Regno Unito, la piaga
dei bambini senza tetto
Un servizio choc della Bbc mostra
una realtà diffusa in tutta la Gran Bretagna: circa 100 mila ragazzini
vivono senza documenti, costretti
all’elemosina o alla prostituzione
carla reschia
Ragazzi invisibili. E non è una magia di Harry Potter. I media britannici scoprono grazie a un bel servizio della Bbc il destino degli adolescenti senza patria, ignoti all’anagrafe ma notissimi a chi li sfrutta sessualmente e non, in cambio di un pasto o di un tetto provvisorio. Il problema, una vera emergenza ignorata, è più diffuso e grave a Londra ma comune a tutto il Regno Unito, da Birmingham, a Leeds, Coventry, Nottingham, Newcastle, Liverpool, Oxford e Cardiff. Di ragazzi così solo nella capitale ce ne sono a centinaia secondo gli operatori dei servizi sociali e la loro situazione è apparentemente senza vie d’uscita. Alcuni sono entrati nel Paese privi di documenti, quindi impossibilitati, in teoria tanto a restare come a tornare al luogo d’origine; o in visita ai parenti con un visto turistico poi scaduto; altri benché entrati legalmente in Gran Bretagna non sono mai stati registrati. E questo significa nessun diritto all’istruzione, nessun diritto ai servizi sociali. Altri, cacciati da casa dai genitori, si trovano in un limbo giuridico: per accedere all’assistenza dovrebbero avere l’autorizzazione dei congiunti o dei tutori che li hanno disconosciuti e abbandonati. E che a loro volta possono tenersi nascosti pr paura di essere espulsi.
E’ il caso di Tony, 17 anni, di origine ugandese, uno dei seicento minori lasciati a se stessi che hanno chiesto aiuto a Jennifer Blake, responsabile del Peckham Project Safe ’n’ Sound. Tony, dopo che il padre l’ha mandato via, due anni fa, ha dormito sugli autobus: è magro, febbricitante per le infreddature mai curate e cerca di rimediare i pasti senza rubare per evitare l’ultimo gradino della sua discesa sociale e finire in galera. Ma questo non è bastato a legalizzarlo: “Mi dicevano che avevano bisogno una lettera di mio padre, per provare la mia identità. Ma lui non mi vuole più vedere, come facevo a chiedergliela?” L’associazione è riuscita infine a legalizzarlo, ma Tony resta un homeless, senza una casa dove trovare rifugio. E lui è quasi adulto, almeno da un punto di vista legale, ma nella stessa situazione ci sono anche quattordicenni, poco più che bambini, condannati al furto o alla prostituzione.
E persone come la giovane libica che nel 2009 la madre, preoccupata per la situazione politica che di lì a un paio di anni sarebbe precipitata, aveva affidato ad amici perché vivesse al sicuro nel Regno Unito. Tutori del tutto inaffidabili che dopo pochi mesi se ne sono disinteressati: ora la giovane, appena diciassettenne, vive per strada e si prostituisce per poche sterline o anche solo per un pasto o un letto. “Penso spesso al suicidio”, ha confidato ai volontari che stanno cercando di aiutarla.
Le rilevazioni ufficiali dell’Oxford University Centre on Migration Policy indicano in Londra e Birmingham i centri più coinvolti dal fenomeno, denunciando 53 giovanissimi emigranti irregolari provenienti da una costellazione di Paesi “difficili”o semplicemente caratterizzati da enormi divari sociali:Afghanistan, Brasile, Cina, Giamaica, Nigeria, Iran, Iraq e il Kurdistan turco. Ma secondo stime indipendenti i minori che vivono nel Regno Unito e in particolare a Londra da clandestini totali sarebbero addirittura 120 mila; molto di più quelli genericamente irregolari. Il numero vero, in ogni caso, è difficile da stabilire proprio per la mancanza di documenti e registrazioni, un rebus a cui le associazioni di assistenza e volontariato cercano di porre rimedio come possono. Talvolta, anche smascherando i maneggi delle autorità locali che tendono a rendersi irresponsabili nei confronti di questi minori classificandoli come maggiorenni, per eludere il loro diritto a essere aiutati e assistiti. Un sos destinato, forse, a cadere nel vuoto. Perché sul sito della Bbc parecchi commenti sono duri: “Non dovrebbero stare qui. E’ un mondo crudele e la Gran Bretagna non può farsene carico. Se i buonisti sono così preoccupati dovrebbero aiutarli a proprie spese.
