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MessaggioInviato: 27/12/2011, 17:26 
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Angeldark ha scritto:

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rmnd ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:


Grazie all'Euro in Grecia la gente è senza cibo e medicine
e i bambini muoiono di fame.






scusa ma ho validi motivi per ritenere l'articolo puro terrorismo mediatico..insomma una balla colossale
[;)]

Magari fossero balle...è un anteprima per noi!

IL DRAMMA
Grecia, è allarme suicidi per la crisi
Rispetto all'anno scorso sono aumentati del 40%: uomini tra i 35 e i 60 anni, molti si uccidono per la vergogna


A Salonicco, un uomo ha tentato di darsi fuoco: per fortuna, è stato salvato
A Salonicco, un uomo ha tentato di darsi fuoco: per fortuna, è stato salvato
MILANO - La crisi economica in Grecia ha portato ad una drammatica crescita dei suicidi. Ad indagare sul fenomeno è il Wall Street Journal, che riporta dati ufficiali del ministero della Salute secondo i quali vi è stato un aumento del 40% dei suicidi nei primi cinque mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.



si ma i bambini non muiono di fame, e la gente non è senza cibo.
Sono articoli (non quello del corriere che affronta un altro tema ancora) che amplificano singoli casi limite.

Tornando sull'articolo del corriere non occorre andare in Grecia, basta restare nel nord-est.
Per colpa dello stato ed enti pubblici locali insolventi molti imprenditori falliscono e non solo.


Cita:
[color=blue]I 60 miliardi che lo Stato deve alle imprese
http://www.corriere.it/editoriali/11_dicembre_17/divico_ritardo-nei-pagamenti_8371ce80-2879-11e1-b2e0-62df0bde9a01.shtml

"...Nell’ultimo mese, soltanto nel Veneto, si sono verificati altri due suicidi e le statistiche, impietose, parlano di 50 imprenditori che si sono tolti la vita nel solo Nord Est da quando, nel 2008, abbiamo importato dall’America la Grande Crisi. Dietro le scelte drammatiche di questi uomini e donne non c’è un’antropologia negativa, un cupio dissolvi ma, caso mai, un eccesso di etica. Dover licenziare i propri collaboratori, chiudere e/o fallire è considerato una vergogna nella cultura delle laboriose comunità del Nord Est, un venir meno alla responsabilità sociale dell’imprenditore...."[/color]


Poi pensare che ci sono milioni di parassiti in questo paese senza dignità che vivono alle spalle di coloro che lavorano e producono.



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
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MessaggioInviato: 28/12/2011, 00:22 
La BCE ha prestato 500 miliardi di euro alle banche europee a un interesse dell'uno per cento per tre anni. Praticamente gratis. Lo ha fatto per far ripartire l'Europa. Per permettere alle banche di riaprire i rubinetti e finanziare l'economia reale, per le imprese che stanno chiudendo alla velocità della luce. Come direbbe Ciro, il mio figlio più piccolo, è un vero barbatrucco. I soldi della BCE non nascono sotto i cavoli, ma sono garantiti dagli Stati della UE, in definitiva sono nostri. Le banche vanno salvate, sono in crisi di liquidità e non si prestano neppure più i soldi tra loro. Inoltre hanno in pancia miliardi di crediti inesigibili e di schifezze finanziarie varie che devono, prima o poi, svalutare. 500 miliardi sono un'ancora di salvezza e, infatti, c'è stata la coda dei banchieri per ottenere il prestito come per i saldi di fine stagione. Le banche, però, fanno le banche. E' nella loro indole usuraia. I capitali vanno investiti dove è più alta la remunerazione. Dare soldi a un'azienda in difficoltà o a una start up è un rischio. Comprare titoli pubblici lo è un po' meno. Deve fallire un intero Stato. E allora è probabile le banche acquisteranno i titoli di Stato dei Pigs, quelli con gli interessi più alti, dal 6/7% in su. Un guadagno netto garantito. E anche un gesto nobile. Il prestito accordato dalla BCE coprirebbe per tutto il 2012 l'intero fabbisogno di Italia e Spagna. L'Europa sarebbe salva.
Qualcosa in questo gioco di prestigio però non torna. Per salvarci e collocare il debito pubblico dobbiamo pagare interessi altissimi alle banche con soldi prestati da noi attraverso la BCE. Le stesse banche, a iniziare da quelle francesi e tedesche, che hanno venduto a piene mani titoli italiani e spagnoli nell'ultimo anno. E che ora li ricompreranno con interessi quintuplicati. La ragione si smarrisce in questo labirinto. In questo Giro di Bot. Perché riconoscere gli interessi a banche private che comprano il nostro debito prestandogli i soldi? Compriamocelo da soli il debito, con il Tesoro o la Banca d'Italia, almeno gli interessi li pagheremo allo Stato. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure
Fonte:http://www.beppegrillo.it/



