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rmnd ha scritto:

si ma tu sai che una frase estrapolata dal contesto può avere un significato diametralmente opposto.
Sai anche che occorre leggere l'originale (se l'intervista è stata fatta in Inglese) .
Terzo, sai anche che quella frase circola in rete dal novembre 2012 ..prima di allora nessuno di voi 'cospirazionisti' l'aveva notata? Ci avete messo 11 anni?


1) Chi ti ha detto che ci abbiamo messo 11 anni? Nessuno.
2) Se vuoi andare a leggere l'articolo originale del Financial Times
(datato 4 dicembre 2001), sei liberissimo di farlo.
3) La dichiarazione del mortadella (incredibile.. ora difendi pure lui, lol),
non è altro che UNA GOCCIA NEL MARE delle dichiarazioni in grado di
confermare che questi signori avevano le idee chiarissime su ciò che
sarebbe successo, molto tempo prima del fatidico 2008 [}:)]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 27/05/2013, 16:29 
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Thethirdeye ha scritto:

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rmnd ha scritto:

si ma tu sai che una frase estrapolata dal contesto può avere un significato diametralmente opposto.
Sai anche che occorre leggere l'originale (se l'intervista è stata fatta in Inglese) .
Terzo, sai anche che quella frase circola in rete dal novembre 2012 ..prima di allora nessuno di voi 'cospirazionisti' l'aveva notata? Ci avete messo 11 anni?


1) Chi ti ha detto che ci abbiamo messo 11 anni? Nessuno.
2) Se vuoi andare a leggere l'articolo originale del Financial Times
(datato 4 dicembre 2001), sei liberissimo di farlo.
3) La dichiarazione del mortadella (incredibile.. ora difendi pure lui, lol),
non è altro che UNA GOCCIA NEL MARE delle dichiarazioni in grado di
confermare che questi signori avevano le idee chiarissime su ciò che
sarebbe successo, molto tempo prima del fatidico 2008 [}:)]




trovami l'originale allora, invece di postare una traduzione uscita da non si sa dove.



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MessaggioInviato: 27/05/2013, 18:26 
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rmnd ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:

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rmnd ha scritto:

si ma tu sai che una frase estrapolata dal contesto può avere un significato diametralmente opposto.
Sai anche che occorre leggere l'originale (se l'intervista è stata fatta in Inglese) .
Terzo, sai anche che quella frase circola in rete dal novembre 2012 ..prima di allora nessuno di voi 'cospirazionisti' l'aveva notata? Ci avete messo 11 anni?


1) Chi ti ha detto che ci abbiamo messo 11 anni? Nessuno.
2) Se vuoi andare a leggere l'articolo originale del Financial Times
(datato 4 dicembre 2001), sei liberissimo di farlo.
3) La dichiarazione del mortadella (incredibile.. ora difendi pure lui, lol),
non è altro che UNA GOCCIA NEL MARE delle dichiarazioni in grado di
confermare che questi signori avevano le idee chiarissime su ciò che
sarebbe successo, molto tempo prima del fatidico 2008 [}:)]




trovami l'originale allora, invece di postare una traduzione uscita da non si sa dove.

Ah te lo devo trovare io?

Il sito del Financial Times parte dal 2004... e non so se esistono altri siti "archivio".
Possiamo provare a cercarlo... ma dubito fortemente che sia una bufala (e già, quando
le cose vanno contro le vostre tesi, o a favore di quelle dei "complottisti", basta parlare
di bufala.... Attivissimo insegna, giusto?), anche perchè quanto detto dal mortadella è in
perfetta linea con quanto detto (ben prima del 2001) dai signori che tanto piacciono a te.

Di cosa ti stupisci quindi?



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MessaggioInviato: 28/05/2013, 19:43 
Strauss Kahn post scandalo: "Prodi, torna e salva l'Ue"

di: Francesco Semprini Pubblicato il 28 maggio 2013| Ora 06:06

L'Europa è stata presuntuosa e non è fuori pericolo: "in sei mesi saremo di nuovo sull’orlo del baratro". Attacco contro la Germania. "Disordini sociali e democrazie a rischio".

