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Angeldark ha scritto:

“Se gli Italiani si affideranno a Berlusconi o a Grillo, non so cosa potrà accadere“. E’ uno dei tanti commenti al vetriolo che Massimo D’Alema ha espresso su Grillo e sul Movimento 5 Stelle, durante la Festa Democratica di Reggio Emilia. Intervistato da Tobias Piller, l’esponente del Pd stronca il comico genovese, glissa su Di Pietro e incensa il proprio partito, l’Udc e il premier Monti: “C’è una sola forza che lavora ‘per’ e non ‘contro’: siamo noi”. E prosegue: [size=150]“Solo noi siamo in grado di offrire le stesse garanzie di serietà e di rigore che Monti ha offerto all’Europa.[/size] Se vinceremo le elezioni, come auspico, faremo un governo con la sinistra di Vendola e coi moderati di Casini, indipendentemente da quello che loro dicono per propaganda”.
Fonte:http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/09/05/dalema-litalia-affidi-beppe-grillo/204450/

[:136] [:77]


Amen.... [:D]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 06/09/2012, 18:42 
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Thethirdeye ha scritto:

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Angeldark ha scritto:

“Se gli Italiani si affideranno a Berlusconi o a Grillo, non so cosa potrà accadere“. E’ uno dei tanti commenti al vetriolo che Massimo D’Alema ha espresso su Grillo e sul Movimento 5 Stelle, durante la Festa Democratica di Reggio Emilia. Intervistato da Tobias Piller, l’esponente del Pd stronca il comico genovese, glissa su Di Pietro e incensa il proprio partito, l’Udc e il premier Monti: “C’è una sola forza che lavora ‘per’ e non ‘contro’: siamo noi”. E prosegue: [size=150]“Solo noi siamo in grado di offrire le stesse garanzie di serietà e di rigore che Monti ha offerto all’Europa.[/size] Se vinceremo le elezioni, come auspico, faremo un governo con la sinistra di Vendola e coi moderati di Casini, indipendentemente da quello che loro dicono per propaganda”.
Fonte:http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/09/05/dalema-litalia-affidi-beppe-grillo/204450/

[:136] [:77]


Amen.... [:D]


senz'altro si riferiva a garanzia serieta' e rigore riguardo all'imposizione di tasse [;)]


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Non capisco come di fronte all' evidenza di un governo che tassa e basta, le forze politiche che lo appoggiano si limitano a qualche borbottio senza mostrare le palle. Mi stupisce il PDL più che il PD, visto che per quest' ultimi le tasse sono geneticamente radicate nel loro DNA.
Ci manca solo che venga riesumato il mortadella per costringere gli italiani ad un esodo di massa.
Chiederemo asilo politico il Libia.



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MessaggioInviato: 06/09/2012, 19:20 
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greenwarrior ha scritto:

Ci manca solo che venga riesumato il mortadella
per costringere gli italiani ad un esodo di massa.



Ma come, non lo sai?

Il mortadella si propone come "Presidente della Repubblica":
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=245172

Siamo all'apoteosi dell'assurdo....



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MessaggioInviato: 06/09/2012, 19:54 
..siamo piu' che altro...purtroppo...... in italia......................[;)]



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......l'esperto raccomanda fette sottili--------


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MessaggioInviato: 06/09/2012, 21:46 
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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

Ci manca solo che venga riesumato il mortadella
per costringere gli italiani ad un esodo di massa.



Ma come, non lo sai?

Il mortadella si propone come "Presidente della Repubblica":
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=245172

Siamo all'apoteosi dell'assurdo....


