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MessaggioInviato: 24/06/2012, 21:02 
Forme di vita su altri pianeti? Hanno lo stesso Dna degli esseri umani: forse anche noi veniamo da lì?

Siamo tutti “cugini” di ET, il tenero extraterrestre protagonista del celebre e omonimo film del 1982 diretto da Steven Spielberg. E’ il risultato di uno studio della McMaster University di Hamilton nell’Ontario in Usa che ha rivelato la possibile esistenza di un Dna universale tra gli esseri umani e gli alieni. La teoria considera che su venti sostanze chimiche standard che contengono il Dna che genera la vita umana, dieci possono essere fatte risalire a milioni di anni fa, elementi che sono stati spesso riscontrati nella maggioranza dei meteoriti. Si tratta di dieci composti chimici capaci di sopravvivere in ambienti ostili. “Strutture che possono considerarsi come le strutture universali del primo codice genetico sulla Terra come nello Spazio”, ha spiegato Ralph Purditz, autore dell’indagine, al DailyMail. “Codici primordiali che potrebbero essere custoditi nelle parti piu’ riscaldate e interne dei meteoriti di ampie dimensioni. Un’ipotesi da testare ma che mostra un enorme potenziale da una prospettiva termodinamica che potrebbe portarci alla decodificazione del primo Dna trasversale agli esseri viventi”, ha concluso.



http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.7822.10


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MessaggioInviato: 26/06/2012, 12:00 
Cita:
vimana131 ha scritto:

Forme di vita su altri pianeti? Hanno lo stesso Dna degli esseri umani: forse anche noi veniamo da lì?

Siamo tutti “cugini” di ET, il tenero extraterrestre protagonista del celebre e omonimo film del 1982 diretto da Steven Spielberg. E’ il risultato di uno studio della McMaster University di Hamilton nell’Ontario in Usa che ha rivelato la possibile esistenza di un Dna universale tra gli esseri umani e gli alieni. La teoria considera che su venti sostanze chimiche standard che contengono il Dna che genera la vita umana, dieci possono essere fatte risalire a milioni di anni fa, elementi che sono stati spesso riscontrati nella maggioranza dei meteoriti. Si tratta di dieci composti chimici capaci di sopravvivere in ambienti ostili. “Strutture che possono considerarsi come le strutture universali del primo codice genetico sulla Terra come nello Spazio”, ha spiegato Ralph Purditz, autore dell’indagine, al DailyMail. “Codici primordiali che potrebbero essere custoditi nelle parti piu’ riscaldate e interne dei meteoriti di ampie dimensioni. Un’ipotesi da testare ma che mostra un enorme potenziale da una prospettiva termodinamica che potrebbe portarci alla decodificazione del primo Dna trasversale agli esseri viventi”, ha concluso.



http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.7822.10



Mah... questo articolo ha ormai tre anni:

Genetica: scoperto il segreto del Dna «spazzatura»
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... ura-rice...

Questo invece è di Gennaio 2012:

Il primo codice genetico si chiamava Tna
http://www.ilsole24ore.com/art/tecnolog ... d=AaRkZjfE

Qui un video da cui ho estratto l'ultimo articolo...




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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 07/09/2012, 12:38 
Cita:
Neodarwinismo alla “deriva” #2: le mutazioni casuali generano malattie, non evoluzione

Immagine

Un articolo pubblicato su Science l’11 maggio, e ripreso da Le Scienze, mette in guardia verso le possibili malattie dovute all’aumento nella frequenza di alleli rari.
Ma tale aumento è ascrivibile alle mutazioni casuali, quelle che secondo il neodarwinismo dovrebbero essere all’origine delle nuove specie.


Se le mutazioni casuali vengono indicate come origine di nuove malattie, come potrebbe tale meccanismo portare a nuovi caratteri e perfino a nuove specie?



