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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:09 
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[color=blue]Le leggi ci sono... basterebbe applicarle
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=33055

In questi giorni la politica italiana sembra abbia scoperto l'acqua calda e cioè che abbiamo un substrato culturale violento, e qualcuno si avventura anche ad ammettere che si tratta di un retaggio della sinistra terrorista degli anni '70. Cresciuto e pasciuto all'ombra della sinistra italiana: della sua scuola, dei suoi sindacati, dei suoi giornali e delle sue toghe che, di fatto, hanno stabilito uno stato di sudditanza istituzionale che sembra impossibile intaccare con metodi democratici. Anche perché ogni volta che ci si è democraticamente provato la risposta è stata sempre di piazza e violenta: rendendo evidente ed incontrovertibile che l'opposizione e i suoi sodali possono contare su una manovalanza da radunare in tempi brevi e da lanciare come teste d'ariete contro un Governo democraticamente eletto.

Non desta alcuna meraviglia che l'azione della sinistra si sia avvalsa e si avvalga di pezzi di magistratura, o meglio, di quell'accordo politico-giudiziario stipulato nel 1988 e sancito con l'approvazione della Legge Vassalli. Sono però colpito dalle dichiarazioni di esponenti di sinistra quali: Marina Sereni, Paolo Ferrero, Andrea Barbato, Pierluigi Bersani e, mirabile dictu, l'ex PM Antonio Di Pietro. il quale ultimo dopo aver, per 24 mesi filati, insultato il Governo e il Premier, denigrato l'Italia, spinto alla rivolta sociale e minacciato le Istituzioni, invoca ora i rigori della Legge!

In realtà, Governo e Opposizione dovrebbero sapere benissimo che non serve assolutamente fare nuove leggi o proseguire in sterili discussioni buone solo (com'è divenuto costume generalizzato!) ad anestetizzare le coscienze. Il problema vero, che costituisce vera emergenza democratica nazionale, è che alle leggi esistenti si deroga assai spesso con una tale libertà e disinvoltura che si è travalicato nell'arbitrio! Vorrei dire a Di Pietro che non serve rimpiangere la Legge Reale. Così come vorrei dire a Bobo Maroni che non serve comandare in servizio truppe antisommossa con la prescrizione di non intervenire. Altrimenti si fa la figura dei babbei.

In Italia abbiamo un articolo di Legge ben preciso che individua la protesta violenta: Art. 419 C.P. «Chiunque, fuori dei casi preveduti dall’art. 285, commette fatti di devastazione o di saccheggio è punito con la reclusione da otto a quindici anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso su armi, munizioni o viveri esistenti in luogo di vendita o di deposito».

I vecchi legislatori Italiani si dimostrarono più lungimiranti ed attenti dei nostri attuali. Infatti tale articolo è di vecchia data: Regio Decreto del 19 ottobre 1930 n. 1398, pubblicato nella G.U. n. 251 del 26 ottobre 1930, ed entrato in vigore il 1° luglio del 1931. A fronte di un’anzianità quasi secolare, le sentenze rese in subiecta materia si contano sulle dita di una mano nonostante non siamo mancate le occasioni per applicarlo!

Ma tali occasioni mancate riguardavano sempre coinvolgimenti di terroristi di sinistra: a pensar male si fa peccato però ci si prende. E infatti è opinione diffusa che una grave e fondamentale responsabilità nel non perseguire questi cialtroni sia, almeno, di una parte della magistratura.

Alla politica spetta la gogna di avergli fatto varcare la soglia dei santuari della Repubblica Italiana! Vergogne e responsabilità senza eguali nella compagine democratica internazionale!

La legge esiste: correggiamo chi non l'ha mai applicata! Come dimenticare o ignorare o non applicare il seguente articolo e reclamare pubblicamente nuove leggi ? L’art. 270-bis c.p. (Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico) punisce chi promuove, costituisce, organizza, dirige o finanzia associazioni che si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico con la reclusione da sette a quindici anni. Che cosa si vuole inasprire? Non basta? Il problema è che non si applica!

Ma c'è dell'altro! Anche qualche articolo sembra sia stato dimenticato o artatamente snobbato nonostante qualsiasi cittadino onesto si chieda come mai rivoltosi violenti, no-TAV, Black Bloc e tutta la miriade di delinquenti che ci assillano da decenni non finiscano rinchiusi.