ROMA (WSI) - Denuncia il fallimento della politica europea e la totale incompetenza dei governi nazionali, tira bordate alla Germania, annuncia il collasso delle democrazie e chiede a Romano Prodi di salvare il Vecchio continente.

Dominique Strauss-Kahn torna in grande spolvero sulla scena internazionale a due anni dallo scandalo che lo ha detronizzato dalla guida del Fmi e ha polverizzato le sue ambizioni politiche.

Era il 14 maggio quando l’economista francese veniva prelevato da un aereo diretto a Parigi e arrestato per la presunta aggressione sessuale a una cameriere del Sofitel, l’hotel di New York dove alloggiava.

Da allora ha sperimentato il supercarcere di Rikers Island, gli arresti domiciliari (dorati), un processo penale (archiviato) e uno civile (liquidato), la fine del matrimonio con Anne Sinclair, e il fallimento delle sue mire sull’Eliseo,in una vicenda dalle tinte fosche per alcuni dai contorni complottistici.

E’ rimasto nell’ombra, «un po’ appestato», dicevano, anche per il fardello di un film in corso d’opera sulle sue vicende con un Gerard Depardieu diretto da Abel Ferrara. Il colpo di grazia. E invece eccolo tornare alla ribalta a dispetto dei suoi vessatori.

Un velo di abbronzatura, completo grigio brillante, sorridente e impettito irrompe dinanzi a una platea internazionale, «oratore d’eccezione» all’Astana Economic Forum, il simposio euroasiatico kazako giunto alla sua sesta edizione.

Sembra in forma? «Sapete che non faccio interviste, - ci dice - però sto bene, non trovate». Il timore di un blitz nel suo recente passato lo tiene sulle difensive prima di salire sul palco della «World Anti-Crisis Conference».

Il parterre è d’eccezione, tra gli altri Romano Prodi, «il mio amico», ricorda, quindi il Nobel Christopher Pissarides. «Il dato di fatto è che il problema del debito pubblico è stato totalmente preso sotto gamba dai Paesi europei», esordisce Strauss-Kahn dopo essere stato salutato da un tiepidissimo applauso della sala.

Non fa una piega, a testa alta inizia la sua requisitoria: «Ricordo quel G-20 di Londra, era l’aprile del 2009 quando si è iniziato a discutere dei debiti sovrani», afferma l’ex timoniere del Fondo, indicando una data della genesi del disastro europeo.

«Ricordo che da parte di molti politici ci fu una presa di posizione netta, risolvere il problema da soli senza bisogno del Fmi. Una cosa che posso capire dal punto di vista politico, ma il fatto è che le istituzioni europee erano del tutto impreparate a gestire una emergenza di quel tipo. Questo fece si che si persero tra i sei mesi e un anno, durante i quali il problema è andato peggiorando. A questo si è aggiunto il rallentamento economico in particolare in Paesi come Spagna e Italia e quindi il problema è diventato anche più grande».

L’Europa fu presuntuosa: «Si pensava che il problema poteva essere risolto con i tradizionali strumenti a disposizione dei singoli Stati e che poi si sarebbe tornati a crescere, soluzioni interne per far fronte a un problema globale, una trovata geniale».

L’applauso questa volta è meno tiepido. «Così più passava il tempo e più per i politici diventava difficile prendere delle decisioni opportune perché questo significava ammettere che si era commesso un errore. Si è persa la bussola, ed ogni forma di coordinamento, specialmente quello fiscale, si è creato il caos».

Il fatto è che «la struttura era debole, e Romano quando era capo della Commissione se ne è accorto meglio di chiunque altro». «Il problema oggi è la leadership e il nodo austerity lo conferma», dice caricando la bordata a Berlino: «Forse non ricordiamo quando la Germania aveva difficoltà serie nel rispettare il patto di stabilità. Allora sembrò opportuno non creare sbarramenti. Oggi invece?». L’applauso adesso è fragoroso.

