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Crisi Usa, agenzia rating Dagong: ''E' più grave di quella nell'Eurozona''
Guan JianzhongGuan Jianzhong
ultimo aggiornamento: 06 agosto, ore 16:08
Pechino - (Adnkronos) - Lo afferma in un'intervista esclusiva all'Adnkronos Guan Jianzhong, presidente dell'agenzia di rating cinese: "La soluzione americana può solo accelerare lo scoppio di una crisi in grado di danneggiare il sistema mondiale". E prevede: ''Non ci vorrà molto tempo prima che scoppi la crisi del debito sovrano degli Stati Uniti''

Guan sottolinea infatti come "la soluzione americana, basata sull'emissione di dollari e su nuovi prestiti, può solo accelerare lo scoppio di una crisi in grado di danneggiare il sistema mondiale". Invece, aggiunge, "l'approccio adottato nell'eurozona, dove grandi Paesi come la Germania hanno offerto un salvataggio nei momenti critici" ai Paesi in difficoltà "può gradualmente riportare l'economia sulla via di una crescita giusta, di cui tutto il mondo avrebbe benefici". Il presidente dell'agenzia cinese manifesta comunque prudenza sulla situazione dell'Italia, "il cui rating - ricorda - è sotto osservazione: ci servirà un po' di tempo per dare una valutazione definitiva e accurata".

Tornando agli Usa, Guan lancia un allarme: gli Stati Uniti ''erano già in una posizione di default implicito" ma ora "la perdita della tripla A renderà nulli tutti i rating sul credito e bloccherà le transazioni finanziarie''.

"Il sistema creditizio americano - spiega l'economista cinese - è basato su diversi livelli di valutazione che usano il rating sovrano AAA come punto di riferimento". Per Guan, addirittura, "gli Usa sono in default da tempo, in maniera implicita, visto che diluiscono il debito deprezzando il dollaro. Ma questo finora non ha scatenato problemi sul fronte del credito". Tuttavia "dal momento che gli Stati Uniti sono un centro finanziario globale, un crollo del sistema americano si trasmetterebbe istantaneamente a tutto il mondo". Anche perché, ricorda, "i creditori stranieri detengono oltre il 45% dei titoli di Stato Usa". Un nodo quest'ultimo, che tocca da vicino la Cina, che - considerando anche Hong Kong - ha in cassaforte Treasury per 1280 miliardi di dollari, più di un quarto del totale in mano straniera. E per questo, sottolinea il presidente della Dagong, "gli investitori cinesi chiedono al governo degli Stati Uniti di proteggere i loro beni per evitare danni economici. Si rischiano perdite per migliaia di miliardi di dollari per l'atteggiamento irresponsabile di Washington, soldi guadagnati con fatica dai cinesi, e che vanno protetti".

L'economista sottolinea quindi come la risposta degli Stati Uniti al problema del debito è stata finora "arrogante". "Ma non ci vorrà molto tempo prima che scoppi la crisi del debito sovrano Usa". Il presidente dell'agenzia cinese ribadisce l'opposizione a eventuali iniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve: "Un terzo round di quantitative easing - spiega - significherebbe esportare il debito degli Usa, stampando una quantità eccessiva di dollari: sarebbe un po' come placare la sete bevendo veleno".

D'altronde, sottolinea Guan, se un Paese "emette la valuta di riserva internazionale, gli spetta il compito di mantenerla stabile, perché una svalutazione ad arte significa violare l'interesse dei creditori, e questo costituisce un default de facto".

"Le altre agenzie - ammette - ritengono che chi ha questo diritto sulla valuta internazionale non potrà mai fallire, dal momento che potrà sempre ripagare il debito stampando più carta moneta". Invece, per Guan "per gli Stati Uniti il peso del debito è già insostenibile: continuano a contare sul diritto di emettere dollari per mantenere una continuità nel rapporto fra debitore e creditore". "Ma alla fine - commenta - il biglietto verde verrà abbandonato e allora gli Stati Uniti non potranno più chiedere prestiti. E quel che è peggio, le banconote in circolazione diventeranno carta straccia". "A giudicare dalla situazione attuale - è la conclusione dell'economista cinese - non ci vorrà molto tempo prima che scoppi la crisi del debito sovrano degli Stati Uniti".

