Come si riconosce un lavoro "scientifico"?http://www.polesine.com/pagine/scienze/ ... tifico.htmVisto che usiamo spesso l'aggettivo "scientifico", è bene riassumere in breve e nella maniera più semplice possibile che cosa questo termine significhi, o debba significare per noi. Infatti, non è raro trovare persone con le idee molto confuse a riguardo, persino all'interno... dell'ambiente scientifico! Vale a dire: addirittura tra ricercatori e professori che la "scienza" la fanno per mestiere.
In senso lato, ciò che caratterizza la "scienza" e la produzione"scientifica" è il metodo usato. "Scientifico" non significa "vero", bensì "verificabile": un lavoro, un testo, una attività è "scientifica" se è verificabile, cioè se esistono dei criteri per metterla alla "prova dei fatti". Perciò, un lavoro può essere"scientifico" anche se non dà la soluzione definitiva, "vera", di un problema, e si limita a descrivere alcuni pro e contro, oppure aspetti parziali del problema, oppure a fare una cronistoria ("compilazione") dei risultati acquisiti su quel problema - purché lo faccia in una certa maniera!
Perciò, può essere "scientifico" anche un lavoro di economia, o di storia, se esso si basa su criteri rigorosi e se fornisce tutti gli elementi utili a verificare i contenuti, le premesse e le conclusioni del lavoro stesso.
Questa definizione, di carattere assolutamente generale, è molto importante poiché in base ad essa non solamente le discipline fisiche/naturali, ma anche quelle "umanistiche", possono essere valutate con criteri analoghi ed essere dunque considerate discipline "scientifiche".
Prendiamo ad esempio un testo, un articolo specialistico qualsiasi. Sia che esso parli di astrofisica, sia che esso parli di botanica, sia che esso parli di storia della letteratura, sia che esso parli di lingue orientali - c'è sempre il modo di riconoscere se esso è un testo "scientifico" oppure no. Basta vedere come è scritto: esso deve essere chiaro e preciso; le parole devono essere usate sempre con lo stesso significato, e se possono prestarsi ad ambiguità allora devono essere definite esplicitamente all'interno del testo; quando si cita qualche altro risultato, opinione, eccetera, bisogna sempre riportarne la fonte, possibilmente nelle Note, che sono un elemento fondamentale di ogni testo scientifico. Le Note devono essere ben fatte, devono contenere tutte le informazioni necessarie a risalire alla fonte della notizia che viene riportata.
Un testo è scientifico se affronta anche punti di vista diversi, persino opposti, e ne dimostra la falsità o erroneità. Viceversa, un testo che nasconde alcuni aspetti cruciali, che di proposito non parla dei fatti che contraddicono la sua tesi di fondo, non è un testo scientifico - anche se può sembrarlo nella forma - ma una truffa, una "bufala scientifica". Purtroppo, ne esistono tanti esempi anche nella storia delle "scienze esatte"...
Cosa sono le "scienze esatte"? Tradizionalmente, sono quelle che utilizzano la matematica come linguaggio essenziale per descrivere i risultati. Le scienze "esatte" e le scienze fisiche e naturali hanno qualche caratteristica in più, rispetto a tutte le altre discipline: e cioè l'uso della matematica ed il ruolo assolutamente centrale degli esperimenti. La scienza cosiddetta "galileiana" - perchè fondata da Galileo Galilei nel Seicento - si basa proprio sul confronto continuo tra teoria ed esperimento. Se essa è considerata talvolta "fulcro", "modello" per tutte le altre scienze lo si deve proprio al metodo che essa usa: il metodo sperimentale.
Ma esistono anche "scienze" che non si possono basare né sulla matematica, né sugli esperimenti; eppure, esse non sono meno importanti delle altre. Non tutte le discipline consentono di fare esperimenti: ad esempio, gli storici non possono dimostrare con un esperimento se sia vero o no che l'Impero Romano è crollato a causa delle invasioni barbariche; gli psicanalisti non possono dimostrare in maniera inconfutabile che una persona si comporta in una certa maniera a causa di un trauma infantile; ma nemmeno i cosmologi - che studiano l'evoluzione dell'Universo e quindi sono colleghi "stretti" dei fisici - possono "sperimentare" in laboratorio la teoria del Big Bang!
In questi casi, quello che conta è il rigore, la logica interna (auto-consistenza), e l'efficacia pratica: gli storici dovranno citare testi e "prove" archeologiche; gli psicanalisti dovranno dimostrare di ottenere risultati sui pazienti; i cosmologi dovranno inventare verifiche indirette ma reali, attraverso le quali, osservando l'Universo come è oggi, dimostrare che la loro teoria offre una descrizione del cosmo che sia a tutti accettabile, e consenta di fare delle previsioni ulteriori sulla sua evoluzione.
Andrea Martocchia (ricercatore scientifico)
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