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Angeldark ha scritto:

La BCE ha prestato 500 miliardi di euro alle banche europee a un interesse dell'uno per cento per tre anni. Praticamente gratis. Lo ha fatto per far ripartire l'Europa. Per permettere alle banche di riaprire i rubinetti e finanziare l'economia reale, per le imprese che stanno chiudendo alla velocità della luce. Come direbbe Ciro, il mio figlio più piccolo, è un vero barbatrucco. I soldi della BCE non nascono sotto i cavoli, ma sono garantiti dagli Stati della UE, in definitiva sono nostri. Le banche vanno salvate, sono in crisi di liquidità e non si prestano neppure più i soldi tra loro. Inoltre hanno in pancia miliardi di crediti inesigibili e di schifezze finanziarie varie che devono, prima o poi, svalutare. 500 miliardi sono un'ancora di salvezza e, infatti, c'è stata la coda dei banchieri per ottenere il prestito come per i saldi di fine stagione. Le banche, però, fanno le banche. E' nella loro indole usuraia. I capitali vanno investiti dove è più alta la remunerazione. Dare soldi a un'azienda in difficoltà o a una start up è un rischio. Comprare titoli pubblici lo è un po' meno. Deve fallire un intero Stato. E allora è probabile le banche acquisteranno i titoli di Stato dei Pigs, quelli con gli interessi più alti, dal 6/7% in su. Un guadagno netto garantito. E anche un gesto nobile. Il prestito accordato dalla BCE coprirebbe per tutto il 2012 l'intero fabbisogno di Italia e Spagna. L'Europa sarebbe salva.
Qualcosa in questo gioco di prestigio però non torna. Per salvarci e collocare il debito pubblico dobbiamo pagare interessi altissimi alle banche con soldi prestati da noi attraverso la BCE. Le stesse banche, a iniziare da quelle francesi e tedesche, che hanno venduto a piene mani titoli italiani e spagnoli nell'ultimo anno. E che ora li ricompreranno con interessi quintuplicati. La ragione si smarrisce in questo labirinto. In questo Giro di Bot. Perché riconoscere gli interessi a banche private che comprano il nostro debito prestandogli i soldi? Compriamocelo da soli il debito, con il Tesoro o la Banca d'Italia, almeno gli interessi li pagheremo allo Stato. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure
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Come al solito, il caro Beppe, è il pià lucido tra gli "analisti".



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 28/12/2011, 02:39 
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Angeldark ha scritto:

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rmnd ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:


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IL DRAMMA
Grecia, è allarme suicidi per la crisi
Rispetto all'anno scorso sono aumentati del 40%: uomini tra i 35 e i 60 anni, molti si uccidono per la vergogna


A Salonicco, un uomo ha tentato di darsi fuoco: per fortuna, è stato salvato
A Salonicco, un uomo ha tentato di darsi fuoco: per fortuna, è stato salvato
MILANO - La crisi economica in Grecia ha portato ad una drammatica crescita dei suicidi. Ad indagare sul fenomeno è il Wall Street Journal, che riporta dati ufficiali del ministero della Salute secondo i quali vi è stato un aumento del 40% dei suicidi nei primi cinque mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

IL SUICIDIO E' VISSUTO COME UNA VERGOGNA- In realtà le vittime potrebbero essere molte di più perchè in Grecia il suicidio è vissuto come una vergogna e molte famiglie cercano di far passare per incidenti la morte dei loro cari. Altri tentano invece di togliersi la vita in modo plateale, come l'uomo che si è dato fuoco venerdì davanti ad una banca a Salonicco. L'organizzazione Klimaka, che gestisce un telefono amico per la prevenzione dei suicidi, riceveva un tempo circa 10 telefonate al giorno. Ma ora vi sono giorni «in cui arriviamo a 100», racconta lo psicologo Aris Violatzis. A chiamare sono uomini finanziariamente rovinati fra i 35 e i 60 anni. «Hanno perso la loro identità di marito che porta il pane a casa e non si sentono più uomini secondo i nostri standard culturali», spiega Violatzis.
Fonte:http://www.corriere.it/salute/11_settembre_20/grecia-crisi-suicidi-aumento_e91e128e-e391-11e0-bc23-ba86791f572a.shtml


Poi c'è questa notizia, che la dice lunga sulla situazione...

