Siria, i blindati entrano a Damasco Erdogan: «Assad cadrà, la sua fine è vicina»
Per la prima volta i blindati nella capitale. Solo Mosca rimane al fianco del presidente, la Turchia: «È genocidio» Dopo che la Croce Rossa ha definito la crisi siriana «guerra civile», i blindati dell’esercito di Assad sono arrivati nel centro della capitale siriana, ed è la prima volta che questo accade da quando è scoppiata la rivolta anti-governativa. Lo riferiscono fonti dell’opposizione. «È la prima volta che i blindati e i veicoli per il trasporto di personale militare sono schierati ad al-Midan», ha riferito Rami Abdel Rahman, dell’Osservatorio Siriano per i diritti umani. Al-Midan è un centralissimo quartiere di Damasco, dove nelle ultime ore si sono verificati scontri tra le forze di sicurezza e gli uomini del Libero Esercito Siriano. «Prima, le forze di sicurezza intervenivano a soffocare le proteste. Ora, abbiamo le forze armate impegnate nei combattimenti», ha aggiunto. La sua testimonianza è confermata da un attivista a Damasco: «È la prima volta che blindati equipaggiati con artiglieria pesante vengono schierati ad al-Midan». «I RUMORI DEI PASSI DI UN REGIME CHE SE NE VA» - E sulla crisi siriana è intervenuto il premier turco: «Presto o tardi questo tiranno sanguinario se ne andrà e il popolo siriano gli chiederà conto delle stragi che ha commesso». Lo ha detto Recep Tayyip Erdogan, definendo le ultime vicende in Siria come «il rumore dei passi di un regime che se ne va». «Non ci sono più parole per descrivere quello che accade in Siria - ha detto Erdogan durante un congresso provinciale di partito a Kocaeli - Questi massacri crudeli e tentativi di genocidio, questa brutalità disumana non sono altro che il rumore dei passi di un regime che se ne va». «Abbiamo visto la stessa situazione con il regime di Saddam in Iraq, con quello di Gheddafi in Libia e con quello di Mubarak in Egitto - ha proseguito - Chi punta le armi contro il suo popolo per la sua personale ambizione e per mantenere il suo porto si sta solo preparando alla sua fine». «Per decenni il regime siriano autocratico non ha sparato un solo colpo per difendere la terra sotto occupazione - ha detto riferendosi alle alture del Golan, occupate da Israele - Questo regime dittatoriale non ha avuto il coraggio di sparare una sola pallottola ai veicoli militari armati nel suo territorio, nel suo spazio aereo o nelle sue acque. Ha solo potuto attaccare un aereo non armato nelle acque internazionali». Un riferimento all’aereo turco abbattuto dalla Siria il 22 giugno. Erdogan ha quindi paragonato le recenti stragi, tra cui quella di Tremseh, nella provincia di Hama, a quella che il padre e predecessore di Assad, Hafez al-Assad, ha compiuto nel 1982 sempre a Hama. «Sfortunatamente allora il mondo non alzò la voce contro quello che accade - ha proseguito - Ma oggi non c’è più una Turchia debole e muta che volta le spalle ai fratelli e vicini della regione». SOLO LA RUSSIA AL FIANCO DI ASSAD - Mentre si attende l’esito dell’incontro a Mosca tra il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e Kofi Annan, che martedì sarà ricevuto dal presidente Vladimir Putin, in Siria la situazione precipita dunque sempre di più nel caos. Sul piano diplomatico, mentre il Marocco ha dichiarato «persona non gradita» l’ambasciatore della Siria, che è stato sollecitato a lasciare subito il Paese nord-africano, Damasco ha reagito a stretto giro espellendo a sua volta il rappresentante marocchino: un segno del crescente isolamento di Bashar al-Assad all’interno dello stesso mondo arabo. Chi invece non sembra intenzionato ad abbandonare il tradizionale alleato mediorientale è la Russia: giocando d’anticipo rispetto al previsto colloquio con Annan, Lavrov ha pubblicamente accusato l’Occidente di voler «ricattare» Mosca, per costringerla ad aderire a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che preveda passi concreti per fermare la repressione in atto contro gli oppositori siriani. Il capo della diplomazia russa ha tenuto a precisare che il Cremlino non si schiera con nessuno dei contendenti, come denunciato invece dai governi occidentali, e ha liquidato quale «irealistica» l’ipotesi di una rinuncia di Assad al potere, sottolineando che ha ancora dalla sua una «parte consistente» del suo stesso popolo. LASCIA ANCHE IL CHIMICO DI ASSAD - A lasciare Assad è anche l’ex responsabile dell’arsenale chimico siriano, il generale Adnan Sillu, che ha disertato e si è unito ai ribelli. È quanto si evince da un video, pubblicato su Youtube, in cui lo stesso ufficiale lancia «un appello a tutti coloro che stanno al fianco di questo regime criminale» affinché «disertino e si uniscano alla rivolta benedetta» del popolo siriano. Il generale rivolge poi un invito all’inviato speciale dell’Onu Kofi Annan, al segretario generale della Lega araba Nabil al Arabi e alla comunità internazionale affinché dicano «basta a questo regime, e non gli concedano più altro tempo per uccidere il popolo siriano».] Siria, i blindati entrano a Damasco
Erdogan: «Assad cadrà, la sua fine è vicina»
Per la prima volta i blindati nella capitale. Solo Mosca rimane al fianco del presidente, la Turchia: «È genocidio»
(Reuters)(Reuters)
I carrarmati a Damasco. Dopo che la Croce Rossa ha definito la crisi siriana «guerra civile», i blindati dell'esercito di Assad sono arrivati nel centro della capitale siriana, ed è la prima volta che questo accade da quando è scoppiata la rivolta anti-governativa. Lo riferiscono fonti dell'opposizione. «È la prima volta che i blindati e i veicoli per il trasporto di personale militare sono schierati ad al-Midan», ha riferito Rami Abdel Rahman, dell'Osservatorio Siriano per i diritti umani. Al-Midan è un centralissimo quartiere di Damasco, dove nelle ultime ore si sono verificati scontri tra le forze di sicurezza e gli uomini del Libero Esercito Siriano. «Prima, le forze di sicurezza intervenivano a soffocare le proteste. Ora, abbiamo le forze armate impegnate nei combattimenti», ha aggiunto. La sua testimonianza è confermata da un attivista a Damasco: «È la prima volta che blindati equipaggiati con artiglieria pesante vengono schierati ad al-Midan».
