In Norvegia c'è lo Stønad til livsopphold, letteralmente reddito di esistenza, erogato a titolo individuale a chiunque senza condizione di età.
Nei Paesi Bassi ce ne sono due tipi. Il primo è il Bijstand, un diritto individuale e si accompagna al sostegno all'affitto, ai trasporti per gli studenti, all'accesso alla cultura. Il secondo è il Wik, un reddito destinato agli artisti per "permettere loro di avere tempo di fare arte.
In Gran Bretagna, c'è lo Income Based Jobseeker's Allowance, una rendita individuale illimitata nel tempo, rilasciata a titolo individuale a partire dai 18 anni di età a tutti coloro i cui risparmi non siano sufficienti per un dignitoso tenore di vita. Viene inoltre garantita la copertura dell'affitto (Housing benefit). In Inghilterra vi è anche un incentivo alle famiglie; infatti, esistono assegni familiari per il mantenimento dei figli nel caso ce ne siano. Sempre per quanto riguarda i figli vi è un sussidio rilasciato direttamente ai ragazzi per coprire le spese dei loro studi (la Education Maintenance Allowance). Infine vi è l'Income Support, un sussidio di durata illimitata, garantito a chi ha un lavoro che ammonta a meno di 16 ore settimanali.
In Austria c'è la Sozialhilfe, un reddito minimo garantito che viene aggiunto al sostegno per il cibo, il riscaldamento, l'elettricità e l'affitto per la casa
E in Italia sarebbe inapplicabile? Orsù... ecco come smontare le principali obiezioni al reddito di cittadinanza
1. L'attribuzione di una somma di denaro ad una tale platea di individui è impossibile dati i vincoli di bilancio.Falso, secondo alcune stime, portare il reddito delle persone residenti in Italia al di sopra della soglia di povertà costerebbe all'anno 11 Mld di Euro, circa 1/3 delle manovre estive di Tremontiana memoria. In politica economica c'è sempre una scelta, si tratta solo di investire in modo diverso soldi che vengono spesi comunque.
2. Pagare i disoccupati li disincentiva a cercare lavoro. L'obiezione è corretta ed anche anglosassone, ma applicata all'Italia è priva di senso. I disoccupati italiani sono in larga parte giovani (nel sud) donne e di lunga durata (anche quando non lavorano nel settore sommerso). Attribuire un reddito, ad esempio di 600 euro mensili, non disincentiverebbe il disoccupato a lavorare per raggiungere soglie più alte, disincentiverebbe esclusivamente lo sfruttamento del lavoro, l'abuso di contratti precari, le simulazioni contrattuali. Il lavoratore avrebbe un'altra scelta, mentre alle imprese irregolari verrebbe a mancare lo strumento con il quale fare concorrenza sleale a quelle regolari.
3. Una tale forma di retribuzione è improduttiva, le stesse somme potrebbero essere utilizzate per incentivare le imprese a creare lavoro Vero. Per rispondere a questa obiezione bisogna discutere che cosa è produttivo e cosa non lo è, nell'esperienza italiana in particolare. Nella definizione di Fumagalli il Basic Income è una retribuzione per tre tipi di attività che gli individui già fanno, ma che non possono scambiare. La cura (di se stessi e degli altri non autosufficienti), il consumo e tutte quelle tipologie di lavoro intellettuale, artistico ed immateriale, che non determinano un ritorno economico (studenti, studiosi ed artisti tra gli altri). Il consumo è produttivo in modo indiretto, in quanto fornisce la giustificazione a produrre un determinato quantitativo di merci che altrimenti non verrebbe prodotto, non stiamo parlando di beni di lusso ma di "consumo autonomo" necessario per vivere nell'accezione Keynesiana. Senza la domanda l'offerta è priva di senso e cessa di essere, generando nuova disoccupazione. Il Basic Income frena questa dinamica molto più dell'incentivo alle imprese. Quando i mercati sono saturi e non ci sono prospettive di profitto le imprese non investono, forzarle a farlo non ha senso. L'Italia, ed il sud in particolare, ha sperimentato flussi di incentivazione all'impresa probabilmente senza eguali nella storia del mondo moderno, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, ed in particolare della magistratura, sarebbe ora di cambiare approccio.
4. Il Basic Income è incompatibile con il libero mercato. In un qualsiasi manuale di Economia, sin dagli albori dell'Economia Politica, nell'analisi dell'equilibrio di scambio, si sottolinea che l'equilibrio efficiente a volte può non essere equo. Per rendere equo l'equilibrio di mercato si può agire sulla dotazione dei fattori, appunto sul reddito di base degli individui, che è quello di cui stiamo parlando.
5. Un tale esborso monetario farebbe aumentare il debito pubblico. Probabilmente lo farebbe diminuire. Una spesa pubblica finanziata con imposte (già versate) ha un effetto comunque positivo sul reddito. Questo tipo di aumento di spesa si concretizzerebbe in un aumento dei consumi (perché gli individui con un reddito basso consumano in proporzione di più di quelli con un reddito alto). L'aumento dei consumi fa aumentare le entrate fiscali. Il reddito complessivo finale sarà più alto, cosa che aiuta la sostenibilità del debito. Attualmente la caduta dei consumi, e del reddito, rende necessarie manovre sanguinose sul piano dei tagli che si rivelano inutili perché la caduta dei consumi fa diminuire le entrate e vanifica i risparmi di spesa. La ripresa dei consumi interromperebbe questo circolo vizioso.
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