Purtroppo lo so, era per esorcizzare la possibilità che cio si verifichi ma è una vana speranza.
Smetterò di prendere la camomilla per dormire. [:o)]
Il problema è che quelli soporiferi sono i più pericolosi. [xx(]



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MessaggioInviato: 07/09/2012, 13:15 
Una, 100, 150 Alcoa
Economisti e sindacati concordi: «Disarmati dinanzi alla crisi».

di Antonietta Demurtas

Una, 100, anzi 150 Alcoa. Potrebbero avere lo stesso destino dell'azienda sarda di proprietà della multinazionale americana anche le 150 vertenze industriali che nel 2012 sono giunte sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico.
Imprese in crisi, in alcuni casi già chiuse da tempo e in attesa di un nuovo acquirente che possa dare una speranza alle migliaia di loro operai in cassa integrazione. Ma i 180 mila lavoratori coinvolti non vedono all'orizzonte alcun cavaliere bianco e ora tremano all'idea di sentire pronunciare dal ministro Corrado Passera lo stesso verdetto emesso il 4 settembre nei confronti dello stabilimento di produzione di alluminio di Portovesme: «Quella di Alcoa è una situazione quasi impossibile, di scarsissimo interesse per gli investitori».
E così ristrutturazione, riconversione e investimenti rischiano di rimanere parole vuote, usate ogni volta per calmare animi sempre più esasperati. Ma per Cgil e Cisl il tempo dei palliativi è finito.
Più che mai in pericolo le aziende del Sud

Nei prossimi mesi sono almeno dieci le aziende che rischiano di fare la fine di Alcoa «e se il governo non decide di dare una risposta concreta a queste situazioni, l'esplosione di nuove tensioni sociali sarà inevitabile», dice a Lettera43.it Salvatore Barone, responsabile Industria della Cgil. «Un pericolo che interesserà soprattutto le zone più martoriate di questo Paese, dove oggi la questione meridionale è diventata la questione industriale».
È infatti ancora una volta il Sud a pagare le conseguenze di una politica industriale inesistente. Ma anche al Nord e al Centro «la situazione non è meno preoccupante», puntualizza con Lettera43.it Giorgio Santini, segretario generale della Cisl.
PER RISOLVERE I PROBLEMI SERVE UNA VISIONE. Soprattutto perché nell'affrontarla «siamo completamente disarmati», commenta con Lettera43.it l'economista Giulio Sapelli. «In questi ultimi 20 anni di pensiero neoliberista ci si è infatti occupati solo di finanza e non di economia». Manca quindi «una visione, una mission». Prima di tutto è necessario «riarmarsi, studiare e capire le esigenze delle imprese».
Per uscire dall'impasse «bisognerebbe analizzare la situazione delle aziende una per una. Non esiste un unico modello da applicare a tutte», dice Sapelli, «e questa crisi industriale mondiale è diversa da quelle precedenti». Non si possono quindi fare paragoni, «siamo davanti a un fenomeno nuovo e non abbiamo gli strumenti per capire come muoverci».
Intanto però il tempo passa e i fascicoli sul tavolo del ministero diventano sempre più voluminosi.
TERMINI IMERESE, LA PROSSIMA ALCOA. Tra le vertenze più critiche c'è quella dello stabilimento Fiat di Termini Imerese chiuso dalla fine del 2011. Fallito il progetto dell'imprenditore Massimo Di Risio per mancanza di credibilità finanziaria ed economica, «a oggi non c'è alcuna prospettiva non solo per il settore auto ma anche per una eventuale riconversione dello stabilimento», spiega ancora Salvatore Barone. Appesi quindi a un filo sono i destini di 1.468 lavoratori già in cassa integrazione, più quelli dell'indotto, «che a dicembre si troveranno nella stessa situazione in cui si trovano oggi i colleghi di Alcoa».
IRISBUS E VINYLS: CERCASI ACQUIRENTE. In attesa di un progetto valido di reindustrializzazione sono anche i 700 operai di Irisbus a Valle Ufita, Irpinia, unico stabilimento in Italia che costruiva autobus e che è ormai fermo da un anno. Anche in questo caso le offerte valutate sinora si sono dimostrate prive di credibilità.
«I cinesi che si erano fatti avanti sono scomparsi quando si è trattato di concretizzare il progetto». E così la situazione diventa sempre più kafkiana: «Paghiamo multe salate all'Unione europea perché il nostro parco auto è vecchio e chiudiamo l'unico impianto capace di produrre mezzi nuovi e in regola dal punto di vista ambientale», continua il segretario di Cgil Industria.
A credere in una riconversione sono stati finora i lavoratori di Vinyls, Porto Marghera, stremati da due anni di lotte per non perdere il posto di lavoro. Ma il progetto dell'Oleificio Medio Piave che prevede la possibilità di assumere i 150 cassintegrati ha sinora incontrato innumerevoli difficoltà.
Una polveriera chiamata Sardegna


