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MessaggioInviato: 01/09/2012, 20:04 
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Ufologo 555 ha scritto:

Ma no, dai! Però devi ammettere che con la ex-Jugoslavia ...


la ex jugoslavia dici ?

quella dove agiva bin laden e al queida in bosnia
(come i ribelli siriani e libici oggi),
e l`uck in kosovo
colla benedizione della nato?



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 01/09/2012, 20:12 
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mik.300 ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Allora è meglio lasciare che una nazione faccia stragi per 10 anni ... mentre l'Europa trattava, trattava, trattava ...
Strategicamente parlando prtroppo, meglio "quattro" bombe subito (per chi non la vuole capire) che lasciare che si massacrino migliaia e migliaia di civili; o come vogliamo ragionare? Non saprei. [^]


infatti..
appunto come dicevo..
tu arrivi alla fine..
senza passare per il principio..

il fatto e` che prima causano guerre e rivolte,
poi invocano bombe per risolvere il pasticcio (voluto)

basterebbe evitare il punto 1,
non trovi ?


No, perché in quel caso gli americani non centravano proprio! Erano le varie etnie della Jugoslavia che volevano diventare indipendenti ed i serbi non volevano (certo, perdevano una "nazione"!); mentre loro, con il loro esercito, erano dappertutto. Fai conto il nostro esercito composto inn maggiornaza di meridionali stanziato anche al nord che si trova circondato e respinto! Stessa identica cosa ... Da lì i genocidi e i masacri durati anni ... Finché, qualcuno (gli USA) hanno detto basta; ma loro, non l'Europa che si radunava per discutere e basta; ed i caschi blu inactenati ai lampioni delle strade! Ma le ricordate o no le cose!
Una vergogna infinita! [^]



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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 03/09/2012, 01:02 
Il CUN ipotizza un attacco all'IRAN entro i primi di ottobre?

Il 27 agosto Pinotti ha scritto questo messaggio sulla sua bacheca facebook:
"Vi ri-sollecito a non farvi cogliere impreparati. Manca veramente poco tempo."
Inutile dire il casino che si è creato ...

In seguito ha giustificato il precedente post con un articolo dal titolo "Ragionamenti, non profezie" (lo trovate qui http://www.facebook.com/roberto.pinotti ... 7757698245).
Per farla breve la frase "manca veramente poco" alludeva a questa considerazione: "UNA NUOVA GUERRA E’ AD UN PASSO. E SE LA SI DEVE FARE BISOGNA FARLA ENTRO OTTOBRE, PERCHE’ POI LE CONDIZIONI CLIMATICHE SUL CAMPO DI BATTAGLIA NON SAREBBERO PIU’ ADEGUATE PER OTTENERE BUONI RISULTA"

Il primo settembre esce un articolo di Benni (sempre CUN) dove si legge: "Ma quando potrebbe avvenire questo attacco ? Al massimo per i primi di ottobre dichiarano gli esperti militari. Le montagne iraniane da novembre fino a marzo si ricoprono di ghiaccio e fitte nebbie che renderebbero la vita difficile ai sistemi di ricognizione e ai velivoli." http://misterobufo.corriere.it/2012/09/ ... ments_list


Ultima modifica di gippo il 03/09/2012, 01:04, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 03/09/2012, 10:10 
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Ufologo 555 ha scritto:

Cita:
mik.300 ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Allora è meglio lasciare che una nazione faccia stragi per 10 anni ... mentre l'Europa trattava, trattava, trattava ...
Strategicamente parlando prtroppo, meglio "quattro" bombe subito (per chi non la vuole capire) che lasciare che si massacrino migliaia e migliaia di civili; o come vogliamo ragionare? Non saprei. [^]


infatti..
appunto come dicevo..
tu arrivi alla fine..
senza passare per il principio..

il fatto e` che prima causano guerre e rivolte,
poi invocano bombe per risolvere il pasticcio (voluto)

basterebbe evitare il punto 1,
non trovi ?