In effetti l'articolo esiste. Eccolo qua: Per l’art. 284, II co. c.p., chi partecipa all’insurrezione armata contro i poteri dello Stato è punito con la reclusione da tre a quindici anni. Solo per tale ultima ipotesi si ha, in seno al titolo V del capo II del Codice Penale, una pena edittale minima superiore a quella prevista dall’art. 419 c.p. È come dire, cari politici contemporanei, che la Legge vede un devastatore o un saccheggiatore, nella scala gerarchica di coloro che commettono reati contro l’ordine pubblico, secondo solo a Totò Riina e, nel panorama complessivo regolato dal codice penale, commette un reato più grave di chi partecipa ad una insurrezione armata contro i poteri dello Stato o di chi si pone a capo delle Brigate Rosse o dei N.A.R..

Tutti gli altri reati collocati nella medesima parte del Codice Penale hanno pene, sia minime che massime, inferiori a quelle di cui all’art. 419 c.p. Solo che la Legge vede bene, ma chi la deve applicare sembra girarsi dall'altra parte.

Questo per sottolineare che, per quanto attiene al reato di devastazione e saccheggio, non si può assolutamente ignorare come il Legislatore abbia regolato fattispecie di eccezionale gravità, ncorché arbitrariamente ed irragionevolmente (o forse fin troppo ragionevolmente!) ignorate da chi la legge dovrebbe applicarla. La discrezionalità che il legislatore senz’altro ha, non può trascendere nell’irragionevolezza, e ciò vale sia per chi scrive la norma sia per chi è chiamato ad applicarla.

Il principio di ragionevolezza delle leggi è un corollario del principio di uguaglianza, elaborato dalla Corte Costituzionale, prendendo spunto da un analogo principio individuato dalla giurisprudenza anglosassone. Detto principio esige che le disposizioni normative contenute in atti aventi valore di legge siano adeguate o congruenti rispetto al fine perseguito dal legislatore. E, naturalmente, che essi siano adeguatamente applicate! Diversamente dovremmo parlare di complicità nella commissione di reato.

Ulteriori commenti ed approfondimenti li lascio volentieri all'On. Paniz e ai suoi colleghi, Nitto Palma in primis. Quello che interessa ai cittadini onesti e che esistono ottime leggi, che esistono eccellenti principi giuridici, ma che essi spesso vengono sistematicamente ignorati, stravolti e arbitrariamente interpretati. È ora che la politica riprenda il suo ruolo. [/color]



infatti si sono limitati ad effettuare dei fermi con un'accusa molto più leggera..."fermo per resistenza pluriaggravata"



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:12 
Cita:
http://www.davidegiacalone.it/politica/non-diveniamo-ostaggi/

[color=blue]Non diveniamo ostaggi


Non cadiamo nella loro trappola, non finiamo tutti quanti ostaggi dei violenti. Sono “solo” dei criminali, degli spiantati, gente che non vale l’inchiostro dedicato loro.

L’errore è già stato commesso, consentendo loro di fermare i lavori dell’alta velocità in Val di Susa e lasciando credere che contino qualche cosa.

Vanno solo individuati, arrestati e puniti, reprimendo una rete che non è un movimento politico (anche in quel caso andrebbe represso), ma un insieme di teppisti che puntano a imporsi scassando e a realizzarsi nella violenza.

Quello fotografato nel mentre lancia un estintore dice: non sono un black bloc. Gli credo, è, più semplicemente, uno che merita la galera.


Attenti anche a non credere che si debba limitare la libertà di tutti, per poterli ingabbiare. E’ sufficiente far funzionare la giustizia e affrontare senza paura i tanti che sono pronti a dir minchionerie sul disagio sociale, l’esclusione, le loro buone ragioni e la necessità di comprenderli.

Non c’è un accidente da comprendere, questa è gente che sfascia per il gusto di sfasciare. Non servono leggi d’emergenza, semmai servono leggi ragionevoli e serie.

Prendete il caso concreto delle telecamere e delle intercettazioni telefoniche: a Londra sono strumenti di prevenzione, utilizzati dalle forze dell’ordine, in Italia sono o materia per discutere (del tutto a sproposito) di privacy, oppure roba messa nelle mani dei magistrati, che sbobinano per poi passare ai giornali.

La legge deve cambiare, ma nel senso di offrire più garanzie ai cittadini e all’ordine pubblico, prendendo esempio dagli inglesi: le intercettazioni non sono prove, ma strumenti d’indagine, non si depositano e non si pubblicano, non arrivano al magistrato (se non in casi eccezionali), ma si usano per prevenire e per raccogliere prove, con le quali, in pochi giorni, si ottiene la condanna di chi mette a ferro e fuoco le piazze.

