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MessaggioInviato: 01/07/2011, 14:43 
Cita:
alf ha scritto:

eppure il figlio di piero angela quando spiega alla televisione come gl'egiziani(questo lo dà per super scontato),le hanno fatte la fà facilissima.
all'incirca dice che ammucchiavano la sabbia intorno alle stesse e poi trascinavano su i massi con delle funi uno alla volta e li posizionavano nel modo corretto.o meglio con qualche minuscola sbavatura,ma dobbiamo spiega,tenere conto che si trattava di genti mezze preistoriche che adoravano i gatti,gl'uccelli,il sole,la luna..e via andare.



Perchè gli Angela, il CICAP, E TANTE ALTRE ISTITUZIONI

INSISTONO CON QUESTE BARZELLETTE ????


Molto sinteticamente :


Per tutto il Medioevo il pensiero utopico, e in generale la filosofia, fu del tutto assorbito dalla dottrina cristiana. Il pensiero cristiano è volto a riconoscere nella storia dell’umanità le tappe del diffondersi del Regno di Dio, e a cercare nella realtà le tracce di un progetto divino, di un disegno.

http://it.wikipedia.org/wiki/Millenarismo



zio ot



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MessaggioInviato: 01/07/2011, 14:54 
RIPROPONGO ,

CON IL RAPPORTO GOYON COMPLETO





DA

http://antikitera.forumattivo.com/t259p ... keope#5789



RIPESCAGGIO :



cit da

http://www.ufologia.net/forum/topic.asp ... ichpage=21

data 26/12/07 barionu, riporto un calcolo di Superpippo

Allora, si lavora anche di notte, OK?
2.500.000 blocchi: 20 anni: 365 giorni: 24 ore = 14 blocchi da 2 tonnellate l'ora (e come vedi sono meno ottimista di te) e cioè uno ogni 4,28 minuti da:
Scavare, tagliare, levigare, trasportare, posizionare in modo abbastanza preciso (con sabbia avevi detto, right?) e anche ad una certa altezza!
Ora, suppongo che lavorino tutti per 24 ore al giorno, secondo il calcolo fatto prima ogni giorno vengono posizionati 14x24 = 336 blocchi e cioè in contemporanea circa (20.000/336=..) 60 persone a blocco solo per il posizionamento.

Ora, 60 persone possono spostare i blocchi (33.33 Kg a persona) ma sfido chiunque a scavarne, tagliarne, levigarne, trasportarne, posizionarne in modo abbastanza preciso (con sabbia avevi detto, right?) e anche ad una certa altezza uno ogni 4,28 minuti.

Quì ci sono cifre macroscopicamente errate.


zio ot

Questo solo per semplificare , sapete bene che Goyon, che conosceva A MEMORIA ogni singolo blocco di Cheope , ha fatto un espediente teorico , con blocchi diseguali , la logistica si complica .

Enzo , so bene che gli Antichi erano molto più in gamba dei nostri tentativi di riformulazione , ma il Vallo di Adriano non necessita della perfezione geometrica assoluta di Cheope

E QUESTA PRECISIONE ASSOLUTA HA LA SUA IMPORTANZA

ALZIAMO LA POSTA ?

ne Goyon ne Chicca parlano delle lastre di rivestimento CHE PETRIE :" NON SI RIESCE A INFILARE UNA CARTA DA GIOCO NELLE FESSURE ! "




http://www.edicolaweb.net/giza_10g.htm
http://www.edicolaweb.net/giza_03g.htm

http://www.ilpescecane.org/fotogal/main ... temId=1951
http://www.ndonio.it/Piramide%20Chefren.htm

http://www.cortinastelle.it/eclissi/fot ... mide01.jpg

http://www.cortinastelle.it/eclissi/fot ... mide01.jpg

http://www.cortinastelle.it/eclissi/fot ... midi03.jpg

http://www.bairon.it/marrosso2/CIMG0160.jpg
c

( link trovati da San mauro )

Allora, visto che il problema " pietroni di rivestimento " è fondamentale per i calcoli sulla costruzione di Cheope,

posto l'intero brano del libro di Lawton " il Codice di Giza "







DISPOSIZIONE E INSTAURAZIONE DEI BLOCCHI

DI RIVESTIMENTO

Se davvero furono utilizzate delle rampe, i blocchi del rivestimento esterno dovettero essere collocati contemporaneamente al crescere della parte interna della Piramide, vale a dire livello per livello, invece che dal­l'alto verso il basso a costruzione finita. Perché, se vennero usate mac­chine, ammesso che fosse possibile, immaginare di portare in quota i giganteschi blocchi salendo tutto attorno all'edificio terminato, conside­rati i ridottissimi spazi a disposizione, sembra un'impresa irrealizzabile. Ma anche accettando l'ipotesi dell'installazione progressiva, non sono poche le annotazioni da fare; per esempio, stabilire se il rivestimento veniva sistemato prima o dopo la collocazione dei blocchi della massic­ciata intema. Basandosi sull’osservazione della perfetta coincidenza degli incastri delle pietre che rivestono ancora oggi gli strati inferiori della Grande Piramide, Petrie suggerì che senz'altro la loro messa in opera avveniva prima. Lavorati su tutte le facce, questi blocchi garantivano una chiusura perfetta ed accurata del relativo filare di massicciata. Lasciando punti di approdo dalle rampe per creare idonee zone di lavoro, la cosa non sareb­be stata impossibile.


C'è però un'obiezione: oramai quasi tutti gli archeo­logi sono d'accordo nel ritenere che le facce esterne dei blocchi di rivestimento furono ritoccate in situ procedendo dall'alto in basso a struttu­ra completata. ( e non corso per corso ! ,

quest'ultima frase bisognerà approfondirla, poichè pesa quanto la stessa piramide . zio ot )



L'ipotesi sembra confermata da ciò che si nota a proposi­to dei blocchi di rivestimento della Terza Piramide che compongono i corsi di base il cui aspetto è del tutto grezzo, salvo in quelli che si trova­no nella parte centrale di ogni lato - questo forse perché l'edificio dovet­te essere completato in fretta e furia per l'improvvisa morte di Micerino, sospetto alimentato anche dal raffazzonamento con cui fu terminato il complesso dei vicini templi funerari, chiusi alla bell'e meglio con matto­ni di fango.