No, perché in quel caso gli americani non centravano proprio! Erano le varie etnie della Jugoslavia che volevano diventare indipendenti ed i serbi non volevano (certo, perdevano una "nazione"!); mentre loro, con il loro esercito, erano dappertutto. Fai conto il nostro esercito composto inn maggiornaza di meridionali stanziato anche al nord che si trova circondato e respinto! Stessa identica cosa ... Da lì i genocidi e i masacri durati anni ... Finché, qualcuno (gli USA) hanno detto basta; ma loro, non l'Europa che si radunava per discutere e basta; ed i caschi blu inactenati ai lampioni delle strade! Ma le ricordate o no le cose!
Una vergogna infinita! [^]


si si gli americano non c'entrano mai..

ai tempi nella bosnia musulmana
agivano al queida e bin laden,
quando erano ancora patrioti.
come i ribelli libici/siriani oggi,
si intende..
sotto supervisione della cia,
ecc. ecc.

i serbi erano cattivi,
ma non è che gli altri fossero agnellini..



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http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
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MessaggioInviato: 03/09/2012, 10:43 
Cita:
mik.300 ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Cita:
mik.300 ha scritto:

[quote]Ufologo 555 ha scritto:

Allora è meglio lasciare che una nazione faccia stragi per 10 anni ... mentre l'Europa trattava, trattava, trattava ...
Strategicamente parlando prtroppo, meglio "quattro" bombe subito (per chi non la vuole capire) che lasciare che si massacrino migliaia e migliaia di civili; o come vogliamo ragionare? Non saprei. [^]


infatti..
appunto come dicevo..
tu arrivi alla fine..
senza passare per il principio..

il fatto e` che prima causano guerre e rivolte,
poi invocano bombe per risolvere il pasticcio (voluto)

basterebbe evitare il punto 1,
non trovi ?


No, perché in quel caso gli americani non centravano proprio! Erano le varie etnie della Jugoslavia che volevano diventare indipendenti ed i serbi non volevano (certo, perdevano una "nazione"!); mentre loro, con il loro esercito, erano dappertutto. Fai conto il nostro esercito composto inn maggiornaza di meridionali stanziato anche al nord che si trova circondato e respinto! Stessa identica cosa ... Da lì i genocidi e i masacri durati anni ... Finché, qualcuno (gli USA) hanno detto basta; ma loro, non l'Europa che si radunava per discutere e basta; ed i caschi blu inactenati ai lampioni delle strade! Ma le ricordate o no le cose!
Una vergogna infinita! [^]


si si gli americano non c'entrano mai..

ai tempi nella bosnia musulmana
agivano al queida e bin laden,
quando erano ancora patrioti.
come i ribelli libici/siriani oggi,
si intende..
sotto supervisione della cia,
ecc. ecc.

i serbi erano cattivi,
ma non è che gli altri fossero agnellini..


[/quote]

... un articolo interessante sui rapporti di forza e sul ruolo di gendarme che condivido in buona parte (in sintesi...USA=male minore e necessario).


http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=35272&Itemid=29


Cita:
[color=blue]State-building e Nation-building

Lunedì 20 agosto, su questo giornale, Marco Cavallotti metteva giustamente in rilievo i limiti di un libro che nell’ultimo decennio del secolo scorso conobbe un notevole successo. Si tratta de La fine della storia e l’ultimo uomo, scritto dal politologo americano Francis Fukuyama e pubblicato in Italia nel 1992 da Rizzoli. Divenuto un bestseller, fu molto discusso in ambito accademico e nei mass media. Cavallotti ha ragione nel sottolineare – come del resto hanno fatto molti altri – che il concetto di “fine della storia” (e delle ideologie), di matrice hegeliana, è del tutto illusorio. Gli esseri umani non possono certo stabilire “se” e “quando” la storia è finita poiché sono direttamente inseriti nel suo flusso.

Non lo dominano affatto, ma ne vengono piuttosto dominati. E’ interessante però notare che nella sua produzione successiva compare un volume altrettanto significativo, anche se meno noto e celebrato. Il titolo recita Esportare la democrazia. State-building e ordine mondiale nel XXI secolo. Scritto nel 2004 e tradotto nel nostro Paese l’anno seguente dall’editore Lindau, è oggi reperibile con una certa difficoltà. Vale tuttavia la pena di parlarne poiché ci fornisce un quadro affascinante dei criteri che hanno indotto – e inducono tuttora – la comunità internazionale occidentale guidata dagli Stati Uniti a intervenire in modo diretto, soprattutto militarmente, quando si giudica che uno Stato minacci la stabilità mondiale. O anche nei casi in cui detta stabilità venga messa in pericolo da Stati “collassati”, non più in grado di gestire direttamente i loro affari interni.