Non lasciatevi distrarre da questi criminali, né lasciatevi traviare da chi vi suggerisce di doverli “capire”. Se siamo nei guai è perché la nostra giustizia non funziona e non è capace di condannarli alla giusta pena (non esemplare, giusta). Corriamo dei rischi perché la giustizia ha deragliato.

Rimettiamola sui binari e puniamo la teppa. Saremo più sicuri e più civili.[/color]



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:18 
Infatti...e sai perchè?
Perchè a "loro" fa comodo che questa teppaglia resi a piede libero e in attività.
Perchè fa comodo?
Perchè la mancata applicazioni di queste leggi, crea il pretesto per chiederne altre. Lo scopo è arrivare ad una legge che lasci loro campo libero contro l'attività del manifestante in genere, non solo del manifestante violento.
Tipo fideiussione per chi vuole partecipare alle manifestazioni...
E' tutto questo è dannatamente evidente. Quindi basta prenderci in giro puntando il dito a destra o a sinistra. Lo scopo è uno e anche la volontà di chi vuole raggiungere questo scopo è unica.



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:18 
Cita:
http://www.davidegiacalone.it/giustizia/fenomenologia-dellestintore/

[color=blue]Fenomenologia dell’estintore

L’estintore serve ad estinguere. Ufficialmente le fiamme, volendo, però, ci si può estinguere dell’altro. Mediamente pesa cinque chili scarico e tredici se pieno. Non occorre essere degli esperti in fisica per immaginare quale forza e quale peso assume un oggetto del genere se scagliato contro un bersaglio. Lanciandolo contro una vettura se ne può estinguere parte consistente, riducendola ad un rottame. Lanciandolo contro una persona si può estinguerla alla vita, o menomarla per sempre. La fenomenologia dell’estintore indica una conclusione incontrovertibile: chi lo usa per fini non ortodossi non ha in animo di segnalare la propria insoddisfazione, ha deciso di fracassare e uccidere. In qualsiasi Paese assennato chi venga beccato a brandirne uno finisce in galera. Se riesce ad usarlo ci resta a lungo. Ed è su questo, sull’assennatezza dell’Italia, che la fenomenologia dell’estintore segnala follie.

Dieci anni fa un manifestante, a Genova, si trovò esattamente in quella condizione: aveva in mano un estintore, raccolto dopo che già era stato usato per colpire una camionetta dei Carabinieri, e con quello si dirigeva verso i militari. Voleva colpirli? Dubito vollesse far vedere quant’era forzuto, tanto più che faceva caldo (era luglio), vestiva una canottiera, ma anche un passamontagna. In qualsiasi Paese assennato sarebbe finito in galera, e con lui i suoi numerosi complici. Da noi è diventato un eroe. Dalla camionetta un Carabiniere ha sparato e il potenziale assassino è morto. Non sarebbe dovuto accadere, il compito di fargliela pagare sarebbe spettato alla giustizia. Purtroppo andò così. Davanti alla giustizia ci finì il carabiniere. Lui, lo strumento della repressione. Mamma mia: la “repressione”. Perché, che altro si fa, in qualsiasi Paese assennato, se non reprimere e punire certe condotte? C’è la via italiana: s’intitola al violento una sala del Parlamento. Nel medesimo si elegge un suo genitore. Il nostro eroe, il nostro fenomeno dell’estintore, ha il suo tabernacolo, ove lo si può adorare.

Guardate le foto: dieci anni dopo la stessa scena. Guardate il carabiniere che scappa: lo avessero preso lo avrebbero bruciato e macellato. Se avesse sparato lo avrebbero processato. Se avesse ucciso ci sarebbe un martire: il mancato assassino. Guardate l’estintore odierno, guardate quello di allora. Due domande: chi sono? come se ne esce?

Non sono manifestanti, non sono movimenti politici, sono fanatici della violenza, squadracce organizzate, persone che s’esercitano in occasioni politiche o sportive, pur di affermarsi distruggendo. Chi li manovra? Si generano nel fanatismo, s’alimentano di nichilismo, prosperano nel vuoto. Posta la massa di manovra, possono poi essere utilizzati. Può accadere in modo pianificato, più facilmente e frequentemente, invece, basta lasciarli esistere. Al resto provvedono da soli. Qui sta una prima chiave, per uscirne: nessuna copertura, nessuna condivisione, nessuna pelosa comprensione, si deve poterli respingere e arrestare al solo comparire. Alcuni manifestanti, a Roma, ne hanno consegnati tre alle forze dell’ordine: bravi, grazie. Basta il casco, indossato senza moto, e si fanno scattare le manette. A New York le hanno usate per molto meno.

