21/08/2011, 20:05
vimana131 ha scritto:
Gli Usa sono ormai un gigante di cartapesta
21/08/2011, 20:17
Ufologo 555 ha scritto:
Questo è il frutto della globalizzazione ... Ed il popolo se la prende in .... saccoccia!
21/08/2011, 20:30
Enkidu ha scritto:Ufologo 555 ha scritto:
Questo è il frutto della globalizzazione ... Ed il popolo se la prende in .... saccoccia!
Questo è il frutto di un CERTO modo di intendere la globalizzazione... cioè una globalizzazione del capitalismo, senza che esista una globalizzazione delle culture, dei diritti umani, della politica di unione e fratellanza dei popoli, della difesa dell'ambiente, dei bambini, delle donne e delle libertà civili.... globalizzazione non doveva essere solo capitalisti che fanno il bello e il cattivo tempo dovunque nel mondo.... doveva essere pensare GLOBALMENTE i problemi... una cosa per nulla negativa....
21/08/2011, 23:07
22/08/2011, 13:41
23/08/2011, 22:29
23/08/2011, 23:56
24/08/2011, 17:05
I timori del cigno nero
Non è solo la maggiore incertezza a spaventare i mercati. Quello che preoccupa è invece la possibilità che si realizzi un "cigno nero". Un evento raro e catastrofico, detto anche di coda. Evento che, giorno dopo giorno, sta diventando sempre più probabile e che sappiamo ha la caratteristica di manifestarsi nel modo più naturale e prevedibile possibile.
Non è una recessione a "W". Sarebbe troppo ottimistico pensare che se si dovesse imboccare la strada della recessione saremmo in grado di uscirne subito con una nuova espansione. È semplicemente la paura di una grande stagnazione che può condurre ad una nuova Grande Depressione.
Il cigno nero, che i mercati temono in questo momento, può scaturire dall'inizio di una piccola contrazione negli Stati Uniti che si propaga in Europa. A quel punto, con una crescita sotto zero, salterà qualsiasi parametro di sostenibilità dei debiti pubblici europei e sarà vano, anzi deleterio, continuare a perseguire manovre di aggiustamento fiscale. Salterà anche il sistema bancario che, nel suo complesso, ha un'esposizione debitoria maggiore rispetto alla taglia del settore pubblico, e non si sa chi lo può salvare. Le interconnessioni globali dei mercati finanziari faranno il resto per condurci ad una profonda contrazione. A quel punto anche la deflazione ci metterà il suo gonfiando i debiti privati e pubblici. L'euro si sdoppierà o sbriciolerà. Ecco quindi il decennio perduto, il cigno nero il cui sguardo dobbiamo rifuggire.
Non siamo però spettatori passivi e inermi rispetto al verificarsi di questi eventi. Da un lato, nell'oscurità del pessimismo delle aspettative, possiamo scambiare qualche cigno di colore bianco o grigio per nero. In effetti, in questo periodo, stiamo raccogliendo dati sull'andamento delle economie occidentali per capire se ci sarà o no una nuova recessione. Fino a poco tempo fa, queste informazioni erano di segno altalenante, mentre ora sono sempre più negative. Ma la velocità e la sfiducia, con le quali i mercati finanziari le processano, puntano direttamente al panico che contribuisce al verificarsi dell'evento sfavorevole. La distruzione di ricchezza finanziaria nei mercati azionari, le tensioni nei mercati creditizi vanno a sommarsi ad uno scenario già estremamente fragile che, diversamente dal 2007-2008, parte ora da un livello elevato di disoccupazione. Anche l'economia reale, per paura dell'evento sfavorevole, ritarda le decisioni di investimento di lungo periodo come quelle di assunzioni di forza lavoro indebolendo ulteriormente la domanda.
Non siamo spettatori inermi anche perché la politica economica può fare molto per il verificarsi, o non, del cigno nero. In fondo, le grandi depressioni sono il frutto degli errori di politica economica. Di errori già ne sono stati fatti abbastanza: uno stimolo di politica fiscale insufficiente negli Stati Uniti, il rientro anticipato verso l'austerità fiscale e monetaria in Europa, la mancata regolamentazione degli intermediari finanziari, la tragedia greca che per l'imbarazzante incapacità dei politici europei è divenuta tragedia europea a cui ha fatto da controcanto il dibattito inutile sul limite del debito negli Stati Uniti. Non si può sbagliare nuovamente e, per fortuna, ci sono ancora armi a disposizione.