In una situazione di crisi cronica che va avanti ormai da anni è il distretto del mobile imbottito tra Matera e Bari. Il Mise (Ministero per lo Sviluppo economico) e le Regioni si erano impegnati ad attuare un programma d'area per ridare competitività al territorio. Ma le promesse sono rimaste sulla carta, «e il sostegno alle imprese non c'è mai stato, nessun investimento per risolvere l'annosa questione delle infrastrutture», denuncia Barone.
IL SETTORE DEI TRASPORTI È IN GINOCCHIO. Insomma è ancora una volta la mancanza di fondi a frenare le possibilità di ripresa di alcune aziende. Un problema che ha colpito anche il cantiere navale di Castellamare di Stabia dove dopo aver annunciato un programma di parziale riconversione, né lo Stato né la Regione hanno aperto il portafogli.
«Una vicenda, quella di Fincantieri, ancora tutta da risolvere», osserva Giorgio Santini, «soprattutto per quanto riguarda gli stabilimenti del Mezzogiorno». Anche la casertana Firema, per esempio, non gode di ottima salute. L'azienda che costruisce treni e mezzi di trasporto per ora è commissariata, «ma bisognerebbe già pensare a come ricollocarla sul mercato», dice Barone. E in questo entrano in gioco anche Ansaldo Breda e le pubbliche amministrazioni, i maggiori clienti.
L'ISOLA DELLA RABBIA. Ma a preoccupare di più è ancora «la polveriera della Sardegna», ammette il segretario della Cgil. A partire da Alcoa. In attesa del tavolo con i sindacati in programma il 10 settembre la paura è che Glencore, l'azienda svizzera finora interessata all'acquisto, possa fare un passo indietro nonostante i segnali incoraggianti giunti nella serata del 5 settembre.
Fondamentale sia per Alcoa sia per Carbosulcis e EurAllumina, ferma ormai da tre anni, è però affrontare una volta per tutte il problema del costo dell'energia. «Sinora si è solo cercato di tamponare, senza risolvere nulla», è l'opinione di Barone. Quello che manca è un piano energetico nazionale. E latitano gli investimenti, che nel caso di Eurallumina (500 lavoratori) permetterebbero di costruire una caldaia capace di produrre vapore ed eliminare l'oneroso costo dell'olio combustibile.
SENZA SOLDI E SOPRATTUTTO SENZA IDEE. Non sono però solo i soldi a mancare in questo momento, «ma le idee», aggiunge Sapelli, secondo il quale «oggi c'è un problema di comprensione. Si è perso il contatto con la realtà».
E a detta dell'economista tutto è avvenuto «quando sono emerse le business school e i manager hanno smesso di andare in azienda, ma si sono messi a studiare formule matematiche». Insomma, «i vari bocconiani ci hanno massacrato», critica, «ma ora dobbiamo ripartire».
I SINDACATI INCALZANO IL GOVERNO. D'altro canto neanche i sindacati chiedono sussidi per le aziende, ma propongono un sostegno attraverso il credito di imposta. In questi giorni l'obiettivo è incalzare il governo per mettere in campo «nuovi contratti di sviluppo e di programma, trovare imprenditori capaci di rilevare le aziende che stanno chiudendo», argomenta Santini, «e laddove non ci sono soluzioni occupazionali dirette, studiare un modo per ricollocare i lavoratori».

Venerdì, 07 Settembre 2012

http://www.lettera43.it/economia/indust ... 563576.htm


e questa sarebbe la luce dell'uscita dal tunnel...ma se questa luce non si "vedeva" in quale situazione sociale ci trovavamo.........?


Ultima modifica di ubatuba il 07/09/2012, 13:15, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 07/09/2012, 13:22 
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ubatuba ha scritto:

Una, 100, 150 Alcoa
Economisti e sindacati concordi: «Disarmati dinanzi alla crisi».



