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MessaggioInviato: 10/09/2011, 18:40 
Mmh... Nessuno in America si sogna di dire (a parte i soliti gruppi nazisti o sballati tipo il furgone di Cars...) che la causa della crisi è dovuta all'esistenza degli Stati Uniti e che per salvarsi bisogna dare piena sovranità ai singoli stati dell'unione.

Il problema è che l'economia ha regole sue e chi la comanda non è controllato da nessuno. L'Italia andava bene (ma quando, poi? Siamo andati bene solo negli anni del Boom, e solo perchè facevamo esattamente come i cinesi di adesso: tanta quantità, poca qualità e bassi prezzi) non perchè era "pienamente sovrana".

Ci vuole eccome l'Europa Unita (che adesso non c'è). Chi dice che è un pericolo, chiedo allora: perchè l'Europa no e l'Italia unita sì? Perchè non torniamo a dare piena sovranità agli stati regionali? Ogni organizzazione è "finzione" (e capitemi bene), il punto è il COME si organizza... Quello che vuole Schroeder (il putniniano della filiale tedesca di gazprom) non è però creare una Europa Politica, vuole fare un "consorzio" dei maggiori governi europei (Francia e Germania, insomma). E la democrazia? No cari, non è così che si fa. Io voglio organi istituzionali democraticamente eletti. La democrazia rappresentativa è democrazia, quella delegata no. Ma voi ci stareste ad avere un governo in Italia formato dai presidenti delle Regioni? In cui poi decidono sempre le Regioni economicamente più forti?


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MessaggioInviato: 10/09/2011, 23:18 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

PS: qual è la tua personale opinione sulla vicenda dell'Islanda (taciuta abilmente da tutti i media mondiali)?

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=10580



Sull'islanda... stiamo parlando di una nazione con meno di 300mila persone...
Certe cose funzionano solo nelle piccole comunità. Difficilmente applicabile in una nazione di 60 milioni di individui come quella italiana, disomogenea per territorio, storia, società, pil procapite, industrializzazione, etc. e dove ognuno ha il suo orticello da difendere.

Altro punto non lusinghiero per l'Islanda, è l'aver vissuto grandemente sopra le proprie possibilità. Da quando l'Islanda si è gettata in queste azzardate avventure finanziarie tutti gli islandesi ne hanno goduto vedendo aumentare ancora di più i propri lauti stipendi, oltre ad avere tutto gratis, dalla sanità all'istruzione.

Poi è arrivato il conto da pagare e che fanno gli islandesi?
Gli scrocconi...si rifiutano di pagare, un debito forse non causato direttamente da loro ma grazie al quale hanno vissuto 'alla grande'.

Gli islandesi non hanno fiatato finchè gli affari speculativi delle loro banche garantivano ricchezza e prosperità..troppo comodo indignarsi dopo.

Da notare che l'islanda non ha adottato l'euro ed è stato il primo stato europeo a fallire...

Forse tutta questa colpa l'euro non ce l'ha....



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MessaggioInviato: 11/09/2011, 11:30 
Per me, l'euro e l'Unione Europea sono solo strumenti, non dogmi... Non è obbligatorio usare l'auto, si può anche andare a piedi, se uno non sa parcheggiare... In Islanda erano fuori dall'Europa (erano: adesso pare vogliano entrare) come in Turchia: la Turchia viaggia a mille all'ora, l'Islanda è fallita. Forse conta molto anche saper usare gli strumenti che si hanno... Insomma: siamo capaci di usare l'Europa e l'euro? Certe volte mi par di vedere i carri armati della prima guerra mondiale, mezzi potentissimi usati DIETRO alla fanteria, e quindi inutili. Se ho un carro armato e lo uso come trattore, mi domando se la colpa sia del carro armato o di chi non ha idea di come usarlo...


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MessaggioInviato: 11/09/2011, 11:51 
Cita:
sezione 9 ha scritto:

Per me, l'euro e l'Unione Europea sono solo strumenti, non dogmi... Non è obbligatorio usare l'auto, si può anche andare a piedi, se uno non sa parcheggiare... In Islanda erano fuori dall'Europa (erano: adesso pare vogliano entrare) come in Turchia: la Turchia viaggia a mille all'ora, l'Islanda è fallita. Forse conta molto anche saper usare gli strumenti che si hanno... Insomma: siamo capaci di usare l'Europa e l'euro? Certe volte mi par di vedere i carri armati della prima guerra mondiale, mezzi potentissimi usati DIETRO alla fanteria, e quindi inutili. Se ho un carro armato e lo uso come trattore, mi domando se la colpa sia del carro armato o di chi non ha idea di come usarlo...