Se, dunque, questo esempio veniva seguito in tutti i casi, l'unico moti­vo per immaginare i blocchi esterni sistemati prima potrebbe consistere nella ricerca di una maggiore accuratezza. Forse nel caso della Grande Piramide questo sistema venne applicato con i primi corsi di base, collo­cati partendo dall'esterno verso l'interno, ma la procedura venne poi abbandonata per il resto della costruzione. Tuttavia quando si considera che anche i grandi blocchi esterni dovevano essere manovrati dalle mac­chine a leva per venire collocati a posto, la questione dello spazio diven­ta pressoché irrilevante in relazione all'ordine con cui i blocchi venivano disposti. Il posizionamento degli ultimi blocchi di ciascun filare, infatti, avrebbe in tutti i modi rappresentato sempre il compito più difficile. È probabile che, per motivi di efficienza e tempo, il retro, la base e i fianchi dei blocchi di rivestimento venissero predisposti ad adattarsi al contatto con i blocchi adiacenti prima di essere montati, lasciando gli ultimi ritocchi - e la completa rifinitura della parte superiore e della fac­cia esterna - per operazioni da compiere in situ. Che tutte queste fasi fos­sero eseguite con pazienza certosina, è provato non solo dal perfetto com­baciare dei blocchi, ma anche dal loro accurato appoggiarsi su quelli immediatamente interni, se, per di più, si tiene anche in conto che i punti di contatto non risultavano sovente perpendicolari alle facce dei blocchi. Gli strumenti utilizzati per la rifinitura finale garantivano un lavoro dav­vero raffinato e preciso. Si trattava di semplici scalpelli di rame, dalla lama non più larga di un centimetro, che veniva regolarmente affilata per garantirne l'efficienza. L'ipotesi che le facce esterne dei blocchi di copertura siano state model­late e levigate solo a Piramide completamente eretta, viene supportata da ciò che scrive Masoudi, quando dice: «La Piramide è stata realizzata a gradoni, innalzati e finiti a partire dall'alto per scendere verso il basso, e rivestita quando venne terminata». (Per quanto questa frase possa anche essere interpretata per dire che, mano a mano che si procedeva verso il termine del lavoro venivano anche piazzati i blocchi di rivestimento). Anche se questa teoria gode di buon credito, presenta alcuni problemi logistici niente affatto trascurabili. Se i blocchi esterni vennero sistemati alla fine del lavoro, procedendo dall'alto in basso - ,


( ovvero, bisognava portare a 120/140 metri di altezza pietroni da 10/15 tonnellate dopo una salita in rampe elicoidali lunga circa 3 chilometri ( stima di Goyon ) zio ot )),


con l'uso di macchine di sollevamento - allora questa ope­razione aggiuntiva non suscita problemi; ma abbiamo già visto che non avrebbe rappresentato la soluzione migliore, quand'anche questo metodo fosse stato usato. Viceversa, se i blocchi fossero stati sistemati corso per corso, come ipotizzato nel caso di utilizzo delle rampe, tutto attorno all'e­dificio non ci sarebbe stata alcuna piattaforma per ospitare gli operai addetti alla rifinitura finale dei blocchi. Dunque, se si ammette la teoria delle rampe, cosa che implica l'idea della rifinitura conclusiva delle facce esterne dei blocchi di copertura, ci sono soltanto due metodi per render­ne ragione: o dei ponteggi lignei eretti sulle rampe, oppure l'uso a ponti sospesi sorretti da gruppi di funi calati dall'alto delle quattro facce della Piramide: queste piattaforme aeree sospese, avrebbero consentito agli operai il lavoro di rifinitura.
( gruppi di funi ?????????????piattaforme aeree per blocchi da 15 tn posate con precisione da orologio svizzero ???????? qui Lawton spadella di brutto . zio ot )


Quest'ultima, sembrerebbe essere la sola ipotesi plausibile, ammesso l’uso di macchine di sollevamento, per ipo­tizzare i blocchi di copertura della Piramide rifiniti a edificio completato. Davanti ad una gamma di ipotesi così variata, lasciamo che ciascuno si orienti verso la soluzione che ritiene più accettabile. Quello che conta non è tanto schierarsi da una parte o dall'altra, ma rendersi conto di un fatto importante: si tratta, in tutti i casi, di teorie comprensibili e raziona­li, grazie alle quali si riesce, in un verso o nell'altro, a dare ragione logi­ca del modo in cui gli antichi costruttori egiziani poterono realizzare le piramidi - compresa la Grande Piramide con la sua articolata composi­zione interna.


AGGIUNGO .

Con delle specifiche veramente interessanti : Petrie parla di
giunture cementate ( plaster in ingese : intonaco, impiastro etc ) al CENTESIMO Di POLLICE,

e questo dato è avallato persino da Lehner : " The complete Pyramids "
1997 ed., e stiamo parlando di come appaiono oggi, dopo " almeno "
4000 anni e rotti.


Ma il punto è un altro, e ne ho parlato con molti ingegneri edìli, :

anche oggi 2007/8/9 se posizioni in pendenza un " macigno " da 10/16 tonnellate,( in pendenza !!! ) , se sbagli la prima posa, , , non c'è pezza,:

il fanciullo rimane lì sbilenco e non si può fare un assestamento " decente " , volendo addirittura operare
con le giunture di cemento. ( malta ,impiastro etc .. )


E gli scrittori dell'antichità ci raccontano come Cheope " apparisse liscia e perfetta come una sola indistinguibile lastra ". Masoudi .IX secolo.



Da imparare a memoria.


Cheope fa paura , gli Egittologi Ortodossi eludono da sempre questo problema , e ci sono ragioni occulte ...


zio ot[/quote]




RAPPORTO GOYON

PARTE 1





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RAPPORTO GOYON

PARTE 2





L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

G) Non è attestata l'utilizzazione di animali per il traino delle tregge. Il bue, che compare talora attaccato ai traini funebri, non è mai rappresentato nelle figurazioni delle mastabe come animale da tiro. Sono noti appena due casi in cui appare rappresentato come tale nelle cave di Maasara durante il Me¬dio Regno. Per quel che riguarda l'asino, il caratterisdco e paziente asinello egiziano, non fu mai attaccato a traini e, particolare curioso, neppure cavalcato. Nelle raffigurazioni di scene campestri lo si vede utilizzato per il trasporto di far¬delli e sui cantieri lo possiamo immaginare adibito al traspor¬to di carichi leggeri quali acqua e mattoni.
La treggia egiziana, abbastanza simile alle nostre slitte, era costituita essenzialmente da due assi di legno di lunghezza variabile fissati parallelamente mediante due traversine. Ri¬sulta particolarmente efficace qualora sia adoperata sopra una superficie non rigida, come appunto l'argilla. A questo scopo si usava innaffiare il terreno con acqua. Recenti esperienze hanno confermato la straordinaria efficienza della treggia in opportune condizioni di utilizzazione. Sopra una superficie piana il coefficiente di attrito risulta minimo, al contrario su un terreno in pendio il fattore peso agisce in senso inverso: occorre che il pendio sia il più lieve possibile (tav. 3).
Il Croon, valutando i tempi di costruzione della piramide di Meidum, ha calcolato il numero di uomini necessario per il trasporto di un blocco il cui peso sia di 1150 kg circa su una rampa di 20° (35%). Valutando la forza media di 15 kg per ciascun uomo e con un coefficiente di attrito di 0,25, deduce che erano necessari 44 uomini per effettuare como¬damente lo spostamento del blocco.


H) Mi sia permesso rivedere i calcoli di Croon. Nel caso della piramide di Cheope il volu¬me medio dei blocchi risulta maggiore a quello scelto dal Croon in quanto gli ultimi blocchi posti in vetta alla pirami¬de misurano circa 1 mc con un peso medio di 2500 kg. Il peso della treggia valutato dallo stesso studioso a 30 kg per il trasporto di un blocco di 1150 kg pare poco accettabile per difetto. Ritengo il peso della treggia valutabile intorno ai 500 kg, attrezzature comprese, cioè un peso totale di 3000 kg per ogni trasporto di un blocco di pietra medio di 1 mc. Al contrario la forza media individuale di trazione di 15 kg per persona risulta troppo elevata. Propongo di abbassarla a 12 kg corrispondente a quella prescritta in tempi non molto lontani dall'Amministrazione dei Lavori Pubblici per il rimorchio a mano delle chiatte fluviali in Francia ( da notare che anche il grande archeologo Jean Kerisel parla di 13 kg limite massimo per persona . zio ot ). Infine il calcolo del pendio proposto a un valore di 20° (35%) non può essere accettato per l'eccessiva ripidezza.

