Lusi: procura, no indagini su Bianco e RutelliDa accusatore ad accusato, di calunnia. La parabola dell'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, arrestato il 22 giugno scorso per gli oltre 25 milioni di euro spariti dalle casse del partito, vive di un nuovo capitolo. La procura di Roma ha deciso che non procederà in alcun modo nei confronti di Francesco Rutelli ed Enzo Bianco, di fatto smontando le accuse che il senatore Lusi aveva lanciato dopo il via libera all'arresto sancito da palazzo Madama e indagandolo per calunnia, così come sollecitato in un esposto dallo stesso Rutelli.
In quell'interrogatorio davanti al gip Lusi aveva detto: "Gli interventi erano di natura fiduciaria. Il fiduciante era il presidente Rutelli, colui il quale mi ha detto di fare queste operazioni". Ma aveva altresì sottolineato che Rutelli non gli aveva mai detto di prendere i 22 milioni "né me lo aveva scritto - disse al gip - nemmeno lo aveva scritto questo e nemmeno c'é una traccia scritta di qualcosa". Ora la Procura contesta a Lusi le affermazioni che riguardano la chiamata in correità di Rutelli nel rapporto fiduciario per la gestione dei fondi del partito.
Infatti, nell'interrogatorio di garanzia, tra le altre cose aveva indicato Rutelli come quello tra i dirigenti Dl "richiedeva più contati". E ciò succedeva - sempre secondo quanto detto dal senatore - "per le festività di Natale o di estate" e veniva giustificato come "gratifiche al personale". E oggi l'ex leader della Margherita ha potuto tirare un sospiro di sollievo. "Sono stati mesi di sofferenza. Ma in Italia chi è vittima di reati può e deve avere fiducia nella giustizia. Il cerchio sarà chiuso - ha detto Rutelli - solo con il ripristino dei danni che ho e abbiamo subito, e il recupero di tutti i soldi rubati alla Margherita, che andranno allo Stato, cioé ai cittadini italiani". I pm capitolini, il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Stefano Pesci, al termine di una stringata attività istruttoria hanno verificato che quanto sostenuto da Lusi, soprattutto nel corso dell'interrogatorio di garanzia del 23 giugno scorso a Rebibbia non ha alcun fondamento.
L'ex tesoriere, che è accusato di associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita, aveva tirato in ballo in primo luogo il segretario dell'Api. Nel confronto-fiume con i magistrati, Lusi aveva descritto una sorta di "sistema Rutelli" dietro i vari investimenti immobiliari compiuti dal 2007 in poi. "C'era un preciso patto fiduciario", aveva sostenuto l'ex tesoriere consegnando agli inquirenti anche una serie di documenti. Tra questi, un appunto autografo dell'ex presidente Dl destinato a Lusi, che risale al 2009 ovvero a quando il partito era ormai sciolto. In questo appunto, poche righe scritte a mano, Rutelli descriverebbe un meccanismo di distribuzione dei fondi tra le varie correnti. Più dettagliate invece le due mail indirizzate a Lusi nelle quali in dieci pagine il patto 60%-40% verrebbe meglio esplicitato. Da subito i pm hanno mostrato scetticismo sulle accuse lanciate ma nonostante ciò nei giorni scorsi sono stati ascoltati alcuni esponenti dei Dl tra cui Enrico Letta, Dario Franceschini e Beppe Fioroni.
Oggi, al termine di una riunione nell'ufficio del procuratore capo, Giuseppe Pignatone, la decisione di non inscrivere nel registro degli indagati Rutelli e Bianco ma di procedere, di contro, all'iscrizione di Lusi per il reato di calunnia. Dal canto loro i difensori dell'ex tesoriere della Margherita sostengono che la decisione della Procura non "cambia la situazione. Aspettiamo di conoscere - spiegano gli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono - i risultati degli accertamenti fatti dalla procura a seguito dell'interrogatorio di garanzia. Attendiamo, comunque, che Lusi venga sottoposto ad un nuovo interrogatorio per chiarire la sua posizione". Un nuovo atto istruttorio che potrebbe avvenire nei prossimi giorni.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 86591.html«Conflitto fra poteri dello Stato»
Napolitano contro la procura di Palermo Giorgio Napolitano contro i giudici di Palermo. Il presidente della Repubblica ha infatti firmato il decreto con cui affida all'Avvocatura dello Stato l'incarico di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Il Quirinale, in altri termini, va all'attacco della procura di Palermo, in relazione alla vicenda delle telefonate intercettate tra il consigliere del presidente per gli Affari giuridici Loris D'Ambrosio e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino a proposito della presunta trattativa tra Stato e mafia negli anni 90. Durante l'attività d'intercettazione ci sarebbero state anche un paio di telefonate fra Mancino e Napolitano, telefonate che avrebbero dovuto essere distrutte, provvedimento che il procuratore del capoluogo siciliano Francesco Messineo non ha ancora disposto. A giudicare sul conflitto sarà la Corte costituzionale.
IL COMUNICATO- A spiegare le ragioni della decisione di Napolitano è lo stesso comunicato stampa in cui il Quirinale ne dà notizia: «Alla determinazione di sollevare il confitto, il presidente Napolitano è pervenuto ritenendo dovere del Presidente della Repubblica, secondo l'insegnamento di Luigi Einaudi, evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell'occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce».
http://www.corriere.it/politica/12_lugl ... 386b.shtml
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