La repressione è giusta. Vanno spazzati via, a tutela dei manifestanti e del loro diritto a protestare (anche quando si ritiene, come ritengo, che abbiano torto). Vanno arrestati e condannati, a tutela dei cittadini. Ma la repressione non è affare di Carabinieri e Polizia, spetta alla giustizia. I “riots” londinesi sono stati arrestati, processati e condannati nel giro di pochi giorni. Negli Usa sono finiti davanti al giudice (e liberati) in giornata. Il nostro giudice quando interverrà? Si accettano scommesse, ma sull’anno. Eppure questa è l’unica via d’uscita legittima, perché solo il processo, non le foto o i questurini, divide i colpevoli dagli innocenti. Vale per qualsiasi reato, e in qualsiasi caso i tempi italiani violano i diritti di tutti: accusati, vittime e società.

Si deve tornare a parlare di giustizia. In modo strutturale, non emergenziale. Sono lustri che, inutilmente, ci si occupa di come evitare ingiustizie e politicizzazioni, posponendo la necessità far esistere la giustizia. Attenti: la fenomenologia dell’estintore può portarci ad aggravare i torti anziché far prevalere le ragioni e la ragione.[/color]



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:21 
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Blissenobiarella ha scritto:

Infatti...e sai perchè?
Perchè a "loro" fa comodo che questa teppaglia resi a piede libero e in attività.
Perchè fa comodo?
Perchè la mancata applicazioni di queste leggi, crea il pretesto per chiederne altre. Lo scopo è arrivare ad una legge che lasci loro campo libero contro l'attività del manifestante in genere, non solo del manifestante violento.
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E' tutto questo è dannatamente evidente. Quindi basta prenderci in giro puntando il dito a destra o a sinistra. Lo scopo è uno e anche la volontà di chi vuole raggiungere questo scopo è unica.





Le leggi ci sono, ma la giustizia è troppo permissiva..non dipende solo dall'abilità degli avvocati ma anche dalla complicità di certa magistratura '68na.



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:28 
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Blissenobiarella ha scritto:

Infatti...e sai perchè?
Perchè a "loro" fa comodo che questa teppaglia resi a piede libero e in attività.
Perchè fa comodo?
Perchè la mancata applicazioni di queste leggi, crea il pretesto per chiederne altre. Lo scopo è arrivare ad una legge che lasci loro campo libero contro l'attività del manifestante in genere, non solo del manifestante violento.
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Prenditela con quei deficenti che fanno i casini non prendertela con chi fa le leggi.Se non ci fossero delinquenti non ci sarebbe bisogno di prendere provvedimenti e in tutte le cose della vita per 1 che fa danni e si nasconde,pagano tutti,é da sempre cosi dalla scuola al lavoro.ù
E poi mi fate ridere che volete applicate le leggi che quando si prova a farlo ci sono le rivolte popolari "carceri libere" e quant'altro.


Ultima modifica di robs79 il 19/10/2011, 10:29, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:30 
Le leggi ci sono, ma non vengono messe in esecuzione.
La magistratura esercita il potere giudiziario non esecutivo.
Se le leggi non vengono nemmeno messe in esecuzione, è chiaro che il problema che abbiamo non è solo dovuto alla magistratura.



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:31 
http://www.ilgiornale.it/interni/basta_buonismo_o_ci_saranno_morti/19-10-2011/articolo-id=552387-page=0-comments=1

Cita:
[color=blue]"Basta buonismo o ci saranno morti"
Il capo della Celere del G8 di Genova: "Questi teppisti hanno l’immunità. Vanno neutralizzati con più decisione"

È odiato più delle banche, delle multinazionali, delle politiche monetarie. I black bloc vedono nero solo a sentirlo nominare considerandolo il nemico pubblico «numero uno» del movimento mascherato: parliamo di Vincenzo Canterini, una vita nella Celere di cui è ormai un’«icona», già comandante del celebre Settimo Nucleo di Roma contro il quale l’onda nera di Genova si scontrò a ripetizione avendo ogni volta la peggio. Sotto schiaffo per i fattacci della Diaz, Canterini s’è dichiarato innocente mettendo la faccia a difesa dei suoi uomini. In attesa della pronuncia della Cassazione sulla condanna, dice la sua sulla guerriglia di Roma. «Una seconda Genova, un bis senza morti», sentenzia. «È andato tutto drammaticamente storto. Se non si cambia l’andazzo in piazza, se si insiste con questa incomprensibile strategia attendista di “contenimento” dei picchiatori, la prossima volta insieme al furgone delle forze dell’ordine vedremo bruciare anche un padre di famiglia in divisa. Garantito».