Accade allora, secondo Fukuyama, che USA e comunità occidentale abbiano non tanto il diritto, bensì il “dovere” di intervenire quando crisi di quel tipo si manifestano. Al fondo si cela una concezione che implica la diffusione della democrazia liberale sul piano globale. Né risulta essenziale, a suo avviso, che siano sempre e comunque gli USA a intervenire, ferma restando la loro posizione di leadership dovuta a fattori economici e, soprattutto, militari. «La logica della politica estera americana – egli scrive – dall’11 settembre sta trascinando gli Stati Uniti in una situazione in cui o essi si assumeranno la responsabilità di governare gli Stati deboli oppure consegneranno questo problema alla comunità internazionale».

In un discorso tenuto nel 2002 a West Point, George W. Bush jr negò recisamente che gli USA coltivassero sogni imperiali, ma non esitò ad ammettere che una dottrina allargata della guerra preventiva era in grado di porre gli Stati Uniti nella condizione di governare popolazioni potenzialmente ostili nei Paesi che li minacciano con il terrorismo. Ecco quindi Afghanistan e Irak. Tuttavia la presenza di organizzazioni come al-Qaida rende tale compito assai più difficile del previsto. La lotta va estesa a una miriade di contesti territoriali seguendo l’ondata degli attacchi terroristici, da Mombasa a Bali a Riad. Se in quelle nazioni i governi locali non risultano in grado di fronteggiare il fenomeno, «occorre stimolare dall’esterno la costruzione dello Stato in Paesi con gravi disfunzioni interne».

Eccoci dunque giunti al concetto di state-building, il vero nucleo del libro. Gli Stati deboli o addirittura “collassati” (si pensi, per citare un solo esempio, alla Somalia) rappresentano una minaccia non solo per se stessi, ma anche per l’intero scenario mondiale. «Gli interventi umanitari degli anni ’90 portarono all’estensione di un potere imperiale internazionale di fatto sugli ‘stati falliti’ del mondo. Gli interventi furono spesso guidati dalla potenza militare americana, ma seguiti, nel nation-building, da un’ampia coalizione di Paesi, principalmente europei, più l’Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone».

Ma come mettere in pratica il nation building in nazioni che non hanno le tradizioni democratiche occidentali e, per di più, sono spesso recalcitranti ad adottarle? Fukuyama non esita a notare che, forse, gli Stati si possono costruire deliberatamente ma, «se da questo si genera anche una nazione, è più questione di fortuna che di progettazione». Dal che consegue che state-building e nation-building non sono affatto la stessa cosa, e gli europei sembrano esserne più consapevoli degli americani.

C’è da chiedersi, a questo punto, se l’internazionalismo liberale che ha sempre avuto un ruolo di rilievo nella politica estera degli Stati Uniti possa davvero trovare sbocco e soddisfazione in una strategia come quella appena delineata. Perché esiste, com’è noto, anche l’eterogenesi dei fini. E’ rarissimo che una politica estera raggiunga con precisione proprio gli obiettivi che si proponeva di conseguire.

Passando agli anni più recenti, vediamo che il quadro non muta molto quando il bastone del comando passa a un Presidente americano appartenente a un altro partito. La strategia delle “primavere arabe” promossa dal duo Barack Obama – Hillary Clinton ha dapprima suscitato entusiasmi stellari, per poi diventare fonte di dubbi e recriminazioni. Non è affatto chiaro se davvero si tratti di “primavere”, visto che in Tunisia ci sono seri rischi di veder regredire la condizione femminile, mentre quasi ovunque nell’area l’instabilità è cresciuta. Al punto che molti si chiedono se davvero valga la pena di rovesciare Assad quando è ovvio che nessuno sa quali siano le forze destinate a sostituirlo (la stessa situazione della Libia e della guerra “per procura” contro Gheddafi).

Un quadro, insomma, tremendamente complicato, che il volume di Fukuyama ha il merito di tratteggiare con lucidità senza tuttavia fornire risposte convincenti. Non è sufficiente dire che «le nazioni devono essere in grado di costruire istituzioni statali non solo all’interno dei propri confini ma anche in altri Paesi più disorganizzati e pericolosi».

Il problema è “come” farlo e con “quali strumenti”. Sarebbe forse più ragionevole ritornare a un sano realismo politico e, senza sbandierare nobili ideali, riconoscere che – come sempre – è la potenza militare egemone a decidere e a contare.[/color]


Ultima modifica di rmnd il 03/09/2012, 10:45, modificato 1 volta in totale.