Il buco nero per Strauss Kahn non è il debito, ma la competitività e le riforme strutturali latitanti. Così veste i panni di Cassandra del «cliff» europeo: «La mia previsione è che nessuna decisione concreta sarà presa, ci si avvicinerà al «cliff» (il baratro), ci saranno azioni per guadagnare tempo, e in sei mesi si sarà di nuovo sull’orlo del «cliff». Questo porterà a una serie di conseguenze pericolose, disordini sociali e democrazie a rischio.

«Gli europei - conclude - non sono in grado di gestire un processo di risoluzione, e lo stesso Fmi è ai margini». Cosa fare? Ci vuole volontà politica e capacità, per questo chiedo a Romano, "torna a far politica, torna in Europa». Stavolta l’applauso è scrosciante.


Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... -l-ue.aspx

..certo che richiedere il ritorno di prodi ha del la sai l'ultima,dopo essere stato presidente della commisione europea x 5 anni,5 anni del nulla se non le cosiderazioni sulle misure di cetrioli pomodori e piselli,un suo nuovo ritorno sarebbe utile x potere procedere pure alle misure di cocomeri meloni et nespole novembrine.....et pure le castagne selvatiche [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 28/05/2013, 19:43, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 28/05/2013, 19:48 
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ubatuba ha scritto:



Un velo di abbronzatura, completo grigio brillante, sorridente e impettito irrompe dinanzi a una platea internazionale, «oratore d’eccezione» all’Astana Economic Forum, il simposio euroasiatico kazako giunto alla sua sesta edizione.



Già che lo fanno ad Astana è una cosa inquietante...

[8)]



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Ue al comando dell'Italia: le regole su fisco, banche e lavoro

di: Marco Zatterin Pubblicato il 29 maggio 2013| Ora 08:46

Da Bruxelles sono arrivate a Roma le raccomandazioni che accompagnano l'uscita dalla procedura di deficit eccessivo. Veri diktat che legheranno le mani al governo.

ROMA (WSI) - Riformare il catasto, moltiplicare asili e il tempo pieno per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro di chi ha una famiglia, rivedere le esenzioni Iva, rendere più trasparenti i bilanci bancari e la governance del credito, flessibilizzare il mercato occupazionale, spostare «a saldi invariati» il gettito dal lavoro alle proprietà e ai consumi. Questo, e altro ancora, nelle raccomandazioni che la Commissione Ue farà oggi all’Italia per indicare la via dell’equilibrio dei conti pubblici e della competitività necessaria per tornare a crescere con vigore dopo anni di debolezza cronica. E’ un vero master plan di riforme e manutenzione dell’economia. «Una cura dura - dicono a Bruxelles -. Ma non c’è nulla che non sia davvero possibile».

E' l’altra faccia di una luna illuminata dalla buona novella attesa in giornata, la chiusura della procedura di deficit eccessivo (Edp) in cui l’Italia si è ritrovata nel 2009 per aver gestito con leggerezza le sue casse pubbliche. Archiviato il 2012 col deficit al 2,9% del pil, il governo Letta ha persuaso la Commissione che il fabbisogno resterà sotto il 3%. «Non è un giudizio frutto di flessibilità extra - spiegano a Bruxelles -. Abbiamo solo applicato il Patto di stabilità».

In pratica, il rispetto del tetto di indebitamento annuo, abbinato al pareggio o quasi di bilancio in termini strutturali (al netto del ciclo), è la condizione per cui l’Italia può riprendere le redini della propria contabilità e non essere più ancorata a un piano di rientro concordato con l’Ue. Basta non sforare il 3% per avere nuovi margini di spesa. Non nel 2013, dove i margini sono stati mangiati dal pagamento del debito commerciale, quanto nel 2014. Qui c’è un obiettivo di un deficit all’1,8%. La differenza col 2,9 massimo ammesso, è ciò che si può recuperare. Sono i famosi 7-12 miliardi, a seconda delle fonti.

