04/06/2011, 13:09
04/06/2011, 13:16
sezione 9 ha scritto:
Art. 38
Nel caso che il risultato del referendum sia contrario all'abrogazione di una legge, o di un atto avente forza di legge, o di singole disposizioni di essi, ne è data notizia e non può proporsi richiesta di referendum per l'abrogazione della medesima legge, o atto avente forza di legge, o delle disposizioni suddette, fermo il disposto dell'articolo 31, prima che siano trascorsi cinque anni.
A meno che la legge non sia stata modificata dopo, qua parla solo di referendum fallito.
04/06/2011, 13:47
04/06/2011, 14:11
04/06/2011, 17:04
06/06/2011, 00:22
06/06/2011, 00:29
Thethirdeye ha scritto:
Referendum: Ultimatum dell'Agcom, Rai si attiva
Spazi adeguati o possibili sanzioni
05 giugno, 18:11
ROMA - La Rai dovrà assicurare da domani spazi adeguati ai temi dei referendum del 12 e 13 giugno: dopo il richiamo di due giorni fa, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni lancia una sorta di ultimatum alla tv pubblica, la cui programmazione è risultata ancora una volta "non idonea", minacciando - in caso di inottemperanza - di adottare sanzioni nella nuova riunione già convocata per martedì.
La Rai si attiva subito, riprogrammando messaggi autogestiti e tribune. Intanto le opposizioni si mobilitano: il comitato composto da parlamentari e associazioni come Articolo 21 e Libertà e Giustizia da oggi presidia Viale Mazzini e martedì organizzerà un sit in davanti alla sede dell'Agcom. L"ordine conformativò adottato in mattinata dall'organismo di garanzia prevede, in particolare, la messa in onda dei messaggi autogestiti e delle tribune su tutte le tre reti generaliste inseriti, a rotazione, nella fascia di maggior ascolto e una rilevante presenza dei temi dei referendum nei tg e negli approfondimenti di maggior ascolto di tutte e tre le reti. L'Autorità si dice pronta ad applicare le sanzioni economiche previste dalla legge se il monitoraggio dovesse confermare le inadempienze di Viale Mazzini, come sottolinea anche il relatore del provvedimento, il commissario Michele Lauria. L'Agcom, comunque, rivolge anche alle tv private "l'invito ad assicurare la più ampia informazione sui referendum" e sollecita i Corecom ad attivarsi per le trasmissione dei messaggi autogestiti sulle emittenti locali. La risposta di Viale Mazzini arriva nel tardo pomeriggio, con la nuova pianificazione di messaggi (domani su Rai2 alle 19.15 e su Rai3 alle 18.40 e domenica su Rai1 alle 18.35 e su Rai3 alle 20.00) e tribune (lunedì su Rai1 alle 14.10 e mercoledì, sempre su Rai1, alle 18.25) e la conferma di tutti gli altri spazi già previsti. Le opposizioni, comunque, non allentano il pressing. "Il nostro è un urlo disperato - dice il senatore Pd Vincenzo Vita, componente della Vigilanza - perché mai come in un referendum il tempo corre veloce. Ora, in attesa che l'Agcom prenda i suoi provvedimenti, protestiamo contro gli orari inadeguati dell'informazione sul referendum. C'é ancora la possibilità di recuperare, con trasmissioni messe però in orari strategici". Vita si rivolge anche al vertice Rai: "Sappiamo che nella prossima settimana ci sarà un cda molto probabilmente dedicato alle nomine: perché invece non lo fanno parlando del problema dei referendum?". Per Stefano Pedica (Idv), siamo di fronte al "silenzio assordante" dei media sui referendum, silenzio che "in questo caso è un messaggio mafioso". Puntuale, il deputato del Pd Roberto Zaccaria diffonde i dati del Gruppo di ascolto sul pluralismo: "Dalla nostra rilevazione sui telegiornali nazionali di ieri nelle edizioni del giorno e prime time (Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5 e La7) emerge - accusa l'ex presidente Rai - come l'informazione sul referendum da parte dei telegiornali sia 'a macchia di leopardo''.
no comment.IL TG1 SBAGLIA LE DATE
DEL REFERENDUM -VIDEO
ROMA - Mancano pochi giorni al referendum che porterà milioni di italiani a votare in merito alla privatizzazione dell'acqua, al nucleare e al legittimo impedimento. Ma tra polemiche e silenzi, il Tg1 apre l'edizione delle 13.30 di domenica con un errore a dir poco grossolano e che non dovrebbe avvenire in un telegiornale importante come quello del primo canale Rai. Eppure presentando il servizio sul referendum, la voce sbaglia incredibilmente le date della votazione, dicendo 13 e 14 giugno invece di 12 e 13. Soltanto nella edizione delle 20 del telegiornale di Minzolini è arrivata la rettifica, con le date dette in maniera corretta.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=125607&sez=ITALIA
06/06/2011, 12:35
06/06/2011, 18:32
06/06/2011, 22:08
sezione 9 ha scritto:
...Ma restano teorie: il fatto è che nessun politico si è mai sognato di "offendere" la volontà popolare espressa col referendum e, fregandosene totalmente, rifare subito la legge abrogata....