L'Alcoa per quello che si legge in giro, è un'azienda , una delle tante, dove i profitti sono privati e le perdite pubbliche. Un'azienda parassitaria tenuta in piedi con i soldi dello stato.
Andrebbe quindi chiusa.
I problemi sul tavolo sono dunque la ricollocazione e riqualificazione dei suoi dipendenti che non possono essere abbandonati al loro destino.

C'è la volontà e la possibilità di poterlo fare senza scadere nell'assistenzialismo di vecchia maniera o nell'ideologia neoliberista di questo governo che tradotto in parole povere significa..."sono tutti azzi vostri se rimanete in mezzo alla strada" ?



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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rmnd ha scritto:

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ubatuba ha scritto:

Una, 100, 150 Alcoa
Economisti e sindacati concordi: «Disarmati dinanzi alla crisi».



L'Alcoa per quello che si legge in giro, è un'azienda , una delle tante, dove i profitti sono privati e le perdite pubbliche. Un'azienda parassitaria tenuta in piedi con i soldi dello stato.
Andrebbe quindi chiusa.
I problemi sul tavolo sono dunque la ricollocazione e riqualificazione dei suoi dipendenti che non possono essere abbandonati al loro destino.

C'è la volontà e la possibilità di poterlo fare senza scadere nell'assistenzialismo di vecchia maniera o nell'ideologia neoliberista di questo governo che tradotto in parole povere significa..."sono tutti azzi vostri se rimanete in mezzo alla strada" ?


ma non c'e'solo alcoa se esistono oltre 150 tavoli di confronto fra le parti....,e' il sistema italia che attualmente va a rotoli.......[;)]


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MessaggioInviato: 07/09/2012, 15:24 
BERSANI PENSA SOLO COL PERMESSO DEL FMI

http://www.altrainformazione.it/wp/2012 ... o-del-fmi/



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MessaggioInviato: 08/09/2012, 15:12 
Lavoro, in Italia 4,4 mln «in sofferenza»
Cgil: sono scoraggiati e cassaintegrati.
Una manifestazione di disoccupati.


In Italia ben 4,4 milioni di persone si trovano in una situazione di sofferenza occupazionale.
Lo ha sostenuto la Cgil, spiegando che nel secondo trimestre dell'anno ai 2,7 milioni di disoccupati censiti dall'Istat vanno aggiunti 1 milione e 687 mila persone tra 'scoraggiati' (coloro che non cercano lavoro poiché pensano di non trovarlo) e cassaintegrati.
Un dato drammatico se si pensa che nello stesso periodo del 2007, quindi nel periodo pre-crisi, si trovavano nell'area del disagio occupazionale 2 milioni e 475 mila persone.
DAL 2007 AUMENTO DEL 77%. L'aumento negli ultimi cinque anni, quindi, è stato del 77%. Il dato è emerso da uno studio dell'Ires che sottolinea come nel nostro Paese l'inattività sia un fenomeno molto più diffuso rispetto al resto dell'Europa.
Dentro quest'area, si legge nella ricerca, «si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati. Sarebbe altrimenti inspiegabile un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo».
CRITICHE AL GOVERNO. Le motivazioni dell'inattività sono molteplici, hanno spiegato Raffaele Minelli, presidente dell'Ires, e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio, «ma la forza lavoro potenziale rilevabile al suo interno è appunto di oltre 3 milioni di persone».
I due hanno sottolineato infine che il lavoro «è il principale fattore non affrontato dal governo per uscire dalla crisi».
FILOSOFI, NIENTE POSTO FISSO. A tutto ciò si aggiungono i dati emersi dal sistema Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro, secondo cui il posto fisso è un obiettivo difficile per molti giovani, ma soprattutto per i laureati in storia e filosofia.
Le aziende prevedono infatti di assumere nel 2012 appena 1.090 laureati nell'indirizzo letterario, filosofico e artistico facendo a solo il 17,8% di loro un contratto a tempo indeterminato. Per i laureati dei corsi di ingegneria, invece, si attendono 15 mila assunzioni, il 60% almeno stabile.
CROLLO DELLE ASSUNZIONI: -31,5%. Sempre secondo i dati di Unioncamere, nel 2012 le assunzioni non stagionali delle imprese italiane dovrebbero essere 407 mila, in forte calo rispetto alle 595 mila programmate nel 2011. Il crollo è del -31,5%.
L'aspetto positivo è che il 14,5% del totale delle assunzioni sarà rivolto a laureati, due punti percentuali in più rispetto al 2011.

