lavoratori. Non sappiamo se si tratti di artiglieria o di mortai». Un ribelle, sempre da Misurata, ha detto che Gheddafi sta spostando tutto il suo peso su Misurata allo scopo di poter controllare l'intera parte ovest del paese dopo aver perso quella est.
RIBELLI: «PRONTI A ESPORTARE IL PETROLIO» I ribelli libici si dicono pronti a esportare petrolio «in meno di una settimana» e in grado di produrre «dai 100.000 ai 130.000 barili al giorno». Lo ha annunciato un portavoce, dopo la conquista oggi degli impianti e dei terminal a sud di Bengasi. I campi petroliferi riconquistati nelle ultime 48 ore consentiranno ai ribelli di «produrre almeno 100.000, 130.000 barili al giorno, e possiamo facilmente arrivare ad un ritmo di 300.000», ha detto Ali Tarhoni, responsabile per gli affari economici dei ribelli. A Ras Lanuf, considerato il secondo sito strategico per il settore energetico libico, c'è una raffineria da 220.000 e numerosi depositi di petrolio e gas. L'altra città conquistata, Marsa el Brega, è invece sede di un importante terminal per l'export. Tobruk, altro centro petrolifero del Paese, è rimasto poi nelle mani dei ribelli sin dall'inizio della rivolta contro Gheddafi.
TRIPOLI DESERTA Tripoli appare oggi «deserta» con molti negozi chiusi: gli unici assembramenti di persone si notano ai pochi distributori di benzina aperti, con lunghe file di auto in coda. Lo riferisce il corrispondente Cnn, precisando che la Tv di Stato libica non ha dato notizia della ritirata delle forze di Muammar Gheddafi dalle città a est a ridosso di Ajdabiya. «I funzionari sembrano scioccati dalle notizie sull'avanzata dei ribelli», scrive il corrispondente Cnn dalla capitale libica.
IL PIANO ITALO-TEDESCO «Abbiamo un piano e vedremo se si potrà tradurre in una proposta italo-tedesca. Magari da elaborare in un documento congiunto da presentare martedì», al vertice della coalizione che si terrà a Londra. Lo annuncia il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in un'intervista alla Repubblica. «In questi giorni difficili - afferma il capo della diplomazia italiana - forse l'Europa ha perso dei pezzi, noi non vogliamo perdere la Germania e un'evoluzione verso il cessate il fuoco ne renderà più facile il rientro». Il ministro ricorda che «fino ad oggi sono esistiti tre comandi distinti delle operazioni: quello italiano e americano a Napoli, un secondo britannico e un terzo francese» ma da lunedì il comando passa alla Nato. Quanto allo stato di salute dei rapporti con la Francia, Frattini fa sapere che «restano immutati», ma aggiunge che «non abbiamo condiviso la scelta della coalizione dei volenterosi. Vi abbiamo partecipato in quanto misura urgente e temporanea». Ed esclude che ora esisterà una cabina di regia, «tanto meno a due». I passaggi del piano italo-tedesco prevederebbero, secondo il ministro, il cessate il fuoco che dovrà essere monitorato dalle Nazioni Unite, l'istituzione di un corridoio umanitario permanente e un «impegno forte dell'Unione africana e della Lega araba», oltre al coinvolgimento dei gruppi tribali «che lavoreranno ad una costituzione per la Libia». Quanto alla sorte del rais, Frattini esclude la sua permanenza al potere e dichiara: «altra cosa è pensare ad un esilio, l'Unione africana si è già fatta carico di trovare una soluzione» e anche nel regime libico c'è chi «sta lavorando per favorire dall'interno questa via d'uscita».
