.La beffa del petrolio lucano
Altro che oro nero. Quando 20 anni fa sono cominciate le trivellazioni nella Val d’Agri c’era chi invitava gli abitanti della Basilicata a richiamare a casa i propri familiari e amici perché dal petrolio sarebbe finalmente arrivato per tutti il benessere. Ma così decisamente non è stato.
La ricchezza è arrivata, sì, ma per i soliti noti: ad arricchirsi sono stati esclusivamente le multinazionali del settore e lo Stato. Dai 25 pozzi attivi in Val d’Agri, la Basilicata estrae l’80% della produzione petrolifera italiana, il 5-6 del fabbisogno nazionale. Le compagnie petrolifere, l’Eni e la Shell in particolare, puntano a passare dagli attuali 80mila barili al giorno ai 104mila previsti da un accordo del 1998, più altri 25mila che dovrebbero venir fuori dal miglioramento delle tecniche estrattive. Con l’ampliamento del Centro oli di Viggiano e l’entrata in funzione dell’impianto Total di Tempa Rossa, la Basilicata raddoppierebbe la sua produzione petrolifera fino a 175mila barili al giorno, il 12% del consumo italiano.
Grandi notizie, si può pensare. Purtroppo no, non per le tasche dei lucani almeno. Le royalty, infatti, sono troppo basse e alla regione restano le briciole: una legge del 1957, infatti, definiva un sistema di ritorni sulle estrazioni petrolifere che andava dal 2 al 22% a barile, nel ‘96 una nuova normativa bloccò la percentuale al 7, successivamente portata al 10. Per avere ancora più chiaro quanto sia irrisoria questa cifra, basta vedere cosa accade all’estero: in Norvegia e in Indonesia le royalty sono all’80%, in Libia al 90, mentre in Canada i governi locali si lamentano perché giudicano insufficiente il 45% che incassano su ogni barile.
Si può obiettare che per un piccolo territorio come la Basilicata, proprio spiccioli non sono. Peccato che tutto quello che i lucani si sono visti riconoscere sia una card annuale da 100 euro di carburante arrivata ai 335mila patentati (come se chi non guida non fosse un cittadino a tutti gli effetti). Un paio di pieni per un’auto media, niente di più.
Così la Basilicata resta la più povera d’Italia, dove il 31,6% di chi ha dai 15 ai 34 anni è senza lavoro e più del 28% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà, e non resta altra scelta che andarsene
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