Esaminiamo quanto risulta per il trasporto di un blocco di peso medio di 3000 kg applicando i dati da me proposti secondo la formula stabilita secondo le regole della meccanica:


I) Infine il calcolo del pendio proposto a un valore di 20° (35%) non può essere accettato per l’eccessiva ripidezza.





L) L’ARMATURA IN FORMA DI RAMPA ELICOIDALE DI MATTONI CRUDI
Dopo avere dedotto che il metodo costruttivo più idoneo fu quello della rampa avvolgente elicoidale, occorre fissare le condizioni indispensabili che dovettero presiedere all'impianto avendo presenti i mezzi a disposizione:

1. La pendenza della rampa doveva essere lieve perché gli operai non fossero sottoposti a uno sforzo continuato e per evitare che i carichi slittassero.

2. La larghezza della carreggiata doveva essere tale da per¬mettere il transito e le manovre delle tregge nei due sensi.

3. Occorreva evitare che la regolazione della pendenza del¬la rampa fosse ripresa in esame dopo la messa in opera di ogni 11 singolo strato.

4. Occorreva evitare dispersioni di mezzi e di manodopera.

5. Occorreva salvaguardare la sicurezza degli operai. Secondo i miei calcoli le caratteristiche della rampa-armatura della piramide di Cheope, sarebbero state le seguenti:

Lunghezza totale 2617,75 m
Larghezza media utile 30 cubiti (= 15,75 m) con un minimo di 6 m e una larghezza alla base di 24 m Numero dei piani avvolgenti: 6-7

Altezza media di ogni piano: 20 m
Volume della massicciata di mattoni: 396.881 mc ca. pari a 1/7 circa del volume totale della piramide ultimata.


M) Ho calcolato una pendenza di 3 dita (0,056 m) per metro, ma se ne può scegliere un'altra un pò più sensibile, la quale però non dovrebbe superare le 4 dita (0,075 m) per metro. D'altra parte sappiamo che la pendenza media usata nei cal¬coli si aggirava su questi valori e che in alcune rampe mo¬numentali di accesso è stata attestata una pendenza leggermente superiore alle 3 dita.


Ultima modifica di barionu il 01/07/2011, 15:02, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 05/07/2011, 19:45 
io la dico tanto di preciso nn sa un......nessuno.

le piramidi stanno agl'egiziani dell'epoca come i cerchi nel grano stanno agl'anzianotti di 10/20anni fà(che ancora mi sa continiunino nel loro innocente giochetto).almeno a sentire gl'esperti.


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MessaggioInviato: 05/07/2011, 20:46 
Catalizzatrici di energia........ Forse.[:D]



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MessaggioInviato: 05/07/2011, 20:55 
pensa che a me a scuola avevano sempre detto che erano tombe.


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MessaggioInviato: 05/07/2011, 20:58 
Non è mai quello che sembra o che ti dicono.
A qualcuno fà comodo farlo credere.



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MessaggioInviato: 05/07/2011, 21:51 
questa nn mi è proprio nuovissima,ma cmq la approvo


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MessaggioInviato: 09/07/2011, 22:15 
Dal vecchio forum :


Sono i vincitori a scrivere la storia .

Dei vinti rimangono solo gli Spettri.

Muti testimoni con le orbite vuote ,

noi ne saremo il diametro , la livella , la squadra e il compasso.




Spesso, per divertirsi, all’interno
Di un confronto, di un forum, di un cerchio
Si aggira un ospite occulto che,
Come un indolente compagno di viaggio,
Non mostra mai il suo volto.
Non tanto persona fisica,
Ma entità indistinta
Che dirige la trama del consenso.
Un nocchiero della rete.

È stato il sociologo tedesco Niklas Luhman
a chiamare questo attore senza parte,
questo Polonio nascosto dall’arazzo,
il Convitato di Pietra.

I Crop Circles sono apparsi nei
primi anni ‘70, come strumento visivo
per comunicare un messaggio.

Il messaggio, un’immensa
sonata tematica, ha raggiunto
il suo Nadir nel 2001
con una splendida fuga a 6 voci.

Ci sono state variazioni sul tema e una coda
nel 2002 e 2003.

Il messaggio tramandato
non è esoterico ma essoterico ......


E' l' ospite occulto di ogni confronto, di ogni discussione
di ogni dibattito,


2 le fazioni che si affrontano,
i Guardiani del Potere Temporale, l’Intelligence
i Creatori dei Cerchi, i Creativi.

Un possibile inizio è nel 325 a Nicea, dove l’Intelligence di Costantino il Grande
elabora il testo dei Vangeli nella forma che conosciamo.

Dei 50 codici manoscritti inviati in tutto l’Impero
solo uno è giunto a noi, il Codex Sinaiticus ( e il Vaticanus, ufffff ... )

La manipolazione della storia , e del pensiero
iniziata 5000 anni prima, ha qui una porta
dal volto di Giano.

Qualcuno ha detto che l’uomo può vivere senza Dio,
ma non senza religione.

Perché la religione è lo scheletro su cui si regge
ogni tipo di organizzazione collettiva.

E proprio ora , quando le 3 Religioni del Libro
si affrontano per il predominio, è apparso un messaggio di possibile
significato Panteista.

Ci hanno raccontato di uno sciamano che liberava l’uomo
dalla paura della morte,
ma nel suo nome Agostino di Canterbury non andò a parlare ai Druidi
ma a l’Intelligence di Re Etelberto.
E mille anni dopo l’Arcivescovo di Coventry celebrava Messe
nel nome del Morto Crocefisso
ed evocava l’antico Dio Pan.

Un’organizzazione antropica è regolata dal Dio Dominante
e da Nicea in poi il simbolo della Croce
ha trovato il suo alleato nel razionalismo scientifico,
perché la massima paura è che qualcuno
possa dimostrare l’esistenza di un sistema fisico
non soggetto ad entropia.

Ed è proprio qui che appare il Convitato

quando i Creativi pongono l’attenzione su un simbolo Panteista,
i democratici si celebrano nel Determinismo Galileiano.

Perché il Convitato di Pietra è il sistema di pensiero
che sta attualmente trasformando il pianeta.

In mezzo al forum, nascosto dalla sua luce accecante,
assiste allo scontro sull’esistenza di un evento.

Dice il Poeta,
Quando gli assassini del mare sono lasciati girare liberi
Allora mille stregoni sorgono sulla terra.

Ai Catpeople che affiancano i ricercatori
comunico che il Convitato ha paura,
lo dimostra la sua strategia, il Cover Up, il Debunking,
e ora la strategia di confusione, il Mixing Up,
con i falsi di Chibolton e Crabwood,
ricordatevi che ‘’ i ragazzi’’
dispongono di 1 miliardo di dollari al giorno
per elaborare le loro teorie.

Da Costantino una traccia gia definita è stata portata avanti




Si parla della fine del Mondo Antico
Come la chiave di interpretazione di tutta la nostra storia .

Si interpreta la crisi dell’unità Romana
Come il metro per intendere la storia del mondo.

Eccellente marzimino ........





Ho già citato l'amico Bakunin in un precedente post,
per descrivere l' infinita potenza di una forma poetica
quando riesce ad entrare nelle " iridi "
dell' inconscio collettivo.

Ovvero, un messaggio che riesce a staccarsi da ogni logica
di definizione,
e a sfuggire inizialmente al codice eco-socio-politico
del domino antropico,
attacca direttamente la colonna vertebrale che sostiene
l'apparato giuridico-ideologico di una società,
e un passo dopo mette in discussione la posizione dominante
della religione che la governa.