_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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MessaggioInviato: 09/09/2012, 12:29 
Cita:
Indipendentemente dall'azione che gli Stati Uniti prenderanno in Medio Oriente, o contro l'Iran o contro la Siria, l'Iran è ora determinato a trasformare il conflitto in una guerra da Armageddon (Al-Malhamah Al-Kubrah) con la convinzione che questo portera' alla distruzione di Israele, degli Stati Uniti, e ripulira' il Medio Oriente dall'influenza occidentale, inaugurando cosi il regno del 12 ° Iman.

Questa crisi è già ora piu' che pericolosa. "Ahmadinejad si è alleato con un potere virtualmente invincibile, combinando ad est la Russia, la Cina, la Corea del Nord, e in una certa misura, anche l'India, rendendo i potenziali conflitti futuri che dovessero coinvolgere l'Iran, un pericoloso viaggio tra fili che finirebbero per trascinare altre nazioni nel conflitto".

Il futuro del Medio Oriente è in bilico, in attesa del risultato di questo round tra Iran e Israele. Un errore di calcolo da entrambe le parti ha il potenziale per portare al disastro globale.



E' ufficiale: l'Iran reagira' se gli Stati Uniti attaccheranno la Siria.
http://www.reuters.com/article/2012/09/01/us-syria-crisis-iran-idUSBRE88007120120901

In trincea: l'Iran e la Corea del Nord si uniscono contro i 'nemici'
http://rt.com/news/iran-north-korea-ties-140/



_________________
"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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MessaggioInviato: 18/09/2012, 22:52 
Cita:
Per la stampa britannica l'Inghilterra prepara la flotta per l'invasione dell'Iran

Per la stampa britannica l'Inghilterra prepara la flotta d'invasione dell'Iran. L'edizione “The Sunday Telegraph” afferma che attualmente si sta creando una concentrazione delle forze marine di 25 Stati nel Golfo di Hormuz. Questi Paesi dimostrano la propria forza aspettando il colpo preventivo dell'Israele sui bersagli nucleari dell'Iran, si dice nell'articolo.

L'altro quotidiano domenicale “Mail on Sunday” ha informato che il Ministro per gli affari delle Forze Armate della Gran Bretagna Nick Harvey si è dimesso perché non era d'accordo con i piani di Londra nel sostegno dell'eventuale operazione contro l'Iran.

Fonte

Fonte originale




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MessaggioInviato: 19/09/2012, 09:05 
Cita:
zakmck ha scritto:

Cita:
Per la stampa britannica l'Inghilterra prepara la flotta per l'invasione dell'Iran

Per la stampa britannica l'Inghilterra prepara la flotta d'invasione dell'Iran. L'edizione “The Sunday Telegraph” afferma che attualmente si sta creando una concentrazione delle forze marine di 25 Stati nel Golfo di Hormuz. Questi Paesi dimostrano la propria forza aspettando il colpo preventivo dell'Israele sui bersagli nucleari dell'Iran, si dice nell'articolo.

L'altro quotidiano domenicale “Mail on Sunday” ha informato che il Ministro per gli affari delle Forze Armate della Gran Bretagna Nick Harvey si è dimesso perché non era d'accordo con i piani di Londra nel sostegno dell'eventuale operazione contro l'Iran.

Fonte

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25 stati..
vorrei sapere quali..

comunque israele attaccherebbe,
gli altri gli parano le chiappe..

bel coraggio..



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MessaggioInviato: 19/09/2012, 09:17 
Cita:
mik.300 ha scritto:
25 stati..
vorrei sapere quali..

comunque israele attaccherebbe,
gli altri gli parano le chiappe..

bel coraggio..


L'articolo dice:

Cita:
In preparation for any pre-emptive or retaliatory action by Iran, warships from more than 25 countries, including the United States, Britain, France, Saudi Arabia and the UAE, will today begin an annual 12-day exercise


Comunque mi sembra la solita propaganda.



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MessaggioInviato: 19/09/2012, 10:38 
fa riflettere...

DI COLIN TODHUNTER
globalresearch.ca

Una delle più impressionanti fotografie mai scattate fu opera di una macchina, non di una persona. Il nome della fotografia è “Pale Blue Dot” ( punto azzurro, ndt.). Si tratta di un'immagine della Terra presa nel 1990 dalla sonda Voyager, a circa 6 miliardi di chilometri dal nostro pianeta, mentre la navicella stava lasciando il Sistema Solare. La Terra appare come un minuscolo punto, quasi perduto nella vastità dello spazio.