Garantito?
«Sì. Ormai questi teppisti col passamontagna non hanno più remore. Fanno quello che fanno perché coperti da una sorta di immunità: non rischiano in piazza con la polizia, non rischiano dopo la galera. Molti di loro hanno addirittura alzato le braccia al cielo quando il blindato in piazza San Giovanni bruciava senza sapere se i due carabinieri erano riusciti a scappare. C’è un salto di qualità preoccupante».

Lei li ha affrontati ovunque, per anni. Chi sono davvero i black bloc?
«Figli del disagio, e non solo. Somigliano ai casseurs francesi, provengono dalle falangi ultras più scatenate, in gran parte frequentano centri sociali e circoli anarchici noti. Le grandi manifestazioni sono il richiamo per i black essendo più facile, per loro, nascondersi nella massa. Rispetto al G8 di Genova hanno affinato ancor più le tecniche d’assalto mordi e fuggi, colpisci e scappa, agguati a elastico. Si tratta di piccoli gruppi, svelti di gambe e di braccia, continuamente riforniti di sassi, spranghe, bombe carta. Come a Genova si sono mischiati ai manifestanti pacifici per poi staccarsi dal corteo, in due o tre punti, così da calarsi sul viso sciarpe e passamontagna e rientrare dentro. E se a Genova il furgone con le armi seguiva i manifestanti, qui hanno riempito di munizioni auto e camioncini con largo anticipo, parcheggiandoli ai bordi del tracciato previsto dal corteo. C’è stata una grossa organizzazione, una regia “politica”, e la riprova è nella presenza di numerosi “avvocati del movimento” che nei cortei pacifici, chissà perché, non si fanno mai vedere».

Come si neutralizzano i black bloc?
«Il sistema è semplice, ma alla politica non piace, preoccupata com’è di evitare il rischio di possibili casini. Si preferisce lasciar fare il tiro al bersaglio per ore sulle teste di poliziotti e carabinieri costretti a star fermi dietro ai blindati perché l’ordine è di non rispondere, contenere, piuttosto che reagire al volo, con un’azione chirurgica, di pronto intervento, che impedirebbe loro di rovinare manifestazioni assolutamente pacifiche».

A parole è facile, «tecnicamente» come si fa?
«L’esperienza del 7° nucleo di Genova è irripetibile ma il modello di piccoli nuclei addestrati all’intervento rapido, che si muovono parallelamente al corteo, in strade laterali, restando invisibili allo stesso, risolverebbe ogni problema. A Genova, questo sistema, ha funzionato sempre quando ci è stata data la possibilità di intervenire al volo. L’intervento rapido, alle prime avvisaglie di scontri, frena le violenze. I Nuclei vanno attivati sentendo le comunicazioni radio o recependo le informazioni dei poliziotti sugli elicotteri, collegati ad altri nuclei da far confluire qualora l’intervento dovesse rivelarsi più complicato del previsto. E poi occorre tornare all’antico: il corteo va blindato. Tante divise in cima, e altrettante in coda. Subire in silenzio per rispondere solo in casi estremi autorizza questi scalmanati a distruggere impunemente tutto».


Tremila uomini delle forze dell’ordine e i black bloc cantano vittoria. Servono le leggi speciali?
«Non servono a niente. Occorre avere coraggio e palle, affrontare di petto la situazione senza timori, far vedere che lo Stato c’è e non perdona. Va bene la difesa delle sedi istituzionali ma il resto della città, con migliaia di poliziotti e carabinieri a disposizione, non può essere lasciata in mano ai due-tremila delinquenti antagonisti che ancora sento bonariamente chiamare “i ragazzi” dei centri sociali”».

Ma la polizia sa chi sono? Sapeva quel che poteva succedere? Cosa non ha funzionato?
«Qualcosa è andato storto, non ci sono dubbi. Ma fino a quando non si cambierà il modo di concepire l’ordine pubblico il rischio di vedere situazioni così è altissimo. I Servizi, e la Digos, avevano allertato chi di dovere. Allora mi chiedo: possibile che tutta questa gente si sia organizzata da ogni parte d’Italia senza che nessuno facesse niente per impedirlo? Possibile che non riusciamo a individuare, seguire, intercettare, gente che si muove seguendo le indicazioni e i richiami sui blog anarchici? Eppoi. Chi ha portato i mezzi con le armi deve avere una base logistica, un appoggio sicuro. E secondo voi qual è questo posto? Sono stati controllati i centri sociali?»