In questo caso abbiamo dei MANDALA
che si oppongono
alla CROCE .......



Ho voluto inserire ampi stralci da miei post precedenti,
( forse, qualcuno, avrà riconosciuto nell' Incipit
una mia parafrasi da l' Albatro di Baudelaire, )

perchè dopo 24 pagine di furioso combattimento tra le fazioni,
intuisco la presenza di un Convitato.

Si parla , si discute, si dibatte,
ma in realtà è lui a dirigere la trama della ricerca.

E così mi capita di osservare come l' Egittologia Classica
si sia data un gran da fare, in particolare nel secolo passato,
per tentare di dare volto e credibilità
agli " Alieni " della IV Dinastia,

e trovo la sua cuspide di pensiero in un' individuazione operata
da Kurth Mendelssohn :

Fu la Piramide e non il Faraone, che governò l' Egitto,
questi enormi cumuli di pietre indicano il luogo
in cui l'uomo ha inventato lo Stato.

E' una frase impeccabile et inattaccabile :

Per una Teocrazia che vede la storia dell'umanità
un procedere dalle tenebre della Preistoria all' Età Classica,

fino al punto d' incontro con la nascita
del nostro Gesù Cristo.

Punto focale del nostro passato, presente e futuro.

Il tutto interpretato come un tragitto
dove la ricerca della conoscenza
ha un punto di convergenza nella necessità del raziocinio
e nella gratitudine verso un Dio.

Qualsiasi crepa a questo tragitto
rischia di incrinare la diga.

Ed è il Fondamentalismo Cattolico
che presidia, dirige, e governa
la Ricerca e la " Scienza dei Costumi ",

a vigilare sul fatto che nessun avvenimento
possa turbare
questa interpretazione della storia.




E così passa del tutto inosservato il fatto
che continuiamo a chiamare Gesù , Gesù di Nazareth

quando Nazareth era una città mai esistita. ( questa frase sarebbe da riformulare ..... zio ot today )

E che la più assurda e impossibile frase attribuita
a Gesù Cristo " chi non prende la sua croce e non mi segue ... "
Matteo X , 38, 39.

sia diventata il Credo che ha portato avanti per 2000 anni
la Ricerca e la Conoscenza

in una direzione di entropia e distruzione.


Basterebbe un serio attacco alla diga
e questa cadrebbe a pezzi.

Ci sarà una ragione per cui questa commedia
viene portata avanti.

... e visto che si parla d' Arte,
rilevo altresì

come negli anni 90, gli anni del Net,
ci sia stata un'espansione che ha portato
gli studiosi a interrogarsi sugli
" enigmi della storia ",

ma nel nuovo millennio

un 'ondata di luce accecante ha fermato tutto.

E' successo qualcosa.

C'è stato l' 11 settembre.

E dobbiamo ringraziare Bin Laden, indiscusso capo della Spectre.



L' invito a cena è sempre valido.


Sta mangiando quel marrano.


Lo Zio Otelma


Ultima modifica di barionu il 09/07/2011, 22:18, modificato 1 volta in totale.


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Bel Post Barionu [;)]



Lo conservo.







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"Piramidi: radiodelescopi dimenticati?" Parma - 28 febbraio 2003

Di Stefano Panizza e Cristian Vitali

Conferenza nel cuore della città per il centro culturale di ricerche esobiologiche GALILEO di Parma in collaborazione con la sede locale del C.U.N. (Centro Ufologico Nazionale).

Davanti ad una sala gremita di persone il vice presidente di Galileo, dott. Giorgio Pattera ha aperto i lavori presentando brevemente l’argomento della serata, basato su teorie non provate ma comunque stimolanti.

La parola è quindi passata a Marco La Rosa, socio di Galileo, che ha dato inizio alla sua relazione parlando della ricerca di forme di vita extraterrestri, che cominciò, grazie all’utilizzo di potenti radiotelescopi, nel 1959 con il progetto SETI. Promotori furono i fisici Giuseppe Cocconi e Philip Morrison. Il loro lavoro si basò soprattutto sullo scandaglio delle frequenze nella banda delle microonde.

Poi ci fu Frank Drake con il suo progetto OZMA, utilizzando un’antenna parabolica di 26 metri sintonizzata sulla lunghezza d’onda dei 21 cm, la banda neutra dell’idrogeno. A quanto sembra, però, non venne mai captato alcun segnale che potesse far pensare a forme di comunicazione da parte di altre civiltà.

Nonostante questo insuccesso iniziale il progetto SETI beneficiò di finanziamenti governativi per proseguire successivamente con stanziamenti privati. I risultati furono però deludenti.

Secondo La Rosa questo progetto potrebbe ancora essere portato avanti focalizzando l’attenzione su queste due possibilità:

-presenza di un’ipotetica civiltà extraterrestre tecnologicamente avanzata, simile alla nostra, ed in grado di sviluppare telecomunicazioni basate sull’elettromagnetismo; se si trovassero nel giro di 50-70 anni luce da noi, ora riceverebbero le nostre prime trasmissioni televisive.

-presenza di un’ipotetica civiltà extraterrestre più avanzata tecnologicamente di noi che ci invia costantemente dei segnali, ma che dovrebbe esserci sufficientemente vicina a causa della limitata velocità della luce o in grado di “ bypassare” questo limite trasmettendoci informazioni utilizzando onde che viaggiano a velocità superiori a quelle della luce medesima.

Il relatore ha qui aperto una parentesi sostenendo che un paradosso del SETI è la definizione che esso da di intelligenza extraterrestre, considerando soprattutto dei parametri di tipo biologico e comunque troppo simili alla nostra esperienza. La Vita infatti potrebbe essere di tipo non fisico o avere avuto uno sviluppo tecnologico difforme da quello che conosciamo.

E ci fu un fisico, Nikola Tesla (1856-1943), inventore americano di origine slava, che intuì perfettamente la validità di queste speculazioni, studiando, agli inizi del secolo scorso, una forma di comunicazione radio diversa da quella usata dalla nostra civiltà.

Le attuali forme di trasmissione si basano su onde trasversali, che hanno cioè una direzione di propagazione perpendicolare alla direzione di oscillazione delle particelle. Un esempio è costituito dal moto radiale, rispetto al punto in cui è avvenuta la perturbazione, delle onde causate da un sasso gettato nell’acqua; al contrario un oggetto posto sulla sua superficie oscilla, rispetto ad essa, in modo perpendicolare, andando ritmicamente “su e giù”. Tesla invece sperimentò onde longitudinali, quelle in cui lo spostamento del fronte d’onda è parallelo alla direzione di oscillazione delle particelle, cioè perpendicolare al fronte d’onda stesso, come nel caso delle onde acustiche. Presentano notevoli vantaggi di trasmissione perché possono “attraversare” la materia.

Analizzando questo tipo di onde captò, all’epoca, segnali di origine, apparentemente, non umana.

Questa esperienza lo segnò per tutta la vita, anche perché negli anni successivi il governo americano gli impedì di divulgare la scoperta.

Contemporaneo di Tesla fu Albert Einstein che, nella sua teoria generale della relatività, descrisse la forza di gravità come una distorsione geometrica nello spazio tempo. In talune condizioni, e cioè se un corpo materiale viene accelerato, esso emetterebbe, secondo lo scienziato, un’onda gravitazionale, allo stesso modo in cui una carica elettrica accelerata emette onde elettromagnetiche.

