ASSANGE: E' SCONTRO QUITO/LONDRA
ECUADOR: DAREMO ASILOFonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 45714.htmlQUITO - Diventa rovente lo scontro diplomatico tra l'Ecuador e la Gran Bretagna sul caso Julian Assange. Nel denunciare una ''minaccia'' britannica di ''prendere d'assalto'' l'ambasciata di Quito a Londra, dove e' rifugiato il cofondatore di Wikileks, l'Ecuador ha annunciato che entro qualche ora fara' sapere se dara' l'asilo politico richiesto da Assange.

In una conferenza stampa a Quito, il ministro degli Esteri Ricardo Patino ha rinviato a giovedi' alle 7 ora locale (le 13 in Italia) l'annuncio da parte del governo socialista di Rafael Correa sull'eventuale via libera all'asilo, fatto che viene dato per scontato, e non solo nella capitale ecuadoriana.
La risposta della Gran Bretagna, altrettanto ferma, e' giunta pochi minuti dopo.
"Se l'Ecuador concederà a Julian Assange l'asilo politico - fa sapere il Foreign Office - non cambierà nulla. La Gran Bretagna ha il "dovere legale" di estradare il capo di Wikileaks in Svezia.Per il Foreign Office, comunque, e' troppo presto per annunciare se e quando sarà revocata l'immunità diplomatica all'ambasciata di Quito a Londra.
Nell'incontro con la stampa, Patino ha attaccato su piu' fronti, e con durezza, la Gran Bretagna. Il ministro ha riferito di una ''minaccia'' sia ''a voce sia scritta'' che ''la nostra ambasciata a Londra possa essere presa d'assalto, nel caso in cui Assange non venga consegnato''. ''L'ingresso non autorizzato di qualsiasi autorita' britannica nell'ambasciata - ha ricordato il ministro - sara' considerata una violazione'' del diritto internazionale e delle norme Onu. Patino ha inoltre definito tale minaccia un fatto ''improprio per un paese democratico, civile e rispettoso del diritto'', ricordando che l'Ecuador ''non e' una colonia'' del Regno Unito e che il suo paese e' pronto a convocare riunioni d'urgenza dell' Unasur (blocco che raggruppa 12 paesi del Sudamerica) e dell'Organizzazione degli stati americani (Osa).Sulla base di una serie di norme internazionali, la Gran Bretagna potrebbe "prendere le azioni necessarie per arrestare Julian Assange nell'ambasciata" dell'Ecuador a Londra: lo afferma il testo di una lettera britannica a Quito citato dall'agenzia ecuadoriana Andes. Per Londra, la "strada" di tale azioni rimarrà aperta "nel caso in cui Voi non risolverete la questione della presenza del Sig. Assange" nell'ambasciata di Quito a Londra, che - precisa la lettera citata dall'agenzia - si augura "sinceramente di non dover arrivare a tale punto". "Nel Regno Unito c'é una base legale" che potrebbe permettere tali azioni, aggiunge il testo, ricordando "la legge sulle sedi diplomatiche e consolari del 1987". Pur comprendendo "la forte pressione politica in Ecuador" per il caso Assange, il testo sottolinea che la "situazione dovrà essere risolta qui, nel Regno Unito, in linea con i nostri obblighi legali", ricordando inoltre che nel caso di un via libera di Quito all'asilo per Assange, Londra "respingera" l'eventuale richiesta di un salvacondotto.
Intanto La polizia britannica presidia tutti gli ingressi e le uscite dell'ambasciata dell'Ecuador a Knightsbridge in attesa della decisione di Quito sull'asilo politico di Julian Adssange. La presenza delle forze dell'ordine è stata rafforzata ma resta discreta e la strada non è stata chiusa al traffico delle auto. Un piccolo gruppo di sostenitori del capo di Wikileaks ha passato la notte davanti all'ambasciata e occupato i social network con una 'vigilia' di controllo sull'operato di Scotland Yard.
Secondo Sir Tony Brenton, che è stato ambasciatore per il Regno Unito dal 2004 al 2008, se il Foreign Office tradurrà in azioni le minacce all'ambasciata dell'Ecuador a Londra avrà "arbitrariamente" violato il diritto internazionale e renderà la vita impossibile ai diplomatici britannici all'estero. "Il Foreign Office ha leggermente esagerato sia dal punto di vista legale che pratico", ha detto Sir Tony secondo cui "il governo non ha interesse a creare una situazione che rende possibile ad altri governi nel resto del mondo di revocare arbitrariamente l'immunità diplomatica. Sarebbe un pessimo esempio".