“Blue Marble” (biglia blu, ndt.) è un'altra immagine dallo spazio che mostra la Terra. Fu scattata dall'Apollo 17 nel 1972. L'intero pianeta è un vivido, incantevole turbinio di profondi oceani blu, bianche nuvole sparse e solide masse di terra verde posto in netto contrasto con l'apparente vuoto spaziale.



Vedere la magnifica fragilità della Terra appesa in un'impressionante distesa di nero è meraviglioso quanto mortificante. L'astrofisico Carl Sagan ha commentato riguardo al “Pale Blue Dot” dicendo che là fuori, nello spazio, non c'è alcun sospetto, nessun indizio, che ci sia vita qui. Non c'è traccia dei battibecchi, dell'atteggiarsi, delle religioni, delle civiltà o dottrine umane.Non c'è alcuna possibile comprensione dell'intensità o dell'ampiezza delle umane gioie e meraviglie, pregiudizi e sofferenze.

Sotto la colorata maschera blu della Terra, si nasconde una favola triste. E una storia di centinaia di milioni di morti causati da guerre e conflitti inutili che hanno avuto luogo lungo le ere. Non c'è stato bisogno di molta coercizione per distruggere creature viventi nei loro gruppi e fagocitare ed esaurire risorse naturali limitate. Abbiamo distrutto in un batter d'occhio ciò che la Terra ha impiegato milioni per far crescere.

Sagan una volta ci chiese di considerare quanto sangue è stato versato da generali e imperatori solo per diventare padroni temporanei di una parte di questo piccolo punto blu e quanta crudeltà è stata portata ripetutamente da una parte degli abitanti del pianeta verso un'altra parte appena distinguibile di abitanti. Sagan non è solo. Durante i nostri momenti più riflessivi, ognuno di noi potrebbe preoccuparsi di rimuginare su tali sentimenti.

Mentre osserviamo il possibile crescendo di una guerra guidata dagli Stati Uniti contro l'Iran e rendiamo testimonianza degli ululati della propaganda e dell'inganno della pace attraverso la canna di un fucile, al mondo viene detto che l'Iran minaccia la stabilità globale. A causa di quello che sta diventando un'incessante carica dei media a favore della guerra, un crescente numero di cittadini degli USA ora sostiene un attacco militare alle installazioni nucleari iraniane, nonostante non ci sia nessuna prova credibile a indicare che l'Iran stia veramente sviluppando alcuna arma nucleare.

Un reportage di un canale statunitense ha persino mostrato una portaerei USA passare attraverso lo Stretto di Hormuz dicendo che la nave era la prima linea di difesa “del Mondo” nel caso l'Iran, privo di armi nucleari, decidesse di scatenare il “terrore” su Israele, equipaggiato con armi nucleari, in risposta ad un primo attacco all'Iran di Tel Aviv. Che logica contorta. Che arroganza. Nel caso esposto, qualsiasi “terrore” sarebbe istigato dallo stesso attacco israeliano all'Iran. Ciò è stato convenientemente messo da parte. E per quanto riguarda “il Mondo”, leggasi Stati Uniti e i suoi stati clienti. E secondo quale confuso ragionamento l'Iran è una minaccia agli Stati Uniti, il Paese più potente militarmente che il mondo abbia visto, tralasciando il fatto che gli Stati Uniti hanno basi militari che circondano l'Iran nei suoi Paesi confinanti. Eppure, i media USA, come fecero per l'Iraq, stanno convincendo larghe fette del pubblico che l'Iran, all'altro capo del mondo, sia una minaccia diretta per gli USA.

La minaccia alla pace e alla stabilità globale non ha a che fare con l'Iran o con la Cina, o con alcuno spauracchio che il Pentagono si preoccupi di inventare. Lo storico William Blum scrisse lo scorso anno che, dal 1945, gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare più di 50 governi, la maggior parte democraticamente eletti; hanno tentato di sopprimere un movimento popolare o nazionale in 20 Paesi; hanno interferito in modo grossolano in elezioni democratiche in almeno 30 Paesi; hanno sganciato bombe sul popolo di oltre 30 Paesi, e hanno provato ad assassinare più di 50 leaders stranieri.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu dice che l'Iran sta destabilizzando il mondo e la sua aggressione deve essere fermata. Nessun cenno da Israele sugli assassinii di scienziati nucleari in Iran. Nessun cenno degli attacchi informatici ai danni dell'Iran, del finanziamento di milizie antigovernative all'interno dell'Iran o altre strategie di destabilizzazione stipendiate dagli Stati Uniti, dal Mossad, dalla CIA o dall' M16.

