"Io Presidente? Neanche per idea"Ecco l'intervista integrale del leader di M5S al Corriere del Ticino
ROMA -
Beppe Grillo - il leader del
Movimento 5 Stelle - è un vulcano imprevedibile, un fiume in piena. Ecco - nella versione integrale - l'intervista che il
Corriere del Ticino ha ottenuto a poche ore dal voto in Italia.
Eccoci, finalmente. Beppe Grillo, comico, capo-popolo, domani forse presidente del Consiglio? "Neanche per idea".
Presidente della Repubblica? "Per quello abbiamo proposto, con il Movimento 5 Stelle, un altro comico, ben più famoso di me. Dario Fo".
Allora diciamo blogger. Perché tutto è iniziato da lì, dal suo blog, tra i sette più visitati al mondo. Dove migliaia di fan possono leggere gli aggiornamenti in tempo reale sullo «Tsunami Tour». Il giro d’Italia in camper in vista delle elezioni. Come lo vive? "È una specie di sogno, condiviso da milioni di persone. Assieme a tre amici sto girando le piazze italiane e sono circondato dalla gente che ha aperto gli occhi. Prima li avevano chiusi. Sta succedendo. E non riusciamo nemmeno a capirne l’importanza, ci siamo in mezzo. Ogni piazza aumenta, ogni piazza più gente. Non pensavamo fosse possibile così presto e a un livello così epidemiologico".
Ne parla come di una malattia. "Perché in effetti siamo un virus, e non esiste vaccino. Un virus destinato a contagiare il Paese, fino alla morte del sistema attuale. Quando lo Stato saranno i cittadini, allora quel virus, che è il Movimento 5 Stelle, si spegnerà. Non avrà più senso di esistere".
Quel momento potrebbe essere vicino. I sondaggi vi danno al terzo posto. "Al terzo, al secondo, al primo, non saprei".
Come no? "Non guardo i sondaggi, non mi fido. Io mi fido delle piazze e vedo che più le piazze si riempiono, più i sondaggi si abbassano. Sono inversamente proporzionali alla realtà. Come in due mondi paralleli. Quella dei media, dei giornali, è una realtà illusoria, che depista, copre, insabbia. Lo hanno sempre fatto, e lo fanno anche adesso, con l’obiettivo preciso di affondare il Movimento 5 Stelle. Più noi ci allarghiamo, più cercano di ridimensionarci, di comprimerci. Ci mettono in secondo piano, oppure inventano notizie, controversie inesistenti, cercano di farmi passare per un dittatore. Ma se non sono nemmeno candidato!".
E chi è il candidato? "Non sappiamo nemmeno cosa voglia dire noi, questa parola. Il ‘‘premierato’’ non esiste per noi. Basta, è una schifezza. Ma avete visto come è andata con Monti? Il premier è stato messo lì dal presidente della Repubblica, non dagli elettori".
Va bene, ma come si fa a presentarsi alle elezioni senza un candidato? "Se ci sarà da scegliere un nome, lo faremo al momento opportuno, con una votazione online. Come abbiamo fatto per tutto il resto".
Non è che alla fine quel nome sarà Beppe Grillo? "L’ho già detto: non mi candido. Il movimento non ha un leader e non lo avrà mai. Io sono il garante del movimento. Controllo che gli iscritti siano incensurati, e non abbiano fatto parte di partiti o movimenti in precedenza. Poi svolgo una funzione, diciamo così, di popolarità. La mia figura serve a richiamare gente, faccio da reclame per il Movimento. Ma non sono certo io quello che decide le cose. E chiunque sarà eletto dal movimento, non sarà un leader, ma un portavoce. Ne eleggeremo uno ogni tre mesi".
Non è un po’ troppo? La gente si stanca a votare. "La gente deve cambiare mentalità. È ora di smetterla di votare la faccia, la persona, una volta ogni cinque anni e poi finisce lì. ll cittadino ci deve seguire, da fuori, si deve mobilitare, deve partecipare. Se no, è inutile che ci voti".
Lo vede che parla come un politico? "Ma parlo di una politica nuova. Questo non è un voto a delega, è un voto ‘a te’. Se tu sei convinto e sei disposto a cambiare un po’ la tua vita di tutti i giorni, da come fai la spesa, a come ti sposti, come tratti il tuo territorio, l’ambiente, insomma se ti attivi a trecentosessanta gradi, allora sei del movimento. Se no ti consiglio di votare Casini".
Una volta entrati in Parlamento, però, chi ci garantisce che i «grillini» non si faranno contagiare a loro volta dalla «casta», come la chiamate voi, o dal Palazzo? È successo anche alla Lega di Umberto Bossi... "No no no. Altro che la Lega. Noi apriremo il Parlamento come una scatola di tonno. Bisogna che se lo mettano in testa. Con noi non hanno speranze di fare inciuci, accordi sottobanco, depistare informazioni, scambiarsi appalti, favori, regalìe, mogli, amanti. È finita. Una volta entrati noi, il Palazzo diventa di vetro. Trasparente. Non si ruba più. E non solo in Parlamento: cambieremo il Paese. Faremo diventare di moda l’onestà. Rubare sarà una cosa da s****ti, in Italia, non più solo da delinquenti".
Impresa ambiziosa. Sicuri di riuscirci? "Ci stiamo già riuscendo. Non vi siete accorti che il nostro programma lo stanno seguendo già tutti i partiti? Parlano di usare il tetto di due legislature per i candidati, di restituire i rimborsi elettorali, di non candidare i condannati. La politica ci copia. Sono diventati loro l’antipolitica! E sono destinati a seguire il nostro movimento e le nostre idee. Ci usano come traino? Non c’è problema. Andremo là e faremo pulizia. Siamo un disinfettante naturale".
Da cosa comincerebbe? "Dalle banche. La politica deve uscire dalle banche, basta maneggi finanziari, ne abbiamo avuto abbastanza".
È una cosa che dicono in molti. Specie adesso, dopo lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, legato a doppio filo al Partito Democratico. "Ma ci sono dentro tutti, anche Berlusconi e Gianni Letta. Peccato che, più lo scandalo si allarga, più cercano di comprimerlo. Proprio come fanno con il Movimento 5 Stelle".
Lei ha parlato di nazionalizzare la banca. Allora la politica ci deve entrare nelle banche, non uscire. "È diverso. Partiamo dal presupposto che le banche non possono fallire. Ma visto che per salvarle dobbiamo metterci noi i soldi pubblici, allora che diventino enti pubblici, non più Spa private. Per quanto riguarda il Monte dei Paschi, poi, va bene il salvataggio, ma a una condizione: che si vada a vedere con un’indagine seria dove sono andati a finire i soldi. Si apra un’inchiesta sul Partito Democratico, a cui la banca in questione è legata a doppio filo. E in tema di banche, si dovrebbero rendere pubblici anche i nomi di chi ha usufruito dello scudo fiscale, facendo rientrare i capitali evasi dalla Svizzera nelle passate legislature".
23.02.2013 - 12:37
Davide Illarietti | Aggiornamento: 23 feb 2013 14:36
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CdT.ch - Mondo - "Io Presidente? Neanche per idea"