Basta porgere l’altra guancia, dunque?
«Sì, basta. Ovviamente la reazione, le cariche, l’intervento della Celere, è l’estrema ratio. Ma qualcosa si deve pur fare. I black bloc devono sentire il fiato sul collo. Devono capire che al primo sbaglio rischiano di grosso. Si devono mettere in testa che non solo a New York si va in galera se infrangi le regole. Nessuno lo sa ma c’è una legge che vieta a chiunque di andare ai cortei col passamontagna: ecco, cominciamo da qui. Quando si dice che la polizia deve “contenere”, sono d’accordo. Ma quando devi contenere migliaia di matti che rischiano di ucciderti, che senso ha non reagire, non intervenire in massa in soccorso di quel blindato dei carabinieri in fiamme? Scrolliamoci di dosso la sindrome di Genova. Nessun timore. I cittadini sono con la polizia».[/color]



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 10:35 
RObs, abbassa i toni, per cortesia.

Poi rileggi bene quanto scritto e solo dopo intervieni, con calma.

E' chiaro che hai fraiteso ciò che è stato scritto.

Ricorda che ci è stata richiesta una maggiore rigidità. Chi proverà a scatenare flame, sarà sanzionato.



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«Se fosse per noi, se fosse stato per noi, noi avremmo saputo come fare»
di Eleonora Betti



È difficile trovare le parole giuste, le parole che possano descrivere l'esperienza di scendere in piazza per prendere parte ad una manifestazione pacifica, con il proprio fidanzato, con i propri amici. Il fatto di avere 25 anni e tanta voglia di esserci perché quel giorno diventi un importante simbolo del sentore di milione di persone, di tutte le età, di tutto il mondo, che vedono le loro vite sgretolarsi, e si sentono impotenti, non considerate, viste solo come numeri, e non come esseri umani, dalla finanza in primo luogo, e da una politica in totale balia di essa.
È difficile far comprendere quanto sia forte a poche ore di distanza l'amaro stupore di non essere riusciti a concretizzare questi sani desideri e diritti democratici.
La costituzione stessa della manifestazione degli “indignati”, che vedeva una presenza eterogenea di persone, per età, appartenenza sociale e convinzioni politiche, e vista come una sorta di movimento spontaneo di espressione, faceva sì che potessero esserci delle forti lacune nella sorveglianza e nella tutela di coloro che ne avrebbero preso parte. Se questo era insito nella situazione stessa, e quindi è rimproverabile agli organizzatori di questa giornata di indignazione nella capitale italiana una mancanza di vigilanza interna, è ancora più inaccettabile verificare tale mancanza nelle forze di polizia.

Ma di cosa stiamo parlando però? Di semplice sottovalutazione?
Io ero parte della manifestazione. Questo vuole anche dire che posso riportare la mia testimonianza, quello che io ho potuto osservare, all'interno di un corteo di circa 200.000 persone. Ed è la mia testimonianza, il mio punto di vista. Non è detto che lo abbiate vissuto anche voi, se siete stati lì con me, magari però in un altro punto del corteo, non è detto che dobbiate credermi. Non sto cercando condivisione, intesa come approvazione, ma nel senso di comunicazione e di dialogo, di volontà di raccontare un'esperienza tra tante, in un giorno difficile, che ritengo possa avere in sé la forza di farci riflettere su dinamiche di più ampia portata. Proprio per questo non entrerò nel merito di un'analisi-resoconto degli eventi a cui non ho direttamente preso parte.


Sono arrivata in piazza della Repubblica alle 13.15, senza fare riferimento ad alcuno dei gruppi organizzati presenti (partiti, studenti, sindacati ecc.), ma come semplice cittadina. Solo casualmente, solo per rendermi conto, per quanto poteva essere possibile fare, della struttura del corteo, ho deciso, prima ancora che il corteo partisse, di incamminarmi con i miei amici, avvicinandomi a piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione Termini. Sono passata accanto a bandiere di varia sorta, a persone della mia età, più grandi, più piccole, a insegnanti, studenti, bambini, invalidi, operai, artisti, impiegati...poi, ad un certo punto del viale, ho fiancheggiato una zona di guerra. Direte voi: zona di guerra? Ma la guerriglia non è avvenuta più tardi? Non è successo tutto tra via Cavour e piazza San Giovanni, all'improvviso, ore dopo?
Devo darvi ragione, ma sapete, quando si cammina tra migliaia di persone pacifiche, e improvvisamente ci si trova accanto ad un gruppo di ragazzi (perché per la maggior parte si intuiva che fossero ragazzini, con qualche adulto tra loro) “tranquillamente” in tenuta da battaglia (passamontagna già calati sul volto e bandiere arrotolate su solidi bastoni di metallo in mano), vi assicuro che si ha un momento di smarrimento, e che il sangue si gela. Ma poi l'inesperienza (tutte le manifestazioni a cui ho preso parte in precedenza si sono svolte sempre in modo pacifico), la sottovalutazione della situazione (da parte mia, che sono una semplice cittadina, non una poliziotta), le battute sdrammatizzanti fatte con gli amici, ti fanno guardare avanti, verso quelle migliaia di persone pacifiche, e ti lasci alle spalle quelle poche decine di potenziali terroristi come se fosse stato solo un brutto sogno, o un carro allegorico.