La fine dall’Edp è un segnale di fiducia nel governo Letta e un viatico per ridurre il costo del rifinanziamento dell’immenso debito pubblico (132% del Pil). Le raccomandazioni che arrivano in contemporanea sono un’altra cosa. Sono una sfida complessa per chi ha le casse quasi a secco, ma anche irrinunciabile per sciogliere le tensioni sociali provocate da recessione e disoccupazione.

Sei consegne. Si parte da deficit (che va bene) e debito (non va). Bruxelles suggerisce una nuova spending review per reperire margini di spesa. L’auspicato slittamento delle tasse dal lavoro a «consumi & proprietà» va concepito a saldi invariati: l’imposizione va basata su misure «meno ostative della crescita». Risultano dubbi sullo slittamento di Imu e Iva, ma non nel testo. Li avessero scritti, sarebbe rimasta l’Edp.

Tocca quindi alla pubblica amministrazione. Si evidenziano il sistema dei servizi che non va, la semplificazione del quadro amministrativo, il rafforzamento di quello legale. I processi civili vanno snelliti, come le regole per la creazione di imprese. Si chiedono misure efficaci contro la corruzione e la riorganizzazione del catasto in linea con i valori di mercato.

Le banche sono il terzo capitolo. E’ suggerita l’adozione di «pratiche di buona gestione», con bilanci più trasparenti per fare emergere chiaramente asset negativi e sofferenze. La governance appare complessa, e qui il riferimento è agli intrecci proprietari, dalle fondazioni in giù. Ragionamenti anche su accesso al capitali e al private equity, ostacoli non da poco. Per il lavoro si reclama ulteriore flessibilità, anche attraverso la localizzazione della contrattazione salariale. Segue l’appello per una formazione solida e minori disincentivi all’occupazione, con azioni su uffici di collocamento e «servizi extrascolastici», il che implica maggiore attenzione ai figli perché i grandi possano lavorare.

In parallelo, si denuncia la piaga dell’abbandono scolastico e i servizi sociali non sempre all’altezza della crisi. La quinta raccomandazione si collega alla prima, valuta il fisco e la sua sfera di competenza. Più su proprietà e consumi; meno lavoro. Bruxelles parla anche di esenzioni (Iva etc.) da esaminare. Il che conduce ai servizi, sesta voce della gran riforma per la competitività. Qui il dito indica i servizi da migliorare: interconnessioni, trasporti ed energia. Liberalizzazioni, insomma. Anche delle professioni. Bruxelles le invoca da tempo e ritiene che Roma non abbia fatto abbastanza. La crescita, assicura, arriva anche col mercato più aperto.


Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.


http://www.wallstreetitalia.com/article ... avoro.aspx

....ha un senso avere a pagare un governo e parlamentari si si deve sottostare a direttive di personaggi imposti dall'elite finanziaria,tanto vale risparmiare sti euro e essere governati da un governatore della bce [:(!].......naturalmente in amministrazione fiduciariaa [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 29/05/2013, 10:41, modificato 1 volta in totale.

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Il M.E.S. in sintesi:

http://www.mediafire.com/download/s84st ... intesi.pdf



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MessaggioInviato: 29/05/2013, 17:04 
Se qualcuno avrà ancora il coraggio di difendere questo modello socio-economico di Europa dopo la lettura di quest'articolo dovrà anche avere l'onestà intellettuale di giustificare le sue motivazioni davanti a questa generazione e a quella dei nostri figli e nipoti.

L’Istat annuncia la fine del mondo: 80 anni di austerità

Non è uno scherzo o un tentativo maldestro di mettere in piedi una trama di fantapolitica. Sapevamo che la tragica approvazione, tramite Pd-Pdl, del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio in Costituzione avrebbe provocato danni permanenti a questo paese. Danni dei quali non si ha ancora chiara l’effettiva portata. Pensando magari che “la crescita” arriva davvero “risanando” parte dello stato del paese. L’Istat, che non è una casa editrice di fantascienza ma l’istituto nazionale di statistica, mette invece in guardia su quanto sta realmente accadendo in questo paese. Ha infatti pubblicato una simulazione su quanti anni occorrono a due paesi dell’Eurozona, praticando l’austerità, per raggiungere i parametri fissati dal Fiscal Compact e dal pareggio di bilancio in Costituzione, grazie alla guida del Six Pack e del Two Pack, gli accordi tra stati dell’Eurozona che prevedono rigidità di bilancio e sorveglianza ferrea di Bruxelles.