Uno dei primi studiosi che si occupò del fenomeno fu Thomas Townsend Brown che scoprì, tra le altre cose, che le rocce granitiche e basaltiche erano polarizzate elettricamente, cioè si comportavano come delle pile elettriche o batterie, e funzionavano, in pratica, secondo il relatore, come dei ricevitori AM naturali di onde gravitazionali.

Brown, inoltre, intuì che per evitare delle interferenze da radiazioni elettromagnetiche, questi ricevitori-trasmettitori dovevano essere rinchiusi in grosse cavità, come ad esempio le montagne. Le stesse piramidi sembravano adempiere perfettamente, a suo parere, a tale scopo: sono degli anfratti portentosi e contengono granito.

Nel 1985, poi, una missione archeologica francese, dal nome Progetto Cheope, scoprì all’interno della Grande Piramide, vicino alla camera della regina, diverse cavità ricolme di sabbia.

La sua peculiarità constava nella composizione, basata in maggioranza sul quarzo (elemento altamente piezoelettrico); questo tipo di rena viene chiamato “sabbia musicale” perché lo sfregamento dei granelli produce un suono.

La cosa strana è che questa sabbia è molto difficile da raffinare e che all’esterno della piana di Giza non è presente.

Secondo La Rosa, quindi, è ipotizzabile che le piramidi, non solo quelle egiziane ma anche quelle maya ritenute semplici luoghi di culto, tombe o osservatori astronomici, fossero dei giganteschi ricetrasmettitori di onde gravitazionali, lasciati da una civiltà venuta da chissà dove. Il quarzo si deforma momentaneamente quando è attraversato da tale tipo di onde.

Avremmo, quindi, secondo il relatore, sotto agli occhi dei potentissimi mezzi di comunicazione. A tempo debito, ha continuato, vi saranno persone istruite per comunicare, tramite onde gravitazionali da lui ritenute la base delle comunicazioni del futuro, con i “fratelli” dello spazio. Non subirebbero interferenze e quindi sarebbero il mezzo migliore per trasmettere informazioni.

Ha ricordato, come proprio in Italia, a Pisa, vi sia un programma di studio di tale onde tramite un’antenna chiamata Virgo.

A suo parere gli antichi conoscevano questa forma di energia, chiamata con nomi diversi, ed in base alla sua distribuzione costruivano i propri templi.

Per capire tutto questo, conclude La Rosa, dobbiamo concentrare la nostra attenzione nello studio della “petrovoltaica, scienza nella quale gli antichi eccellevano, mentre noi a malapena né intuiamo i potenziali”.

Dopo questa suggestiva relazione la parola è passata al dott. Pattera che ha proseguito nella strada tracciata dal suo collega, evidenziando come altri indizi portino, alla fine, alle medesime conclusioni; ci ha ricordato, ad esempio, come il quarzo sia una costante nella storia della nostra tecnologia, testimoniata da alcuni modelli di orologio.

Davanti ad un pubblico attento ha citato un ricercatore italiano (il nome è stato omesso) che ha brevettato un apparecchio utilizzato, a fini diagnostici, sugli esseri umani. Ha la forma di un “testimone”, come quello usato nelle gare di atletica, e lo si utilizza facendolo scorrere lungo il corpo di una persona. Questa sorta di “scannerizzazione” permette di individuare, attraverso un monitor, l’eventuale presenza di tumori nella persona stessa o comunque particolari malattie; sarebbe in grado di rilevare la presenza di sole quattro cellule oncogene.

Una scoperta, quindi, eccezionale, uno strumento formidabile nato quasi per caso.

Il ricercatore stava infatti studiando l’apparecchio per scopi militari allo scopo di poter individuare materiale di interesse bellico, come gli esplosivi, anche nei nascondigli meglio organizzati. I tentativi non andarono a buon fine, ma si accorse, in un classico caso di serendipità, che poteva essere utilizzato in altro modo, sicuramente più nobile.

L’apparecchio è stato testato dall’Alenia spazio e poi reso pubblico. Lo scienziato si è però presentato in televisione in modo assolutamente criptato, per non rendere nota la sua identità.

Un secondo modello, pare, sia stato testato, nella massima segretezza, anche sulla navetta spaziale.

Tutto questo per dire che questo eccellente scienziato (la cui credibilità e serietà è comprovata anche da questa scoperta) è stato presente a San Marino, alcuni anni fa, al “Simposio Mondiale sugli U.F.O.” in cui ha relazionato, guarda caso, proprio sulle piramidi, esponendo, in modo circostanziato, una sua originale teoria. A sottolineare l’importanza del personaggio si potrebbe ricordare che la casa in cui vive, una sorta di edificio blindato, è costantemente sorvegliata, giorno e notte, da personale militare.

Il Pattera, con particolare sensibilità mediatica, ha però avvertito i presenti che la suddetta teoria sarebbe stata rivelata solo alla fine della serata, per far vivere in quella suspense che non guasta mai.

Sono stati quindi proiettati diversi lucidi inerenti l’Egitto ed i suoi misteri, come quelli relativi al famoso “papiro Tulli” in cui è descritto l’avvistamento in cielo, fatto dagli antichi egiziani, di un cerchio di fuoco, da loro stimato della larghezza di 50 metri. Gli scribi si preoccuparono di avvertire immediatamente il faraone, ma questi si interessò seriamente al fenomeno solo nel momento in cui il fenomeno si ripresentò in forma più spettacolare. Apparvero, infatti, diverse fonti luminose contemporaneamente e stazionarono in cielo per moltissimo tempo. Accadimento mai visto “….dalla fondazione di questa terra”.

Il relatore ha poi mostrato diverse immagini di papiri nelle quali erano raffigurate, nel cielo e sopra delle imbarcazioni, tre disegni di presunti “soli”. Successivamente ha dissertato sulla funzione, a suo dire tutt’altro che chiara, delle piramidi.

Per l’archeologia ufficiale queste sono solo le tombe dei faraoni, e i loro corpi non sono mai stati ritrovati, salvo che in una circostanza, perché trafugati dai ladri di tombe. Ma Pattera ha obiettato che l’affermazione è molto meno attendibile di quanto ci hanno sempre insegnato. Che senso avrebbe, secondo lui, rubare le mummie, dallo scarso valore commerciale?

Perché, poi, secondo il referente, costruire edifici alti 147 metri, di granito e con blocchi di 200 tonnellate se lo scopo è di farne solo delle tombe? Le mastabe, quelle si che erano sicuramente luoghi di sepoltura perché in esse abbiamo trovato le spoglie del defunto.

Il tempo impiegato, inoltre, considerando il loro livello tecnologico, doveva essere stato tanto e, considerando che l’aspettativa di vita era mediamente di 33 anni, si sarebbe dovuto cominciarne la costruzione ancora prima della nascita del faraone, per poterle concludere alla sua morte.

E’ stato poi mostrato come per gli egiziani, questa, significasse un viaggio, un passaggio temporaneo verso un'altra dimensione; esso era rappresentato, in modo simbolico, dall’attraversamento del Nilo, dalla riva destra a quella sinistra, della mummia su imbarcazioni . Il defunto viene spesso mostrato, in questo ultimo momento della sua vita terrena, con volto umano e corpo di uccello.