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 80787.html


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MessaggioInviato: 06/08/2011, 17:39 
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ubatuba ha scritto:

CINA: "VALUTARE MONETA DI RISERVA" Una supervisione internazionale sulla questione del dollaro «dovrebbe essere introdotta e una nuova moneta, stabile e sicura come riserva globale può anche essere un'opzione per evitare una catastrofe causata da ogni singolo paese». È quanto si legge in un commento diffuso dall'agenzia Nuova Cina, a poche ore dal taglio del rating

Ah però...allora sono tutti d'accordo...[8]
http://www.ansa.it/web/notizie/speciali ... 75085.html



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MessaggioInviato: 06/08/2011, 17:57 
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Angeldark ha scritto:

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ubatuba ha scritto:

CINA: "VALUTARE MONETA DI RISERVA" Una supervisione internazionale sulla questione del dollaro «dovrebbe essere introdotta e una nuova moneta, stabile e sicura come riserva globale può anche essere un'opzione per evitare una catastrofe causata da ogni singolo paese». È quanto si legge in un commento diffuso dall'agenzia Nuova Cina, a poche ore dal taglio del rating

Ah però...allora sono tutti d'accordo...[8]
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MessaggioInviato: 07/08/2011, 17:16 
ragazzi..
a obama lo stanno cuocendo a fuoco lento..
lo avete visto nell'ultimo intervento pubblico ?
a vedere l'occhio lucido,
sembra sotto farmaci..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 07/08/2011, 19:10 



Borse, il "termometro" Tel Aviv : crollo
È la prima Borsa ad aprire, chiude al -7%. In rosso anche le altre piazze del Medio Oriente


L'EFFETTO DEL DECLASSAMENTO DEGLI USA SUI MERCATI INTERNAZIONALI

Borse, il "termometro" Tel Aviv : crollo

È la prima Borsa ad aprire, chiude al -7%. In rosso anche le altre piazze del Medio Oriente

MILANO – Una cosa così, alla Borsa di Tel Aviv, non succedeva dal 21 settembre 2008, poco dopo il fallimento di Lehman Brothers: allora come domenica mattina le contrattazioni israeliane sono state bloccate per 45 minuti per eccesso di ribasso del secondo più importante indice, il TA-100. Mentre per trovare un crollo simile a quello di oggi bisogna fare un salto al novembre di tre anni fa: oggi come allora il listino dei titoli principali, il TA-25, ha ceduto quasi il 7 per cento.

UN PRIMO «ASSAGGIO?» - Se si voleva un assaggio di quello che potrebbe succedere lunedì sulle borse occidentali, basta guardare le performance di quelle mediorientali. Dove il taglio del rating degli Stati Uniti di venerdì ha fatto crollare sabato la borsa dell’Arabia Saudita, con un passivo di oltre cinque punti percentuali. Domenica, la musica è stata la stessa. E così, oltre a Tel Aviv, hanno chiuso in rosso anche i listini di Kuwait e Qatar (entrambe a -2.51%), Emirati Arabi Uniti (-3.69) ed Egitto (-3.75).

CHIUSE LE CONTRATTAZIONI - In Israele è stata una mattinata nervosa. La società che gestisce gli indici telematici del Tel Aviv Stock Exchange ha deciso di chiudere per tre quarti d’ora le contrattazioni. Motivo ufficiale: «Abbiamo deciso di dare ancora qualche minuto agli operatori per farli lavorare poi nel modo più logico possibile», ha spiegato Idit Yaaron. Nella realtà, gli esperti avevano notato un eccesso nella richiesta di vendita delle azioni ancora prima che la Borsa israeliana aprisse i battenti. Nella notte tra sabato e domenica, poi, c’è stata una riunione d’emergenza a casa del ministro israeliano delle Finanze, Yuval Steinitz.