Non si tratta di chi ci salverà dall'Iran, ma di chi ci salverà dal tipo di terrore e instabilità che abbiamo visto istigato dagli USA o dalle forze appoggiate dagli Stati Uniti in Pakistan, Libia, Afghanistan e Iraq. Chi ci salverà dal terrore economico portato in Grecia, o qualsiasi altro numero di Paesi, inclusi gli stessi Stati Uniti, dai cartelli corporativi e dalle istituzioni finanziare che sotterrano rendite in paradisi fiscali aspettandosi che le persone comuni portino il peso dei loro crimini?

Con Washington che ha già fatto del suo meglio per destabilizzare l'Iran, un'enorme concentrazione di truppe USA ha avuto luogo nella regione per diversi mesi. L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) può anche gridare “al lupo!” riguardo l'intenzione dell'Iran di acquisire un armamento nucleare, ma non è un fatto molto sorprendente dato che un cablogramma diplomatico pubblicato da Wikileaks descrive il Direttore Generale della AIEA, Yukiya Amano come “saldamente dentro la corte degli Stati Uniti” e “pronto per il prime time”.

L'Ambasciatore della Cina all'ONU ha già avvertito Yukiya Amano di non creare prove “infondate” per giustificare un attacco militare all'Iran in nome del blocco del suo programma nucleare.

Limitata la sua influenza in Libia, un alto ufficiale governativo cinese ha già intimato che ogni minaccia al Pakistan sarà considerata come una diretta minaccia alla Cina, secondo il sito JunshiJia, che citava alcuni mesi fa un report della Tv Centrale cinese. Il report inoltre affermava che con l'intensificarsi della guerra statunitense in Afghanistan e con la minaccia di intervento armato contro l'Iran che si fa più forte, il rischio di uno scontro con la Cina aumenta.

Mentre l'Occidente medita un'altra dose di omicidi e distruzione, sicuramente le menzogne che hanno portato alla guerra in Iraq sono ancora troppo fresche nella mente del pubblico occidentale per farsi ingannare ancora una volta. A questo punto dovrebbero vedere il continuo inganno guidato dagli Stati Uniti della guerra perpetua per la pace perpetua. In definitiva, non c'è alcuna pace da trovare nell'Armageddon.

Speriamo così perché, in tutta la nostra oscurità e isolamento su questo insignificante punto azzurro, non c'è alcun presagio che l'aiuto verrà da altrove. Dobbiamo agire per salvarci da noi stessi.

Colin Todhunter, originario del Nordovest dell'Inghilterra, Colin Todhunter ha passato molti anni in India; ha scritto ampiamente per il Deccan Herald di Bangalore, il New Indian Express e il Morning Star (inglese). I suoi articoli sono inoltre apparsi in molti altri quotidiani, riviste e libri. Il suo sito East by Northwest è in http://colintodhunter.blogspot.com.

Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/americas-w ... l-save-us/
15.09.2012



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Una nuova “cortina di ferro”.

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http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z276zbyr5d

di Francesco Salistrari

Vorrei fare alcune considerazioni di carattere generale sul vertice di Teheran dei cosiddetti Paesi Non-Allineati. Ho già prodotto la testimonianza di un giornalista indipendente irlandese che ha dato la sua lettura dell’evento (qui http://francescosalistrari.blogspot.it/ ... liran.html), ma credo sia necessario commentare ulteriormente l’evento, che a mio modesto avviso è di importanza geopolitica cruciale.

Innanzitutto partiamo da un FATTO: la maggioranza delle nazioni del mondo si sono schierate a fianco dell’Iran affidando la presidenza triennale del NAM al paese islamico. Questo, aldilà di un attestato di fiducia e una richiesta implicita di sostegno ad un paese indipendente e più forte (parlo dei paesi minori), è un chiarissimo messaggio all’Occidente e alle politiche israeliane.

In primo luogo ciò significa che le affermazioni e i giudizi che vengono dati dall’Occidente, e dai media occidentali in particolare, sul paese mediorientale, sono rifiutate dalla maggioranza della nazioni del mondo. In secondo luogo, ciò significa che i paesi schieratisi a fianco dell’Iran rifiutano qualsiasi politica di aggressione nei confronti del paese islamico. In terzo luogo, significa che tali paesi hanno tutte le intenzioni di tessere rapporti economici e politici con l’Iran anche aggirando le sanzioni dell’ONU.