Dopo l’articolo pubblicato il 1° maggio su CS; Neodarwinismo alla “deriva”: la speciazione allopatrica… conduce all’estinzione, relativo ad uno studio pubblicato su PLoS One sull’effetto negativo dell’isolamento riproduttivo di piccole popolazioni (condizione necessaria nella teoria neodarwiniana) adesso è la volta di Science che ha pubblicato uno studio intitolato “Recent Explosive Human Population Growth Has Resulted in an Excess of Rare Genetic Variants” che evidenzia l’aumento nella frequenza di alleli rari nella popolazione umana degli ultimi 10.000 anni.

La ricerca è stata riportata in Italia da Le Scienze in un articolo pubblicato il 16 maggio dal titolo “Con il boom demografico, più varianti geniche rare” che così inizia:

In meno di 400 generazioni la popolazione umana è passata da pochi milioni di individui a sette miliardi, una crescita avvenuta in buona parte negli ultimi 10.000 anni. Una ricerca dimostra che a questo aumento esponenziale è corrisposto un aumento nella frequenza di alleli rari, finora sfuggito alle ricerche basate su campioni piccoli o che non contemplavano questa dinamica demografica
[/f]


Gli alleli rari non erano presenti nella popolazione iniziale e sono il frutto delle mutazioni casuali occorse nel frattempo “Keinan e Clark hanno condotto uno studio volto ad analizzare l’importanza di tre parametri fondamentali per l’individuazione delle mutazioni rare” come specificato nel testo pubblicato su Le Scienze.

Siamo quindi proprio in presenza di quel tipo di mutazioni che secondo la Sintesi moderna sarebbero all’origine dei nuovi caratteri che, sottoposti alla selezione dell’ambiente, dovrebbero dare origine alla macroevoluzione e quindi alla nascita di nuove specie.

Ma quello che è emerso dallo studio è ben diverso, l’aumento delle micromutazioni (superiore al previsto) denota solamente un deterioramento del patrimonio genetico iniziale e, lungi dal costituire la potenziale premessa per l’evoluzione, costituisce la potenziale premessa per la nascita di nuove malattie, come evidenziato su Science:

[wbf]
La rapida e recente crescita, aumenta il carico di varianti rare ed è probabile che giochi un ruolo nel rischio individuale di una malattia genetica complessa. Quindi, l’estrema, recente, crescita della popolazione umana ha bisogno di essere presa in considerazione nello studio della genetica di malattie e tratti complessi.


Le stesse considerazioni le troviamo riportata anche nella conclusione dell’articolo apparso su Le Scienze:

Questa situazione – scrivono gli autori – implica massicce deviazioni dall’equilibrio genetico delle popolazioni. In particolare, la recente rapida crescita genera un carico di variazioni rare, dovute a mutazioni recenti, che possono avere un ruolo nel rischio di malattie complesse.


Ecco quindi che quando dei dati sperimentali sono disponibili non viene nessuna conferma alla teoria dell’evoluzione per “caso e necessità”, anzi, come nel caso del tilacino sopra ricordato, i meccanismi che dovrebbero stare alla base dell’evoluzione sono invece accusati di portare all’estinzione delle specie o comunque ad un incremento di situazioni patologiche.

La scienza, quella seria, quando si trova davanti alle conseguenze delle mutazioni casuali mette da parte i sofismi neodarwiniani e le fantasie delle “Just so story”, e giustamente si preoccupa per i danni che da esse possono derivare.


La teoria dell’evoluzione neodarwiniana per “caso e necessità” risulta messa in crisi una seconda volta in pochi giorni, e solo la presenza di un forte e radicato paradigma non permette di vedere la verità.


Fonte



Riporto anche un commento all'articolo di un utente, a mio avviso piu' che illuminante:

Cita:
Lo capisce anche un bambino: v’immaginate il software Excel che, per piccoli cambiamenti, diventa Word? e poi PowerPoint?!
Chi capisce qualcosa di software sa che, al primo piccolo cambiamento (detto in gergo “virus”) il programma smetterà di funzionare bene, e al secondo si fermerà.



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MessaggioInviato: 07/09/2012, 15:09 
Io onestamente non ci vedo una crisi del modello Darwiniamo che a mio avviso è l'unico modello capace di spiegare in maniera completa l'evoluzione della vita sulla terra. Vedo nella genetica uno strumento per capire a pieno come il fenomeno evolutivo si manifesta e quali sono i meccanismi biochimici che lo regolano. Insomma in teoria funziona, bisogna capire bene nella pratica come funge a livello di dna, visto che ora si può approfondire in maniera impensabile 30\50 anni fa, e magari certi concetti eran odati per buoni anche senza la possibilità di verificarli direttamente.