http://www.lastampa.it/2012/11/07/ester ... agina.html
L’Inghilterra taglia i sussidi abitativi, aumentano i senzatetto e si muore dormendo
La sesta potenza economica al mondo, la Gran Bretagna, ha sempre più scenari da crisi sociale, dettati dalle nuove politiche di austerità del Governo Conservatore guidato da David Cameron e diretto al Tesoro da George Osborne. I tagli al welfare vogliono dire perdita quotidiana di vivibilità. Volendo stringere con la lente d’ingrandimento su uno dei tragici cambiamenti di queste nuove politiche, qui in UK dove William Beveridge fece nascere lo Stato sociale, arriviamo ad imbatterci con la revoca negli ultimi due anni di seimilaenovecento abitazioni popolari, il che vuol dire aumento vertiginoso di senzatetto, costretti a dormire nelle strade, poco accoglienti per l’ingestibile freddo, della Gran Bretagna. Perdere la casa è costato caro ad una ragazza di ventuno anni. Ad Exter il forte vento ha tirato giù un albero, cascato sulla tenda dove la donna stava passando la notte: morta sul colpo. Assieme a lei c’erano altre due persone, che però hanno rimediato solo qualche ferita. Sul luogo sono intervenuti i vigili del fuoco, acclamati come eroi. Questi però anziché godere dei complimenti, hanno ribattuto che è solo il loro lavoro, reso sicuramente difficile dal nuovo piano di austerity:<<Fateci lavorare, ma non tagliate i fondi che ci servono per questo tipo di assistenza>>.
Le intenzioni del Governo Cameron sono quelle di tagliare ancor di più i sussidi per l’alloggio alle persone che sono sotto la soglia dei venticinque anni. Inoltre con i nuovi provvedimenti le assicurazioni hanno tolto molte polizze sulle abitazioni della classe media. Queste famiglie hanno perso i contratti assicurativi se non sono stati in grado di accaparrarsi premi più alti ed in un periodo di forti alluvioni come questo non è per niente rassicurante.
http://firstlinepress.org/linghilterra- ... -dormendo/
«Non sappiamo come andare avanti»: il caso degli Smith e di altre 10 milioni di famiglie in Inghilterra
Una ricerca dell’associazione inglese Which? mostra che negli ultimi sei mesi più di dieci milioni di famiglie hanno fatto fatica a sbarcare il lunario, oltre due milioni non hanno pagato la rata del mutuo, più di un milione ha fatto pagamenti allo scoperto.
«Ci vorrà più tempo del previsto per sistemare i conti inglesi e uscire dalla crisi». Lo ha detto alla Bbc il ministro delle Finanze inglesi George Osborne, che si era prefissato come obiettivo di cominciare ad abbassare il debito pubblico del paese a partire dal 2015. Che l’Inghilterra sia in forte difficoltà per la crisi economica lo dice anche un dato di economia reale: più di dieci milioni di famiglie non riescono a sbarcare il lunario.
MILIONI NON RIPIANANO I DEBITI. Lo rivela un’indagine dell’associazione di consumatori inglesi Which?, secondo cui un terzo delle famiglie inglesi negli ultimi sei mesi non è riuscito a risparmiare. Peggio ancora, 2,3 milioni di famiglie non hanno ripianato i debiti contratti o pagato la rata del mutuo, mentre 1,5 milioni di famiglie hanno fatto pagamenti allo scoperto. Le difficoltà delle famiglie inglesi non fermeranno però le misure di austerità del governo inglese, che mercoledì prossimo annuncerà un nuovo piano di tagli delle spese e aumento delle tasse.
TANTI COME I CONIUGI SMITH. Tra le famiglie che non riescono più a far fronte ai costi e ai debiti c’è quella degli Smith. James ha 36 anni e lavora al Comune di Leicester, Mary Adams ne ha 35 e fa un part-time all’Holiday Inn. «Tra prestiti e interessi dovuti – spiega James al The Independent – spendiamo circa 600 sterline al mese, lo stesso paghiamo mensilmente per le spese dei nostri figli, di tre e sette anni. Così riuscivamo a sopravvivere, ma da quando mi hanno abbassato lo stipendio di 200 sterline non sappiamo come andare avanti». James e Mary Adams sono andati a chiedere aiuto all’associazione “Cristiani contro la povertà”, che aiuta le famiglie a gestire i debiti e a ripagarli. «Ci stanno aiutando, così almeno la pressione diminuisce ma non avendo risparmi da parte su cui fare affidamento, siamo in forte difficoltà».
http://www.tempi.it/non-sappiamo-come-a ... nghilterra