Il che si traduce in un periodo in cui le tensioni internazionali saranno destinate a crescere.



Aldilà infatti del dato eclatante di come il vertice di Teheran sia stato un successo diplomatico per l’Iran, esso ha sancito uno smacco politico nei confronti dei paesi schierati apertamente contro l’Iran e a fianco di USA e Israele nella lotta all’egemonia iraniana nell’area. Un’egemonia non solo avversata per questioni di immagine, naturalmente, ma per più pragmatiche e puntuali questioni geostrategiche di controllo della zona più ricca di petrolio del mondo. Il controllo dell’area, e quindi il regime-change auspicato per l’Iran così com’è stato per Libia, Iraq e Afghanistan, e quello che si sta tentando anche in Siria, è strumentale alla presa di possesso di quei gangli energetici irrinunciabili da parte di un paese, gli USA (e Israele) per tenere sotto scacco Cina e Russia.

Non è un caso infatti che proprio in questi giorni, e dopo il vertice di Teheran, la Russia abbia annunciato l’intenzione di garantire acquisti illimitati di petrolio alla Cina direttamente con la propria valuta nazionale (yuan). Un fatto rilevantissimo quasi completamente ignorato e non analizzato a fondo per le conseguenze prepotenti che potrebbe avere nei confronti della precaria economia statunitense.

Il tutto complica e, di non poco, la situazione, mentre la palese richiesta da parte del presidente iraniano Aahmadinejad di una chiarificazione dei due paesi maggiori non Occidentali, Cina e Russia, in merito alla loro posizione nei confronti del NAM, ma soprattutto dell’Iran e delle posizioni occidentali in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, è una evidente e incontestabile richiesta da parte dei non-Allineati a scegliere in quale campo stare.

La politica iraniana è abbastanza chiara: ricreare una sorta di nuovi blocchi contrapposti in cui dividere il mondo e ottenere sicurezza per la propria integrità territoriale, economica e politica.
In effetti un cambio di strategia cinese e russa sulla questione darebbe una svolta determinante alla situazione strategica mondiale.

Svolta che però a tutt’oggi manca. E non è nemmeno tanto difficilmente intellegibile la posizione dei due paesi che, probabilmente, sia per interessi economici, sia per diplomazia internazionale, non hanno ancora trovato il coraggio per schierarsi apertamente dalla parte dell’Iran e del NAM.
Resta il fatto che però sia la Russia, ma soprattutto la Cina hanno fortissimi interessi in Iran, la minaccia dei quali ha già spinto i due paesi a forme non ufficiali di collaborazione e di sostegno.

Quello che chiede l’Iran, attraverso l’ottenimento della presidenza del NAM, è che tale collaborazione e sostegno diventino effettivi, dichiarati.

Il mantenimento della pace, dal punto di vista iraniano, risiede precisamente in questo sostegno.
Che non è una semplice dichiarazione ufficiale di collaborazione, ma un esplicito annuncio al mondo occidentale che Cina e Russia, appoggiando il paese islamico, appoggiano anche indirettamente (e direttamente) il PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO.

Aldilà infatti delle dichiarazioni ufficiali iraniane, sono oltremodo convinto che la corsa al nucleare non sia assolutamente mirata al nucleare civile, ma a quello militare, fenomenale deterrente a qualsiasi azione militare nei confronti dell’Iran. E’ vitale dunque in questo momento, vista l’accelerazione dell’accerchiamento militare occidentale ed israeliano (è di oggi la notizia della più grande esercitazione militare americana di sempre nel Golfo di Hormuz http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=16809), che l’Iran prendi tempo. Tutto il tempo necessario. Ed il vertice di Teheran, oltre ad un messaggio politico chiarissimo, è una presa di tempo.

E’ chiaro che un palese schierarsi di Cina e Russia a fianco dell’Iran, creerebbe tensioni internazionali con l’Occidente ancora più forti e pericolose, ma fino a che punto i due paesi saranno propensi ad accettare la politica egemonica statunitense?

Quello che mi pare importante rilevare a questo proposito infatti è che a fronte di una crisi economica internazionale che sta facendo sentire i suoi effetti “derivati” anche sulla Cina e sulla Russia, mettendo a rischio previsioni di crescita e piani a lungo termine e, a fronte di una situazione nella quale se, per ipotesi, dovesse crollare l’economia occidentale, una scelta di campo ai due colossi orientali sarebbe obbligata.