PRIMA BORSA AD APRIRE - Tel Aviv è tra le prime borse al mondo ad aprire la settimana di contrattazioni e a subire quindi gli effetti le novità che arrivano da Occidente. «Continuiamo a nutrire la massima fiducia nella capacità americana di risolvere la crisi», ha dichiarato Steinitz. «Ma il downgrade americano ci ricorda che navighiamo in acque agitate e per questo dobbiamo fare molta attenzione a quello che sta succedendo».

Leonard Berberi
07 agosto 2011 17:36
Fonte:http://www.corriere.it/economia/11_agosto_07/israele-crollo-borsa-dopo-declassamento-usa_55eabd0c-c107-11e0-a989-deff7adce857.shtml
[:(]


Ultima modifica di Angel_ il 07/08/2011, 19:26, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/08/2011, 16:04 
È nata una nuova superpotenza. Non è la Cina. Non è neanche uno stato sovrano. Non ha eserciti, eppure ci ha appena dimostrato che è capace di piegare anche la nazione che possiede il più devastante arsenale nucleare. Questa nuova superpotenza è un’agenzia di rating, cioè una ditta privata che valuta il livello di rischio rappresentato dall’investire in un’azione, in una valuta, in un’obbligazione. Più basso il voto (il rating), più alto il rischio e quindi più alta deve essere la remunerazione (il rendimento dei Btp per esempio).
Sapevamo già che il posto di lavoro di un insegnante greco, la pensione di un’infermiera spagnola o il ticket sanitario degli italiani dipendeva dai giudizi di queste agenzie, Moody’s o Standard & Poor’s (S&P’s). Ma dubitavamo che potessero soggiogare anche gli orgogliosi Stati uniti, anche la «nuova Roma». E invece ci sbagliavamo.
Quando venerdì sera S&P’s ha declassato il debito statunitense dalla tripla A (AAA) a AA+, un’era si è conclusa. Fino a pochissimi anni fa le agenzie di rating erano considerate, a ragione, il braccio armato del Tesoro statunitense nell’arena dell’economia mondiale. Come tali agirono per esempio durante la crisi messicana (1994), prima e durante quella asiatica (1997). Più di recente assecondarono la politica Usa di lasciare briglia sciolta alla bolla immobiliare Usa, dando voti altissimi non solo ai pacchetti finanziari in cui erano confezionati i mutui subprime, ma anche alla banca Lehman Brothers fino a poco prima che fallisse clamorosamente nel settembre 2008, innescando così la grande crisi.
Ma proprio la crisi del 2008 ha liberato le agenzie di rating dalla propria servitù nei confronti del governo Usa, perché ha dimostrato che se rischiano la bancarotta, possono sempre ricorrere ai prestiti federali, possono cioè sempre attingere gratis al denaro dei contribuenti, senza che lo stato sia in grado di chiedere in cambio nulla, neanche che le attività speculative siano regolate almeno un po’. La crisi ha cioè dimostrato che le grandi istituzioni finanziarie sono più forti di Washington; ha esposto alla luce del sole la debolezza della sfera politica nei confronti del capitale. E ora le agenzie di rating dettano legge all’intero mondo occidentale.
Perché le agenzie danno i voti al capitalismo di cui sono parte, e che dovrebbero giudicare in modo «imparziale». Moody’s e S&P’s sono proprietà di grandi fondi d’investimento: il primo azionista di Moody’s, con il 17% delle azioni, è il fondo Berkshire Hathaway con sede a Omaha, di proprietà di Warren Buffett, uomo simbolo e patriarca del capitalismo americano (Berkshire è tra l’altro primo azionista dell’American Express, con il 12,4 % delle azioni, e della Washington Post Company con 25,6%). Il secondo azionista di riferimento di Moody’s è il fondo Capital World Investors di Los Angeles fondato dalla famiglia Lovelace, con il 12% delle azioni. Interessante è che Capital World Investors è il maggiore azionista, con il 12% (di partecipazione diretta, senza contare quelle incrociate) nella compagnia Mc Graw Hill che controlla Standard & Poor’s: cioè ha i piedi in ambedue le agenzie, in due staffe. Sia Berkshire Hathaway, sia Capital World Investors speculano massicciamente sulle valute che sono sottoposte al rating da parte delle agenzie che loro controllano; è poco giudicarlo un «conflitto d’interessi».