Ed a proposito di uccello, il Pattera ha citato un esempio per dimostrare di come si debba sempre dubitare di quanto ci viene insegnato. Sono state considerate verità incontrovertibili cose solo perché raccontate da archeologi con tanto di pedigree accademico, ma senza nessuna verifica secondo i crismi della scienza. Esiste una raffigurazione in un papiro di un volatile da sempre considerato una rondine di specie indigena. In realtà rappresenta una allodola. Cosa apparentemente di poco valore, ma in realtà dalle implicazioni importanti.

Tornando alle piramidi si è, poi, posto il problema di come gli antichi egiziani potessero affrescare le pareti delle tombe senza l’utilizzo dell’illuminazione elettrica.

Innanzi tutto è stata scartata l’ipotesi del gioco di specchi in quanto, dopo diversi passaggi, l’apporto della luce si affievolisce in maniera drastica, considerando che essi non erano costituiti da vetro ma da lamine d’argento. Anche l’uso di torce non appare verosimile, in quanto sarebbero dovuto rimanere tracce di fumo nero sulle pareti. Secondo il relatore è ipotizzabile una conoscenza ante litteram dell’energia elettrica, come dimostrerebbe un rilievo in un antico tempio, raffigurante le famose “lampade di Dendera”. (n.d.r.: per una descrizione dettagliata vedere l’articolo “Enigmi dal passato” presente sul sito nella sezione RICERCHE). Rimanendo nel tema di oggetti impossibili, alcuni anni fa venne ritrovato uno strano arnese, simile al caduceo, che secondo lo studioso Mario Pincherle è una bussola, a suo dire, perfettamente funzionante.

Con il lucido successivo ha presentato la sezione della piramide con in dettaglio la camera del re.

Le sue pareti sono costituite da granito rosso levigato che, curiosamente, può generare elettricità.

Tornando poi alle piramidi, ed in particolare alla disposizione di quelle nella piana di Giza, appare a tutti evidente che sono “disassate”, cioè non sono poste tutte sulla stessa linea immaginaria, cosa alquanto strana vista la precisione del popolo egizio.

Una risposta potrebbe essere che queste costruzioni rappresentano fedelmente, sulla Terra, la cintura della costellazione di Orione, mantenendo, secondo il Pattera, il medesimo scarto angolare rilevato nel firmamento. E, secondo la sua opinione, questo è accaduto perché gli antichi egizi ritenevano di essere venuti da quelle stelle e di poterci, un giorno, ritornare, forse utilizzando le mummie come strumento di clonazione.

Ha poi proseguito parlando dei pozzi di ventilazione, cunicoli che attraversano la piramide e che permettono di traguardare il cielo. All’epoca della presunta costruzione delle piramidi di Giza (2800 a.C.) puntavano verso la stella Thuban, la stella principale della costellazione del Dragone che allora fungeva, per il fenomeno della precessione degli equinozi, da stella polare. Il Pattera, però, si è detto convinto che il periodo della loro edificazione vada retrodatato, addirittura, al 14000 a.C.!

Diversi esperimenti, poi, sono stati compiuti all’interno della Grande Piramide per testare gli effetti che, secondo alcuni, produrrebbe su svariate cose. Posizionandole, per diverso tempo, all’altezza della camera del re, avrebbero beneficiato di tutta una serie di effetti positivi. Per esempio la pila si sarebbe caricata nell’ordine dei millivolt, la frutta si sarebbe disidratata al suo interno e, al contrario, sarebbe marcita all’esterno; la lametta, usurata all’inizio dell’esperimento, avrebbe mostrato segni di “rigenerazione”, non cioè di una semplice riaffilatura, ma ricostituendo la lamina presente inizialmente.

In generale, secondo il relatore, tutte le cose biologiche, come il latte e le uova, si conservano meglio se poste all’interno di una qualunque forma piramidale, l’importante che essa riproduca le dimensione reciproche della Grande Piramide e che gli oggetti siano ad un’altezza corrispondente, in proporzione, a quella della camera del re.

Questa scoperta fu anche brevettata, pur dopo 10 anni da quando la richiesta venne depositata perché gli ispettori dell’Ufficio Brevetti non riuscirono a capacitarsi di come potesse avvenire il fenomeno. Esempio illuminante, secondo Pattera, di come la Scienza rifiuti ciò che non riesce a comprendere.

All’interno di questa imponente costruzione è presente, secondo il misterioso ricercatore italiano citato in precedenza da Pattera, una struttura in granito, il cosiddetto ZED, che, a suo parere (del ricercatore), ha strane influenze sulla materia.

Durante uno degli ultimi simposi di San Marino questo scienziato ha mostrato lo spaccato di un piccolo ricetrasmettitore al cui interno è presente un dispositivo analogo allo ZED. Si tratta di un vecchio strumento della II° Guerra Mondiale usato dagli Alleati.

Il ricercatore ha quindi ricostruito, in scala ridotta e con i materiali dell’epoca antica, cioè con il quarzo, quella strana struttura ed ha verificato che funziona perfettamente come:

-accumulatore,

-condensatore,

-trasmettitore.

Quello della Grande Piramide sarebbe alto 100 metri, protetto al suo interno, fatto di granito e di quarzo che è altamente piezoelettrico e stabilizza le frequenze e le oscillazioni di onde.

Ma da dove questo oggetto prenderebbe l’energia necessaria al suo funzionamento?

La risposta è dal cosmo, cioè da tutti gli elementi naturali come il Sole, il vento e la terra. Potrebbe essere la cosiddetta “energia orgonica” scoperta dallo scienziato W. Reich.

Lo ZED sarebbe quindi un dispositivo ricetrasmittente di onde gravitazionali lasciato da una civiltà ancestrale (aliena?) poi scomparsa.

Gli egiziani, dunque, sarebbero, gli eredi involontari, ma forse consapevoli, di queste imponenti costruzioni.

Le domande del pubblico hanno permesso ai due relatori di meglio puntualizzare alcuni concetti. La mancanza di ulteriori evidenze tecnologiche, oltre, ma non solo, alle sopra citate “lampade”, si potrebbe giustificare considerando che esse erano probabilmente un segreto custodito gelosamente dalla potente casta sacerdotale. Inoltre, la mancanza di prove, non costituisce comunque una prova della loro mancanza. E’ stato anche sottolineato come qualunque teoria relativa alle tecniche di costruzione delle tre piramidi di Giza sia ampiamente insoddisfacente e, stranamente, gli antichi egizi non ci abbiano lasciato alcuna iconografia al riguardo. Tra l’altro, in una nota università italiana, gli studenti di un particolare corso di laurea sono riusciti a dimostrare la fallibilità di tutti i sistemi proposti.

Il Pattera ha quindi concluso il suo intervento auspicando che queste che oggi appaiono solo come teorie, in un futuro, neanche troppo lontano, possano essere comprovate. Un po’ come è accaduto a Giulio Verne, che, nei sui scritti di fantascienza, è stato un precursore di innumerevoli scoperte ed invenzioni.

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VIMANA , grazie per il post !!!



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Ultima modifica di barionu il 19/07/2011, 15:15, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
barionu ha scritto:


VIMANA , grazie per il post !!!



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Le piramidi come grandi sistemi idraulici? In questo video alcune spiegazioni che fanno riflettere specie sui condotti sagomati per non creare le turbolenze!!

Non so se era gia stato postato...

http://www.youtube.com/watch?v=xlCW2lvacRE

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PROSSIMAMENTE .


DA NON PERDERE !!!!!


http://www.invasionealiena.com/forum/Mi ... 6&start=12




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Cit di TTE





C'è stato un approfondimento sul discorso "giganti"
e su Baalbek nella puntata di Voyager di stasera.....

