INTANTO ....
Due conti nelle tasche degli enti inutili.
Li chiudiamo?
Ci portiamo a casa 4,5 miliardi di euro ogni anno
Le spese annue sono lievitate del 70% dal 2000: le giunte da sole ci costano 115 milioni. Tutto il resto è poltronificio

Due conti nelle tasche degli enti inutili. Li chiudiamo? Ci portiamo a casa 4,5 miliardi di euro ogni anno
C
erto che siamo ben strani, in Italia. Prendiamo questa storia dell’abolizione delle Province, che per la verità avrebbero dovuto essere eliminate già all’inizio dei Settanta con l’introduzione delle Regioni, e - per dire - la cancellazione di quelle siciliane era prevista persino nello Statuto autonomo del ’46. E insomma, ogni volta che i giornali periodicamente (ri)sollevano una questione che potrebbe far risparmiare allo Stato miliardi, soprattutto nei pressi di richieste di sacrificio agli italiani e manovre-lacrime-e-sangue e via dicendo, ecco che tutti i politici s’agitano a sbracciarsi in favor di telecamera, con destra e sinistra e centro e Veltroni e Berlusconi (e la Lega no) a dire che sì, è vero, bisogna, mo’ lo facciamo, il riordino, l’ottimizzazione, il taglio degli sprechi. Poi quando c’è da votarla, ’sta cosa, ai parlamentari viene il braccino - e aspetta un attimo, e bisogna vedere, e ci vuole un piano complessivo, e insomma dài, facciamo che ne riparliamo alla prossima. Tanto che l’argomento è quasi venuto a noia. E le cose restano, scandalosamente, come sono.
COSTI COMPLESSIVI
Vediamo allora di ribadire qualche motivo che consiglierebbe a uno Stato letteralmente soffocato da un’endemica sovrabbondanza burocratica di eliminare questo pletorico e costoso doppione amministrativo. Innanzitutto, una cosa va precisata, ché altrimenti si rischia la chiacchiera da bar: nessuno si sogna di buttare in mezzo alla strada i circa 61mila dipendenti degli enti provinciali, che costano circa 2,15 miliardi di euro ogni anno e sarebbero naturalmente riassorbiti in altri organismi statali - anche se, come faceva notare Oscar Giannino dopo aver incrociato dati Upi (Unione delle Province) e Inps, vista l’elevata età media dei lavoratori in questione, il blocco del turnover porterebbe a un risparmio di circa 600 milioni nei primi cinque anni. E nemmeno ci si sogna di proporre l’abolizione delle relative competenze - la gestione degli edifici scolastici e la manutenzione stradale e quant’altro - che semplicemente passerebbero in carico ad altro e già esistente ufficio, insieme con il personale. In ogni caso, è certo che fra i 17 miliardi di euro che complessivamente le Province costano ogni anno - stima del Sole 24 Ore, con una spesa aumentata addirittura del 70 per cento rispetto al 2000, altri dati non scendono sotto i 14 miliardi - ecco, s’annidano sperperi, o quantomeno costi pubblici certo evitabili, che varrebbe la pena di sopprimere una volta per tutte.
Per prima cosa, la si finirebbe con quella sorta di poltronifici parapolitici che son diventati proprio le Province, logica spartitoria che ha portato alla loro moltiplicazione - nel Dopoguerra erano 91, oggi siamo a 110. L’anno scorso s’era parlato perlomeno di sopprimere quelle con meno di 220mila abitanti, ma poi niente, come di consueto s’è preferito soprassedere. Col risultato di mantenere situazioni paradossali come la Provincia sarda dell’ Ogliastra - meno di 60mila abitanti, praticamente un quartiere di Roma -, e la recente “secessione” di Fermo da Ascoli Piceno - era una sola provincia da soli 200mila residenti, ora sono due da 100mila l’una, e però invece che un solo Consiglio da 30 componenti se ne sono formati due da 24 ciascuno -, e l’istituzione della paradossale Bat, Barletta-Andria-Trani. E comunque, eliminando gli stipendi dei 4.200 politici provinciali, verrebbero comunque risparmiati 115 milioni, che non saranno tantissimi ma insomma, nemmeno pochi. Senza contare che si tratterebbe di taglio ad alto valore simbolico. (E chissà se c’entra qualcosa con l’ostilità leghista ad abolirle il fatto che il record, in fatto di poltrone, sia della Lombardia: 456 per undici Province).
IL VERO RISPARMIO
Ma il vero, sostanziale risparmio che deriverebbe dall’abolizione delle Province sta in quei 4,1 miliardi (dato peraltro fermo al 2007) di spese di gestione, amministrazione, controllo. In sostanza, il costo della macchina burocratica necessaria per far funzionare le Province stesse in quanto enti amministrativi. Ripetiamo: non si tratta del denaro necessario per ottemperare ai compiti che le Province hanno attualmente in carico - per l’appunto scuole e strade eccetera -, ma del costo della struttura in sé. E dunque, 4,1 miliardi di spesa che d’incanto scomparirebbero, al netto dei costi necessari - nell’ordine di un centinaio di milioni - per i passaggi di competenze. Quattro miliardi e rotti, più gli stipendi dei politici, più i 600 dalla riconversione dei dipendenti, meno i costi della transizione. Circa 4 miliardi e mezzo all’anno. D’altro canto, stando ai dati depositati un anno fa alla Camera dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini durante l’audizione davanti alla commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria, le imposte provinciali pesano sulle tasche degli italiani proprio per complessivi 4,4 miliardi.
Non è per dire, ma per il 2011 la manovra tremontiana conta di recuperarne due.
di Andrea Scaglia
http://www.libero-news.it/news/778764/D ... -anno.html