Per quanto riguarda un paese della taglia della Germania, gli anni di austerità da percorrere per arrivare alla situazione di bilancio definita ottimale dai “La strada”, film tratto dal romanzo di McCarthyvari accordi nell’Eurozona sono sette. Non è comunque poco per un paese che deve far fronte a una situazione interna dove sono emerse nuove povertà. Il problema è che, secondo le simulazioni Istat, per rispettare il Fiscal Compact secondo le regole che si è data l’Eurozona, l’Italia dovrebbe impiegare almeno 80 (!) dei propri anni in politiche di austerità, in una sorta di liturgia perpetua dei sacrifici da tramandarsi di generazione in generazione. E’ però impensabile che un quadro così fallimentare, non di una congiuntura economica ma di un modello di sviluppo, non abbia effetti sulla politica istituzionale.

Si guardi al dibattito sulla riforma elettorale. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, che contesta la costituzionalità del premio di maggioranza nell’attuale legge elettorale, si discute su “poche modifiche” delle legge in vigore. L’effetto però sarebbe di ottenere una legge quasi proporzionale. In sé non sarebbe un problema ma guardiamo all’effetto politico: renderebbe obbligatoria, alle élite di questo paese, una alleanza organica Pd-Pdl. O, se si preferisce, la stabilizzazione di quella attualmente al governo che altro non è che la prosecuzione dell’alleanza Monti. Tutto per salvare le esigenze dell’oligarchia al potere in Italia, che vampirizza le risorse del paese garantendo l’austerità per “l’Europa”, e non dover mettere in discussione un assetto politico-economico che fa bene solo alla finanza globale. Poi, per far sembrare che tutto più o meno sia come sempre, ci sono le solite strategie di banalizzazione. “Repubblica”, “Corriere” e telegiornali lavorano in questo senso. Resta solo da capire però a chi scoppierà in faccia, e quando, questa situazione.

(“L’Istat prevede 80 anni di austerità, verso un governo organico Pd-Pdl”, da “Senza Soste” del 23 maggio 2013).

http://www.libreidee.org/2013/05/listat ... -austerita



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MessaggioInviato: 29/05/2013, 20:20 
purtroppo atlanticus,ancora in tanti si fanno suggestionare dalle fonti informative schierate in toto con questa europa che ci ha affamati....[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 29/05/2013, 20:23, modificato 1 volta in totale.

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Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

L’Istat, che non è una casa editrice di fantascienza ma l’istituto nazionale di statistica, mette invece in guardia su quanto sta realmente accadendo in questo paese. Ha infatti pubblicato una simulazione su quanti anni occorrono a due paesi dell’Eurozona, praticando l’austerità, per raggiungere i parametri fissati dal Fiscal Compact e dal pareggio di bilancio in Costituzione, grazie alla guida del Six Pack e del Two Pack, gli accordi tra stati dell’Eurozona che prevedono rigidità di bilancio e sorveglianza ferrea di Bruxelles.

Il problema è che, secondo le simulazioni Istat, per rispettare il Fiscal Compact secondo le regole che si è data l’Eurozona, l’Italia dovrebbe impiegare almeno 80 (!) dei propri anni in politiche di austerità, in una sorta di liturgia perpetua dei sacrifici da tramandarsi di generazione in generazione. E’ però impensabile che un quadro così fallimentare, non di una congiuntura economica ma di un modello di sviluppo, non abbia effetti sulla politica istituzionale.

Fuori dall'Europa. Ora.