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MessaggioInviato: 14/09/2011, 18:24 
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http://www.wallstreetitalia.com/article ... aggio.aspx



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 14/09/2011, 20:02 
In 50 anni mai tanti poveri negli Usa

LOS ANGELES
Un americano su sei è povero, i ricchi stanno diventando sempre più ricchi, e la classe media si sta rimpicciolendo rapidamente: l'ultima fotografia della distribuzione del reddito negli Stati Uniti fatta dall'Ufficio di statistica americano nel 2010 mostra un Paese dove la disuguaglianza dei redditi continua ad aumentare anno dopo anno ed è ormai analoga a quella di nazioni in via di sviluppo come il Messico e le Filippine. Una constatazione con una miriade di implicazioni di natura politica, etica, sociale ed economica.
Ieri il Census Bureau ha rivelato che nel 2010 il reddito mediano della tipica famiglia americana è sceso per il terzo anno consecutivo del 2,3% a 49.445 dollari all'anno, ripiombando al di sotto dei 50mila dollari per la prima volta dal 1997. Contemporaneamente la percentuale di americani che vivono in povertà, con un reddito annuo inferiore a 22.314 dollari, è aumentata al 15,1% dal 14,3% del 2009. L'esercito dei poveri in America si è gonfiato di altri 2,7 milioni raggiungendo il livello più alto da quando il Governo Usa ha iniziato a pubblicare le statistiche nel 1959: un totale di 46 milioni di persone, equivalente all'intera popolazione della Spagna.
Un anno e mezzo di ripresa economica quindi non ha risollevato i redditi ai livelli di prima della recessione, anzi il reddito mediano nel 2010 è del 7% inferiore a quello del 2007. E con l'aumento del rischio di una nuova recessione double dip, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente l'anno prossimo.
Di fronte a questi dati, non è difficile capire la frustrazione dell'americano medio: il reddito depurato dell'inflazione di un cittadino di sesso maschile impiegato a tempo pieno è fermo ai livelli del 1973. E non è difficile capire l'ansia e le preoccupazioni dei giovani, la fascia più colpita dalla recessione: per chi è in età compresa tra i 25 e i 34 anni, il tasso di povertà è del 45 per cento.
La crescente disuguaglianza del reddito sta costringendo le aziende americane a modificare radicalmente le strategie di marketing per tener conto dell'aumento dei consumatori più ricchi e dei consumatori più poveri, e del conseguente calo del numero di consumatori medi. Molte società che tradizionalmente si rivolgevano al mercato di massa stanno sviluppando due o tre categorie di prodotto per soddisfare le esigenze di una clientela in fase di trasformazione.
Data la dimensione del fenomeno e le sue implicazioni sul tenore di vita della popolazione, non deve stupire che lo stato dell'economia sarà secondo tutte le previsioni il tema al centro della campagna presidenziale del prossimo anno. Sorprendentemente però non lo è stato durante l'ultimo dibattito tra i candidati repubblicani alla nomination, che ha ruotato attorno ai temi cari alla destra ultraconservatrice: la disciplina fiscale, il patriottismo e l'avversione contro l'ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini. Paradossalmente è stato uno degli ultraconservatori, il governatore del Texas Rick Perry, ad essere stato attaccato a destra: per essere stato troppo morbido sull'immigrazione illegale, non sufficientemente antitassazione, e troppo influenzato dalle lobby politiche. Gli attacchi a Perry hanno rafforzato di riflesso il candidato di punta Mitt Romney, apparentemente favorito dal partito per la sua capacità di catturare il voto degli indipendenti.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Aa689D4D


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MessaggioInviato: 16/09/2011, 18:59 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


ll colossale inganno del debito pubblico


By Edoardo Capuano - Posted on 23 agosto 2011

http://www.ecplanet.com/node/2650

Se volessero davvero risanare il “debito pubblico” la strada da seguire esiste già e l'hanno messa in pratica paesi come l'Argentina 10 anni fa, l'Equador, qualche anno fa e l'Islanda un anno fa (clicca qui: http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... =0&thold=0 ).

In realtà hanno ben altro in mente, ossia, continuare in questo sistema in cui una ristretta cerchia di persone "pontifica" che il resto dell'umanità deve fare sacrifici, deve lavorare duramente, deve obbedire alle leggi sempre più oppressive, etc, etc.