...Nel 1987, ad esempio, nel referendum in tema di responsabilità civile del magistrato, il “Sì” ottiene una percentuale dell’80%. L’anno successivo il Parlamento approva una legge che di fatto introduce la completa irresponsabilità civile e personale del magistrato trasferendola allo Stato.
Nel 1993 viene soppresso tramite referendum il ministero dell’agricoltura e abrogata la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, rispettivamente, con il 75% e il 90% dei voti validi. Quattro mesi dopo viene istituito il ministero per le politiche agricole e nel 1997, analogamente, il finanziamento pubblico dei partiti è reintrodotto attraverso il meccanismo volontario della destinazione del 4 per mille dell’Irpef.
Il gettito effettivo è molto inferiore alle aspettative e, nel 1999, i partiti corrono ai ripari ripristinando il loro finanziamento pubblico attraverso i già esistenti rimborsi per le spese elettorali, quintuplicandoli. Una sorte simile è riservata al referendum sul maggioritario del 1993 (vedi parte corrispondente), sulla privatizzazione della Rai e sulle trattenute automatiche per l’iscrizione al sindacato del 1995 (reintrodotto dall’accordo bilaterale tra Confindustria e sindacati).
07/06/2011, 12:41
07/06/2011, 13:49
sezione 9 ha scritto:
A parte che i Radicali come al solito si divertono a dire cose inesatte (i giudici rispondo per dolo e colpa grave, non rispondono nei casi di colpa lieve, ad esempio, e sarebbe pure interessante discutere del perchè si è deciso così, come sarebbe interessante capire le ragioni del "finanziamento pubblico" ai partiti), ma questi sono casi in cui il Parlamento è intervenuto sugli stessi argomenti del referendum, modificando ma non reintroducendo le stesse regole abrogate. Qui sta il bello: nessuno (visto che il Parlamento è espressione del popolo sovrano) può impedire che intervenga a regolare un argomento già trattato (sarebbe come dire che poichè nel 1999 è stata fatta una legge, il nuovo Parlamento nel 2009 non può modificarla?). NON C'E' un limite preciso in caso di referendum vincente, perchè, in teoria, nessun politico intelligente andrebbe subito contro in maniera evidente ad una decisione presa dagli elettori. In teoria.
07/06/2011, 13:50
[color=blue]Se i politici seguono il gregge
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8825&ID_sezione=&sezione=
LUCA RICOLFI
E’ abbastanza mortificante lo spettacolo cui dobbiamo assistere in questi giorni, gli ultimi prima dell’appuntamento dei referendum. In un Paese serio si discuterebbe del merito dei quattro quesiti, e cercheremmo tutti di farci un’idea dei pro e dei contro, dei benefici e dei costi, delle opportunità e dei rischi.
Opportunità e rischi che, contrariamente a quello che immaginano i fanatici, ci sono sempre, qualsiasi cosa decidiamo di votare.
Quello che si svolge sotto i nostri occhi, invece, è un penoso tentativo del ceto politico di non farsi travolgere dal sentimento popolare, percepito come favorevole a un quadruplice sì ai quesiti referendari. Anziché cercare di guidare l’opinione pubblica, facendola ragionare, i politici la seguono acriticamente, come un pastore che rincorre il suo gregge di pecore.
Si potrebbe fare, ed anzi qualcuno lo ha già fatto, un elenco dei politici che hanno cambiato posizione, terrorizzati dal clima d’opinione che si è installato in Italia dopo le due Fukushima: quella vera, che ha reso più radioattivo il pianeta, e quella dei ballottaggi, che ha reso radioattivo Berlusconi. Molti dei mutanti sono politici di sinistra, che hanno fiutato il vento e sono improvvisamente diventati referendari, dopo aver a lungo snobbato i referendum. Ma molti sono anche politici di destra, che fino a ieri appoggiavano con convinzione le scelte del governo in materia di acqua e di nucleare, e ora sono assaliti dai dubbi. I primi hanno capito che, in questo momento, i referendum possono risultare utilissimi per disarcionare Berlusconi, i secondi sono in piena «revirgination», per dirla con Luciana Littizzetto: sperano che la verginità acquistata oggi votando qualche sì, o almeno mostrandosi pensosi, li salvi dal disastro quando Berlusconi sarà costretto a lasciare.
Ma lasciamo perdere, e non facciamo nomi. Solo una cosa, vorrei dire: chi non perde occasione per difendere la democrazia, la laicità, la qualità della discussione pubblica, non dovrebbe prestarsi a questo gioco. Perché dei quattro referendum solo uno è puramente politico, quello sul legittimo impedimento. Qui l’effetto giuridico del voto è nullo (la Corte Costituzionale ha già di fatto bocciato la norma che si vuole abrogare) e la scelta è quindi solo simbolica, un sì o un no a Berlusconi. Ma gli altri tre referendum no, il loro esito ha anche effetti importanti sulla vita di tutti noi. E non è affatto evidente come dovrebbe votare un cittadino che avesse a cuore solo il bene comune.