"nel Libano nord orientale, nella Valle della Beq’a, si ergono le rovine dell’imponente città di Baalbek. Prima che i Romani conquistassero il Medio Oriente, prima che i Fenici creassero le loro Città Stato, in questo luogo si ergeva un gigantesco tempio legato al nome del Dio pagano Baal. Un tempio realizzato con pietre pesanti oltre 1000 tonnellate. Ma questo tempio non dovrebbe esistere. Perché?"

Già... perchè?

Perchè è impossibile spostare blocchi di pietra così pesanti.

Diciamo che l'approfondimento si è arenato nello stesso punto in cui si è arenata questa interessante discussione, quando un esperto ha detto testualmente:

".....per spostare i blocchi di pietra presenti a Baalbek,
è necessaria la forza trainante di 50 cingolati..... o di 50 autotreni....."

Quindi????
Come la mettiamo?

Quale variopinta e/o folkloristica spiegazione
si può dare a questo autentico mistero?






ZIO OT REMAKE
[8D]






Allora, per iniziare la parte TECNICA,

è FONDAMENTALE leggere con attenzione quanto segue,:

il brano è tratto da " CUSTODE DELLA GENESI " di HANCOCK,

e riporta una teoria dell'archeologo francese Jean Kerisel

sul problema " COEFFICIENTE D'ATTRITO. "






RAPPORTO KERISEL




Jean Kerisel, insigne agrimensore in Francia e anche presidente del­l'Associazione Francia-Egitto, ha realizzato un esauriente studio sul trasporto di grossi blocchi usando la forza umana e slitte di legno. Gentilmente Kerisel ha messo a nostra disposizione questo suo studio - La Grande Fyramide et ses Derniers Secrets - prima della pubblicazione. La base del suo calcolo è che la pressione sul suolo non può superare 1,5 t/mq per rampe fatte di terreno compatto (probabilmente coperte di lastre di pietra) con inclinazioni non superiori all'8%. Il coefficiente di attrito è stato calcolato al 15% utilizzando calce bagnata come lubrificante. Kerisel ha osservato che una pressione su­periore a 1,5 tonnellate potrebbe sciogliere il lubrificante in modo tale che il coefficiente di frizione crescerebbe, rendendo il trasporto ancora più difficile. La velocità media è stata calcolata a 0,3 metri al secondo con 13 chilogrammi di forza di trazione prodotta da ciascun uomo. Perciò il trasporto di un blocco di 70 tonnellate richiederebbe (70.000x0,15x1/13) 807 uomini e si impiegherebbero circa 9 ore e 25 minuti per una rampa di un chilometro. Kerisel calcolò che se la trazione era superiore ai 13 kg per ciascun uomo anche per un breve periodo di tempo - il risultato poteva essere disastroso. Dunque, considerando almeno un buon metro di distanza tra ciascun uomo in piedi, 807 uomini schierati su 6 file avrebbero bisogno di uno spazio per la rampa lungo 134,5 metri e largo 6 metri. Il problema, ovviamente, è ancora più serio per blocchi di 200 tonnellate entro le limitate condizioni di lavoro della Sfinge e dei Templi della Valle - un'impresa quasi impossibile da immaginare con tecniche tanto primitive.

( alla data di oggi non mi risulta ancora pubblicato il libro
di Kerisel su Cheope, ma ampi stralci di riferimento
sono riportati in altri suoi libri. Ah, importante ,
Kerisel gareggia per gli " ortodossi " )

Sono anni che ne stiamo discutendo,( nel mio gruppo di studio
e altrove,) e ci stiamo lavorando con esperimenti " pratici ".

Il fatto è che questo rilievo di Kerisel mette in serio dubbio
TUTTE le " teorie " basate

su meccaniche pre e post Vitruviane.

La stessa teoria di Pincherle su Cheope ne esce
in forte bilico.



Allora,

alle parole dell'ortodosso Kerisel, faccio seguire quelle di


Alan Alford, " l'eretico per eccellenza ",

con un ampio stralcio in scansione dal suo libro:

IL MISTERO DELLA GENESI DELLE ANTICHE CIVILTA’


Vi consiglio di leggere con la massima attenzione, Alford
espone delle problematiche su cui torneremo spesso.


.........., Giove. Soltanto sei pilastri di quel tempio sono sopravvissuti alla sequela di terremoti che hanno ridotto in rovine il luogo, ma questi pilastri - illustrati nella tavola 1 - costituiscono ancor oggi una visione imponente con i loro 20 m di altezza. Le dimensioni del tempio sminuiscono, letteralmente, il Partenone di Atene. Però, per quanto magnifico possa essere, il Tempio di Giove poggia su una terrazza antecedente l'epoca romana costruita con massi colossali. In basso nella tavola 1 possiamo vedere nella parete di sud-est della terrazza una fila di nove massi, ciascuno dei quali misura pressappoco 10 x 4,2 x 3 m, con un peso di più di 300 t ciascuno. Sullo stesso livello ma nell'adiacente parete di sud-ovest, troviamo sei altri massi di 300 t, sopra i quali sono situati tre enormi blocchi megalitici, noti come il "trilite", ovvero "la meraviglia delle tre pietre". La tavola 2 mostra questi tre blocchi di granito (la fila più chiara) che costituiscono il sesto strato visibile del muro. Ciascuno di queste tre enormi pietre misura sorprendentemente 19,5 m in lunghezza media, con una altezza di 4,5 m e uno spessore di 3,6 m. Si ritiene che pesino qualcosa come 800 t ciascuno. Michel Alouf, l'ex sovrintendente alle rovine, osserva che:
nonostante le loro dimensioni enormi (le pietre del trilite) sono posizionate con accuratezza e combaciano perfettamente, al punto che non è possibile inserire tra l'una e l'altra neppure un ago. Non esiste descrizione che possa dare un'idea precisa del sorprendente e stupefacente effetto che questi straordinari blocchi di pietra hanno su chi le osserva4.
L'angolazione della foto della tavola 2 - ostacolata dalla recinzione perimetrale - non rende l'idea dell'immensa dimensione del trilite, che può però essere valutata grazie a un blocco leggermente più grande, noto come "Pietra del Sud", che giace in una cava a qualche minuto di cammino verso sud-ovest. La tavola 3 mostra l'enorme dimensione di questa pietra che misura in lunghezza 21 m per una larghezza di 4,8 e un'altezza di 4. Si ritiene che questo blocco pesi qualcosa come 1000 t, più o meno l'equivalente di tre jumbo Boeing 747 S.
Come è stato possibile trasportare quei macigni dalla cava all'acropoli? Non è una distanza enorme, essendo pari a poco più di 400 m, né il dislivello è considerevole tra i due punti. Eppure, se si considerano le dimensioni e il peso di queste tre pietre, e il fatto che il tragitto dalla cava all'acropoli non è sempre piatto, si può capire come il trasporto con mezzi tradizionali possa presentare difficoltà apparentemente insormontabili. Ma un mistero ancora maggiore circonda il modo con cui le pietre del trilite sono state incastrate per più di 6 m nella parete, senza uso di malta e con precisione perfetta.
Taluni esperti vorrebbero farci credere che sono stati i Romani a costruire questa vasta terrazza di pietra a Baalbek come fondamento per i .....



