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Raziel ha scritto:
non capisco proprio, davvero non lo capisco, perché all'atto della morte si dovrebbe mantenere la propria coscienza, il proprio carattere, i propri ricordi, insomma mantenere il proprio IO, se pur in forma diversa, incorporea, mentre all'atto della nascita no.
Ma infatti nel caso che per semplificare ho chiamato B) non a caso ho detto che si apre un mondo. E' semplicemente il caso che non prevede una fine e può o meno prevedere un inizio.
Intanto non tutte le religioni hanno il concetto di anima; il buddhismo non ce l'ha, però non crede che con la morte finisca tutto, così come non crede che con la nascita inizi tutto. Il buddhismo pali in particolare, più vicino alle origini del canone, non è affatto consolatorio; considera l'io che sperimentiamo in vita come qualcosa di transitorio ed illusorio già in vita, cosa che con diversa enfasi era ben nota anche agli stoici occidentali; del resto pensa, basta una malattia grave e già la nostra unità interna si affievolisce; basta anche un desiderio intenso che ci travolge e già la nostra capacità di pensare liberamente si affievolisce. Figuriamoci quando il nostro supporto fisico cessa di esistere. Infatti nel buddhismo hinayana (meridionale, o Pali) non si crede ad un io che rinasce; ciò che rinasce è la brama di vita, concepita come una forza impersonale, ma non del tutto scollegata da ciò che siamo stati; diverso invece nel lamaismo e nel buddhismo settentrionale, ma comunque lontani dall'idea di un'anima individuale che persiste con le stesse caratteristiche che aveva in vita.
Poi anche le religioni che hanno l'idea di un'anima non credono tutte ad un inizio dal nulla; l'induismo per esempio non lo crede affatto. A crederlo sono solo alcune religioni, in genere creazionistiche e monoteistiche. Io trovo più logico pensare al modo antico, perciò se l'anima è immortale (ma non eterna, diciamo persistente, l'eternità non presuppone il tempo, la persistenza sì) allora non può aver avuto un'origine nel tempo.
Chiaramente ci sono molti sistemi religiosi e filosofici che contemplano l'uscita da ogni divenire e con essa da ogni tempo e da ogni rinascere.
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Comunque sia, è perlomeno "plausibile", ho pensato, se è vero come è vero che il multiverso esiste, e comprende l'universo di cui abbiamo esperienza istante dopo istante, e istante dopo istante si creano altri universi, allora ogni istante, per i più vari casi,
Io credo che non si crei proprio niente e che di universo per definizione ce ne sia solo uno, infinito e vasto e vario quanto vuoi, ma solo uno.
Quanto al gatto di Schrodinger, dici così perché forse credi che la meccanica quantistica, nella sua interpretazione di Copenaghen, sia una verità. Non lo è, è solo un modello, una possibile interpretazione. Ce ne sono anche altre, non è legge. Idem per la relatività, non è legge; idem per il modello (mal capito e mal interpretato dai più) del big-bang, che presuppone tra l'altro (non a caso) la relatività. Non sono fatti, sono modelli e basta.
Il fatto che i risultati sperimentali (molti dei quali ampiamente discutibili) che ne stanno a fondamento si possano interpretare altrettanto bene anche con altri modelli deve far riflettere, ma andiamo del tutto fuori tema e per parlare bene di questo sarebbe necessario molto molto tempo, che purtroppo mi manca.