Gli Stati Uniti possono contribuire con un nuovo stimolo di politica fiscale che crei domanda di beni e di lavoro e che colmi quel buco scavato dal crollo degli investimenti in edilizia. La fuga dei capitali verso la qualità ha portato i rendimenti dei titoli decennali americani a valori irrisori, il 2%. Sarebbe un grave errore ora avere paura della sostenibilità del debito pubblico americano e non direzionare questi capitali verso un ulteriore stimolo di domanda aggregata. Qualsiasi uso pubblico sarebbe più produttivo rispetto al non fare nulla e lasciare che l'economia imploda su se stessa.
L'Europa avrebbe la soluzione immediata dei suoi problemi se mai si decidesse a scambiare tutti i debiti pubblici in un debito federale garantito da una tassazione comunitaria. A quel punto il pareggio di bilancio, depurato dai debiti, sarebbe facilmente sostenibile da ciascun paese. Ma l'asse franco-tedesco ci ha fatto capire che non è questa la strada da percorrere.
Siamo nelle mani della Bce se mai, per evitare il collasso, decida di garantire tutto il debito pubblico dei singoli stati. Ma per arrivare a tanto, dovrà riuscire a scacciare quelle cattive idee che suggeriscono che aumenti della base monetaria portano necessariamente a maggiore inflazione. L'anello mancante a queste teorie è la sconnessione fra base monetaria e aggregati monetari, come M2 e M3, che si osserva in periodi di profonda contrazione che appunto lascia molto margine di manovra alle banche centrali. In fondo, una delle più belle lezioni sulla Grande Depressione viene non da Keynes ma da Milton Friedman, il padre del monetarismo, che con Anna Schwartz ha mostrato come la contrazione degli aggregati monetari sia stata una causa del perdurare della Grande Depressione. Non si può commettere lo stesso errore.
Sappiamo però che non possiamo aspettarci molto dall'Europa. Per ora accontentiamoci di pendere dalle parole di Bernanke, a Jackson Hole, e poi di Obama, dopo la festa americana del lavoro. Speriamo siano sufficienti anche per noi.
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... d=AaAx5sxD
25/08/2011, 10:40
25/08/2011, 11:26
25/08/2011, 20:54
25/08/2011, 21:20
25/08/2011, 22:16
sezione 9 ha scritto:
Ecco, appunto. Trovo contraddittorio che da una parte si dica che ci sia qualcuno che controlla l'economia mondiale che voglia mandare deliberatamente in crisi il sistema e da un'altra che la banca centrale americana (la "meglio" banca del mondo, quindi, credo, in buone e ben controllate mani) faccia di tutto per salvarlo.
Che poi non capisco che senso abbia scatenare il caos per instaurare la dittatura. Ce l'hanno già ladittatura, a suon di consumismo e individualismo egoista. Già la tv serve solo a spegnere le menti. Lavora e compra, non pensare ad altro: tipica mentalità da Milano da bere, no? Un crollo del sistema pilotato (e dunque fasullo) deve essere deliberato, con un piano preciso dietro, visto che già il "mercato" è finto. Doveva fallire l'America, no? PAM! Miracolo! Hanno alzato il tetto del debito. Non fallirà mai un Paese che può decidere quando fallire, a meno che non VOGLIA fallire. Dunque, perchè creare il caos quando il potere è già accentrato e la dittatura è già in itinere attraverso la "morte delle coscienze" (e il qualunquismo, e l'antipolitica eccetera eccetera)? Non ha senso. O è una teoria sbagliata, o hanno fretta di finire il piano, perchè c'è qualcosa di imprevisto alla porta, o perchè forse quel potere occulto non è poi così potente, e un contropotere sta diventando sempre più forte e pronto a spodestare "chi-sappiamo-noi"?
26/08/2011, 15:48
26/08/2011, 16:31
sezione 9 ha scritto:
Ecco, appunto. Trovo contraddittorio che da una parte si dica che ci sia qualcuno che controlla l'economia mondiale che voglia mandare deliberatamente in crisi il sistema e da un'altra che la banca centrale americana (la "meglio" banca del mondo, quindi, credo, in buone e ben controllate mani) faccia di tutto per salvarlo.
Che poi non capisco che senso abbia scatenare il caos per instaurare la dittatura. Ce l'hanno già ladittatura, a suon di consumismo e individualismo egoista. Già la tv serve solo a spegnere le menti. Lavora e compra, non pensare ad altro: tipica mentalità da Milano da bere, no?