Sabato, 08 Settembre 2012

http://www.lettera43.it/economia/macro/ ... 563884.htm


......ke l'uscita dal tunnel sia innegabile e' vero.......solo ke alla fine c'e' il baratro [;)]


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MessaggioInviato: 09/09/2012, 01:16 
Perchè ho abbandonato la toga dopo 42 anni- parla il giudice Edoardo Mori

«L’indagato innocente avrebbe più vantaggi dall’essere giudicato in base al lancio di una monetina che in base a delle perizie. E le risparmio l’aneddotica sulla voracità dei periti».

–No, no, non mi risparmi nulla.

«Vengono pagati per ogni singolo elemento esaminato. Ho visto un colonnello, incaricato di dire se 5.000 cartucce nuove fossero ancora utilizzabili dopo essere rimaste in un ambiente umido, considerare ognuna delle munizioni un reperto e chiedere 7.000 euro di compenso, che il Pm gli ha liquidato: non poteva spararne un caricatore? Ho visto un perito incaricato di accertare se mezzo container di kalashnikov nuovi, ancora imballati nella scatola di fabbrica, fossero proprio kalashnikov. I 700-800 fucili mitragliatori sono stati computati come altrettanti reperti. Parcella da centinaia di migliaia di euro. Per fortuna è stata bloccata prima del pagamento».

Fonte:http://urladalsilenzio.wordpress.com/tag/intervista-edoardo-mori/

Leggete tutta l'intervista...[xx(]



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Le 89 Fondazioni Bancarie: patrimonio di 50 miliardi, ma non pagano l’Ici

Le fondazioni bancarie sono in totale 89 e dispongono di un patrimonio complessivo di oltre 50 miliardi di euro, oltre la metà in mano alle prime 5 (Cariplo, MPS, Compagnia di S. Paolo, Ente CR di Roma e Fondazione Cariverona), due terzi in mano alle prime 11: le altre otto sono Fondazione CR di Torino, Ente CR di Firenze, CR di Cuneo, Fondazione Banco di Sardegna, Fondazione CR di Genova e Imperia, Fondazione CR di Padova e Rovigo.
Nel dicembre 2002 la quota impegnata nelle partecipazioni bancarie era del 33,7% (14.062,9 milioni di euro), 41% nel 2001, mentre il resto era investito in titoli di Stato ed in società private scelte esclusivamente secondo il criterio della redditività.
Da questo capitale le fondazioni ricavano ogni anno lauti guadagni, devoluti ad attività di utilità sociale: il settore maggiormente finanziato è quello artistico e culturale. E’ opinione diffusa che tale predilezione sia dovuta al fatto che le manifestazioni culturali siano un’ottima occasione per fare pubblicità alla propria banca. Questa la suddivisione dei comparti: Artistico e culturale 29%, Istruzione 16,5%, Assistenza sociale 12,5%, Filantropia e volontariato 12%, Sanità e ricerca 10% e 9%.
I soggetti privati hanno ricevuto il 57,4% degli importi, i soggetti pubblici il 42,6%.
Le storture di tutta questa falsa beneficenza