L'unica ricetta efficace per risolvere una volta per tutte il "problema" del debito pubblico è svegliarci dall'incubo in cui crediamo di vivere:

1 - Nazionalizzazione del 94,3% del capitale della Banca d'Italia, senza redenzione delle quote (il 5,7% è già statale.

2 - Emissione straordinaria di Nuove Lire, in sostituzione degli Euro in ragione di 2 a 1 (2 Nuove Lire per 1 Euro).

3 - Lancio di un programma di lavori pubblici locali, definiti dai cittadini attraverso consultazioni dirette, finanziati direttamente dallo stato in Nuove Lire, senza nessun tipo di indebitamento.

4 - Azzeramento del debito con default dei titoli detenuti da investitori esteri e conversione di titoli in euro detenuti da cittadini italiani con titoli denominati in Nuove Lire di valore nominale doppio.

5 - Default dei titoli di stato detenuto dalle banche nazionali. Nazionalizzazione senza redenzione delle quote per quelle banche che dichiarassero fallimento a seguito del default dei titoli di stato posseduti.

Non esiste altra soluzione, i nostri dipendenti al governo lo sanno benissimo e faranno di tutto per NON fare queste riforme e solo e soltanto se saranno costretti le faranno, controvoglia...

La Banca d'Italia NON è di noi italiani perché le sue azioni sono possedute da un cartello di banche private, assicurazioni e finanziarie. Solo il 5% appartiene all'INPS è lo 0,7% all'INAIL

Ma la cosa che sorprende di più è che se andiamo ad analizzare chi sono realmente i soci azionisti delle prime banche italiane, scopriamo che non sono nemmeno italiani, ma sono altre aziende, finanziarie, assicurazioni, etc, etc, di tutto il mondo. Ergo, la Banca d'Italia, non è degli italiani, ma NON è nemmeno di proprietà di banche italiane. I reali proprietari di Banca d'Italia SpA, sono entità impossibili da individuare con sicurezza, ma sono gli stessi che con il medesimo sistema, possiedono le altre banche nazionali...

Sono i veri depositari della nostra Sovranità, sono coloro che decidono quanto vale o non vale il tuo lavoro, il mio e quello di altri 7 miliardi di persone. Se finora avevi pensato di essere libero, rifletti sul fatto che il “valore” del tuo lavoro non lo decidi tu, non lo decide la comunità in cui vivi, non lo decide il governo italiano, i sindacati o l'Europa. No, lo decidono “loro”, che si sono arrogati il diritto di battere moneta in esclusiva e noi glielo permettiamo ogni volta che scambiamo un foglietto colorato con su scritto “BCE ECB EZB EKT EKP”.

Pubblicità ingannevole

Sai cosa significa realmente il concetto di "pubblicità ingannevole?" Secondo me pensi di saperlo, ma non è così, purtroppo...

“Pubblicità ingannevole” significa inculcare in modo profondissimo credenze false al solo scopo di indurci a fare azioni che non faremmo mai, se fossimo correttamente informati. In questo modo, nel tempo, si instaurano delle “reazioni automatiche” alle quali non facciamo più caso, anzi le consideriamo del tutto “normali”.

Vuoi un esempio? Bene, lo hai voluto tu, ricordalo...

Leggi cosa c'è scritto su ognuno dei foglietti colorati che hai in nel portafoglio, vicino alla bandierina europea: “BCE ECB EZB EKT EKP” e NON c'è scritto “Comunità Europea”, o cose simili. No, c'è l'acronimo di una azienda privata, di proprietà di privati, attraverso le banche centrali nazionali che sono possedute da banche private, che fanno ESCLUSIVAMENTE gli interessi dei propri azionisti.

E noi, che siamo convinti che quei foglietti siano “denaro”, siano “ricchezza”, facciamo pubblicità inconsapevole ad una azienda che ha come UNICO SCOPO la massimizzazione dei propri profitti a nostro danno... Hai capito adesso perché dobbiamo lavorare sempre di più per guadagnare sempre di meno? Perché stiamo regalando la NOSTRA VERA RICCHEZZA ad un ristretto gruppo di banchieri!

Torniamo Sovrani nell'emissione del mezzo di scambio economico!

Riprendiamoci la nostra vera Ricchezza e saremo di nuovo Sovrani!