E qui veniamo al versante propriamente politico: quando parliamo di agenzie di rating, sembra sempre che queste agenzie operino da un altrove, numi vigilanti da un altro pianeta. Nel caso del downgrading del debito americano invece, sono i massimi esponenti del capitalismo Usa che danno un voto agli Stati uniti. Con questo gesto squisitamente politico, S&P’s e Moody’s sono entrate pesantemente nella campagna presidenziale che si concluderà nel novembre prossimo. La motivazione con cui S&P’s ha giustificato la sua decisione sembra scritta da un repubblicano del Tea Party. Dopo essere stati salvati dai generosi (gratuiti) sussidi garantiti dalla presidenza Obama, i massimi esponenti del capitalismo Usa, i Buffett e i Lovelace, si sono così schierati contro Obama e con i repubblicani. Anzi, hanno dato un ceffone a Obama proprio il giorno dopo il suo compleanno. Con le dovute forme (hanno atteso che le borse fossero chiuse per il weekend per dare tempo al panico di riassorbirsi), ma pur sempre una sberla.
Ma vi è una dimensione più generale nell’inedito protagonismo delle agenzie di rating. Di mira sono prese insieme le due rive dell’Atlantico. Di mira è preso il capitalismo «all’occidentale», in particolare quel che resta del welfare europeo e rooseveltiano. È come se qualcuno avesse deciso che era ora di dare una spallata finale ai superstiti frammenti di stato sociale, di liquidare le residue proprietà pubbliche. Insomma di buttare nel cesso il compromesso tra capitale e lavoro firmato nel XX secolo. Come se i Buffett e i Lovelace avessero definitivamente abbracciato il «capitalismo alla cinese». I moniti di Pechino sul rientro Usa dal debito rispecchiano infatti quelli di S&P’s (e del Tea Party), ma sono di maniera, per non dire insinceri: se gli Stati uniti prendessero davvero misure concrete per ridurre l’indebitamento, le esportazioni cinesi negli Usa crollerebbero all’istante innescando una crisi di sovrapproduzione e lo scoppio di una bolla immobiliare al cui confronto quella cui abbiamo assistito era una bollicina di sapone.
PS. Valentino Parlato mi chiede perché, se le cose stanno così, le agenzie di rating continuano ancora a godere prestigio, nonostante tutte le madornali cantonate che hanno preso. Non ho risposte certe, ma il punto è che non ci sono alternative credibili (l’agenzia di rating cinese Dagong non trova clienti, mentre invece la Fitch Rating, nata da capitale francese, ha sì credito, ma solo perché è divenuta anglosassone). E le alternative non sono credibili a causa di quel che il movimento femminista ha chiamato il «luogo di enunciazione»: se i ratings emanano dal centro del potere capitalistico mondiale, essi sono ammantati dall’autorità del potere che li enuncia. Percepiremo la crisi del capitalismo anglosassone dal discredito delle sue agenzie di rating, non viceversa.

http://pigiotto.blog.tiscali.it/2011/08 ... -capitale/


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MessaggioInviato: 08/08/2011, 21:42 
Cita:
Borse europee giù: Piazza Affari chiude a -2,35%
La Bce compra i titoli di Stato italiani: cala lo spread, ma le borse vanno giù. Milano è la migliore. Wall Street affonda, Obama parla alle 19.

