Il Financial Times riprende uno studio dell'università americana, che per sistemare i conti del nostro Paese propone una via alternativa alle misure di Monti e alla patrimoniale proposta dalla Camusso: pagare un po' più tardi gli interessi sui titoli di Stato. Così si potrebbe intervenire su quel macigno da 1.900 miliardi che vale il 120% del Pil
di Mauro Del Corno | 9 luglio 2012
Se le cose economicamente parlando dovessero volgere al peggio, esiste una terza via tra il “tassa-taglia-vendi” di Monti e la maxi patrimoniale della Camusso. Lo ha scritto persino il Financial Times che ha ripreso l’ipotesi di uno studio della Duke University: quella di intervenire sul nostro debito pubblico ristrutturandolo.
Detta in modo semplice: pagare un po’ meno o un po’ più tardi quanto dovuto ai possessori di titoli di Stato, banche e fondi stranieri in primis, premurandosi magari di salvaguardare i piccoli risparmiatori. Una strada sicuramente impervia e rischiosa ma che in situazioni particolarmente difficili, potrebbe alla fine rivelarsi il male minore.
Con i mercati perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, parlare oggi di una ristrutturazione del terzo debito pubblico del mondo è come pronunciare la parola bomba su un aereo in fase di decollo. Eppure, magari sottovoce, il tema comincia a essere discusso e l’opportunità di metter mano al nostro debito pubblico è stata avanzata, seppur con diversi approcci, da economisti come Nouriel Roubini, Luigi Zingales e Giovanni Dosi. Recentemente l’argomento è stato trattato anche in uno studio condotto da professori e alunni della Duke University.
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/09/possibile-ristrutturare-debito-pubblico-italiano-lipotesi-della-duke-university/288843/
Capito come siamo messi...
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