Ci fermiamo temporaneamente dietro al camioncino vivace degli occupanti dell'ex Cinema Palazzo di San Lorenzo, e il corteo inizia a muoversi. Percorsi circa duecento metri, all'imbocco di via Cavour ci avviciniamo al gruppo del sindacato Fiom. Decidiamo per prudenza che quella zona, per noi “cani sciolti”, può essere una delle più tranquille, e ci mescoliamo a loro. In effetti dopo poco più di un'ora dalla partenza del corteo, gli eventi e la fortuna ci avrebbero dato ragione.
Iniziamo a vedere più avanti del fumo, e un vago sentore di lacrimogeni nell'aria. Ma tutto sembra lontano, tutto sembra non poterci riguardare. Alle nostre spalle, poco dopo, iniziamo a sentire la folla rumoreggiare, gridare. Passano pochi istanti, e alla nostra destra vediamo scendere in fretta un gruppo di persone in un assetto simile a quello che ho descritto prima (passamontagna e spranghe). Ora è il nostro turno. Siamo in una zona del corteo molto compatta, e questo fa sì che sia forte. Ora siamo noi a gridare: “Fuori! Fuori! Fuori! Fuori!”. Non li facciamo entrare, non devono entrare. Ci hanno superati, sono scesi ancora. Non li vediamo più.
Continuiamo a camminare.
Qualche minuto. Il sole che ci scalda la testa e ci irrita gli occhi. Poi sento le grida. Le persone che mi sono davanti iniziano a correre nella direzione opposta al senso di marcia. Scappano. E io? E noi? Resto pietrificata con il mio pezzo di pizza in mano. Un mio amico e il mio fidanzato mi tirano letteralmente via, con tutta la loro forza. Corro.
Ci fermiamo poco più in là, a distanza di sicurezza, per capire che sta succedendo. Falso allarme? Tutto finito? No. Ecco, di nuovo. Urla, gente che corre. Scappo, più veloce che posso. Sento solo dietro di me la voce del mio fidanzato che mi grida: “vai!vai!”.
Ed eccomi, a 200 metri di distanza, in una traversa di via Cavour, senza fiato, ferma ad aspettare di vedere tutti i miei amici sani e salvi, ma con tutti i miei sensi all'erta, pronta ad una nuova fuga. Vedo tante persone percorrere quella stessa strada, sfilando davanti a me, con i volti smarriti e terrorizzati. Dei bambini, che non riescono neanche a fare uscire le lacrime dai loro occhi sbarrati, scortati e portati via dai genitori, che sono senza parole, che non sanno cosa dire loro per tranquillizzarli, per spiegargli cosa sia avvenuto.
Anche noi, una volta riuniti, decidiamo di non tornare in via Cavour. Non è il caso. Io stessa non sono nelle condizioni fisiche per affrontare una situazione del genere, altri eventuali parapiglia, o peggio.
Arriviamo ad un posto di blocco della polizia, dalle parti di via Merulana. Non sappiamo ancora che cosa nel frattempo sia iniziato ad avvenire altrove.
Con tranquillità e rispetto ci rivolgiamo agli agenti, sperando di trovare in loro almeno una risposta ad una nostra nuova indignazione sociale, con la sensazione di rabbia e delusione che potrebbe provare un malato non soccorso da un medico: vogliamo sapere perché, come è possibile che loro non possano intervenire, come è possibile non fermare prima questi terroristi (chiamateli black block, se preferite). Non sono riconoscibili tra la folla? Ma come? Ma se noi li avevamo visti ancora prima che partisse il corteo? Ma se vanno in giro tranquillamente con spranghe e passamontagna da due ore? E poi, non diteci che non avete agenti in borghese mischiati ai veri manifestanti...ah, ecco appunto, allora se ci confermate che ci sono, come è possibile che loro li vedano e non vi chiamino ad intervenire, o non intervengano loro stessi, prima che questi delinquenti inizino a distruggere la città, prima che rovinino una manifestazione pacifica di migliaia di persone, prima che venga messa a repentaglio l'incolumità di quelle migliaia di persone? Come è possibile che i manifestanti stessi, disarmati, solo con la forza dei loro corpi e delle loro grida, riescano ad isolarli, almeno fino ad un certo punto, e non riusciate voi a prelevarli e a metterli fuori gioco? Dopo i primi momenti di reticenza, alternati solo da vaghi cenni di assenso e comprensione nei nostri confronti, sento una frase che mi lascia senza parole, da parte di uno dei poliziotti: «eh, lo so, lo so, guarda...se fosse per noi, se fosse stato per noi, noi avremmo saputo benissimo come fare».