EXIT STRATEGY ALLA DUNKERQUE. La strategia di fuga è stata resa nota domenica 18 dicembre dal Sunday Times venendo ribattezzata dal Daily Mail una «Dunkerkue finanziaria», in riferimento alla precipitosa e tragica ritirata delle forze britanniche dal porto francese di Dunkerque durante la Seconda Guerra mondiale.
Secondo il tabloid londinese, «circa 1 milione di cittadini britannici vivono oggi in Spagna, soprattutto nella zona compresa fra Malaga e Marbella, mentre altri 50 mila risiedono in Portogallo».
Qualora il sistema bancario di Madrid e Lisbona dovesse crollare, «il Foreign office teme che chi ha investito i propri risparmi nella penisola iberica rischi di perdere la propria abitazione nel caso in cui gli istituti di credito spagnoli e portoghesi chiedano prestiti ai governi di Spagna e Portogallo, bloccando l'erogazione del credito».
Uno scenario definito «da incubo» e «nucleare» dinnanzi al quale il ministero degli Esteri di Londra starebbe valutando l'ipotesi di un maxi esodo da Gibilterra con aerei, navi e autobus pronti a rimpatriare gli inglesi trasferitisi nella penisola iberica verso i più stabili lidi della Gran Bretagna.
Uno scenario che ricorda l'evacuazione in Libano del 2006


Come rivelato all'edizione domenicale del Times da una fonte interna al Foreign office ripresa anche dal quotidiano spagnolo online in lingua inglese Olive Press: «Stiamo contemplando la possibilità che migliaia di cittadini britannici si ritrovino accampati negli aeroporti di Spagna e Portogallo senza potere prelevare un singolo euro dagli sportelli automatici e perciò impossibilitati a rientrare nel Regno Unito».
La conferma che un tale scenario sia quantomeno ipotizzabile è arrivata anche da un autorevole quotidiano come il Daily Telegraph in cui il piano d'evacuazione predisposto da Foreign office e ministero del Tesoro per gli inglesi della penisola iberica viene paragonato a quello effettuato in Libano nel luglio del 2006.
Fonte:http://www.lettera43.it/economia/macro/34455/londra-mal-di-spagna.htm




Caro rmnd..... sarebbe bello poter considerare quell'articolo
come una "balla colossale". Davvero bello....



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MessaggioInviato: 28/12/2011, 14:46 
Rigore? No, sovranità: così l’Argentina ha fatto il miracolo

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http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... -miracolo/

Esattamente dieci anni fa, tra il 19 e il 20 dicembre 2001, l’Argentina esplodeva. Fernando de la Rúa, ultimo presidente di una notte neoliberale durata 46 anni, appoggiato da una maggioranza nominalmente di centro-sinistra, sparava sulla folla (i morti furono una quarantina) ma era costretto a fuggire dalla mobilitazione di un paese intero. Le banche e il Fondo Monetario Internazionale gli avevano imposto di violare il patto con le classi medie sul quale si basa il sistema capitalista: i bancomat non restituivano più i risparmi e all’impiegato Juan Pérez, alla commerciante María Gómez, all’avvocato Mario Rodríguez era impedito di usare i propri risparmi per pagare la bolletta della luce, la spesa al supermercato, il pieno di benzina.

Il cosiddetto “corralito”, il blocco dei conti correnti bancari dei cittadini, era stato l’ultimo passo di una vera guerra economica contro l’Argentina durata quasi cinquant’anni. L’Fmi era stato il vero dominus del paese dal golpe contro Juan Domingo Perón nel 1955 fino a quel 19 dicembre 2001. Attraverso tre dittature militari, 30.000 desaparecidos e governi teoricamente democratici ma completamente sottomessi al “Washington consensus”, l’Argentina era passata dall’essere una delle prime dieci economie al mondo all’avere province con il 71% di denutrizione infantile, dalla piena occupazione al 42% di disoccupazione reale, da un’economia florida al debito pubblico pro-capite più alto al mondo.

