La notizia riprende un articolo di Thomas Harding apparso sul Telegraph il 13 maggio, articolo che illustra le “sconvolgenti” verità divulgate da Annie Jacobsen, nel suo libro “Area 51, an uncensored history of America’s top secret military base”. La Jacobsen, giornalista investigativa per il Los Angeles Time Magazine, si era già interessata al caso, intervistando per prima cinque persone che asserivano di aver lavorato presso l’Area 51, divulgando l’idea di una gigantesca mistificazione appoggiata dagli stessi militari per distogliere l’attenzione degli ufologi. Questo suo ultimo libro, disponibile dal 17 maggio, riporta particolari inediti di queste interviste e di altri colloqui che non erano stati divulgati, rafforzando ancora di più la tesi della mistificazione e indicando l’Area 51 come lo scenario di esperimenti nucleari coperti da segreto militare. Certo il tono dell’articolo apparso sul corriere sembra già dare per scontata la soluzione del caso, una ipotesi fin troppo semplicistica, che offende ancora di più chi ha dedicato tempo, fatica e anima ai fatti di Roswell, i quali, tra l’altro, possono annoverare quasi un centinaio di testimoni attendibili e numerosi riscontri che indicano come tali testimonianze, proprio per la loro autenticità, vennero in tutti i modi ostacolate e mistificate dai militari. La Jacobsen, molto candidamente, è disposta ad accettare l’idea di piccoli nani russi, opportunamente deformati in laboratorio, che precipitano con il loro velivolo e che vengono prelevati dalle forze armate americane. Partendo dal presupposto che ingegneri, scienziati e militari ex dipendenti dell’Area 51, anche se in pensione, difficilmente rivelerebbero segreti scottanti legati a quella nazione alla quale hanno giurato incondizionata fedeltà, anche ammesso che tale probabilità esista, è certo abbastanza strano che cinquanta persone abbia deciso in masso di venire meno al loro giuramento. Detto questo: per quale motivo i russi avrebbero dovuto prendersi la briga di cercare dei nani, deformarli fisicamente fino a renderli tutti uguali e metterli su un velivolo? Ovviamente la Jacobsen ha una risposta anche a questo; i nani deformati sarebbero stati creati da Mengele su ordine di Stalin affinchè venissero trasportati in America per produrre fenomeni di isteria collettiva, quasi a simulare una invasione aliena. Direi che come idea non sia neanche da commentare! Quello che leggo dietro le righe è, in realtà, un nuovo tentative di riportare in auge quella vecchia teoria che vede gli Ufo come il prodotto di una gigantesca bugia inventata dai militari per coprire altri tipi di ricerche. Inutile ricordare, e penso tutti ne converranno, che la nascita del fenomeno Ufo viene riportata soltanto simbolicamente all’avvistamento di Arnold; sappiamo tutti che questa tematica ha una storia molto più lunga e antica, con radici in periodi storici duranti i quali dell’Area 51 non esisteva neanche un ipotetico pensiero. Per farla breve: tutta la storia della Jacobsen si basa sull’intervista rilasciata nel 2007 (subito dopo la declassificazione dell’Area 51) da cinque militari in pensione: Hugh Slater, 87 anni, colonnello nel 1960, Edward Lovick, 90 anni, addetto ai test dei mezzi aerei, Kenneth Collins, 80 anni, Thornton Barnes, 72 anni, Harry Martin, 77 anni; i militari dichiararono che la struttura segreta aveva operato in un programma CIA volto a realizzare nuovi aerei spia in sostituzione degli U 2 da usare per controllare segretamente l’Unione Sovietica. Questi nuovi velivoli sarebbero stati volutamente connessi al fenomeno Ufo per depistare i ricercatori. Ancora una volta inutile commentare!
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