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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

L’Istat, che non è una casa editrice di fantascienza ma l’istituto nazionale di statistica, mette invece in guardia su quanto sta realmente accadendo in questo paese. Ha infatti pubblicato una simulazione su quanti anni occorrono a due paesi dell’Eurozona, praticando l’austerità, per raggiungere i parametri fissati dal Fiscal Compact e dal pareggio di bilancio in Costituzione, grazie alla guida del Six Pack e del Two Pack, gli accordi tra stati dell’Eurozona che prevedono rigidità di bilancio e sorveglianza ferrea di Bruxelles.

Il problema è che, secondo le simulazioni Istat, per rispettare il Fiscal Compact secondo le regole che si è data l’Eurozona, l’Italia dovrebbe impiegare almeno 80 (!) dei propri anni in politiche di austerità, in una sorta di liturgia perpetua dei sacrifici da tramandarsi di generazione in generazione. E’ però impensabile che un quadro così fallimentare, non di una congiuntura economica ma di un modello di sviluppo, non abbia effetti sulla politica istituzionale.

Fuori dall'Europa. Ora.


Dobbiamo agire! Ogni giorno di ritardo ha un costo sociale elevatissimo! Cambiare SI DEVE, per noi, per i nostri figli e a questo punto, anche per i nostri nipoti!

80 anni di austerity? Peggio di una guerra.

[:(]



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x agire,esarebbe pure ora,e' necessario un unita' di intenti,che purtroppo sinceramente io ancora non scorgo....................[;)]


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Cipro: controlli capitali flop. Fuga dalle banche

di: WSI Pubblicato il 30 maggio 2013| Ora 10:04
.
Ad aprile i flussi di denaro in uscita sono ammontati al record di 6,4 miliardi di euro, ovvero al 10% dell'intera base di depositi della nazione. I russi (ma anche i ciprioti), scappano.


ROMA (WSI) - I controlli sui capitali imposti a Cipro - che secondo alcuni potrebbero durare anni, come in Islanda - successivi alla decisione di imporre il prelievo forzoso su alcuni conti bancari, si stanno rivelando un vero e proprio flop.

A dirlo sono gli stessi numeri che arrivano dalla Banca centrale di Cipro: basti pensare che soltanto nel mese di aprile i flussi di denaro in uscita dal sistema bancario cipriota, come mostra il grafico, sono stati pari a 6,4 miliardi di euro, un ammontare record, che corrisponde al 10% dell'intera base di depositi della nazione. E tutto questo è accaduto soltanto in un mese.

I controlli sono stati imposti proprio per evitare la fuga di capitali, e per assicurare che la liquidità rimanesse nelle casse delle banche, nonostante il prelievo forzoso imposto ad alcuni correntisti.

I politici europei hanno brindato dunque troppo presto, rassicurati dai dati di marzo, quando i flussi in uscita furono decisamente inferiori, pari a 3,8 miliardi di euro.

Ma chi è che sta scappando a gambe levate da Cipro? A ritirare i depositi sono stati sia gli abitanti dell'isola - per un ammontare di 3 miliardi di euro - sia i "residenti non euro", ovvero i russi, che hanno prelevato una somma di 3,1 miliardi ad aprile, corrispondente al 16% dei depositi che possiedono nell'isola: un'isola che, si può dire, nonostante gli aiuti e le dichiarazioni di vittoria dei leader europei, è di fatto insolvente.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... anche.aspx

..tutto cio' grazie alle regole dettate dall'europa............[:(!]


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L’inganno dei banksters. L’Italia è sotto la loro ‘tutela’