Michela Rossetti
Nel primo giorno di riapertura dei mercati dopo il declassamento degli Usa (per la prima volta in 70 anni ha perso la tripla A) e l'intervento della Bce sui Btp e i Bonos spagnoli, Wall Street apre in calo (il Dow Jones perde l'1,18% e peggiora nel pomeriggio, arrivando a -2,57%) e le borse asiatiche chiudono in negativo; mentre crollano i mercati europei. Che nell'ennesimo lunedì nero bruciano oltre 197 miliardi di euro.
Milano e Madrid, le due borse "graziate" dalla Bce, sono le migliori del vecchio continente. Piazza Affari chiude infatti a -2,35% e Madrid a -2,44%; mentre Londra cede il 3,38% e Parigi perde il 4,68%. Francoforte è la peggiore di tutte, con una chiusura in picchiata a -5,02%.
La borsa di Milano vola, guadagnando oltre il 4% in apertura, poi va su e giù in piena altalena; e chiude in calo del 2,35%.
Sembra già svanito l'effetto dell'intervento del G7. E Oltreoceano si muove Obama: il presidente Usa ha convocato una conferenza stampa per le 19 (ore italiane).
http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp? ... ione=11833
Cita:
Obama: Siamo un paese da tripla A
Ma Wall Street va in caduta libera
Il presidente Usa: "Il downgrading dipende dall'incertezza politica. Sappiamo come risolvere i problemi, ci vuole solo una volontà politica di tutti"
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
WASHINGTON - “Sono tempi duri, ma questa è l’America, una nazione da tripla A. Il downgrading non è un giudizio sulla nostra economia ma sul nostro sistema politico, è necessario ritrovare lo spirito di unità nazionale di una volta”.

Sono le 13.45 a Washington, a mercati aperti Barack Obama fa una breve dichiarazione dopo il downgrading del debito pubblico americano deciso venerdì sera da Standard&Poor’s. “Non è in dubbio – dice il presidente – la nostra capacità di ripagare i debiti. I mercati continuano a giudicare solida la nostra solvibilità finanziaria”. Gli dà ragione, proprio mentre lui parla, l’andamento dei buoni del tesoro Usa: in una seduta in cui crollano le Borse, i Treasury Bonds sono ricercatissimi, il loro valore aumenta.

“Warren Buffett ha detto che se ci fosse una quadrupla A lui ce la darebbe” commenta Obama citando il più celebre finanziere americano. Il problema, ribadisce Obama, è un sistema politico bloccato che ha affrontato con grave ritardo il debito pubblico. “La buona notizia è che questo problema si può risolvere, attraverso una riforma fiscale equa e degli aggiustamenti alla sanità. Le idee ci sono, bisogna superare la mancanza di volontà politica”.

Poi Obama affronta la questione più grave, quella che domina davvero l’attenzione dei cittadini così come l’ansia dei mercati: il rischio di una ricaduta in recessione. “La preoccupazione più immediata – dice il presidente – è la lentezza della ripresa, la mancanza di posti di lavoro. La buona notizia è che grazie all’accordo sul debito possiamo ottenere più spazio di manovra per politiche di sostegno. Primo: va rinnovato lo sgravio fiscale sulle ritenute alla fonte nelle buste paga dei lavoratori dipendenti. Secondo: va prorogata l’indennità di disoccupazione in scadenza. Terzo, bisogna accelerare sugli investimenti in infrastrutture. Voglio che il Congresso se ne occupi appena torna dalle vacanze”.

Purtroppo non sono idee nuove. Né ci sono elementi per sperare che i repubblicani continuino ad opporsi a manovre di sostegno all’occupazione. Appena il presidente ha finito di parlare, Wall Street accentua le perdite.

http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... -20197648/


E intato la borsa in america!!!! chiusa con questi valori!!

	

Dow Jones
10,811.44 -633.17 (-5.53%)

S&P 500
1,119.65 -79.73 (-6.65%)

Nasdaq
2,357.69 -174.72 (-6.90%)




E INTANTO IN INGHILTERRA ....