Fonte: glollo.com



Ecco perchè non se ne può parlare....... [xx(]

ITALIA FUORI DALL’EURO ?
AH, LE PAROLE NON PRONUNCIABILI


set 16th, 2011

DI ALESSIO MANNINO
ilribelle.com

http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... unciabili/

Se l’Italia andasse in default, cioè dichiarasse fallimento, cosa accadrebbe? E se abbandonasse l’euro per tornare alla lira?
Sono domande fantapolitiche, sia chiaro. Già la Grecia, che di suo produce il Pil della sola provincia di Treviso, è stata costretta sul lettino operatorio dei medici horror Fmi, Bce e Ue, che pur di salvare il paziente, lo ammazzano sotto i ferri. Figuriamoci con paesi della stazza di Spagna e Italia, molto più importanti nello scacchiere economico e geopolitico europeo: il rischio che i paesi guida di Eurolandia, Francia e Germania, li lascino andare a fondo non è neppure nel novero delle possibilità. A meno che, s’intende, non decidano di far affondare l’euro. Ma il collasso della moneta unica è scartato a priori finché a decretarlo a tavolino non sarà chi tiene i fili nell’ombra, ossia i centri di potere bancario e finanziario burattinai della Banca Centrale di Francoforte e della Commissione di Bruxelles.
Ma il gioco dei “se” può tornare utile per mostrare in quale paradossale vicolo cieco siamo andati a ficcarci. L’Italia ha un prodotto interno lordo di circa 1500 miliardi di euro, e paga all’usura bancaria qualcosa come 90 miliardi di euro all’anno di soli interessi sul debito. Se facessimo crack, questo buon 6% del Pil cesserebbe di finire nei caveau bancari e potrebbe essere usato come spesa pubblica. Certo, inizialmente saremmo investiti da una guerra d’aggressione senza precedenti da parte di un’indemoniata speculazione straniera, ma poi all’estero dovrebbero mandar giù il rospo. La sola alternativa in mano ai signori del denaro sarebbe una guerra vera. Ma sarebbero in grado, i loro funzionari politici tedeschi e francesi, di assumersi la responsabilità di distruggere l’unità europea, la Nato e tutto il circo al seguito scatenando un conflitto bellico? E gli Usa: arriverebbero a inserirci nella lista degli Stati-canaglia assieme a Iran e Corea del Nord?
Ripudiare il debito che ci lega come asini da soma significherebbe, insomma, far implodere il sistema Europa. Questo legame è l’unico, reale, pesantissimo ostacolo alla riconquista di una piena sovranità. L’Islanda ha potuto farlo perché ne era già fuori. L’Argentina, pur invischiata fino al collo nella ragnatela della finanza internazionale, ri-nazionalizzando moneta e industrie strategiche e liberandosi dei ceppi del Fmi, è uscita dal tunnel e ha ripreso a vivere. Noi siamo gravati da un’ulteriore, e ben più dura, catena: l’europeismo dogmatico e aprioristico, che fa credere che l’Europa così come è, monetarista e banksterizzata, sia un totem inviolabile, l’undicesimo comandamento, un’entità sacra quando invece è una costruzione storica soggetta, come ogni altra realtà umana, alla trasformazione e alla morte.
E tuttavia l’argomento europeista resta sullo sfondo, proprio in quanto considerato fuori discussione. A difesa del debito, e del dovere religioso di farci accoppare di tagli e tasse in suo nome, viene buono un altro argomento, spacciato per buon senso del padre di famiglia: rifiutarsi di farvi fronte sarebbe moralmente ingiusto nei confronti dei risparmiatori esteri, poveri diavoli anche loro. Eh no. Costoro rappresentano appena il 13% dei nostri titoli di debito, il resto è detenuto da quelli che in gergo si chiamano investitori istituzionali: banche, società di intermediazione, assicurazioni ecc. I piccoli risparmiatori potrebbero riavere il tesoretto perduto con nuovi titoli di Stato emessi dopo la liberazione dal debito, mentre gli altri, i vampiri della finanza, dovrebbero rinunciare agli interessi sugli interessi. Sarebbe un crollo, in prospettiva, salutare. Come quegli shock traumatici che, seppur dolorosi, in casi di grave apatia sono indispensabili a risvegliare il malato.

http://www.ilribelle.com/



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Caro TTE, grazie degli ottimi report di qualità che hai postato. [;)]

E grazie del tuo aiutino alla memoria, che però non ha sortito alcun effetto guarda caso.

Decisamente sottoscrivo sia l' analisi del problema che le soluzioni proposte di massima (nazionalizzazione in primis).