RIBELLI RICONQUISTANO CITTÀ, DECISIVI I RAID Aiutati dai raid aerei internazionali, i ribelli libici ieri hanno annunciato la riconquista di Ajdabiya e, in maniera controversa, anche di Brega, due centri strategici nel quadrante est della Sirte. Sull'altro lato del golfo le forze del colonnello Muammar Gheddafi hanno continuato a cannoneggiare l'enclave ribelle di Misurata per fermarsi solo quando in cielo sono comparsi gli aerei della coalizione. E mentre a Bruxelles la Nato sta mettendo a punto piani e regole di ingaggio per il passaggio del comando della missione all'Alleanza - proprio come auspicato dall'Italia nonostante le resistenze francesi - da Washington il presidente Barack Obama ha usato il consueto messaggio del sabato per rassicurare gli americani annunciando che la coalizione sta vincendo e ha sventato una «catastrofe umanitaria» e «un bagno di sangue». Ad essere riconquistate dai ribelli è stata prima Ajdabiya, citt… a 160 km a sud di Bengasi, considerata la 'portà verso due importanti centri petroliferi tra cui Brega, situata circa 80 km più a ovest e, almeno secondo alcune testimonianza, espugnata nel pomeriggio di ieri . Le due città erano state dapprima conquistate e poi perse dai ribelli tra il 13 marzo e una settimana fa. Questi hanno annunciato di aver inseguito per una trentina di km le truppe di Gheddafi in fuga verso ovest, dove si trova un altro importante centro petrolifero, Ras Lanuf, coprendo dunque circa 270 degli 800 km della litoranea del Golfo della Sirte. Per facilitare l'avanzata degli insorti verso ovest, in nottata la coalizione ha attaccato alcuni reparti di lealisti lungo la strada che collega Ajdabiya a Sirte, città natale di Gheddafi. E sempre nella tarda serata di ieri è stata colpita nuovamente Sabha, città della Libia centrale che rientra nella sfera di influenza della tribù del colonnello. Ribelli e fonti ufficiali (che denunciano una strage di civili) hanno attribuito un ruolo decisivo negli sviluppi sul terreno ai raid aerei della coalizione. Riferendosi solo a Ajdabiya, il viceministro degli Esteri libico Khaled Kaaim ha parlato comunque di mera «ritirata strategica» e di una prossima ulteriore riconquista della città. Il centro ieri si presentava come una città fantasma per la fuga di una rilevante parte dei suoi abitanti. Il bilancio di vittime degli scontri è incerto ma i ribelli segnalano nove morti e nove feriti, ma altre fonti parlano di almeno 21 soldati di Gheddafi uccisi nei pressi della città dove sarebbe stato catturato anche un generale dell'esercito del rais. Intanto a Misurata, città portuale circa 200 chilometri ad est di Tripoli controllata dai ribelli, è stata attaccata con carri armati e artiglieria fino a quando, in serata, sono comparsi aerei nel cielo della coalizione che hanno fatto fermare i bombardamenti. Il bilancio di una settimana di scontri sarebbe di almeno 115 morti, causati anche da cecchini del regime che - secondo testimonianze, - sparano sui civili. Oltre a quelli della tarda serata, la coalizione ha effettuato altri raid: i jet francesi hanno distrutto a terra, proprio a Misurata, cinque aerei e due elicotteri nemici. Tre missioni aeree sono state compiute tra venerdi e sabato oggi da caccia F-16 dell'Aereonautica militare italiana schierati a Trapani. «La missione in Libia sta avendo successo», ha detto Obama sotto assedio del Congresso che lo accusa di aver preso la missione alla leggera. «Quando uno come Gheddafi minaccia un bagno di sangue e la comunit… internazionale Š pronta ad agire insieme Š nel nostro interesse nazionale agire», ha argomentato il presidente sottolineando che la missione in Libia «ha evitato una catastrofe umanitaria e le vite di civili, innocenti uomini, donne e bambini, sono state salvate». Il segretario alla difesa Usa Robert Gates dal canto suo ha affermato che
i governativi userebbero i cadaveri delle persone da loro stassi uccise facendoli passare per vittime civili dei raid aerei della coalizione . Il riferimento di Obama alla comunità internazionale è indirettamente anche alla Nato e quindi all'accordo politico per il passaggio sotto il comando dell'alleanza atlantica di tutte le operazioni militari in Libia. In base a tale intesa, il Comitato militare della Nato, presieduto dall'ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha lavorato per pianificare l'intervento.
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