3 M. Alouf, Hi story of Baalbek, 25' ed., p. 92.
4 Ibid.
5 Un aeroplano Boeing 747 pesa 337.840 kg.



3. I SEGNI DEGLI DÈI 71



..... loro templi. Rimane però un fatto: nessun imperatore romano ha mai sostenuto di aver compiuto un'opera così fantastica e, come un esperto ha osservato, esiste un enorme contrasto di dimensioni tra i templi» romani e la terrazza su cui si ergono6. Né abbiamo documentazione alcuna di tecnologie romane capace di spostare massi pesanti 800 tonnellate. Anzi, non ci sono prove di nessuna civiltà a noi nota che abbia avuto a disposizione la tecnologia necessaria per erigere le pietre colossali che possiamo vedere a Baalbek.
Ma chijpuò aver costruito quelle enormi fondamenta di pietra, e a quale scopo? È un mistero che ha solleticato V immaginazione degli uomini per migliaia di anni.
Gli Arabi ritenevano che Baalbek appartenesse al leggendario Nimrod, che dominò questa zona del Libano. Secondo un manoscritto in arabo rinvenuto proprio a Baalbek, Nimrod inviò dei giganti per ricostruirla dopo il Diluvio7, mentre un'altra leggenda riferisce che Nimrod si ribellò contro il suo dio e costruì a Baalbek la torre di Babele.
Altre leggende associano Baalbek al personaggio biblico di Caino, il figlio di Adamo, e sostengono che fu lui a costruire Baalbek come rifugio dopo che il suo dio Yahweh lo aveva maledetto. Secondo Estfan Doweihi, il patriarca Maronita del Libano:
La tradizione ci dice che la fortezza di Baalbek... è la costruzione più antica del mondo. Caino, il figlio di Adamo, la costruì nell'anno 133 della creazione, durante una crisi di demenza feroce. Le diede il nome di suo figlio Enoch e la popolò con i giganti che erano stati puniti con il Diluvio per le loro iniquità8.
Anche gli abitanti Musulmani di quei luoghi ritenevano che il trasporto delle enormi pietre di Baalbek andasse ben al di là delle capacità umane. Ma invece di attribuire quell'opera ai giganti dicevano che i costruttori erano stati dei demoni o djinn9. Il viaggiatore inglese David Urquhart era dell'opinione che i costruttori impiegarono dei mastodonti - dei mammiferi simili a elefanti ora estinti - come gru mobili per spostare le pietre10!
C'è chi sostiene che neppure gru moderne potrebbero sollevare pietre pesanti come i monoliti di 800 t di Baalbek11.


( ECCO UN PASSAGGIO MOLTO INTERESSANTE ! zio ot )


Ho posto il problema alla Baldwins Industrial Services, una delle principali industrie inglesi co-struttrici di gru. Ho chiesto loro se se la sentirebbero di spostare la Pietra del Sud, del peso di 1000 t, e di collocarla accanto al trilite.
Bob MacGrain, il direttore tecnico della Baldwins, mi ha spiegato che diverse gru mobili sarebbero attualmente in grado di sollevare e di collo....






6 Prof. Daniel Krencker, Missione Archeologica Tedesca, citato in Alouf, Histoty of
Baalbek, cit., p. 80.
7 Ivi, pp. 27-8.
* Ivi, p. 26.
9 N. Jidejian, Baalbek Heliopolis ''City ofthe Sun*\ Beirut, Dar El-Machreq, 1975, p.
7. E anche M. Alouf, History of Baalbek, cit., p. 26.
10 D. Urquhart, The Lebanon Diary, citato in M. Alouf. History of Baalbek, cit., p. 26.
11 G. Hancock, Fingerprints of thè Godsy Mandarin, 1995, Capitolo 39, p. 362. Vedi
anche Z. Sitchin, The Stairway to Heaven, cit., Capitolo IX, p. 179.


72 IL MISTERO DELLA GENESI DELLE ANTICHE CIVILTA’



..... care un masso di 1000 t su una struttura di supporto alta 6 m. La stessa Baldwins ha in uso una Gottwald AK91212,

http://www.mammoet.com/LinkClick.aspx?f ... uage=en-US

http://www.gottwald.com/gottwald/site/g ... talian.pdf



una gru capace di lavorare con pesi di 1200 t, mentre altre aziende sono in grado di sollevare oggetti di 2000 t. Sfortunatamente, queste gru non hanno la capacità di muoversi mentre sollevano pesi del genere. Quindi, come trasportare la Pietra del Sud fino all'acropoli?
La Baldwins suggerisce due possibilità. La prima consisterebbe nell'u
so di una gru capace di sollevare mille tonnellate munendola di cingoli.
Lo svantaggio di questo metodo consisterebbe nel bisogno di grandi
opere sul terreno per predisporre una via compatta e piatta che consenta
lo spostamento della gru. '
Un'alternativa alla gru potrebbe consistere in una serie di rimorchi idraulici modulari, uniti tra loro in modo da creare una massiccia piattaforma di carico mobile. Questi rimorchi sollevano e abbassano i loro carichi adoperando dei cilindri idraulici incorporati nelle sospensioni. L'iniziale operazione di sollevamento verrebbe ottenuta scavando una sezione sotto il masso, nella quale entrerebbe il mezzo di trasporto. La messa in loco definitiva nel muro, a un'altezza di 6 m, si otterrebbe impiegando una rampa in terra battuta.
Naturalmente, un piccolo problema c'è nella soluzione proposta dalla Baldwins. Nessuna di queste tecnologie tipiche del xx secolo era disponibile, per quanto ne sappiamo, quando Baalbek fu costruita.
Cosa succede allora se ritorniamo ai metodi non tecnologici? L'opinione comune è che le pietre megalitiche venivano spostate adoperando un sistema di rulli lignei. Ma gli esperimenti moderni hanno dimostrato che rulli del genere rimarrebbero schiacciati da pesi assai più leggeri di 800 t. Se anche un sistema del genere fosse attuabile, smuovere la Pietra del Sud avrebbe richiesto lo sforzo collettivo di 40.000 uomini13. Ed è rimasto assolutamente non dimostrato che un masso di 800.000 Kg possa essere spostato con metodi tanto primitivi.






Un altro aspetto debole della spiegazione solitamente offerta è questo: perché i costruttori avrebbero dovuto darsi tanto da fare con un peso del genere, quando sarebbe stato per loro assai più agevole dividere il monolite in diversi blocchi più piccoli? Secondo i miei amici tecnici era in ogni caso assai rischioso impiegare grandi blocchi nel trilite in quanto qualsia-si difetto in verticale della pietra avrebbe significato pericolosissime debolezze strutturali. Per contro, difetti del genere in blocchi più piccoli non avrebbero influenzato negativamente la costruzione complessiva.
Non ha quindi molto senso immaginare decina di migliaia di uomini che tentano di spostare e di sollevare tre massi di 800 t ciascuno. Come possiamo risolvere questo dilemma e cosa possiamo capire ....




12 La gru Gottwald AK912


http://trucks.org.cn/featured-auto/gott ... 0-ton.html

impiega un sopporto di base quadrato di 10,7 m, un braccio
di 35 m, un montante di 43 ni. un contrappeso superiore di 118 t e un maxicontrappeso
di 4001.
13 Stima di Monsieur Caignart de Saulcy, citato in M. Alouf, History of Baalbek, cit., p.
101.


zio ot [img]/Public/data/Barionu/200842184257_bevo.gif[/img]


Ultima modifica di barionu il 22/07/2012, 18:16, modificato 1 volta in totale.


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