Sul nucleare è relativamente chiaro quali siano i rischi di una scelta a favore delle centrali, ma è assai meno evidente quali siano i costi di un voto che bloccasse qualsiasi programma nucleare futuro. Quale ulteriore rallentamento della crescita economica dell’Italia? Quali difficoltà per la nostra bilancia commerciale? Quali sovraccosti dell’energia? Quanti posti di lavoro in meno nei prossimi anni?
Sono interrogativi su cui poco si ragiona, non solo perché andrebbero contro il sentimento romantico e anti-industriale prevalente al momento, ma perché risposte precise nessuno ne ha. E non mi riferisco solo ai referendari, ma anche ai difensori del nucleare, i quali - ad esempio - usano spesso l’argomento dell’attuale sovrapprezzo dell’energia, ma quasi sempre dimenticano che una parte di quel sovrapprezzo non dipende dalla rinuncia al nucleare ma dal livello delle tasse sull’energia.
Quanto all’acqua le cose sono ancora più intricate. Si può benissimo essere per il sì ai due quesiti sull’acqua (ad esempio perché molte liberalizzazioni e privatizzazioni del passato ci hanno resi diffidenti), ma l’argomento della «privatizzazione dell’acqua» è basato su una forzatura del significato delle parole, visto che quel che sì renderebbe (parzialmente) privato non è il bene acqua bensì il servizio di distribuzione dell’acqua stessa. Un servizio che ora costa molto, disperde una quantità inaccettabile delle nostre risorse idriche, e in molti contesti - proprio grazie alla sua gestione pubblica - fornisce ai politici una preziosa (per loro) riserva di poltrone, posti di lavoro, incarichi e commesse.
Ma in fondo non dobbiamo lamentarci troppo. Se i politici seguono il gregge, è perché il gregge è gregge. Finché ci lasceremo suggestionare dagli slogan, finché saremo accecati dalle nostre simpatie e antipatie, la politica non smetterà di usarci. I politici di destra, che ora cavalcano le paure di Fukushima, domani torneranno a spiegarci che la scelta nucleare è inevitabile, se l’Italia vuole tornare a crescere e creare occupazione per i giovani. E i politici di sinistra, gli stessi che ora ci chiedono di votare contro la «privatizzazione dell’acqua», appena avranno cacciato Berlusconi e riconquistato il governo del Paese torneranno a intonare l’inno delle liberalizzazioni, delle «lenzuolate» che dovrebbero far ripartire l’Italia.
Auguri![/color]
07/06/2011, 14:07
rmnd ha scritto:sezione 9 ha scritto:
A parte che i Radicali come al solito si divertono a dire cose inesatte (i giudici rispondo per dolo e colpa grave, non rispondono nei casi di colpa lieve, ad esempio, e sarebbe pure interessante discutere del perchè si è deciso così, come sarebbe interessante capire le ragioni del "finanziamento pubblico" ai partiti), ma questi sono casi in cui il Parlamento è intervenuto sugli stessi argomenti del referendum, modificando ma non reintroducendo le stesse regole abrogate. Qui sta il bello: nessuno (visto che il Parlamento è espressione del popolo sovrano) può impedire che intervenga a regolare un argomento già trattato (sarebbe come dire che poichè nel 1999 è stata fatta una legge, il nuovo Parlamento nel 2009 non può modificarla?). NON C'E' un limite preciso in caso di referendum vincente, perchè, in teoria, nessun politico intelligente andrebbe subito contro in maniera evidente ad una decisione presa dagli elettori. In teoria.
difendi l'indifendibile. Applicando il l tuo ragionamento non lamentarti se una volta raggiunto il quorum e con la vittoria dei qualche mese o anno dopo magari proprio la tua parte politica decidesse di costruire centrali nucleari o 'privatizzare' l'acqua.
07/06/2011, 15:51
NUCLEARE: SI' DELLA CONSULTA AL REFERENDUM
(AGI) - Roma, 7 giu. - La Corte costituzionale ha giudicato ammissibile il quesito referendario sul nucleare, cosi' come riformulato dalla Cassazione il 30 maggio scorso. La decisione dell'ammissibilita' del nuovo quesito referendario sul nucleare e' stata presa dalla Corte Costituzionale all'unanimita'.
L'alta Corte, presieduta da Alfonso Quaranta, era composta in tutto da 13 giudici. La nuova legge approvata dal parlamento consente il nucleare. E' quanto si evidenzia nelle motivazioni depositate dalla Corte costituzionale della sentenza numero 174 con la quale e' stato ammesso il quesito sul nucleare per i referendum del 12 e 13 giugno.
Continua: http://www.agi.it/politica/notizie/2011 ... referendum