Con la parità col dollaro, e con la popolazione addormentata dalla continua orgia di televisione spazzatura dell’era Menem (1989-1999), il paese aveva dissipato un’invidiabile base manifatturiera e tecnologica. Nulla più si produceva e si spacciava che oramai fosse conveniente importare tutto in un paese che aveva accolto, realizzato e poi infranto il sogno di generazioni di migranti e da dove figli e nipoti di questi fuggivano. In quei giorni, in quello che per decenni il Fmi aveva considerato come il proprio “allievo prediletto”, salvo misconoscerlo all’evidenza del fallimento, non fu solo il sottoproletariato del Gran Buenos Aires ridotto alla miseria più nera a esplodere, ma anche le classi medie urbane. Queste, che per decenni si erano fatte impaurire da timori rivoluzionari e d’instabilità, blandire da promesse di soldi facili e convincere che il sol dell’avvenire fosse la privatizzazione totale dello Stato e della democrazia, si univano in un solo grido contro la casta politica e finanziaria responsabile del disastro: «Que se vayan todos», che vadano via tutti.

Era un movimento forte quello argentino, antesignano di quelli attuali, e solo parzialmente rifluito perché soddisfatto in molte delle richieste più importanti. I passi successivi al disastro furono decisi e in direzione ostinata e contraria rispetto a quelli intrapresi nei 46 anni anteriori. Quegli argentini che a milioni si erano sentiti liberi di scegliere scuole e sanità private adesso erano costretti a tornare al pubblico trovandolo in macerie. Al default, che penalizzava chi speculava – anche in Italia – sulla miseria degli argentini, seguì la fine dell’irreale parità col dollaro.

Le redini del paese furono prese dai superstiti di quella gioventù peronista degli anni ‘70 che era stata sterminata dalla dittatura del 1976. Prima Néstor Kirchner e poi sua moglie Cristina Fernández, appoggiati in maniera crescente dagli imponenti movimenti sociali, con una politica economica prudente ma marcatamente redistributiva, hanno fatto scendere gli indici di

povertà e indigenza a un quarto di quelli degli anni ‘90. Al dunque, l’Argentina ha dimostrato che perfino un’altra economia di mercato è possibile e dal 2003 in avanti il paese cresce con ritmi tra il 7 e il 10% l’anno.

La crescita economica è stata favorita da una serie di fattori propri del nostro tempo, dall’aumento dei prezzi dell’export agricolo all’arrivo della Cina come partner economico. Soprattutto però i governi kirchneristi sono stati, con Brasile e Venezuela, i grandi motori dell’integrazione latinoamericana, una delle principali novità geopolitiche mondiali del decennio. Le date-chiave di tale processo sono due: nel 2005 a Mar del Plata, soprattutto la sinergia Kirchner-Lula stoppò il progetto dell’Alca di George Bush, il mercato unico continentale che voleva trasformare l’intera America latina in una fabbrica a basso costo per le multinazionali statunitensi, mettendo un continente intero a disposizione degli Stati Uniti per sostenere la competizione con la Cina. E nel 2006 l’Argentina e il Brasile, con l’aiuto di Hugo Chávez, chiusero i loro conti col Fmi: «Non abbiamo più bisogno dei vostri consigli interessati», dissero, mettendo fine a mezzo secolo di sovranità limitata.

Per anni, i media mainstream mondiali hanno cercato di ridicolizzare il tentativo del popolo argentino di rialzare la testa, l’integrazione latinoamericana e la capacità del Sudamerica di affrancarsi dallo strapotere degli Stati Uniti e dell’Fmi. A dieci anni di distanza, tirando le somme, ci si può levare qualche sassolino dalla scarpa su chi disinformasse su cosa. Ancora un anno fa, nel momento della morte di Néstor Kirchner i grandi media internazionali – quelli autodesignati come i più autorevoli al mondo – avevano di nuovo offeso la presidente, con un maschilismo vomitevole, descrivendola come una marionetta incapace di arrivare a fine mandato. Il popolo argentino la pensa diversamente e il 23 ottobre 2011 l’ha confermata alla presidenza al primo turno con il 54% dei voti.


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Cristina, e prima di lei Néstor, ad una politica economica che ha permesso all’Argentina di riprendere in mano il proprio destino, affianca una politica sociale marcatamente progressista, dai processi contro i violatori di diritti umani alle nozze omosessuali. Perfino nei media l’Argentina è oggi all’avanguardia nel mondo nella battaglia contro i monopoli dell’informazione: non più di un terzo può essere lasciato al mercato, il resto deve avere finalità sociali e culturali perché non di solo mercato è fatta la società.