Sono molti gli analisti finanziari, gli economisti e le parti politiche in occidente che parlano di imminente collasso generale delle economie occidentali e alcuni movimenti finanziari (di cui ho documentato qui) fanno pensare a questa possibilità in maniera non troppo peregrina.

Il problema, dal punto di vista dell’Iran e di Cina e Russia, è che l’opzione militare americana sarebbe l’unico modo di tenere a freno la dissoluzione economica (e mediaticamente sarebbe anche una giustificazione). Dunque si tratterebbe di scegliere da che parte stare.

Si lascerà che l’Iran (e gli immani interessi che legano l’Iran a Russia e Cina) venga distrutto sulla scorta dell’esempio iracheno? Sarà così “semplice” (più di 2 milioni di morti iracheni, sic) assoggettare un paese organizzato, armato e profondamente orgoglioso come l’Iran?
Cina e Russia decideranno di abbandonare al suo destino (e all’egemonia statunitense ed israeliana) tutto il Medio Oriente, “accontentandosi” di legarsi ancor di più reciprocamente? Pagherà questa politica?

In caso di attacco all’Iran, cosa faranno le 120 nazioni del mondo che il 31 Agosto scorso si sono schierate apertamente al suo fianco?

Le questioni in campo sono tante.

Speriamo solo che la ragionevolezza e la diplomazia riescano ad evitare l’ennesimo spargimento di sangue in nome di cinici calcoli di convenienza economica e di dominazione politica.

Da qualunque versante essi giungano.


link: http://www.oltrelacoltre.com/?p=13550
fonte: http://francescosalistrari.blogspot.it/ ... ferro.html



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Tratto da: Il sogno di un Medio Oriente senza armi nucleari bloccato da Israele
http://notizie.tiscali.it/socialnews/Ra ... raele.html

Io sono contrario al nucleare ovunque nel Mondo. Ho votato contro il ritorno al nucleare in Italia e sono ovviamente contro il nucleare in Iran, sia per scopi energetici e ancor di più per eventuali e non provati scopi bellici. Ma sono anche contro il nucleare in Israele, tanto più visto che viene usato anche e sopratutto per scopi bellici. Israele è l’unico stato nel Medio Oriente ad avere l’arma nucleare e, a differenza dell’Iran, non ha mai firmato gli accordi di non proliferazione nucleare. Israele ha sempre rifiutato di confermare la detenzione di ordigni nucleari, ponendosi al di sopra della legge e del diritto internazionale, ma non è affatto un mistero che detenga tra le 200 e le 400 testate nucleari pronte all’uso. Inoltre Israele non ha mai fatto mistero che è pronto ad usarle contro l’Iran qualora voglia dotarsi dell’arma atomica. Un paradosso: bombardare con (mini)bombe nucleari un paese colpevole di volersi dotare di armi nucleari.



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Io direi: Israele blocca il sogno di un Medio Oriente ... nucleare! [;)]



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Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Tratto da: Il sogno di un Medio Oriente senza armi nucleari bloccato da Israele
http://notizie.tiscali.it/socialnews/Ra ... raele.html

Io sono contrario al nucleare ovunque nel Mondo. Ho votato contro il ritorno al nucleare in Italia e sono ovviamente contro il nucleare in Iran, sia per scopi energetici e ancor di più per eventuali e non provati scopi bellici. Ma sono anche contro il nucleare in Israele, tanto più visto che viene usato anche e sopratutto per scopi bellici. Israele è l’unico stato nel Medio Oriente ad avere l’arma nucleare e, a differenza dell’Iran, non ha mai firmato gli accordi di non proliferazione nucleare. Israele ha sempre rifiutato di confermare la detenzione di ordigni nucleari, ponendosi al di sopra della legge e del diritto internazionale, ma non è affatto un mistero che detenga tra le 200 e le 400 testate nucleari pronte all’uso. Inoltre Israele non ha mai fatto mistero che è pronto ad usarle contro l’Iran qualora voglia dotarsi dell’arma atomica. Un paradosso: bombardare con (mini)bombe nucleari un paese colpevole di volersi dotare di armi nucleari.


Mi viene il dubbio che questo popolo sia stato eletto da Dio!,non è che sono discendenti dei Rettiiani?.[:(]
Voler usare l'Arma Nucleare così facilmente!.[xx(]


Ultima modifica di bleffort il 24/09/2012, 12:50, modificato 1 volta in totale.

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