«I RUMORI DEI PASSI DI UN REGIME CHE SE NE VA» - E sulla crisi siriana è intervenuto il premier turco: «Presto o tardi questo tiranno sanguinario se ne andrà e il popolo siriano gli chiederà conto delle stragi che ha commesso». Lo ha detto Recep Tayyip Erdogan, definendo le ultime vicende in Siria come «il rumore dei passi di un regime che se ne va». «Non ci sono più parole per descrivere quello che accade in Siria - ha detto Erdogan durante un congresso provinciale di partito a Kocaeli - Questi massacri crudeli e tentativi di genocidio, questa brutalità disumana non sono altro che il rumore dei passi di un regime che se ne va». «Abbiamo visto la stessa situazione con il regime di Saddam in Iraq, con quello di Gheddafi in Libia e con quello di Mubarak in Egitto - ha proseguito - Chi punta le armi contro il suo popolo per la sua personale ambizione e per mantenere il suo porto si sta solo preparando alla sua fine». «Per decenni il regime siriano autocratico non ha sparato un solo colpo per difendere la terra sotto occupazione - ha detto riferendosi alle alture del Golan, occupate da Israele - Questo regime dittatoriale non ha avuto il coraggio di sparare una sola pallottola ai veicoli militari armati nel suo territorio, nel suo spazio aereo o nelle sue acque. Ha solo potuto attaccare un aereo non armato nelle acque internazionali». Un riferimento all'aereo turco abbattuto dalla Siria il 22 giugno. Erdogan ha quindi paragonato le recenti stragi, tra cui quella di Tremseh, nella provincia di Hama, a quella che il padre e predecessore di Assad, Hafez al-Assad, ha compiuto nel 1982 sempre a Hama. «Sfortunatamente allora il mondo non alzò la voce contro quello che accade - ha proseguito - Ma oggi non c'è più una Turchia debole e muta che volta le spalle ai fratelli e vicini della regione».
SOLO LA RUSSIA AL FIANCO DI ASSAD - Mentre si attende l'esito dell'incontro a Mosca tra il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e Kofi Annan, che martedì sarà ricevuto dal presidente Vladimir Putin, in Siria la situazione precipita dunque sempre di più nel caos. Sul piano diplomatico, mentre il Marocco ha dichiarato «persona non gradita» l'ambasciatore della Siria, che è stato sollecitato a lasciare subito il Paese nord-africano, Damasco ha reagito a stretto giro espellendo a sua volta il rappresentante marocchino: un segno del crescente isolamento di Bashar al-Assad all'interno dello stesso mondo arabo. Chi invece non sembra intenzionato ad abbandonare il tradizionale alleato mediorientale è la Russia: giocando d'anticipo rispetto al previsto colloquio con Annan, Lavrov ha pubblicamente accusato l'Occidente di voler «ricattare» Mosca, per costringerla ad aderire a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che preveda passi concreti per fermare la repressione in atto contro gli oppositori siriani. Il capo della diplomazia russa ha tenuto a precisare che il Cremlino non si schiera con nessuno dei contendenti, come denunciato invece dai governi occidentali, e ha liquidato quale «irealistica» l'ipotesi di una rinuncia di Assad al potere, sottolineando che ha ancora dalla sua una «parte consistente» del suo stesso popolo.
LASCIA ANCHE IL CHIMICO DI ASSAD - A lasciare Assad è anche l'ex responsabile dell'arsenale chimico siriano, il generale Adnan Sillu, che ha disertato e si è unito ai ribelli. È quanto si evince da un video, pubblicato su Youtube, in cui lo stesso ufficiale lancia «un appello a tutti coloro che stanno al fianco di questo regime criminale» affinché «disertino e si uniscano alla rivolta benedetta» del popolo siriano. Il generale rivolge poi un invito all'inviato speciale dell'Onu Kofi Annan, al segretario generale della Lega araba Nabil al Arabi e alla comunità internazionale affinché dicano «basta a questo regime, e non gli concedano più altro tempo per uccidere il popolo siriano».
http://www.corriere.it/esteri/12_luglio ... 386b.shtml