Il fatto che vi siano molte più patologie genetiche a me sembra una cosa scontata siamo 7 milairdi quindi ci sono molte più probabilità che si verifichi una mutazione maligna
(se poi ci mettiamo che non siamo il frutto di evoluzione naturale quindi con background di milioni di anni ma un ibrido di 2 specie fatto in laboratorio mi sembra scontato che dopo decine di migliaia di anni se non centinaia di anni il patrimonio genetico vada a degenerarsi ed emergano i difetti di "fabbricazione" ^_^); le mutazioni non sono però per forza sempre maligne, basti pensare alla progressiva perdita di peluria, o al rimpicciolimento della bocca col passare delle generazioni che denotano un adattamento fisico all'ambiente ed alla società.


Ultima modifica di MaxpoweR il 07/09/2012, 15:10, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 07/09/2012, 17:00 
Cita:
...Ma quello che è emerso dallo studio è ben diverso, l’aumento delle micromutazioni (superiore al previsto) denota solamente un deterioramento del patrimonio genetico iniziale e, lungi dal costituire la potenziale premessa per l’evoluzione, costituisce la potenziale premessa per la nascita di nuove malattie, come evidenziato su Science:...


Cita:
...Ecco quindi che quando dei dati sperimentali sono disponibili non viene nessuna conferma alla teoria dell’evoluzione per “caso e necessità”, anzi, come nel caso del tilacino sopra ricordato, i meccanismi che dovrebbero stare alla base dell’evoluzione sono invece accusati di portare all’estinzione delle specie o comunque ad un incremento di situazioni patologiche...


Mi riallaccio a queste due frasi poichè coincidono con l'idea espressa dal Progetto Atlanticus e che sarà oggetto di una prossima conferenza alla quale il Progetto parteciperà con il suo modesto contributo al riguardo.
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=237201

Il nostro lavoro in tal senso prende il via dal lavoro di Katherine Pollard che si focalizza su quelle sequenze di DNA che ci differenziano dai primati - eccone alcune:

Gene HAR1:
Il gene HAR1 viene espresso durante lo sviluppo embrionale e produce una migrazione neuronale indispensabile allo sviluppo di un cervello veramente umano

Gene GADD45G:
L’assenza di questa sequenza di DNA è probabilmente la causa dell’ingrandimento di alcune aree del cervello e quindi della comparsa di nuove funzioni neurologiche

Sequenza HAR2:
Sviluppo dei muscoli dell’eminenza tenar (muscolo opponibile del pollice), sviluppo dell’architettura osseo-tendinea-muscolare tra mano e avambraccio responsabile di grande libertà e precisione dei movimenti

Sequenza AMY1:
Codifica enzima (amilasi salivare) che permette migliore digestione dell’amido

Sequenza MAD1L1:
Azione su proteine che consentono una più ordinata divisione del fuso mitotico con minor tassi di errori durante la replicazione cellulare - maggiore durata della vita

Sequenza WNK1:
Codifica enzima tirosinasi che oltre a migliorare il funzionamento del rene ottimizza il feed-back sensitivo contribuendo ad aumentare la perizia nella fabbricazione di attrezzature, oggetti, e successivamente vestiti, armi oltre che favorire maggiore destrezza nei movimenti generali

Sequenza FOXP2:
Sequenza responsabile dei movimenti facciali fini e ad alta velocità oltre che della coordinazione bocca-organi di fonazione come laringe e corde vocali tipiche delle espressioni e del linguaggio umano

La particolarità è che queste sembrano derivare da mutazioni o addirittura delezioni della sequenza genetica precedente...