Non c'è altro da dire, non c'è altro da dirsi. Ci incamminiamo verso piazza Vittorio Emanuele, per prendere la metropolitana. I vigili che incontriamo per strada ci avvertono di non dirigerci verso piazza San Giovanni, perché lì la polizia sta già “caricando”. Incontriamo dei manifestanti “superstiti” che ci confermano l'avvertimento, e ci consigliano vivamente di allontanarci il più in fretta possibile. Lo facciamo. Prendiamo la metro, e finisce tutto. Per noi.
Più tardi sentiamo alla radio la cronaca di ciò che è successo, e che sta ancora avvenendo. Di ciò che non abbiamo visto.
Ma io non riesco a pensare più a niente. Non riesco a farmi una ragione di tutto quello che ho vissuto, e di quello che per mia fortuna non ho vissuto. La mia mente non fa che rivedere il volto di quel poliziotto, che dice: «se fosse per noi, se fosse stato per noi, noi avremmo saputo benissimo come fare».



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rmnd ha scritto:

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Blissenobiarella ha scritto:

Infatti...e sai perchè?
Perchè a "loro" fa comodo che questa teppaglia resi a piede libero e in attività.
Perchè fa comodo?
Perchè la mancata applicazioni di queste leggi, crea il pretesto per chiederne altre. Lo scopo è arrivare ad una legge che lasci loro campo libero contro l'attività del manifestante in genere, non solo del manifestante violento.
Tipo fideiussione per chi vuole partecipare alle manifestazioni...
E' tutto questo è dannatamente evidente. Quindi basta prenderci in giro puntando il dito a destra o a sinistra. Lo scopo è uno e anche la volontà di chi vuole raggiungere questo scopo è unica.





Le leggi ci sono, ma la giustizia è troppo permissiva..non dipende solo dall'abilità degli avvocati ma anche dalla complicità di certa magistratura '68na.



Art. 285. c.p. Devastazione, saccheggio e strage.
Chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso è punito con l'ergastolo.

mi pare che a genova
sia stato applicato..
comunque basterebbe qualche piccola modifica
(togliere attentato allo stato, pena max. 10 anni)
in eventuale art. 285 bis,
per trattare i casi in questione..

ma forse si vogliono codesti liberi,
(12 su 500 ne hanno presi..!!)
coem dice bliss.
per giustificare la repressione dei movimenti
non allineati



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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Blissenobiarella ha scritto:

E' tutto questo è dannatamente evidente. Quindi basta prenderci in giro puntando il dito a destra o a sinistra. Lo scopo è uno e anche la volontà di chi vuole raggiungere questo scopo è unica.



Esatto... tanto è vero che lo stesso "rigore" è stato auspicato sia da Maroni che da Di Pietro. Praticamente è una strategia bipartisan...



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

E' tutto questo è dannatamente evidente. Quindi basta prenderci in giro puntando il dito a destra o a sinistra. Lo scopo è uno e anche la volontà di chi vuole raggiungere questo scopo è unica.



Esatto... tanto è vero che lo stesso "rigore" è stato auspicato sia da Maroni che da Di Pietro. Praticamente è una strategia bipartisan...


La strategia è solo a fini elettoral/propagandistici..non c'è nessun disegno occulto. Quelli sono politici e fanno il loro mestiere..ricercare cioè il consenso della gente.



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[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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rmnd ha scritto:






eh
ho ascoltato l`intervista..
"ho lanciato pietre dopo che
a piazza s. giovanni la polizia
ha caricato indiscriminatamente
la manifestazione.."

tutto qua ?

dalla vestizione
(chi ha fornito/pagato gli abiti?)
sembrava la luogotenente di bin laden..

una reazione sbagliata da parte
di una giovane mamma stressata
scaturita pero` da atto altrettanto ingiusto,
(non si puo` trattare tutta una manifestazione
come black bloc)

che c`entra coi teppisti?
magari l`hanno pure pagata..
e a lei ragazza madre senza lavoro,
i soldi fanno comodo..


intervista scorretta..ridicola,
le solite montature,
vespa, minzolini, fede,
faranno il resto..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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