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LA CRISI
«Se crolla l'euro, crolla l'Europa»
Il cancelliere Angela Merkel all'indomani della sconfitta elettorale del suo partito a Berlino

Angela Merkel
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MILANO - «La disgregazione dell'euro porterà alla disgregazione dell'Europa». Lo ha ribadito il cancelliere Angela Merkel a Berlino, all'indomani della sconfitta elettorale del suo partito. La leader tedesca ha anche consigliato ai membri della sua coalizione di governo di «pesare molto attentamente le parole per non innervosire i mercati» dell'eurozona.
Fonte:http://www.corriere.it/economia/11_settembre_19/merkel-euro-europa_ab283d10-e2b5-11e0-9b5b-a429ddb6a554.shtml

Se non l'avessero mai fatta forse era meglio...[8D]



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Una grande banca di stato di Pechino ha datto ordine di non eseguire operazioni forwards e swaps. Resta il mercato spot. Una presa d'atto dell'aggravarsi della crisi del debito in Europa. Tra le banche, le francesi Societe Generale, Credit Agricole and BNP Paribas. E gli altri istituti di credito Ue? Intanto, i cinesi si sentono piu' sicuri comprando titoli di Stato Usa.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ropee.aspx




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http://www.wallstreetitalia.com/article ... libro.aspx




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http://www.wallstreetitalia.com/article ... talia.aspx

New York - L’agenzia di rating Standard & Poor’s rivede al ribasso di un voto il rating dell’Italia, a A dal precdente A+, con outlook negativo, e immediatamente l’euro risulta in forte calo contro il dollaro. Eurodollaro a $1,3608.

Dopo aver posto l'Italia in zona downgrade già da maggio scorso, l’agenzia afferma che le aspettative sulla crescita economica del paese sono sempre più basse, anche a causa della situazione politica, il governo e' infatti incapace di rispondere in maniera efficace ai problemi reali del paese. Il piano di austerità da €59,8 miliardi, per raggiungere la parità nel 2013, è infatti stato giudicato in maniera negativa, poiché non propone soluzioni per risolvere il vero dilemma, ripristinare la crescita. Il declassamento dell'Italia da parte di S&P fa si' che da oggi gli interessi sul debito pubblio italiano costeranno di piu', il che rischia di vanificare gli effetti della manovra del governo approvata dal Parlamento la settimana scorsa.

"Crediamo che il rallentamento dell’attività economica italiana renda difficile raggiungere i nuovi obiettivi in materia fiscale decisi dal governo", si legge nella nota ufficiale. "In aggiunta crediamo che quanto fatto dal governo per ribattere alle recenti pressioni del mercato evidenzi ancora incertezze politiche in futuro, riguardo al modo in cui vengono indirizzati i problemi dell’economia".

È ormai il terzo mese che l’Italia è stata trascinata all’interno della crisi del debito nella regione, a causa proprio dell’incertezza politica e sulla crescita economica, che hanno sollevato timori sull’ingente debito del paese, al 120% del Pil.

Ma la decisione sembra arrivare di sorpresa, visto che il mercato teneva sotto osservazione per prima la scelta di Moody’s. L'altra agenzia Usa ha deciso qualche giorno fa di rimandare il giudizio sull'Italia al prossimo mese.

Nella giornata di ieri i rendimenti dei titoli a 10 anni dell’Italia erano al 5,59%, ben oltre i livelli "normali", ma al di sotto del 6% raggiunto prima dell’intervento della Bce, che dall'8 agosto ha deciso di aiutare l'Italia acquistando i Btp, con un investimento di vari miliardi. L'acquisto sostiene il prezzo e fa calare i tassi sui titoli di stato, mai stati cosi' alti dal 1999, anno di introduzione dell'euro.

Nella giornata di ieri sul mercato sono circolate voci sul fatto che lo stesso governo sia pronto a rivedere al ribasso le stime sulla crescita economica 2011 (dall’1,1% allo 0,7%) e 2012 (1% o inferiore).



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Ma io ne capisco veramente poco, forse pochissimo sarebbe più adatto, ma da quello che si legge e si può intuire pare proprio che si sia arrivati al capolinea.



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Cita:
Davide Petrachi ha scritto:

Ma io ne capisco veramente poco, forse pochissimo sarebbe più adatto, ma da quello che si legge e si può intuire pare proprio che si sia arrivati al capolinea.


Questo è quello che succederà in Italia nel 2012.
Ascolta bene cosa viene detto dal giornalista.....




Un profezia? Non direi proprio.....



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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