Sul mondo occidentale l'ombra della recessioneBorse europee in picchiata: Milano lascia 6,15 punti, Francoforte 7,82, Parigi 5,48: il Vecchio Continente si mangia 240 miliardi. Sprofonda anche Wall Street. Tobin tax, timori sul debito e dati Usa: mix esplosivo innesca ondata di vendite. Fed monitora la liquidità banche italiane. Intanto cala il prezzo del greggio: segnale inquietante
I timori sul debito sovrano, l'accelerata dell'Unione europea sulla Tobin tax sulle rendite finanziarie, il rallentamento dell'economia, gli strascichi del fiacco vertice di martedì tra Merkel e Sarkozy, i dati sulle richieste di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti (passate a 408mila unità), la notizia che la Fed tiene sotto osservazione le banche italiane. Un mix esplosivo che ha avuto effetti drammatici sui mercati del Vecchio Continente: tutti, senza eccezioni, hanno vissuto una nuova giornata di passione.
Bruciati 240 miliardi - Nel mirino ci finiscono ancora i bancari, e a fine giornata Milano ha chisuo il calo di 6,15 punti (tra i peggiori titoli Fonsai, Intesa e soprtattutto Fiat: il Lingotto ha perso l'11,88%, Industrial il 13,31%, Exor il 9,08%), Francoforte ha perso il 7,82%, Londra il 4,49% e Parigi il 5,48 per cento. A Piazza Affari il tonfo è costato 20,91 miliardi di capitalizzazione (il valore complessivo delle società quotate è precipitato a 359,24 miliardi), mentre le Piazze europee, complessivamente, hanno divorato quasi 240 miliardi di euro: i dati sono ricavati dalla flessione registrata dall'indice complessivo Eurostoxx 600, che ha reclinato del 4,91 per cento. Prima della chisura l'ultimo colpo basso ai listini continentali è arrivato dall'apertura di Wall Street, che non ha fatto altro che peggiorare le previsioni già negative dei futures: il Dow Jones al suono della campanella perdeva il 2,3%, il paniere tecnologico Nasdaq il 4 per cento. I negativi dati macroeonomici a stelle e strisce hanno poi trascinato ulteriormente al ribasso la piazza di New York, che dopo la chiusura dei mercati europei perdeva 3,7 punti percentuali.
Scappa la parola "recessione" - Il quadro offerto dai dati borsistici è di per sé sconcertante, ma assume una luce ancor più sinistra se si considera che, in parallelo al tracollo, continua a scendere il prezzo del greggio. A New York, all'apertura, l'indice di riferimento Wti perdeva 2,8 dollari, che in termini percentuali equivalevano a una fetta pari al 3,2 (il barile scendeva a 84,78 dollari). Anche in Asia il prezzo del barile continuava a calare: a Kuala Lumpur l'indice di riferimento per la consegna a settembre scendeva di 76 centesimi a 86,82 dollari al barile. Gli analisti, studiando un quadro in cui tutti gli indicatori scendevano verso il basso, hanno pronunciato la parola "recessione": sintomatico il calo, in parallelo, del petrolio e delle Borse, uno dei segnali più lampanti che si protrare e ripete da giorni. A gettare acqua sul fuoco - a mercati chiusi - ci ha provato il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy: "Non c'è nessuna nuova recessione in vista", ha assicurato in una conferenza stampa a Oslo. "Nonostante un rallentamento generalizzato della crescita economica - ha aggiunto - a Bruxelles, per il momento, non prevediamo nessuna crescita negativa né recessione".
Raffica di sospensioni - Mentre i futures su Wall Street preannunciavano un apertura a picco, peggiorava la situazione dei mercati europei. Nella folle corsa al ribasso di Piazza Affari alcuni tra i titoli principali erano stati sospesi per eccesso di volatilità, in particolare quelli di due bance (Intesa e Bp che al momento dello stop sprofondavano di 6,8 e 6,3 punti), oltre a quelli di Impregilo (-5,7%) e di Finmeccanica (-6,06%). In precedenza era stata sospesa anche Fiat. Che per Milano sarebbe stata una giornata durissima si era capito sin dalle prime battute, caratterizzate da una pioggia di vendite: dopo le prime contrattazioni l'indice Ftse Mib cedeva più di 2 punti percentuali, una perdita confermata dopo più di mezz'ora di scambi. Ma erano partite male tutte le piazze Europee, con perdite per Parigi, Francoforte e Londra superiori al punto percentuale. Intorno alle 15.15 l'indice principale di Piazza Affari sprofondava di 5 punti percentuali; stessa situazione a Francoforte, mentre Parigi conteneva le perdite al 4% e Londra al 3,5 per cento. I ribassi, a un'ora circa dalla chisura delle contrattazioni, si sono ulteriormente allargati, con Milano che perdeva più del 6,6% tornando sotto quota 15mila e colpita da una raffica di sospensioni sul paniere principale (Bpm, Ubi, Mps, Unicredit, Campari, Diasorin; Atlantia). Francoforte seguiva a ruota, con uno scivolone vicino ai 6 punti, Parigi lasciava il 6,33%, Londra il 4,8 per cento.
Schizzano gli spread - A nulla sono servite le rassicurazioni arrivate da Credit Suisse, che ha annunciato il suo giudizio stabile sull'Italia sottolineando che non ci sono problemi di solvibilità. L'istituto Svizzero ha poi aggiunto che gli acquisti operati da parte della Banca centrale europea di titoli di Stato italiani sono necessari per stabilizzare i rendimenti nelle aste in questo periodo difficile. E l'effetto degli acquisti della Bce - che 'drogano' le naturali dinamiche di mercato - almeno inizialmente si era visto: in mattinata lo spread tra i Btp e i bund tedeschi era ulteriormente calato, rinculando a quota 269 (contrazione di 4 punti pase). Poi però, con l'acuirsi delle perdite in Borsa, il differenziale ha ripreso a salire, arrivando a toccare quota 292 punti base. In una sola giornata lo spread è cresciuto al 3%, con una variazione pari a 8 punti percentuali rispetto ai livelli del mattino.
Impennata dell'oro - In parallelo, a confermare la 'grande fuga' dalle Borse - continuava a salire il prezzo dell'oro: il bene rifugio per eccelleza è ormai saldamente sopra quota 1.800 dollari l'oncia, e a New York, con i futures, ha ritoccato il massimo storico a 1.819,90 dollari.
Fed monitora bance europee - A conferma del timore crescente circa lo stato di salute del sistema finanziario del Vecchio Continente è arrivata la notizia che la Federal Reserve, la banca centrale a stelle e strisce, starebbe monitorando da vicino i livelli di finanziamento degli istituti europei negli Usa. La notizia è stata rilanciata dal Wall Street Journal, secondo il quale i funzionari della Fed di New York si sono incontrati nelle ultime due settimane con i vertici delle filiali americane delle banche europee, restando anche in stretto collegamento con le autorità di controllo dei Paesi di provenienza.
http://www.libero-news.it/news/804552/S ... sione.html