Allentano il cappio e subito, a mezzo respiro appena, lo stringono ancora.
Ieri Bruxelles ha chiuso - dopo un mese di sbandieramenti e di parole, parole e parole del nuovo governo italico - la procedura di infrazione per deficit eccessivo (oltre il 3% del pil).
Poi ha però preventivato che il debito (per interessi alle banche dalle quali l’Italia è forzata ad attingere prestiti ad usura) salirà ancora, anche nel 1914.
Quindi la Commissione ha chiesto le solite, già fatte, ma da aumentare, “riforme strutturali: e cioè lavoro più precario e più flessibile.
Mr. Enrico Letta ha annuito - dopo aver già messo le mani avanti e dichiarato che qualche denaro (se ci) sarà spendibile nel 2014 - e ha fatto finta di nulla.
Ma a rimettere nella fascia dei cattivi, reprobi e da condannare gli italiani ci ha pensato subito l’altro istituto “Regolatore”, l’Ocse. L’Organizzazione ha prima profetizzato che la produzione nazionale sarà ancora più negativa nel 2013 (da -1,5 a -1,8) e che giungerà a malapena allo 0,4% nel 2014. Ergo, per l’Ocse, occorre “evitare riduzioni premature delle tasse”.
Non solo, il Dotto vicecapo economista Jorgen Elmeskov, ha vaticinato che per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione alle imprese, l’Italia “dovrà contrarre altri prestiti” e comunque ciò comporterà “il rischio di non giungere al pareggio di bilancio”.
Quindi il consiglio bipartigiano di Ue e Ocse è elementare: l’Italia non si preoccupi, continui nella recessione, l’importante è pagare l’usura internazionale.
E se - come dice la stessa Ocse - la percentuale dei senza lavoro “salirà dal 10,6 per cento del 2012 all’11,9 del 2013 e al 12,5 nel 2014”, poco importa: l’importante è soltanto “non morire del tutto”: altrimenti chi pagherà i banksters?

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MessaggioInviato: 31/05/2013, 15:42 
Eurosquinterstat.



Quando quei tre matti di Parguez (Prof. Alain), Mosler (Dr. Warren), e di conseguenza il loro divulgatore Barnard (trash Paolo) scrivevano in tempi non sospetti che…

“In un’Eurozona interamente dominata dal potere Neomercantile della Germania – cioè dal potere di chi vuole esportare tutti i beni reali possibili fino alla tua cistifellea, per arricchirsi e per impoverire milioni di cittadini – è strettamente necessario che l’economia deprima i consumi interni il più possibile. Questo perché se la gente consumasse il giusto, meno merci da esportare rimarrebbero nel cassetto dei vampiri Neomercantili. Ma attenzione, se si deprimono in consumi si deprimono le aziende, e si deprimono i salari, e si deprime l’occupazione, e si va in ********** tutti. Infatti le esportazioni sono un costo, mentre le importazioni un reale beneficio”

… quando quei tre scemi scrivevano questo, in molti pensarono che eravamo dei fantasiosi squinternati (grazie Travaglio per avermi prestato quest’etichetta). E in fondo lo siamo, se ci si pone sullo sfondo dei milioni che sbraitano che ‘sono le auto blu, è Fiorito, gli inceneritori, l’evasione, le mazzette, Ruby, ci vuole internet, abbasso il debito, e tassiamo le prostitute’. Sì, lo siamo, e fieri di esserlo.

In ogni caso per vostra info, ieri Eurostat ci ha informato
delle seguenti cose:
A) l’Eurozona ha registrato il più altro surplus di esportazioni (esporta molto più di quanto importa) dal 1999. Un record di fuoriuscita di beni reali dall’area con molti meno beni reali che entrano. Cioè: il paziente vende molte più sacche del suo sangue di quante i medici possano trasfondergli (della serie: “Huston, we have a problem…”).

B) Per ottenere quel surplus, i 17 dell’Eurozona hanno depresso i consumi interni e questo ha depresso la produzione per consumo interno, con le conseguenze di cui sopra. Infatti Eurostat ci dice che proprio a causa di questa depressione, i ‘frutti’ raccolti dalle maggiori esportazioni sono stati vanificati (della serie, scavi una buca nella sabbia sott’acqua convinto di tenerla asciutta).

C) Nel mezzo di questa depressione del nostro standard di vita (meno servizi, meno beni reali e, non scordiamolo, meno occupazione e quindi diritti), abbiamo un’inflazione del 1,2%, al minimo storico da quasi 30 anni. Evvai Giannino!

Ops, forse che lo Squinternatovirus abbia infettato i seri signori di Eurostat?


http://paolobarnard.info/intervento_mos ... php?id=649


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