Le delezioni sono un naturale processo genetico le cui cause possono dipendere da:
- esposizione a radiazioni
- attività retro-virali
- errori di trascrittura del DNA

ma appunto, come indicato nel materiale per la conferenza, che verrà successivamente pubblicato direttamente sul blog, non forniscono vantaggi competitivi, anzi il più delle volte generano deficit, sindromi e malattie genetiche già note in medicina come nei seguenti esempi

- delezione cromosoma 4 = sindrome di Wolf-Hirschhorn
- delezione cromosoma 7 = sindrome di Williams
- delezione cromosoma 18 = ritardo mentale
- delezione cromosoma Y nel maschio = impossibilità a procreare

non sono noti casi di delezioni cromosomiche che consentano vantaggi alla specie umana e anzi, se non erro, il modello evolutivo descritto da Darwin aggiunge sequenze e cromosomi a quelle già esistenti per meglio adattare la specie all'ambiente.

Ma la particolarità più grande e più inspiegabile sta nella apparente riduzione del patrimonio cromosomico tra i primati e l’uomo.

Tutti i primati (Cro-Magnon e Neanderthal compresi) sembrano avere 48 cromosomi ossia 24 paia. Ci si aspetterebbe che l’uomo ne abbia un numero pari o superiore.

Invece il DNA umano è contenuto in 23 coppie di cromosomi pari a 46 cromosomi, ovvero una coppia in meno rispetto ai suoi parenti più prossimi e ai suoi predecessori evolutivi.

E’ impossibile che l’evoluzione da primate a uomo abbia provocato la perdita di due cromosomi; inoltre i cromosomi 2 e 3 dei primati sembrano fusi nell’uomo in un doppio cromosoma “Jumbo”

Come se 'qualcuno' avesse avuto bisogno di "fondere", di unire due cromosomi per potere ottenere un numero utile di cromosomi da "accoppiare" - da accoppiare in una IBRIDAZIONE tra un homo erectus - primate - dotato di 24 paia di cromosomi e un soggetto x - 'alieno' (?) - dotato di 23 paia, per ottenere un sapiens caratterizzato appunto da 23 coppie... e dalle delezioni di cui sopra.



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MessaggioInviato: 07/09/2012, 17:51 
E' incredibile come da qualunque lato si guardi la questione (sia scientifico che umanistico): genetica, archeologia, fisiologia, fisica, chimica, biologia, antropologia, folklore, mitologie, pittura, astronomia tutto riconduce sempre alle stesse conclusioni cosa ci vorrà affinché esse vengano accettate davvero o che quanto meno si aprano gli occhi e si cominci ad investire in maniera massiccia per risolvere questi "enigmi"?


Ultima modifica di MaxpoweR il 07/09/2012, 17:52, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 10/12/2012, 00:49 
I PRIMI ESSERE UMANI MODERNI ERANO SUD-AFRICANI
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Una recente ricerca pubblicata sulla Gazzetta della Preistoria del Mondo, ha portato un certo numero di scienziati a suggerire che il Sud Africa sia stato il centro principale per lo sviluppo precoce del comportamento umano moderno . Ciò significa che le tecniche di apprendimento che si manifestano dallo studio della tecnologia dei moderni cacciatori-raccoglitori è nata in sud-africa e poi si è diffusa in tutto il mondo.

Il documento redatto dal famoso archeologo dell'Università Wits, Prof. Christopher Henshilwood, è la prima sintesi dettagliata di svariati siti del mesolitico (280.000 - 50.000 anni fa), compresi altri di epoca più moderna quali: Still Bay (datato al c 75.000 - 70.000 anni fa.) e Howiesons Poort (c. 65.000 - 60.000 anni fa).

Henshilwood sostiene che questi periodi sono stati marcatori significativi nello sviluppo dell' Homo sapiens in sud-Africa. Hanno presentato una serie di novità tra cui, ad esempio, la prima arte astratta (incisione ocra * e inciso struzzo guscio d'uovo), i primi gioielli(conchiglie), i primi strumenti in osso, il primo uso della tecnica di pressione per lo sfaldamento della selce, utilizzati in combinazione col riscaldamento per fare punte di lancia in pietra, e il primo utilizzo probabile di pietra punta frecce lanciate da prua. (Vedere gli esempi nella foto sotto).