A dieci anni dal crollo, l’Argentina sta vincendo la scommessa della sua rinascita. I paradigmi neoliberali sono sbaragliati e, dall’acqua alle poste alle aerolinee, molti beni sono stati rinazionalizzati per il bene comune dopo essere stati privatizzati durante la notte neoliberale a beneficio di pochi corrotti. I soldi investiti in educazione sono passati dal 2 al 6.5% del Pil e… la lista potrebbe continuare. Basta un dato per concludere: dei 200.000 argentini che nei primi mesi del 2002 sbarcarono in Italia (tutti o quasi con passaporto italiano) alla ricerca di un futuro, oltre il 90% sono tornati indietro: «Meglio, molto meglio, là».

(Gennaro Carotenuto, “L’Argentina in 10 anni dal collasso al rinascimento. Come liberarsi del Fmi” e vivere felici, dal blog di Carotenuto del 19 dicembre 2011).


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MessaggioInviato: 28/12/2011, 16:38 
Borsa Milano giù, spread oltre 500 punti. Euro buca $1,30

di: WSI Pubblicato il 28 dicembre 2011| Ora 16:04

Milano - La borsa di Milano vira in territorio negativo, con il Ftse Mib che perde lo 0,22%. Dura poco così l'entusiasmo successivo ai risultati positivi dell'asta dei Bot a 6 mesi e dei Ctz a due anni.

Il collocamento del Tesoro italiano ha sorpreso positivamente i mercati. Di fatto, il Tesoro ha emesso 9 miliardi di Bot a sei mesi a un rendimento del 3,251%, decisamente al di sotto del 6,504% dei tassi che gli stessi titoli avevano presentato nell'ultima asta. La domanda è stata buona, con il bid to cover che si è attestato a 1,69.

Bene anche i risultati del collocamento dei Ctz a due anni, i cui rendimenti sono scesi al 4,85%, contro il 7,814% dell'ultima asta, a fronte di un bid to cover a 2,23. Ma come afferma anche un Peter Boockvar, strategist dell'azionario presso Miller Tabak, la vera prova del nove arriverà domani, quando il Tesoro emetterà titoli di stato a lunga scadenza. Precisamente, l'Italia collocherà fino a 8,5 miliardi di euro di debiti con scadenza nel 2014, nel 2018, nel 2021 e nel 2022.

Forti oscillazioni oggi sul mercato dei titoli di stato italiani: lo spread Italia-Germania era arrivato a 522 punti in mattinata, a fronte di un rendimento al 7,14%; dopo l'asta il differenziale ha testato un minimo a 483 punti base per poi ridurre le perdite e risalire oltre la soglia psicologica dei 500 punti, a 506 punti. Di certo non aiutano i dati che arrivato dal mercato interbancario: un mercato che rimane paralizzato, come dimostrano ormai con scadenza quasi giornaliera i dati sui depositi delle banche presso la Bce. Tali depositi hanno testato nuovi record, a dimostrazione di come le banche siano ancora riluttanti a effettuare operazioni di prestito tra di esse, preferendo parcheggiare liquidità presso la Banca centrale europea.

Tornando a Piazza Affari, alcune banche fanno dietrofront, come Ubi Banca -1,44%; rimangono solide BPM +0,98%, Intesa SanPaolo +1,02%, MPS +0,24%, mentre virano in rosso Banco Popolare -2,40% e Banca Popolare dell'Emilia Romagna -1,70%. Sotto pressione nel listino anche altri titoli tra cui Diasorin -1,32%, Pirelli -1,07%, Fiat -1,33%, Finmeccanica -1% e Ansaldo -1,72%.

Riguardo agli altri listini europei, l'indice di riferimento Eurostoxx 50 cede lo 0,54%; piatta Francoforte -0,07%, rimane positiva Londra +0,33%, Parigi -0,41%, Madrid -0,54%, Zurigo +0,23%, Atene -0,06%.