Cita:
Oltre 200 arresti a Londra e la protesta non si placa


Londra - Dopo 225 arresti e due notti di delirio a Londra gli umori dei quartieri `difficili´ continuano a essere volatili quanto i listini delle borse. I nervi di politici e poliziotti dunque restano tesi.
Un conto, infatti, è avere a che fare con un’ondata di teppismo, per quanto incubata all’interno di una situazione economico-sociale più che fragile, un altro è una rivolta su larga scala delle banlieu di sua Maestà. Al momento l’ago sembra pendere verso la prima ipotesi: le comunità locali hanno in gran parte preso le distanze dai facinorosi. Eppure le schermaglie continuano.

E basta un errore, una manganellata di troppo, per rischiare un’altra escalation di violenza. Theresa May, il ministro dell’Interno britannico, lo ha capito ed è tornata in anticipo dalle vacanze appositamente per discutere il da farsi con la polizia. Così pure Nick Clegg, il vicepremier. Che oggi, prima di recarsi in visita a Tottenham per ispezionare l’entità dei danni e ascoltare le ansie dei residenti, ha espresso dure parole di condanna per gli eventi definendoli come «un’inutile e opportunistica serie di furti e violenze che non ha assolutamente niente a che vedere con la morte di Mark Duggan».
http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2011/ ... a.shtml?hl


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Ultima modifica di GIANLUCA1989 il 08/08/2011, 22:03, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/08/2011, 22:29 
son tornato da Londra giusto oggi.. grazie al Cielo non sono incappato in quel casino!!


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MessaggioInviato: 08/08/2011, 22:33 
Dove andremo a finire? [:(]


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MessaggioInviato: 08/08/2011, 23:02 
Che canaglie! tanto sanno che non possono fargli niente... io vorrei vedere se questa gente che si diverte a distruggere, avesse fatto la stessa cosa in Germania ai tempi di Hitler. [V] Oppure in stati in cui c'è l'ordine di sterminare i rivoltosi... [|)]


Ultima modifica di Biohazard il 08/08/2011, 23:03, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 10/08/2011, 00:33 
Ecco chi guadagna mld dalla crisi
Scommettendo sul fallimento Usa

George Soros ne avrebbe fatta un'altra delle sue. Sono molti in queste ore a chiedersi se sia lui l'investitore «misterioso» che il mese scorso ha scommesso quasi un miliardo di dollari contro gli Stati Uniti sul taglio del rating AAA (eventualità data 10 a 1), guadagnando una vera e propria fortuna. Le voci che si susseguono, riportate dal Daily Mail, parlano del miliardario ottantenne, famoso come «l'uomo che mise in ginocchio la Banca d'Inghilterra», come quasi sicuramente coinvolto nell'operazione. Soros è stato identificato come possibile autore del colpo in parte per gli stretti rapporti che dal 2008 lo legano con l'amministrazione Obama e in parte per la decisione presa recentemente di abbandonare l'attività del suo fondo di investimenti. Una scelta che si è tradotta in un allentamento dei controlli da parte della Sec.

http://www.unita.it/mondo/chi-guadagna- ... a-1.321594


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MessaggioInviato: 10/08/2011, 20:01 
Ehmmm... Ma perchè tutti i vari gruppuscoli che si definiscono "comunisti" o "anarchici", invece di ammazzare povera gente, comunisti veri, o socialisti e socialdemocratici, non cominciano ad occuparsi di tutta questa gente? Mai una volta che chi mette bombe "nel nome del popolo" colpisca davvero i "nemici del popolo". Eppure di questa gente si sa tutto. Più facile tirar giù le torri gemelle che wall street?


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MessaggioInviato: 10/08/2011, 21:04 
...vedi come in italia le br......che qualcuno considerava "compagni che sbagliavano"


Ultima modifica di ubatuba il 10/08/2011, 21:04, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 10/08/2011, 21:07 
Poverini! Bisogna ... capirli! (Vedi la Baraldini, che tra l'altro doveva campare poco; sono stati proprio fessi gli americani a darcela indietro ...Non ci conoscono abbastanza!) [8D] [:o)]



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