"Tutte queste innovazioni, oltre a molte altre le stiamo ancora scoprendo e mostrano chiaramente come l'Homo sapiens in Africa australe a quel tempo erano cognitivamente molto avanti e che si comportava come noi europei. Si tratta di un buon motivo per essere orgogliosi dei nostri primi antenati comuni, che hanno vissuto e si sono evoluti in Sud Africa e che in seguito si sono sparsi nel resto del mondo dopo circa 60.000 anni ",

http://www.antikitera.net/news.asp?id=12182&T=1


Ultima modifica di vimana131 il 10/12/2012, 00:49, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 10/12/2012, 02:34 
direi che le epopee sumere ci hanno azzeccato nuovamente no? Non è lì e cioè nel luogo poi diventato "l'inferno" o "gli inferi" ma che in realtà era descritto come "giù/sotto" l'uomo ha mosso i suoi primi passi verso l'estrazione dell'oro?



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MessaggioInviato: 10/12/2012, 10:32 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

E' incredibile come da qualunque lato si guardi la questione (sia scientifico che umanistico): genetica, archeologia, fisiologia, fisica, chimica, biologia, antropologia, folklore, mitologie, pittura, astronomia tutto riconduce sempre alle stesse conclusioni cosa ci vorrà affinché esse vengano accettate davvero o che quanto meno si aprano gli occhi e si cominci ad investire in maniera massiccia per risolvere questi "enigmi"?


già... cosa ci vorrà? [V]



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Come dicevo, l' "uomo comune" aspetta di svegliarsi tutto d' un colpo. Ma così finirà per farselo venire, un colpo.....



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MessaggioInviato: 14/12/2012, 19:34 
secondo me è una questione di numeri.

Quando raggiungeremo la soglia limite ocme numero di persone che ritengono che la nostra storia vada rivalutata forse riusciremo ad influenzare il resto delle menti ^_^ La coscienza collettiva dovrà pur servire a qualcosa no?

Dico questo dop oaver letto questo articolo:

http://www.invasionealiena.com/scienza/ipotesi-e-teorie/1024-la-teoria-delle-100-scimmie.htm


Ultima modifica di MaxpoweR il 14/12/2012, 19:35, modificato 1 volta in totale.


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Il link non funziona, errore 500. Puoi farci qualcosa?



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cavolo ora provo ad inserirlo di nuovo editando il precedente post :)


edit:

ehm come non detto non posso modificare più quel post, lo inseisco qui sperando che vada bene :)

http://www.invasionealiena.com/scienza/ ... immie.html


Ultima modifica di MaxpoweR il 14/12/2012, 22:29, modificato 1 volta in totale.


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Controlla quel benedetto link, dopo che l' ho aperto il browser ha smesso di funzionare bene. [:(!]


Il principio è corretto, peccato solo che nel paragone dimentichi un fattore fondamentale: le scimmie si trasmettevano il sapere. Pubblicamente. Ognuna insegnava ad un' altra.

Non c' era qualche scimmia egoista che voleva tenere questa conoscenza per sè tenendola nascosta alle altre, impedendo che il numero di chi ne fosse a conoscenza raggiungesse la massa critica.

Quelle scimmie sono molto più fortunate della situazione attuale dei loro cugini col pollice opponibile.



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scusami, ma ho copiato il semplicemente il link dal browser e l'ho incollato qui :)

Il passo a cui mi riferivo nello specifico è questo:

Cita:
La cosa più sorprendente, osservata da questi scienziati, fu il fatto che l'abitudine di lavare le patate dolci attraversò, in seguito, il mare. Infatti colonie intere di scimmie sulle altre isole ed anche gruppi di scimmie a Takasakiyama cominciarono a lavare le loro patate dolci!
E’ come se arrivare al punto di massa critica (idealmente 100 in questo caso) avesse instillato in tutte le scimmie una nuova coscenza comune.


Noi siamo loro simili e dunque condividere questi processi mentali, una sorta di correlazione quantistica, volendo prendere in prestito una parolona :p gli studi sulla coscienza collettiva sembrerebbero dimistralo


Ultima modifica di MaxpoweR il 14/12/2012, 23:32, modificato 1 volta in totale.


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