Sul fronte valutario, l’euro torna sotto quota $1,30, viaggiando sui minimi dell'anno e scende dello 0,61% nei confronti del dollaro a $1,2988. Nei confronti del franco svizzero, la moneta unica perde lo 0,15% a CHF 1,2192, mentre sullo yen cede lo 0,79%, a JPY 100,9650.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio scendono dello 0,78%, a quota $100,55 mentre le quotazioni dell'oro scendono dello 0,90%, a $1.581,10.

fonte: http://www.wallstreetitalia.com/article ... -1-30.aspx


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Prodi A pochi passi dal crac Romano ammette: "L'euro che pensammo 10 anni fa non va bene"
Mortadella si confessa a La Repubblica: Serviva ben altro per farlo funzionare. Poi bacchetta Sarkò e Merkel: Egoisti

http://www.liberoquotidiano.it/news/900 ... -bene.html



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25,05 KB


si puo' pure rinsavire.....[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 28/12/2011, 18:20, modificato 1 volta in totale.

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Lo scetticismo dell'est - Per prima la Polonia, dove secondo recenti sondaggi quasi i tre quarti della popolazione sono contrari dell'abbandono dello zloty, la moneta di Varsavia. La politica, incarnata dal premier liberale Donald Tusk, europeista convinto, è costretta ad ascoltare il popolo, anche se la Polonia da tempo attua un piano di rigore intransigente per poter entrare nell'euro. Quindi la Repubblica Ceca, dove 70 cittadini su 100 sono contrari all'addio alla corona. Il premier Petr Necas ha chiarito che l'ingresso in eurolandia non è tra i punti del suo programma (il suo mandato scade nel 2014). E ancora la Bulgaria, che avrebbe tutte le carte in regola per entrare nell'euro già dal prossimo anno; il governo però fa sapere di non essere attratto dalle sirene di Bruxelles. Diversi stati dell'est, che dopo più di 20 anni dalla caduta dell'Urss iniziano a rivedere la luce e ad avere economie floride e dinamiche (non è il caso dell'Unghiera a rischio default), snobbano i cosiddetti 'grandi', da cui ora preferiscono prendere le distanze. Fanno eccezione la Lettonia (vuole adottare l'euro nel 2014, ma rispettare i target di inflazione non pare un obiettivo scontato) e la Lituania (che avrebbe già dovuto adottare la moneta unica nel 2007 ma mancò per un soffio gli obiettivi di inflazione). Da segnalare, infine, anche lo scetticismo e i mal di pancia dei paesi dell'est che l'euro lo hanno già adottato, ma non ne vedono i benefici: Estonia, Slovacchia e Slovenia osservano con una punta di rammarico la robusta crescita dei cugini polacchi, che senza euro riescono a galoppare.


http://www.liberoquotidiano.it/news/899 ... -euro.html


piu' ke sirene,la senzazione e' che si tratti di latrati.che fanno fuggire le prede [:(!]


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« Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti non possa cambiare il mondo. In fondo è cosi che è sempre andata »
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Blissenobiarella ha scritto:




Il suo fatturato equivale all'intero pil italiano...... [:255]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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Già [:D]. Peccato che sia solo commerciale...



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« Nel regno di chi cerca la verità non esiste nessuna autorità umana. Colui che tenta di recitarvi la parte di sovrano avrà a che fare con la risata degli dei » (Albert Einstein)

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....MAGARI UN ESPROPRIO PROLETARIO....... [:245] [:246] [:255] [:81] [:261]


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ubatuba ha scritto:

....MAGARI UN ESPROPRIO PROLETARIO....... [:245] [:246] [:255] [:81] [:261]

Questo governo invece LO STA' ATTUANDO verso di noi!!!!!! [:0],fra un pò quando ci avranno spolpato per bene,non avranno più niente da espropriarci,in quanto ci rimarranno solo gli occhi per piangere!. [B)]


Ultima modifica di bleffort il 29/12/2011, 19:56, modificato 1 volta in totale.

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Ma la gente continua a riempire (pur con i debiti) le località turistiche ... [:o)] (Popolo ... bue!) [8)]



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bleffort ha scritto:

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ubatuba ha scritto:

....MAGARI UN ESPROPRIO PROLETARIO....... [:245] [:246] [:255] [:81] [:261]

Questo governo invece LO STA' ATTUANDO verso di noi!!!!!! [:0],fra un pò quando ci avranno spolpato per bene,non avranno più niente da espropriarci,in quanto ci rimarranno solo gli occhi per piangere!. [B)]

ciao bleffort mai stato meglio in senso di salute,il guaio che tutti i politicanti si lamentano della manovra x un motivo od un altro ma poi la votano,come si suol dire ci prendono x il ........gli occhi forse,magari potrebbero venderli pure quelli.......sai x l'euro.....poi x piangere ci pensa la fornero......con le sue lacrime coccodrillesche



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