Prima della beneficenza, bisognerebbe pagare le tasse. Le fondazioni in questione beneficiano tutte dello status di no-profit, pertanto sono esentate dal pagare le tasse, persino degli utili usurai che ricevono dal prestare a strozzo il denaro ai cittadini.
La beneficenza, se non c’è prima la giustizia sociale, è solo restituzione del maltolto.
I contributi elargiti, oltre ad essere squilibrati rispetto alla destinazione d’uso, sono squilibrati anche da un punto di vista geografico. Infatti circa l’82% dei contributi è a favore di iniziative del nord, mentre al centro va il 16% ed al sud ed isole solo il 2% (Fonte: Acri). Ciò accade perché le fondazioni distribuiscono i contributi nel territorio in cui risiedono: poiché la maggior parte di esse ha sede al nord, ecco spiegata l’anomalia.
La Fondazione Cariplo è la seconda socia di maggioranza del Gruppo Intesa-San Paolo (dopo Goldman Sachs), da sempre nella lista delle banche che commerciano in armi.
Una domanda a tutti quelli che chiedono di far pagare l’Ici alla Chiesa, scimmiottando l’intellettuale affondo di MicroMega (organo ufficiale di Goldman Sachs in Italia): come mai vi è sfuggita questa anomalia delle fondazioni bancarie che incassano miliardi e pagano meno della Chiesa

http://www.nocensura.com/2012/09/le-89- ... .html#more


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ci avevano propinato l'idea che l'uscita dal tunnel era vicina,magari si era fatto un "cicchetto",invece l'impressione e' che dopo il tunnel vi sia il baratro..........................


"
bolletta
L'autunno bollente degli italiani, come l'ha definito il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi, comincia con l'incremento dei prezzi di luce, acqua e gas, con il saldo dell'Imu e con l'aumento della tassazione locale. Rincari che, dopo gli stratosferici aumenti del prezzo dei carburanti che rischiano ulteriori fiammate, potrebbero pesare sui bilanci familiari anche per 400 euro in più rispetto agli ultimi tre mesi del 2011.


La benzina verde si aggira ormai intorno ai 2 euro e si temono nuovi aumenti del prezzo internazionale del greggio. Meno evidente, ma altrettanto insidioso per il portafoglio, sarà l'aumento delle tasse locali. Secondo la Cgia di Mestre, gli incrementi delle addizionali comunali e regionali dell'Irpef richiederanno una spesa ulteriore di 3,5 miliardi di euro. Il Comune di Roma non ha ancora deliberatol'eventuale variazione dell'addizionale comunale Irpef, che comunque fra le più alte, allo 0,9% (con alcune esenzioni per i redditi più bassi).

Un romano con reddito di 20mila euro può trovarsi a pagare perciò oltre 100 euro a cui si aggiungono 346 euro di addizionale regionale. Va meglio ad un cittadino milanese, anche se il comune di Milano ha inasprito l'aliquota prevedendo per scaglioni progressivi in base al reddito. Un reddito da 20mila euro non pagher dunque l'addizionale comunale. L'aumento di questa addizionale si farà sentire su pensioni e buste paga solo a partire dal 2013, mentre da gennaio 2012 stiamo gi pagando gli incrementi a livello regionale.

La situazione potrebbe ancora peggiorare nel 2013 per i cittadini delle otto regioni in deficit sanitario (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Sicilia, Campania, Calabria, Molise e Puglia), autorizzate a rivedere al rialzo l'aliquota regionale aggiuntiva che potrebbe arrivare dallo 0,5% all'1,1%. Il nostro contribuente capitolino, dunque, che pagava 346 euro potrebbe essere chiamato a pagare anche 466 euro."

http://affaritaliani.libero.it/economia ... 92012.html


ma sarebbe opportuno che le forze politiche che supportano tale governo dracula.staccassero la spina,purtroppo sono asservite in modo totale al potere finanziario/bancario,di conseguenza dovrebbe essere il popolo a muoversi x cercare di riportare il tutto su una via di normalita'democratica [;)]


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MessaggioInviato: 10/09/2012, 18:16 
L’Istat rivede al ribasso il Pil del 2,6%. Crollano consumi, industria e investimenti
Il calo registrato nel secondo trimestre 2012 rispetto allo stesso trimestre del 2011 è il dato peggiore dal quarto trimestre 2009, quando il calo era stato del 3,5%. Su base congiunturale un ribasso dello 0,8% invece era stato registrato anche nel primo trimestre dell’anno

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ie/347686/


....probabilmente e' un tunnel lungo e nero,altro che luce...........[:(!]


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