Siria, no Russia e Cina a intervento straniero Indesiderati' alcuni ambasciatori stranieri05 giugno, 14:04Cina e Russia sono "contrarie" ad un intervento straniero in Siria e ritengono che le nel paese mediorientale le violenze "debbano cessare al più presto". Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri cinese Liu Weimin poche ore dall' arrivo a Pechino del presidente russo Vladimir Putin che sarà ricevuto dal presidente Hu Jintao. Nei prossimi giorni, Putin prenderà parte al vertice della Shanghai Cooperation Organization (Sco), della quale fanno parte Russia, Cina e quattro repubbliche centroasiatiche.
INDESIDERATI' ALCUNI AMBASCIATORI STRANIERI - Damasco ha dichiarato "indesiderati" alcuni ambasciatori accreditati nella capitale siriana. Lo riferisce la televisione di Stato con una scritta in sovrimpressione.Secondo un comunicato del ministero degli esteri di Damasco, gli ambasciatori dichiarati "persona non grata" sono quelli di Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Svizzera, Turchia e gli incaricati di affari tedesco, canadese, belga e bulgaro. Nei giorni scorsi, in reazione alla richiesta di espulsione degli ambasciatori siriani da parte dei principali paesi occidentali, Damasco aveva dichiarato "persona non grata" l'ambasciatore olandese. La decisione di Stati Uniti, Canada, Australia e di molti Paesi europei era stata presa dopo il massacro di Hula, nei pressi di Homs, dove sono stati rinvenuti i corpi di 108 persone, tra cui una quarantina di bambini. Il massacro è stato attribuito alle forze irregolari del regime, che ha invece accusato terroristi pagati e sostenuti dall'Occidente e dai Paesi arabi del Golfo.
USA: ASSAD MENTE SU HULA. RIBELLI, ORA INTERVENTO - Il 'fronte siriano' sembra spaccarsi tra una diplomazia in stallo che, incapace di superare le divisioni, ribadisce la centralità del piano Annan e i ribelli che invocano sempre più chiaramente un 'intervento' armato. E' la Casa Bianca tuttavia a restringere il campo e puntare il dito contro il rais che, dice, "mente" persistendo nel negare le responsabilità del suo regime nel massacro di Hula. Intanto sul terreno è di poco diminuito il numero dei civili uccisi rispetto ai mesi passati, ma è aumentato quello dei soldati governativi e dei ribelli anti-regime morti negli scontri. I macabri numeri delle violenze confermano che la presenza di 300 osservatori Onu riduce, seppur lievemente, l'esposizione dei civili alla repressione del regime, ma mostrano l'inefficacia del piano di Kofi Annan, inviato delle Nazioni Unite, a quasi due mesi dall'entrata in vigore di un cessate il fuoco mai rispettato. Questo mentre al vertice russo-europeo di San Pietroburgo, Bruxelles ha rinnovato assieme al presidente Vladimir Putin il sostegno al piano Annan, non nascondendo però le divergenze di vedute con Mosca sul tipo di pressioni da esercitare sul capo di Stato siriano Bashar al Assad. I ribelli anti-regime, organizzati in "brigate" coordinate fra loro da un Comando congiunto sempre più sconnesso dai vertici dell'Esercito libero (Esl) con sede nel sud della Turchia, hanno ribadito oggi che da venerdì scorso non si sentono più chiamati a rispettare il cessate il fuoco. "Siamo tornati a proteggere il popolo siriano", ha affermato un portavoce dell'Esl in patria, ricordando che la decisione di non rispettare più la tregua è stata presa e annunciata dopo il massacro di Hula (108 uccisi, circa 40 bambini). I combattenti poi vanno oltre e affermano che la missione degli osservatori Onu dovrebbe diventare "una missione di interposizione" e la comunità internazionale dovrebbe prendere una decisione "coraggiosa" imponendo 'no fly zone' e una zona cuscinetto che aiuti a far cadere Assad. Secondo fonti, non verificabili in maniera indipendente, dell'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che ha sede a Londra, tra ieri e oggi sono circa 80 i militari e gli agenti governativi uccisi dai ribelli, in scontri nella regione nord-occidentale di Idlib. L'agenzia ufficiale Sana riferisce dal canto suo dei funerali di 30 soldati e poliziotti uccisi da terroristi in varie regioni del Paese senza però precisare la data della loro morte. Il termine "terroristi" indica nella retorica governativa i ribelli, accusati di esser sostenuti dai Paesi arabi del Golfo, dagli Usa, da Israele e dalla Francia. Stando ai bilanci forniti dal Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc, vdc-sy.org) sono 29 le persone uccise oggi dai lealisti: 23 civili, di cui due donne, e 6 disertori dell'esercito, diventati ribelli. Idlib, Homs e i sobborghi di Damasco sono le località più colpite dalla repressione. L'Ondus parla invece di violenti scontri nella regione di Idlib e di schermaglie in quella meridionale di Daraa. Per la Rete siriana per i diritti umani (Rsdu), un'altra sigla dell'attivismo anti-regime che da anni si occupa di monitorare le violazioni nel Paese, sono almeno 31 le vittime dei combattimenti odierni: 13 civili hanno perso la vita a Idlib, sei nella zona di Damasco, quattro in quella di Aleppo, tre a Daraa, due a Homs, due a Hama, uno a Raqqa a nord. Letti in un lasso di tempo più ampio i numeri sono indicativi di una tendenza in mutamento: la Rete per i diritti umani a maggio ha contato 1.399 civili uccisi, moltissimi. Ma sempre meno delle vittime di marzo (2.101) e di aprile (1.610). Solo a gennaio 2012 si era scesi ad "appena" 1.179 uccisi in un mese. Nelle ultime settimane sono però aumentati i morti tra militari governativi e ribelli. Un'indicazione che non passerà inosservata, anche alla luce delle continue spaccature in seno all'Esl e al cambio di vertice, sabato prossimo a Istanbul, del Consiglio nazionale siriano, la piattaforma di oppositori all'estero di cui facevano parte fino a poche settimane fa anche membri degli attivisti anti-regime in patria.http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 34587.html
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Rispetto
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Mi piace risultar antipatico...

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